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Autore: MelimeJH    07/11/2014    4 recensioni
Michael ha diciotto anni ed è un liceale come tutti,ha degli amici,va bene a scuola, ha una vita tranquilla. Tuttavia,non è sicuro sulla sua sessualità ma non ne parla con nessuno. Cosa succederebbe se il ragazzo più popolare della scuola gli chiedesse un aiuto?Cosa succederebbe se i due si innamorassero?
Questo è come mi sono immaginata l'avvio al debutto di Mika e la storia con il suo compagno. Ci sono dei riferimenti a fatti realmente accaduti,ma molti di questi li ho cambiati secondo la mia immaginazione e li ho adattati alla storia.
Spero che vi piaccia!
Melime
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Leggilo, ora”
 “Ho paura”
 “Va bene, lo leggo io”
“No, no ci penso io”
“Va bene, allora leggilo”
 “Ho paura”
“Va bene. Gentile signor Penniman..”
“No, no Karen! Leggo io”
“Ti decidi? Non fare la barbie isterica”
“Okay, allora” il ragazzo tirò un sospiro, sistemò il computer che aveva sulle gambe incrociate e iniziò a leggere il breve messaggio che avrebbe cambiato la sua vita.

Gentile signor Penniman,
Più volte ci è stata segnalata la sua performance online del il suo inedito, “Relax”. La troviamo molto orecchiabile e interessante, pensiamo che lei possa lavorare in questo campo. Vorremmo offrirle l’opportunità di lavorare con noi…
 
“Cazzo, sono la migliore amica del prossimo re del pop”
“Ma smettila...” riprese a leggere.
 
E magari in futuro, di pubblicare qualche disco.  Vorremmo quindi proporle un colloquio per conoscerla meglio e per mostrarle il programma che abbiamo in mente per lei. La data è il 5 Aprile, alle 18:00 presso la nostra sede a Londra. Aspettiamo una sua risposta per confermare l’appuntamento.
Cordiali saluti

 
Mika scandì le ultime sillabe di ‘saluti’ con una voce a dir poco acuta. Se le sue gambe non avessero tremato in quel momento, probabilmente si sarebbe messo a saltellare per tutta la casa.  Al posto suo, però ci pensò la sua migliore amica festeggiando a gran voce.
“Domani a scuola ci presentiamo con gli occhiali da sole, fanno tanto vip” aveva iniziato a dire cose del genere mentre faceva finta di essere già famosa, prendendo una sciarpa piuttosto lunga di Michael e mettendosela addosso come avrebbe fatto una vera diva.
“Niente autografi per favore, sono stanca. Sì, ciao sono la regista, il mio stipendio di un mese è uguale al tuo annuale. Visto prof? Ancora convinta di quell’insufficienza di matematica?” non riusciva a stare zitta, saltellava ovunque. Al contrario del suo amico, che era rimasto ancora seduto, rileggendo quel messaggio.
“Aspetta che lo sa mia madre” disse la ragazza riportandolo alla vita reale. La trovò in piedi sul divano con i suoi calzini a strisce colorate in mostra, che provava degli occhiali da sole molto grandi, probabilmente di Paloma e la sua sciarpa rossa attorno al collo, decisamente lunga per lei.
“Karen” disse lui con voce ferma. “
“Sì? Un autografo anche tu? Ma certo ciccino, come ti chiami?”
“Karen” la richiamò quasi serio.
“Mika” rispose lei togliendosi gli occhiali e scendendo dal divano,avvicinandosi al suo amico.
“Una casa discografica,ti rendi conto?” un sorriso illuminante si fece spazio sul suo viso.
“Noo” disse lei ironica, alludendo alla sua scenetta fatta poco prima.
“Oh” sorrise, ancora una volta. “Chissà come reagirebbe Mark se lo sapesse”
“Beh, perché non lo scopri? ”
“E come? Lo chiamo così, all’improvviso?”
“Direi di sì. Sono convinta che sarà molto contento anche lui” Michael spostò lo sguardo sulla sua amica.
“Ne sei sicura?”
“Oh, ci puoi scommettere sui miei autografi, ciccino” disse lei rimettendosi gli occhiali e rientrando nel ruolo della diva, facendo ridere il suo amico. A Mika, questa situazione sembrava assurda, tutto quello che aveva passato gli era stato ricompensato con un messaggio su MySpace in cinque minuti.
Ma a volte la vita è proprio strana, ti mette i bastoni tra le ruote in continuazione, vorresti urlare e cercare di liberarti, ma non funziona mai come vorresti. Eppure poi, ti ritrovi con delle ricompense durante il tuo cammino, ricompense che non ti saresti mai aspettato e che ti mettono solo voglia di sorridere e andare avanti. All’improvviso non importa più quanto siano difficili le prove a cui vieni sottoposto, o chi siano le persone che vorresti tanto evitare. Conti solamente tu e la tua meta.
Era questo quello che Michael si ripeteva mentre sotto lo sguardo della sua migliore amica componeva il numero di telefono di Mark. Non aveva paura, anzi. Era felice, probabilmente aveva già dimenticato il suo cuscino forse ancora umido di lacrime. Non gli importava, perché ormai non era più lontano dal suo sogno.


 
 
 
Mark stava scegliendo una scusa credibile per rimanere a casa quel venerdì sera, non aveva la minima voglia di andare a ballare in discoteca ma voleva passare la serata a fare una maratona di film con sua madre.  Sì, sarebbe sembrato assurdo da raccontare, nessun ragazzo di quasi diciotto anni spendeva mezz’ora nel cercare una scusa da dire alla sua ragazza perché voleva restare a casa a vedere film con la madre invece che andare in discoteca. Ma orami era chiaro, Mark non era come tutti gli altri.
Probabilmente se non ci fosse stata sua madre, sarebbe uscito per andare al gay bar che frequentava di nascosto. Da mesi ormai non ci andava più, perché si era preso una cotta per un ragazzo che poco tempo prima considerava uno sfigato. Gli faceva sempre ridere l’idea che se non avesse scritto quel bigliettino per chiedergli una mano con la letteratura, probabilmente non si sarebbe trovato a farsi tanti problemi e a cercare di reprimere i suoi sentimenti. 
Dopotutto, lui non ne aveva mai provati di così forti, perché Mika era il primo vero ragazzo di cui Mark si stava innamorando.
Sorrise tra sé e sé, aveva quasi dimenticato quello che stava facendo, ormai aveva iniziato a disegnare il suo viso sul block notes che aveva sulle ginocchia. Lo aveva preso per fare una lista delle scuse più plausibili da dire a Jess, ma ormai se n’era dimenticato.
“Oh tesoro, hai ripreso a disegnare!” esultò la voce di sua madre alle sue spalle. Era arrivata da pochi minuti e non l’aveva sentita, a volte quando entrava nel suo giro di pensieri, Mark non sentiva più nulla.
“Già..” le rispose lui quasi scettico. Una volta riportato sulla Terra si era effettivamente reso conto di quello che stava facendo. Fin da quando era bambino disegnava, ma al secondo anno di liceo aveva smesso perché una cheerleader continuava a chiedergli di uscire e di essere il suo ragazzo. Lui lo faceva seppure si sentiva sporco e solo, ma non poteva chiedere consiglio a nessuno e non voleva che lei diventasse triste per causa sua, così acconsentiva ogni sua richiesta. Con il passare del tempo però, Mark perse la voglia di disegnare anche se non sapeva il perché.
“ Questa sera esci?” Margaret si sedette accanto al figlio sul divano, spostando la coperta che aveva poggiato sulle ginocchia.
“ In realtà no, pensavo di rimanere qui con te a vedere dei film, che ne dici?”
“ Dico che vado ad ordinare la cena. Pizza o hamburger?”
“ Pizza!” esclamò lui contento e abbracciando la madre. Lei ricambiò affettuosa, finché non dovette allontanarsi per chiamare la pizzeria. “Non dimenticarti di avvisare i tuoi amici
Oh, giusto. Se ne era completamente dimenticato.
Si alzò di malavoglia per prendere il suo cellulare in camera sua, ma mentre saliva le scale sentì una suoneria particolare che partiva dal suo cellulare.
Relax.
Michael lo stava telefonando. Improvvisamente, la pigrizia che Mark aveva accumulato sul divano si era trasformata in voglia di correre verso il suo cellulare. Scivolò sull’ultimo gradino ma si alzò in fretta per poi dirigersi in camera sua.
Cercò con lo sguardo il suo cellulare, trovandolo sulla sua scrivania.
“Pronto?” disse speranzoso, forse aveva attaccato.
“Mark!” quel giorno la fortuna era dalla sua parte probabilmente.
“Michael!”
“Devo dirti una cosa, assolutamente!”
“Dimmi!” un mix di felicità e ansia si appollaiò sul suo stomaco.
“Una casa discografica mi ha appena contattato per offrirmi un lavoro” esclamò lui tutto d’un fiato, lasciando Mark senza parole.  “So che a te non importa…”
“Ma è fantastico!”
“Cosa?”
“ È fantastico, un messaggio da una casa discografica! ” aveva un sorriso brillante, uno di quelli che faceva sciogliere il cuore delle ragazzine e che lo avevano portato ad essere popolare.
“Il colloquio è il cinque aprile, sono emozionatissimo..”
“Posso accompagnarti, se vuoi!” ecco, in risposte come queste, non poteva controllarsi. Le diceva tutto d’un fiato seppure dopo aveva voglia di mordersi la lingua.
“Mi farebbe piacere!” dall’altro capo del telefono, Mark poté giurare di aver sentito una voce femminile gridare “Evviva, finalmente!” ma non gli importò più di tanto. Si soffermò ad ascoltare la risata di Michael. Anche al telefono la trovava bellissima.
 
 
 
 “Dov’eri ieri?”
“A casa”
“Cazzate. Non mi hai nemmeno chiamato”
“L’ho fatto, ma non mi hai risposto”
“Perché ero già andata in discoteca”
“Ecco, non fa differenza visto che non mi hai aspettato comunque”
“Ma cosa c’entra! Ti ho aspettato per un’ora!”
“Falla finita, Jess. Lo so benissimo che ieri non sei rimasta da sola!” urlò di punto in bianco, un ragazzo stanco, bello e popolare, Mark. Stava discutendo con la sua ragazza, Jessie, la capo cheerleader nonché la più popolare della scuola. Erano nel bel mezzo della mensa, a guardarli c’era tutta la scuola.
Anche Michael.
Sì, Michael. Un ragazzo loro coetaneo che si era innamorato di Mark e che sotto sotto, provava una sorta di gioia nel vedere quei due litigare. Aveva sempre odiato vederli insieme, sentiva sempre un dolore al petto che tal volte non gli permetteva di respirare, avrebbe voluto solo piangere. E così faceva, quando però nessuno guardava.
Sorrideva in quel momento, anche se stava lottando con tutto sé stesso per non mostrarlo, ma la sua migliore amica Karen se n’era già accorta.
“Questi si lasciano” gli sussurrò all’orecchio causando solamente un sorriso più luminoso sul viso del ragazzo.
Purtroppo però, Karen non aveva ragione. Jessie, aveva capito come le cose sarebbero andate a finire e non poteva permettersi di essere lasciata dal suo ragazzo davanti tutta la scuola, così usò il suo asso nella manica, quello che funzionava sempre. Iniziò a piangere.
“Tu non capisci, Mark. Io mi sentivo così sola e tu eri così lontano…” singhiozzò. Era una vera stronza, ma sapeva recitare. Tutti i presenti in quel momento provavano compassione per la ragazza che, povera e indifesa, stava cercando il perdono di Mark. Ma lui aveva capito che recitava e aveva una gran voglia di sbarazzarsene e per una volta e per tutte di lasciarla.
Dall’altro lato della sala però, Michael si spaventò. Il suo sorriso si spense, aveva capito già come sarebbe andata a finire.
“Dai,non puoi lasciarla così!”
“Lei ti ama coglione!”
“Jessie è una brava ragazza, non la lasciare!”

Si alzarono dei cori da alcune parti della mensa, era quello che Mark temeva. In quel momento la odiò davvero tanto, avrebbe voluto andarsene ma sapeva quanto gli avrebbe reso la vita difficile a scuola. Rimase così, immobile.
Così, lei ne approfittò per  avvicinarsi e abbracciarlo, anche se lui non ricambiò. Tuttavia, agli spettatori andò bene così visto che si levarono altri cori d’approvazione e Jess smise di piangere.
In quel momento però, quello che voleva piangere era Mark, quando vide Michael uscire di fretta dalla mensa e la sua migliore amica Karen che lo seguiva correndo.
 
 
 
 
 
Michael non aveva la minima voglia di andare a lezione da Mark quel giorno, vedere quella scena a mensa lo aveva distrutto. Il giorno prima era così contento di sapere che lo avrebbe accompagnato al colloquio e quello dopo sarebbe voluto tornare a sparire. Ma glielo aveva promesso, il giorno dopo avevano un compito in classe e lui non poteva abbandonarlo così, di punto in bianco. Ma non rinunciò a lasciare che le lacrime bagnassero il suo viso, era stanco di trattenerle di continuo e nasconderle agli altri. Non era riuscito, la sera precedente a sfogarsi del tutto, ma sicuramente quel giorno era il giorno giusto per farlo.
Non andò al parcheggio, né in bagno, aveva una meta precisa sebbene lontana dalla mensa. La sua migliore amica gli stava dietro e cercava di raggiungerlo, sperando che da un momento all’altro si fermassero.
Salirono scale, attraversarono corridoi e poi, Michael aprì una porta.
“Mika!” urlò Karen aprendo anche lei la porta una volta raggiunta, ma l’aria gelida le riempì la bocca, così da farla tossire. Erano sul tetto.
Il suo migliore amico non rispose, ma lei sentiva i suoi singhiozzi, non avevano niente a che vedere con quelli di Jessie, i suoi erano di pura tristezza e angoscia.
“Mika…” disse con tono molto più dolce quando lo vide rannicchiato su delle scale, le mani sul viso e le guance rosse.
Non voleva parlare, questo lei lo sapeva benissimo. Così, semplicemente gli si sedette accanto e lo cullò. Era in silenzio anche lei, sapeva che non c’era bisogno di parole in quel momento. Quando un cuore si spezza, tutto quello di cui ha bisogno è affetto e conforto, le parole non servono a nulla, probabilmente sono state proprio loro a spezzarlo del tutto.
Michel si sentiva ingenuo, come se l’amore si stesse prendendo gioco di lui, l’aria fredda di Marzo la sentiva anche nel suo cuore. Neppure il caldo abbraccio di Karen, riusciva a riscaldarlo. Rimasero almeno venti minuti in quella situazione, Mika non aveva ancora smesso di piangere, ma dovette farlo quando una persona si piazzò di fronte a loro.
Mark.
“Ti stavo aspettando nel parcheggio…” iniziò lui imbarazzato. “Prima di andare a lezione volevo parlarti” era dispiaciuto e aveva il fiatone, forse aveva corso, ma al ricciolino non importava più un granché.
“Sì, beh ma evidentemente non è nelle condizioni di poterlo fare” la sua migliore amica rispose per lui, aveva ancora le mani poggiate sul viso per nascondere i suoi occhi che nel frattempo si erano arrossati e gonfiati.
“Mika, possiamo parlare? Da soli?” ripeté lui, ignorando completamente la ragazza e chiedendole indirettamente di andarsene. Lei si arrabbiò di brutto, stava per rispondergli ma il suo migliore amico le strinse il posto.
“Non preoccuparti, voglio ascoltarlo” le disse volgendole lo sguardo più implorante che poté, sapeva che lei non era d’accordo ma non lo contraddisse.
“Va bene” disse alzandosi e salutando il suo migliore amico con un bacio sulla guancia. “A dopo.”
I due aspettarono che Karen fosse abbastanza lontana prima di iniziare a parlare, Mark sentiva la tensione addosso e aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco. Aprì la bocca per iniziare a parlare, guadagnandosi così lo sguardo attento del ricciolino nei suoi occhi.
“Sapevo che ti avrei trovato qui” disse quasi imbranato, come se fosse la prima volta che parlavano.
“Sapevo che mi avresti trovato qui” continuò lui, stando al gioco.
“Ti ho visto scappare dalla mensa” continuò, allora.
“Avevo bisogno di schiarirmi le idee” mentì lui.
“Piangendo?”
“Mi sono sfogato” fece spallucce. “Ma tu cosa volevi dirmi?”
Mark tirò un sospiro e si sedette vicino al ricciolino.
“Volevo parlarti… di una piccola cosa che..”
“…non posso sapere? Per favore, Mark, non sono in vena di giochetti”
“No, Michael” era la prima volte che lo chiamava così. “Questa è una piccola cosa, che devi sapere” il modo in cui pronunciò ‘piccola’ e ‘devi’ portò lo sguardo color cioccolato dentro i pozzi blu, ancora una volta.
“Mark, cosa intendi dire?”
Basta parole, il moro non ne poteva più. Prese tra le mani il viso del ricciolino e finalmente, lo baciò. Aveva le labbra più morbide di sempre, sapevano di cioccolato. Forse, le migliori di sempre.
Michael rimase piacevolmente sorpreso e solo pochi secondi dopo realizzò quello che era successo e commosso, ricambiò il gesto tanto atteso, sorprendendo anche l’altro.
Mark passò una mano tra i candidi capelli del moro e lo attirò ancora un po’ a sé. Mika credette di essere in un sogno, si dimenticò completamente tutto. Non riusciva a credere a quello che stava succedendo, il suo cuore sembrava rianimato e batteva così forte che quasi faceva male. Erano così vicini e avvinghiati che riusciva a sentire il cuore del moro, batteva anch’esso forte. 
Era la cosa più bella del mondo, per questo quando si staccarono per prendere aria, il ricciolino si rattristò lievemente, ma rimase abbracciato al moro.
“Wow” disse. “Se sono queste le piccole cose che devo sapere, per favore, dimmene altre” continuò facendo ridere anche Mark.
E continuarono così, con i loro sentimenti finalmente liberi, a baciarsi. Cosa importava ora?



Saaaaaaalve!
Lo so che mi amate,lo so. Anche se pensate che adesso farò andare tutto rose e fiori, eheh..... mi dispiace tanto,lo dico da ora. Non vi anticipo nulla (non so se quello che ho detto or ora possa essere considerato uno spoiler...) 
In ogni caso io vi amo tantissimo! 
Grazie mille per le visite,recensioni storia tra le preferite,seguite,sotto il divano.....grazie! 
Ci rincontreremo al prossimo capitolo e no,non ci metterò molto! 
Baci 
Melime
  
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