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Autore: ciabysan    23/10/2008    1 recensioni
Chi l'avrebbe mai detto che MSN messenger, un programma utilizzato da miliardi di persone nel mondo potesse trasformarsi in un arma di terrore, sangue e morte? Un ragazzo drogato di informatica viene aggiunto da una ragazza sconosciuta. I due si innamorano, ma quando lui scopre che la sua misteriosa spasimante è morta ben tre anni prima, sprofonda in una paranoia chiamata incubo.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Respiro affannosamente

Respiro affannosamente. Non nascondo di essermi spaventato da quel messaggio è solo che comincio a sentirmi strano. Scendo dal treno, con tutte le mie preoccupazioni e i miei affanni, mentre riesco a sentire da lontano due ragazze parlare, sono due belle ragazze che discutono ,a man non parlano di smalto per le unghie e ragazzi.

Nelle loro parole noto malinconia e preoccupazione ed un nome esce dalla bocca di una di loro: “Naomi Konichizawa
Naomi.

Le fermo all’improvviso, le vedo spaventate, ma subito riprese.
”Che cosa c’è?” Mi domandano come se volessero difendersi da un eventuale stupro

“Nulla…è che ti ho sentito pronunciare…sei Naomi?”
”No…Naomi era una mia amica”

Solo ora ricordo. Quella ragazza è la misteriosa fotografa.

“Era?”
”Sì…è morta…è scomparsa sei mesi fa e l’ho vista morire tre giorni fa”

“Come è morta?” Sono sconvolto “Io…”
”TU che cosa? La conoscevi?”
”Io la conosco da pochi giorni, mi ha aggiunto su msn e abbiamo iniziato a parlare”

“Ma…com’è possibile, scusa?”
”Non…non l’ho mai conosciuta prima…non conosco neppure il suo viso”
”Io invece la conoscevo…però non so perché sia scomparsa…l’ho conosciuta all’università e nonostante fossimo amiche avevo percepito una strana inquietudine in lei…era una ragazza piuttosto strana”
”Quindi sei  dell’università”
”Sì…sono fotografa…sono venuta nel tuo liceo perché so che vi ha studiato Naomi e ho voluo controllare sugli annuari passati…per caso la tua scuola conserva vecchi documenti, annuari, verifiche…qualsiasi cosa?”

“Si…sono conservate nella biblioteca”
”Ci vuole un’autorizzazione per controllarli?”
”Solo se sono più vecchi di tre  anni”

“Perfetto…vuoi venire con me?”
”Avrei lezione ma, va bene ti seguo…”
Yoko” dice poi riferendosi all’amica “Tu puoi andare a lezione se ti va”
”Sì…in effetti avremmo l’esame tra un paio di giorni, non mi va di perdere un’altra lezione”
”Vai pure”
”OK”

E così Yoko sale sul treno, salutando l’amica. Le porte si chiudono dietro di lei, e il treno sfreccia lontano.

In questo stesso momento, la ragazza nota con inquietudine che il treno è completamente vuoto. Si stringe le mani e si scortica le dita, cercando di togliersi le pellicine. Le porte che separano un vagone dall’altro cominciano a sbattere.
”Colpa del vento” pensa la ragazza, mentre, tirando fuori il cellulare dalla borsetta legge un messaggio appena arrivatole.
”Spero sia di Shinji” sorride Yoko con dolcezza, pensando ad un messaggino romantico che le possa rendere felice la giornata.

 

“Stai per morire”
un brivido. Yoko scatta in piedi terrorizzata e si guarda intorno, ma come sempre il treno è vuoto.

Una strana inquietudine la invade. Sospira, affanna, continua a guardarsi intorno. Si volta, schiocca le dita, si arma di coltellino svizzero e attende, sperando che arrivi presto la sua fermata.


DUdun. Il cellulare riprende a squillare. Un altro messaggio.

Yoko si lascia andare, appoggiando la testa sul sedile, lasciandosi sprofondare, leggendo il messaggio.

Click.


”Sono dietro di te”

Che cosa?
Yoko grida, scatta in piedi e cerca di fuggire, ma due mani dietro di lei la afferrano.
Yoko si dimena, muove i piedi, le mani, cerca di graffiare il suo aggressore, di ferirlo con il suo coltellino, ma qualcosa succede. Qualcosa di strano, Yoko non riesce più a sentirsi viva: del sangue comincia a schizzare dalla sua gola e il suo coltellino svizzero ha la punta tinta di rosso. La ragazza, scioccata si pone la mano all’ugola, mentre il sangue continua a schizzare all’impazzata e poi, cade inesorabilmente a terra.

  
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