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Autore: tini fray    08/11/2014    3 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Alec sentì il terreno mancargli sotto i piedi.
Si sentì avvampare e si distaccò immediatamente da David, osservando Magnus che, adirato e deluso, guardava con astio il ragazzo biondo.
Gli occhi da gatto sembrava stessero per esplodere per quanto l'iride fosse scurita, diventando rossa, e Alec sentì un peso indescrivibilmente enorme sul cuore.
"Magnus... Non è come pensi.." sussurrò flebilmente Alec, scuotendo leggermente la testa e guardando prima a terra e poi alzando con timore lo sguardo sullo stregone, come se avesse paura di essere folgorato dal suo sguardo.
Magnus fu scosso da una breve risata atona, che non lasciava trasparire alcuna traccia di divertimento.
"Oh no, perciò voi due non vi state abbracciando in una stanza, mentre noi in biblioteca stiamo cercando di venire a capo di una situazione della quale non abbiamo la minima idea, o mi sbaglio?" Disse mellifluo Magnus, guardando con freddezza Alec, senza rivolgere uno sguardo di più al ragazzo biondo.
'Adesso puoi capire cosa provo io' pensò Alec schiudendo leggermente le labbra, come se avesse pensato per un attimo di pronunciare quelle parole così infantili.
Magnus lo guardò  come aspettando una risposta, e in effetti era così.
Alec strinse le mani a pugni per l'esasperazione, non riusciva a spiegare a Magnus la realtà dei fatti e aveva paura di peggiorare la, già critica, situazione.
"Io... Cioè, si. Volevo dire.. No!" Alec trasse un profondo respiro maledicendo la sua dannatissima incapacità di esprimersi. "In realtà... È così.." Disse Alec prendendo fiato per completare il discorso.
"Bene, allora che ne stiamo discutendo a fare?" Disse Magnus, interrompendolo e incrociando le braccia al petto con aria severa.
Alec lo guardò cercando di fargli capire che non era sua intenzione rimanere in quella stanza con David, ma Magnus gli riservò uno sguardo sprezzante uscendo dalla porta, sbattendola con furia.
"Magnus! Magnus, aspetta!" Urlò Alec dirigendosi verso la porta con passo svelto.
David, con un movimento così veloce che ad Alec sembrò una folata d'aria, gli afferrò il polso tirandolo indietro.
"Alec, aspetta ti prego, devo dirti una cosa importante" disse tutto d'un fiato, cercando di trattenere il cacciatore, che provava a liberarsi dimenandosi.
"Cosa?! Cosa mi devi dire!" esclamò Alec puntando i suoi occhi blu disperati in quelli ghiaccio del ragazzo.
"Mi dispiace, non avevo intenzione di farti litigare con Magnus. Pensavo avessi solo bisogno di aiuto, tutto qui" disse David sinceramente allentando la stretta sul polso di Alec che, invece, lo allontanò bruscamente.
"Non me ne faccio nulla delle tue scuse! Lo capisci questo?" Urlò Alec, guardandolo iracondo e con un cenno di disperazione.
David rifletté, come se stesse cercando le parole giuste per rifinire un poema particolarmente complicato.
Alec stava per uscire dalla porta quando David diede luce, finalmente, ai suoi pensieri.
"Non era questo che volevo dirti" disse lo stregone con la gola ormai secca per la tensione, Alec si girò verso di lui con aria menefreghista.
"Che cosa allora?" Disse Alec cercando di tenere duro per quegli ultimi secondi di conversazione, sperando che chiudesse lì, per poter scappare da quella stanza richiudendosela dietro.
David sospirò teatralmente.
Lo guardò negli occhi deciso.
"Riguarda Jonathan".




























Alec lo guardò e tutta la maschera che si era appena costruito attorno, per riuscire a non cadere di fronte a David, si distrusse.
"Cosa vuoi dire" disse Alec guardando serio David, che sembrava quasi più nervoso e serio del cacciatore.
Alec si avvicinò lentamente a David.
"È da tanto tempo che avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come. E non potevo, è qualcosa di altamente complicato nato da un avvenimento così doloroso che mi è stato impossibile parlartene appena ci siamo conosciuti." Disse David cercando di stemperare la tensione gesticolando e guardandosi attorno.
Alec lo osservo rapito ma impaurito.
"Mi dispiace per tutto quello che è successo, credo sia solo colpa mia, per Magnus dico" disse David mentre Alec si mordeva il labbro e stringeva convulsamente le mani mentre aspettava che lo stregone parlasse.
"David, arriva al punto per piacere" disse Alec con voce ferma e irremovibile.
David sospirò chiudendo gli occhi e poggiando i palmi delle mani su di essi.
David lasciò cadere le mani guardando Alec negli occhi.
Aprì la bocca e Alec sentì la tensione mangiarlo vivo.
All'improvviso la porta della stanza si spalancò ed entrò Isabelle, visibilmente tesa.
Ma quando li vide insieme sospirò e rise.
"Alec, non dovevi prendere sul serio la mia frase 'prendetevi una camera'." Disse Isabelle, con un forzato sorriso malizioso ancora sulla soglia della porta.
Alec sentì il sangue affluirgli nelle guance e fu sicuro di aver acquistato una tonalità di rosso nuova.
Si sentì come se quella situazione l'avesse già vissuta, come se nulla di tutto ciò fosse nuovo per lui.
E si chiese perché Isabelle stesse cercando di non apparire nervosa.
Isabelle, vedendo che nessuno dei due aprì bocca sospirò e, dapprima guardando il pavimento, successivamente guardando Alec, diede voce ai suoi pensieri.
"Clary si è risvegliata".






























Alec pensò per un attimo che quel giorno sarebbe finito con lui svenuto per mancanza d'aria.
Sicuramente aveva corso di più che durante un allenamento in palestra con Jace.
Jace...
Sentì il sangue congelarsi nelle vene.
Aveva preferito andare da Clary evidentemente.
Come aveva potuto sperare, anche solo per un secondo, che il suo parabatai avrebbe preferito proteggere lui, piuttosto che lei?
Certo, Alec era abbastanza in gamba per non farsi uccidere in un normale combattimento, allora perché Alec, aveva protetto sempre Jace, che non ne aveva assolutamente bisogno?
Jace era molto più capace di lui, o almeno questo era quello che aveva sempre pensato guardandolo combattere ed allenarsi.
Non era mai stato abile ad utilizzare le spade angeliche, si teneva stretto il suo arco, ma non poteva essere utile a molto in un combattimento faccia a faccia con un demone.
Isabelle l'aveva capito, tempo fa, che Alec si sentiva inferiore al suo parabatai, come se la luce di Jace offuscasse la sua.
Molte volte Isabelle aveva provato a farlo ragionare, ma era inutile.
Il dilemma di Alec era sempre lo stesso: Jace risplendeva di luce propria, Alec invece era così offuscato dall'idea di un confronto con Jace che non pensava di brillare neanche 1/8 di Jace.
Ed era sempre stato questo il problema.
Jace non aveva mai capito quanto Alec dipendesse da lui, non ci aveva mai fatto caso.
Alec aveva sempre sofferto per questo, e quando era arrivata Clary...
Quello era stato l'inferno.
Alec spalancò le porte della biblioteca, seguito da una Isabelle ansimante.
"Alec, aspetta, ti prego" disse flebilmente Isabelle seguendolo.
Alec sospirò e si girò verso di lei.
"Vai da Clary, Iz, non ti preoccupare per me, so quello che faccio" disse Alec portando istintivamente la mano nella tasca dove si trovava lo stilo.
Isabelle lo guardò severa.
"Alec, non posso lasciarti qui solo, lascia che chiami David, almeno" disse Isabelle cercando di aggrapparsi a qualsiasi possibilità di non lasciare Alec solo in biblioteca.
"Non ho bisogno della sua... Protezione.. Avete bisogno di David più di me, chiamalo, vi sarà di aiuto. Isabelle, va'. Va' dagli altri, non ti preoccupare per me" disse Alec con voce ferma, guardando la sorella minore con decisione, cercando di apparire autorevole.
La sorella lo guardò apprensiva, e lanciò un ultimo sguardo all'interno della biblioteca, poi uscì.
Alec sentì un sospiro, seguito da uno sfregare di mani.
Il ragazzo si girò e vide Jonathan seduto a terra, al centro della gabbia.
Stava leggendo un libro caduto a terra, di fronte a lui, fuori dalla gabbia.
Fece finta di non averlo sentito entrare, e Alec se ne accorse, perché i suoi movimenti erano divenuti più nervosi e a scatti.
Alec decise di fare finta di nulla, avvicinandosi alla gabbia, osservando il libro che Jonathan stava "leggendo".


La seconda guerra mondiale: Hitler entra in azione.


Alec si posizionò di fronte a lui, piegandosi e sedendosi sui talloni.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e incrociò le dita.
Lo osservò per un po’.
I capelli biondi, quasi bianchi, sembravano il colore della neve sporca.
Gli occhi neri erano così scuri che quasi non riconobbe, dentro di essi, la pupilla.
Stringeva nervosamente le mani, non osando alzare lo sguardo dal libro.
Alec si stupì quando parlò con voce melliflua.
"Sai, i tuoi amici sono stati molto gentili a lasciarmi un libro da leggere, il tempo è passato, almeno un po'." Disse Jonathan senza alzare lo sguardo dal libro.
Alec sospirò, ma non aprì bocca, perché comprese che Jonathan non aveva finito, ma anche perché non aveva nulla con cui rispondere.
"Questo Hitler mi piace, sai, purificare la razza. Sai, Ha ucciso tutti i rifiuti della società del tempo: gli ebrei, i comunisti, gli omosessuali..." Jonathan si fermò immediatamente, e sembrò quasi impallidire.
Alzò finalmente lo sguardo su Alec e cercò un contatto con i suoi occhi che in quel momento guardavano dappertutto tranne che verso di lui.
"Scusa... Io, non volevo..."
"Perciò che ci facevi qui?" Disse freddo Alec come se Jonathan non avesse parlato.
Jonathan rimase per un bel po' interdetto nel guardarlo.
Probabilmente non aveva risposta alla domanda di Alec, perché non aprì bocca se non per sussurrare qualche flebile negazione.
Alec lo guardò in viso e Jonathan riuscì finalmente ad immergersi in quel blu così particolare.
Mai affogare era stato così piacevole.
"Sei venuto qui per Clary, vero?" Chiese, con voce irritata, Alec, mentre guardava un punto dietro la spalla di Jonathan.
Il ragazzo biondo fu come preso da un ragionamento molto intenso, e poi, con voce decisamente troppo alta, rispose.
"No, non ci ho pensato. Cioè, si che ci ho pensato, ma non sono venuto qui principalmente per lei" disse stupendosi delle sue parole, e lascia stupefatto anche Alec, che lo guardò scettico.
"E per chi, allora?" Chiese Alec alzandosi e dirigendosi verso uno scaffale.
Jonathan lo osservò con le labbra leggermente schiuse, mentre il ragazzo dagli occhi blu si piegava e prendeva il libro che aveva lasciato scivolare prima, sotto lo scaffale.
Alec si rialzò e iniziò a sfogliarlo cercando di sembrare disinteressato.
"Per te"

























Angolo crazy:
Bene, eccoci, con un capitolo che fa davvero schifo (secondo Tini).
Col tempaccio orrendo che c'è stato (e che continua ad esserci) abbiamo perso due volte i dati del testo, per vari salti di correnti (grandioso, direi).
Il capitolo non è uno dei migliori, ma speriamo vi sia piaciuto.
Abbiamo deciso di tagliare la parte spoiler che abbiamo anticipato nello scorso capitolo per dare più Suspance alla storia😅 scusateci...🙊
Non abbiamo molto da aggiungere, alla prossima❤️
~Tini e Kiakkiera
  
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