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Autore: Smaugslayer    08/11/2014    3 recensioni
[seguito di Quidditch con delitto, http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2540840&i=1]
I (doppi)giochi sono aperti, e questa volta condurranno Sherlock Holmes e John Watson dal 221B di Baker Street al numero 12 di Grimmauld Place, Londra.
Se a Hogwarts i due eroi erano al centro delle vicende, ora saranno trasportati dalla storia del Ragazzo Sopravvissuto fino al cuore della Seconda Guerra Magica. E per tenere fede alle proprie convinzioni dovranno tradirle...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vivere con Sherlock Holmes era un’esperienza alquanto bizzarra.
Innanzitutto, Sherlock aveva l’abitudine di occupare ogni superficie disponibile –tavolini, banconi, ripiani, scaffali, materassi, il lavandino, e via dicendo- con ingredienti di pozioni, ampolle e calderoni di vario genere. I casi in cui John trovava la tavola sgombra per poterci mangiare erano più unici che rari.
 
Inoltre, Sherlock sembrava divertirsi nell’appioppargli di nascosto i suoi intrugli con lo scopo di testarne gli effetti. John era piuttosto sicuro di aver perso un mercoledì e di aver creduto, durante incalcolabili ore di follia, di essere innamorato di un mandarancio. Inoltre, una volta aveva trovato Sherlock che si affannava per spegnere senza bacchetta un incendio causato da una banana messa nel forno, e per tre giorni aveva convissuto con un porcellino d’india fosforescente.
Sherlock non tollerava quello che comunemente viene definito “ordine”. Si incolleriva non appena la loro padrona di casa, la signora Hudson (ormai non era più “professoressa”), adoperava qualche incantesimo di pulizia; in quei casi rimetteva maniacalmente tutti gli oggetti al proprio posto: le conserve nel cassetto della biancheria, i cerotti nelle ciabatte, e via dicendo. John aveva imparato che il caffè stava sotto il lavabo e la credenza conteneva solitamente resti umani, e questo gli bastava.
 
La dualità Sherlock/Simon gli procurava perenni giramenti di testa; a casa, c’era Sherlock: creativo, appassionato, fervente sostenitore –nonché membro- dell’Ordine della Fenice. In pubblico esisteva solo Simon Church, altrettanto creativo e appassionato, ma anche affascinato dalla causa perseguita dal Signore Oscuro. Da quando aveva udito il discorso di commiato di Silente alla scuola, in cui era stato rivelato che Voldemort era tornato (e qui Simon si lanciava nella spiegazione di come l’avesse saputo dal fratello di un amico di un cugino, qualcosa del genere), accennava sempre più spesso alla possibilità che potesse essere davvero così. Non poteva mostrare apertamente il fatto che forse, in un certo senso, secondo lui la cosa potesse rivelarsi vantaggiosa; ma a chi avesse ascoltato attentamente i suoi sproloqui sarebbe parso chiaro che era così.
 
John doveva imporsi fermamente di non detestare Simon, e ad un certo punto Sherlock se ne accorse: da allora, quando affrontavano quel genere di conversazioni, gli occhi grigio-verdi di Simon lampeggiavano del consueto azzurro di Sherlock, come a rammentare a John che lui era lì, celato alla vista ma sempre presente.
 
Sherlock aveva restituito i ricordi a Mary, che non aveva fatto una piega nel ricordare di aver ucciso Jim Moriarty ai tempi di Hogwarts. I genitori della ragazza erano fondamentali per la riuscita del piano: avevano fatto parte delle schiere di Mangiamorte ed erano in stretto contatto con il mondo dei Purosangue; per Simon fu uno scherzo farsi presentare ed accedervi personalmente.
 
A John la comunità magica non era mai parsa tanto decadente: sembrava che ogni Purosangue londinese covasse il recondito desiderio di assistere alla rinascita del Signore Oscuro, ma nel frattempo Albus Silente veniva privato degli onori per aver accennato a questa eventualità, e Harry Potter veniva continuamente sbeffeggiato e deriso.
 
John vide per la prima volta il Ragazzo Sopravvissuto durante le feste di Natale, al San Mungo. Uscirono contemporaneamente da due stanze attigue e si incrociarono in corridoio; gli occhi di John balenarono sulla cicatrice a forma di saetta, e presero rapidamente nota degli occhiali tondi, dei capelli spettinati, degli occhi verde smeraldo e della corporatura scarna. Solo dopo averlo superato si voltò a guardarlo, accorgendosi solo allora che era in compagnia di una ragazzetta dai capelli crespi e di due giovani la cui chioma in fiamme gli ricordò quella di Charlie Weasley.
 
Era quello il prescelto, in cui l’Ordine della Fenice riponeva le sue speranze? Il ragazzo che aveva vinto il Torneo Tremaghi ed era sopravvissuto a Voldemort ben due volte? Sembrava così fragile e impotente, con quegli occhialetti storti, il viso lungo e scarno e i jeans dall’orlo sdrucito. Eppure era lui; era il ragazzo che, secondo Silente, era destinato a uccidere il Signore Oscuro e porre fine al regno di terrore una volta per tutte.
 
John avrebbe davvero voluto fare qualcosa di più per l’Ordine; non era spaventato dai possibili pericoli: era un Grifondoro, per Godric, il coraggio era praticamente nella sua natura. Sapeva, però, che qualsiasi contatto con la resistenza avrebbe potuto danneggiare la copertura di Sherlock, che era sicuramente più importante. E così era costretto a chinare la testa e fingere di ignorare ogni notizia allarmante.
 
Poche settimane dopo Natale ci fu un’evasione di massa dalla prigione di Azkaban e Sirius Black fu accusato di esserne il colpevole.
 
John e Sherlock sorrisero amaramente nel ripensare al povero diavolo rinchiuso nella sua tetra dimora, che odiava i Mangiamorte ed era stato così cortese con loro. Sherlock riferì a John che i Dissennatori erano passati al lato oscuro, ed erano stati loro a favorire l’evasione per permettere a Voldemort di riunirsi con i suoi seguaci.
 
Dopo la fuga, la comunità magica cominciò ad agitarsi; nonostante la propaganda ministeriale promulgata dalla Gazzetta del Profeta, era impossibile non collegare questo fatto a ciò che Albus Silente e Harry Potter ripetevano ormai da più di sei mesi.
 
A marzo la ridicola rivista chiamata “Il Cavillo” pubblicò un’intervista esclusiva con Harry Potter, che creò un certo scalpore. Sherlock commentò malignamente che per la prima e unica volta quel giornale aveva presentato qualcosa di sensato.
 
La vita del 221B di Baker Street sembrava procedere con placida calma, come una bolla isolata dal mondo. Ogni mattino John Sherlock (camuffato da Simon Church) si recavano al lavoro all’Ospedale, dove restavano fino alle cinque del pomeriggio; tornati a casa, John sonnecchiava in poltrona o leggeva un libro, oppure si Materializzava a casa della fidanzata, mentre Sherlock si dedicava alle sue pozioni. Fu verso aprile che avvenne una considerevole svolta.
 
John stava dormendo da qualche ora quando sentì bussare alla porta dell’appartamento. Sapeva che Sherlock era ancora in piedi, affaccendato in qualche esperimento, ma si alzò ugualmente per vedere chi si era presentato nel bel mezzo della notte.
 
Barcollando dalla stanchezza, indossò una camicia sopra la canottiera che usava come pigiama e un paio di vecchi pantaloni di felpa e si diresse in salotto.
 
C’era un uomo seduto sul divano; era magro, aveva una lunga barba argentea e portava una veste da mago color blu cobalto.
 
“Ah, ecco il signor Watson” disse, fissandolo con penetranti occhi azzurri da dietro le lenti a mezzaluna.
 
“P-professor Silente” balbettò John. “Che cosa… mi scusi, ma che cosa ci fa qui?”
 
“Stavo giusto offrendo del gustoso idromele al signor Holmes” disse il Preside, sorridendo. “E anche a lei, se ne vuole.”
 
“No, grazie” rispose John, sconcertato.
 
Sherlock era seduto impassibile su una sedia accanto al divano, ma John sapeva bene che moriva dalla voglia di scoprire perché Silente si era presentato lì a quell’ora.
 
“Professore, come…”
 
“Pazienza, pazienza. Avrete sicuramente modo di scoprire perché mi sono assentato da Hogwarts domattina, se leggerete la Gazzetta del Profeta. Intanto, sappiate che sto, come dire, facendo un giro di visite prima di sparire.”
 
Sparire? Non tornerà a Hogwarts? Che cosa…”
 
“Oh, non ho intenzione di scappare, ma ho delle indagini da portare a termine prima che sia troppo tardi.”
 
Indagini?” Lo sguardo di Sherlock si fece più acuto e attento. “Posso aiutare?”
 
Silente ridacchiò. “No, temo di no. Ho diverse piste che devo seguire per conto mio per scoprire… Ma non divaghiamo: sono qui per un altro motivo. John, puoi sederti anche tu.”
 
John Appellò una seggiola dalla cucina e la accostò a quella di Sherlock.
 
“Bene” proseguì il Preside. “Vedi, Sherlock, io ripongo la massima fiducia in te e nel tuo compito, che tuttavia è tanto importante quanto pericoloso e complicato da portare a termine.” John notò che l’uso del “lei” era scomparso insieme al tono affabile, sostituito da uno più pratico.
 
“Con tutto il rispetto” ribatté Sherlock in modo decisamente poco rispettoso, “se intende dire che sono troppo giovane, io…”
 
“Oh, sì, intendo dire proprio questo, ma non per questo ti considero inadatto. Io so perché combatti, Sherlock, so che non è il puro diletto a spingerti a metterti in gioco: tu sei ben consapevole di avere un incarico della massima importanza.”
 
Sherlock si ritrasse sullo schienale, abbassando lo sguardo.
 
“Vorrei poterti dare di più” proseguì il Preside, “ma in questo momento sono solo un povero vecchio che è appena stato licenziato da tutte le sue cariche. Non che mi importi, finché non mi tolgono dalle figurine delle Cioccorane… ma purtroppo questo significa anche che non sono più in potere di fare alcunché.”
 
Sherlock unì le dita sotto il mento e attese in silenzio con la testa leggermente inclinata.
 
“Hai affrontato più pericoli tu della maggior parte dei maghi adulti, e se il nostro piano andrà a buon fine ne affronterai ancora molti, ma questo non implica che tu non sia ancora inesperto… e chi è inesperto finisce inevitabilmente col commettere degli errori, che possono costare molto caro. Voglio fornirti la capacità di rimediare, nel caso che questo accada.”
 
 “Cosa… no, è illegale” protestò debolmente Sherlock, che ovviamente aveva già capito dove voleva andare a parare.
 
Silente ridacchiò sotto i baffi. “Le sembra che ci sia qualcosa di legale nei paraggi, signor Holmes?”
 
“Che cosa è illegale?” chiese John, sentendosi come al solito molto tardo.
 
“Rubare una Giratempo. Ha detto di volermi fornire la capacità di rimediare ai miei errori, e l’unico modo per farlo, per farlo davvero, intendo, è tornare indietro nel tempo e cambiare gli eventi. Dico bene?”
 
Silente annuì. John ebbe la netta impressione che sapesse benissimo che cosa sarebbe successo nel futuro: era impossibile, ovviamente, eppure… sicuramente l’Ordine della Fenice contava diversi membri che svolgevano compiti ben più pericolosi di quello di Sherlock, però Silente aveva deciso di aiutare proprio lui a procurarsi una Giratempo, e questo era piuttosto strano.
 
 “Non posso prenderne una io per te, perché in questo momento accedere al Ministero della Magia sarebbe un’azione impensabile; ma posso fornirti tutte le indicazioni per procurartene una.”
 
“Una rapina al Ministero.”
 
“Precisamente. Potrei persino sentirmi in colpa, se riponessi ancora un qualche genere di fiducia nel nostro Primo Ministro.” L’ex Preside sorrise con aria furba. “Peccato che non sia così.”
 
“Mi dica cosa devo sapere per portare a termine la missione, allora.” Sherlock si sporse in avanti sulla sedia, con gli occhi che brillavano.
 
“Con piacere.”
 
A John scappò un risolino, e solo allora Sherlock parve ricordarsi che lui era ancora lì.
 
“Scusate” disse John, ricomponendosi. “Scusi, Preside. Ma vi stavate fissando in un modo che… oh, andiamo Sherlock, non fare quella faccia!”
 
“Vai a letto, John.”
 
Scusa? Non ricordavo che mi madre fosse in grado di prendere le tue sembianze.”
 
“Sherlock ha ragione, John” sospirò Silente. “Io e lui dovremo discutere anche di altre questioni, prima che me ne vada, e meno persone ne saranno a conoscenza meglio sarà.”
 
“Oh, e va bene!”
 
 
 
 
 
 
 
Smaug’s cave
Salve gente! Forse siete un po’ spaesati dal fatto che siano passati nove mesi, ma, be’, vi ricordo che solo all’interno della terza stagione passa più di un anno… presto gli eventi inizieranno a condensarsi, ma capite bene che prima dell’inizio della guerra non è che Sherlock nostro possa fare molto. A parte rubare una Giratempo, ovviamente. Il perché –al di là del “voglio fornirti una possibilità di rimediare”, che come motivazione fa un po’ schifo- lo scoprirete tra un poco ;) Suppongo che abbiate capito che cosa sta succedendo a Hogwarts nel frattempo, e perché Silente si è assentato e che cosa sta andando a fare… in ogni caso, basta aspettare l’edizione della Gazzetta del Profeta di domani per scoprirlo.
Bene, vi lascio. Devo andare a prepararmi psicologicamente all’episodio finale di Doctor who di stasera.
Peace out!
 
  
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