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Autore: Blu Notte    08/11/2014    2 recensioni
Londra, 1985. La capitale inglese è sconvolta da anni dai brutali omicidi perpetrati da quello che i media chiamano "Padre degli Orfani". Il serial killer si introduce nelle case delle sue vittime, uccide una coppia sposata, e lascia illeso e orfano loro figlio.
Rina è una ragazza di vent'anni, appena giunta dall'Italia per lavorare e per migliorare il suo inglese. Rina ha una capacità deduttiva ben al di sopra della media, e non è estranea ai casi di omicidio e all'investigazione. Si mette sulle tracce del Padre degli Orfani; il risultato a cui giungerà potrà fare luce anche sui casi irrisolti del suo passato.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo primo

12 Aprile 1985, mattina


Rina si svegliò nella sua stanza alla pensione e, per un momento, si stupì di non essere a casa sua, in Italia. Provò solo un istante di spiazzamento, poi scosse la testa e si rimproverò. Doveva ancora abituarsi al cambiamento.
Scese dal letto, infilò le ciabatte, si avvolse nella vestaglia. Nella stanzetta di legno, dal basso soffitto da cui pendeva un malinconico lampadario, non c'era altro se non un letto, una scrivania, un cassettone e una grande finestra. Rina vi gettò appena un'occhiata, ma sapeva già cosa vedervi: cielo coperto.
Uscì dalla stanza e imbroccò il bagno, che condivideva con le persone del suo piano. Quando tornò, dieci minuti dopo, la sua faccia era pulita e priva delle tracce del sonno. Era una ragazza carina, anche se non propriamente bella, minuta e dalla pelle chiara. I suoi occhi erano grandi e neri, intensissimi; anche i suoi capelli erano neri, perfettamente lisci. Aveva poco dell'italiana, a dire il vero, e – quando glielo facevano notare – Rina era costretta a ripercorrere per l'ennesima volta la storia di sua mamma e dei suoi nonni materni, giunti in Italia dal Giappone per scopi commerciali. Rina di cognome faceva Martini, ma sua mamma si chiamava Miozaki, e le aveva insegnato il giapponese. La conoscenza di tre lingue – italiano, giapponese e inglese – ora le tornava utile.
Rina si vestì in fretta – odiava perdere tempo ad agghindarsi come facevano le altre ragazze – si diede una pettinata, e uscì dalla stanza e dalla pensione.
Quando mise piede fuori dall'edificio, non fu il freddo a sorprenderla, bensì una leggera pioggerellina, non ancora così fitta da suscitare l'utilizzo dell'ombrello, ma che aveva comunque qualcosa di insistente. Rina sorrise, a lei quel tempo non dispiaceva. A Madia invece non piaceva affatto, o così pensava Rina. La sua amica aveva mantenuto un'espressione strana di disappunto da quando erano scese dall'aereo, cinque giorni prima. La vedeva di rado, ormai.. Sebbene lavorassero come segretarie per la stessa piccola azienda tessile, avevano turni abbastanza diversi, e fin dal primo giorno di lavoro si erano trovate piene di roba da sbrigare. Non era facile, non conoscendo ancora alla perfezione né la lingua, né il posto. Una parte di Rina si sentiva leggermente spaesata. Ma, dopotutto, era lì per crescere.
Rina percorse la sua via, praticamente deserta, a quell'ora del mattino. Era una tipica via inglese: spaziosa, ordinata, bagnata, su cui si affacciavano palazzi color crema. E, nonostante i numeri civici dei palazzi cambiassero, essi erano sempre identici a quelli precedenti. Alla fine della via, nell'angolo di innesto con un ampio viale, si vedeva una cabina telefonica rossa.
Rina svoltò e iniziò a percorrere il viale, decisamente più popolato. Fu fermata però quasi subito: il ragazzo dei giornali richiamava l'attenzione dei passanti sulle notizie del giorno, e li invogliava a comprare il quotidiano. Rina aveva ancora problemi con l'inglese, e non capiva tutto quello che stava dicendo. Tuttavia il ragazzo sembrò prendersela proprio con lei.
-Aren't you curious? Who can be the orfans' Father?-
Rina si trovò fra le mani il giornale, in prima pagina un grande articolo sul nuovo omicidio del serial killer che da diversi anni stava terrorizzando Londra. Il Padre degli orfani.
-How much is it?-
-One pound, miss.-
Rina pagò senza esitazione, perché quell'articolo la attirava. Dopodiché ricominciò a camminare, ma più lentamente, con la prima pagina di giornale sotto il naso.
Sì, il Padre degli orfani. Lo chiamavano così perché grazie a lui il numero degli orfani aumentava di anno in anno. Se la prendeva solo con coppie sposate, marito e moglie, che avessero uno o più figli. Durante la notte, si intrufolava in casa loro, ammazzava la coppia – probabilmente con un coltello o qualcosa di simile, perché le morti erano sempre molto truculente – e lasciava inspiegabilmente illesi i figli.
Scotland Yard non aveva ancora idea di chi si potesse trattare, benché i suoi omicidi – da quanto ne sapeva Rina – proseguivano da almeno dieci anni..
Amber e Gerald Coulling sono le ultime vittime della mania omicida del Padre degli orfani, recitava l'articolo. La figlia di 7 anni, la cui cameretta si trovava al piano di sopra, avrebbe sentito solo la porta di ingresso aprirsi e chiudersi.
Come doveva essere, per una bimba di sette anni, scendere le scale e ritrovare i genitori in una pozza di sangue? Gli occhi di Rina iniziarono a muoversi velocemente, mentre lei captava le informazioni.
Notte dell'11 Aprile 1985... Bambina trasportata in ospedale... L'ispettore Brent dichiara: troveremo il colpevole di questi scellerati..... Ma l'identità del Padre degli orfani resta sconosciuta... Undici anni di omicidi... Sei/sette mesi, a volte un anno di intervallo fra un omicidio e l'altro..
Rina quasi sussultò per la sorpresa quando si trovò di fronte all'azienda tessile in cui lavorava. Sospirò, piegò il giornale, ed entrò.
Era piccola, tanto piccola che poteva essere definita una “grande stanza” tutta su un unico piano, tuttavia c'era sempre un sacco di lavoro da fare. Le ragazze impiegate lì – a parte lei e Madia – erano tutte stiliste, e lavoravano con la stoffa e i manichini. In generale erano alte, belle, e guardavano con un po' di superiorità sia Rina che Madia. Rina supponeva che quelle ragazze fossero convinte di diventare un giorno come Coco Chanel, o qualcosa di simile..
Anche quella mattina, Rina entrò salutando, e ricevendo ben poche risposte. Non che le importasse, in fondo. Raggiunse la sua scrivania, in un angolo dello stanzone, si tolse la giacca, si sistemò e iniziò a dare un'occhiata alle scartoffie che il giorno precedente aveva lasciato.
Il lavoro procedeva lento e monotono, le ore scorrevano le une sulle altre. E mentre Rina pinzava fogli, compilava moduli e redigeva stipendi.. la sua mente non poteva fare a meno di tornare all'articolo che aveva letto.
Sei/sette mesi, a volte un anno di intervallo fra un omicidio e l'altro. Strano che l'omicida stesse così a lungo senza uccidere. Strana anche la sua cadenza tutto sommato regolare. Da quanto sapeva Rina di serial killer, essi erano presi dalla brama di uccidere in determinati periodi della loro vita, ma – in quei momenti – i loro omicidi si susseguivano a breve distanza l'uno dall'altro. Un così lungo intervallo faceva quasi pensare... faceva quasi pensare che l'assassino si trattenesse dall'uccidere. Sì, sembrava così. Rina si chiedeva se Scotland Yard avesse mai provato a seguire quella pista.
Perché si tratteneva? Forse Scotland Yard sospettava già di lui, e non poteva esporsi troppo? Ma no, altrimenti non avrebbe agito così sin dall'inizio. Poteva essere che in realtà egli non volesse uccidere, ma che non potesse farne a meno. Questo sembrava più plausibile; rivelava la mentalità di una persona profondamente malata nella psiche, come doveva essere. Chi, se non un matto, commetterebbe quegli omicidi? Oltre alla loro brutalità, la cosa di lasciare i figli illesi era malata. Era quasi ovvio che l'omicida fosse un orfano, e che rivivesse la propria solitudine ogni volta che uccideva. Voleva punire i propri genitori per averlo abbandonato, e ne uccideva degli altri. Voleva che ogni bambino provasse ciò che aveva provato lui, e li lasciava in vita.
Rina diede ancora un'occhiata all'articolo.
Sì, le sue supposizioni dovevano essere corrette. Il rinomato serial killer di Londra doveva essere una persona profondamente instabile. Possibile che non lo avessero ancora trovato? La polizia aveva mai pensato di cercare fra i registri degli orfanotrofi londinesi? Indubbiamente, se lo avessero fatto, avrebbero trovato il caso di un bambino che sin da piccolo amava la necrofilia..
-Rina!-
Rina alzò la testa, colta di sorpresa.
Vicino alla sua scrivania c'era Madia, con ancora la giacca addosso, bagnata – già, aveva iniziato a piovere più intensamente.. Cosa ci faceva lì, Madia? Non era il suo turno. Ah, già. Rina si ricordò che le aveva detto che sarebbe venuta a prendere dei documenti.
-Cosa stai facendo, Rina?- Le domandò. La conosceva abbastanza bene da sapere che quello sguardo concentrato voleva dire qualcosa. Si sporse su di lei e vide l'articolo.
Madia era abbastanza bella. Era slanciata, dagli occhi chiari e i capelli marroni-biondicci che rivelavano la sua origine dell'est. Rina la considerava una cara amica. La conosceva da molti anni, venivano dalla stessa cittadina, ma non si poteva dire che erano amiche da sempre: avevano impiegato parecchio tempo prima di darsi confidenza reciprocamente.
-Ah, il Padre degli orfani.- Madia sorrise, e si raddrizzò. -Ti stai interessando a questo caso? Potresti dare una mano a quelli imbecilli dei
bobbies, non gli farebbe male.-
Rina arrossì lievemente e chiuse il giornale. -Ma no.. Che interessando..-
-Puoi fare la finta tonta quando vuoi, ma so come ti si illuminano gli occhi quando hai di fronte un caso. Mi ricordo quando da noi hai collaborato con la polizia locale. Era per il caso... come si chiamava la vittima? Fernandi?-
-Fernandelli.- Rispose Rina. -E il mio aiuto non è servito a molto, il colpevole non è stato preso.-
-Comunque è stato richiesto. Hai un'abilità molto rara, tutti lo sapevano.-
Rina fece finta di disinteressarsi al discorso. Già, non poteva negare di avere una capacità deduttiva al di sopra della norma.. Era una cosa che sapeva da sempre. Da piccola le piaceva investigare sulle più piccole cose, e mentre diventava grande cresceva anche questa sua “capacità”. Tuttavia non aveva mai pensato che le sarebbe tornata utile, prima dei due casi di omicidio avvenuti nella sua cittadina.
Il primo era accaduto quando Rina aveva quattordici anni, e lei – sconsideratamente – aveva provato a investigare da sola, con scarsissimi risultati. Per il caso Fernandelli era stato diverso.. Aveva già diciotto anni, dunque più mezzi, dunque più giudizio. Aveva iniziato a fare domande per conto suo, poi – siccome si era avvicinata notevolmente – la polizia locale aveva richiesto il suo aiuto.
Erano passati due anni, eppure quella storia non riusciva ancora a essere rimossa dalla sua memoria. Il caso era rimasto irrisolto, ma Rina sapeva di aver fatto tutto il possibile e di esserci arrivata vicinissima. C'era stato un momento in cui si era sentita a un passo dal colpevole. Tuttavia, aveva sentito anche che c'era qualcosa che non tornava, qualcosa che le sfuggiva..
Adesso cos'è che le consigliava Madia? Di farsi prendere da quel caso? Era semplicemente assurdo. Non era riuscita a risolvere un semplice caso di cronaca locale. Doveva interessarsi a qualcosa di così grosso, provare a prendere un omicida che aveva al seguito tutti gli sbirri di Scotland Yard?
-Madia?-
-Sì?-
-Dobbiamo ricordarci di dire al signor Richmond che se continuerà a comprare stoffa da Cut and Paste manderà in bancarotta l'azienda.-



15 Aprile, sera

Rina non si sarebbe intromessa nel caso, era insensato. Tuttavia, nulla le vietava di informarsi un po', dopotutto le notizie principali erano di dominio pubblico.
Quello era il motivo per cui il pavimento della sua stanza, alla pensione, era cosparso di fogli di giornale.
Rina c'era dietro da quelle che a lei sembravano due ore, ma che in realtà erano cinque. La luce delle candele si faceva tenue – la luce del generatore della pensione veniva spenta tassativamente alle 11.30 pm – e gli occhi di Rina si facevano pesanti, tuttavia si sentiva abbastanza soddisfatta.
Era seduta sul bordo del suo letto, una gamba a penzoloni e una tirata contro il corpo – in quella posizione pensava meglio – e osservava i fogli di giornale dall'alto. Al suo fianco, un piccolo taccuino conteneva le informazioni utili che era riuscita a ricavare.
Il primo omicidio era avvenuto l'11 febbraio 1974. La famiglia coinvolta erano i Roberts, lei di 27 anni e lui di 34. Avevano un figlio piccolo, di 6 mesi, e uno di 4 anni. La famiglia abitava fuori Londra, in periferia.
Rina supponeva che il primo omicidio fosse importante, nello scoprire l'identità di un serial killer. Anzitutto perché egli è ancora inesperto, e può più facilmente commettere errori. E poi perché, inizialmente, non può avere in programma di uccidere ancora. Non sa che quell'omicidio segna l'inizio di una lunga sfilza. Dunque, era possibile che il Padre degli orfani fosse della periferia di Londra, ed era altrettanto possibile che conoscesse la famiglia Roberts, per lo meno di vista, e che li avesse uccisi spinto da un impulso irrefrenabile.
Rina aveva calcolato che l'assassino potesse avere dai trenta ai settant'anni, ma reputava più probabile che si trovasse nella fascia di età tra i quaranta e i sessanta.
Se le sue supposizioni erano corrette, se davvero l'assassino fosse stato originario della periferia londinese.. Rina avrebbe potuto informarsi se per caso da quelle parti c'era un orfanotrofio.
La ragazza sorrise.


  
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