Capitolo primo
12 Aprile 1985, mattina
Rina
si svegliò nella sua stanza alla pensione e, per un momento,
si
stupì di non essere a casa sua, in Italia. Provò
solo un istante di
spiazzamento, poi scosse la testa e si rimproverò. Doveva
ancora
abituarsi al cambiamento.
Scese
dal letto, infilò le ciabatte, si avvolse nella vestaglia.
Nella
stanzetta di legno, dal basso soffitto da cui pendeva un malinconico
lampadario, non c'era altro se non un letto, una scrivania, un
cassettone e una grande finestra. Rina vi gettò appena
un'occhiata,
ma sapeva già cosa vedervi: cielo coperto.
Uscì
dalla stanza e imbroccò il bagno, che condivideva con le
persone del
suo piano. Quando tornò, dieci minuti dopo, la sua faccia
era pulita
e priva delle tracce del sonno. Era una ragazza carina, anche se non
propriamente bella, minuta e dalla pelle chiara. I suoi occhi erano
grandi e neri, intensissimi; anche i suoi capelli erano neri,
perfettamente lisci. Aveva poco dell'italiana, a dire il vero, e
–
quando glielo facevano notare – Rina era costretta a
ripercorrere
per l'ennesima volta la storia di sua mamma e dei suoi nonni materni,
giunti in Italia dal Giappone per scopi commerciali. Rina di cognome
faceva Martini, ma sua mamma si chiamava Miozaki, e le aveva
insegnato il giapponese. La conoscenza di tre lingue –
italiano,
giapponese e inglese – ora le tornava utile.
Rina
si vestì in fretta – odiava perdere tempo ad
agghindarsi come
facevano le altre ragazze – si diede una pettinata, e
uscì dalla
stanza e dalla pensione.
Quando
mise piede fuori dall'edificio, non fu il freddo a sorprenderla,
bensì una leggera pioggerellina, non ancora così
fitta da suscitare
l'utilizzo dell'ombrello, ma che aveva comunque qualcosa di
insistente. Rina sorrise, a lei quel tempo non dispiaceva. A Madia
invece non piaceva affatto, o così pensava Rina. La sua
amica aveva
mantenuto un'espressione strana di disappunto da quando erano scese
dall'aereo, cinque giorni prima. La vedeva di rado, ormai.. Sebbene
lavorassero come segretarie per la stessa piccola azienda tessile,
avevano turni abbastanza diversi, e fin dal primo giorno di lavoro si
erano trovate piene di roba da sbrigare. Non era facile, non
conoscendo ancora alla perfezione né la lingua,
né il posto. Una
parte di Rina si sentiva leggermente spaesata. Ma, dopotutto, era
lì
per crescere.
Rina
percorse la sua via, praticamente deserta, a quell'ora del mattino.
Era una tipica via inglese: spaziosa, ordinata, bagnata, su cui si
affacciavano palazzi color crema. E, nonostante i numeri civici dei
palazzi cambiassero, essi erano sempre identici a quelli precedenti.
Alla fine della via, nell'angolo di innesto con un ampio viale, si
vedeva una cabina telefonica rossa.
Rina
svoltò e iniziò a percorrere il viale,
decisamente più popolato.
Fu fermata però quasi subito: il ragazzo dei giornali
richiamava
l'attenzione dei passanti sulle notizie del giorno, e li invogliava a
comprare il quotidiano. Rina aveva ancora problemi con l'inglese, e
non capiva tutto quello che stava dicendo. Tuttavia il ragazzo
sembrò
prendersela proprio con lei.
-Aren't
you curious? Who can be the orfans' Father?-
Rina si trovò fra le mani il
giornale, in prima pagina un grande articolo sul nuovo omicidio del
serial killer che da diversi anni stava terrorizzando Londra. Il
Padre degli orfani.
-How much is it?-
-One pound, miss.-
Rina pagò senza esitazione,
perché quell'articolo la attirava. Dopodiché
ricominciò a
camminare, ma più lentamente, con la prima pagina di
giornale sotto
il naso.
Sì, il Padre degli orfani. Lo
chiamavano così perché grazie a lui il numero
degli orfani
aumentava di anno in anno. Se la prendeva solo con coppie sposate,
marito e moglie, che avessero uno o più figli. Durante la
notte, si
intrufolava in casa loro, ammazzava la coppia – probabilmente
con
un coltello o qualcosa di simile, perché le morti erano
sempre molto
truculente – e lasciava inspiegabilmente illesi i figli.
Scotland Yard non aveva ancora
idea di chi si potesse trattare, benché i suoi omicidi
– da quanto
ne sapeva Rina – proseguivano da almeno dieci anni..
Amber
e Gerald Coulling sono le ultime vittime della mania omicida del
Padre degli orfani,
recitava
l'articolo. La figlia di 7 anni, la cui
cameretta si
trovava al piano di sopra, avrebbe sentito solo la porta di ingresso
aprirsi e chiudersi.
Come doveva essere, per una bimba
di sette anni, scendere le scale e ritrovare i genitori in una pozza
di sangue? Gli occhi di Rina iniziarono a muoversi velocemente,
mentre lei captava le informazioni.
Notte
dell'11 Aprile 1985... Bambina trasportata in ospedale... L'ispettore
Brent dichiara: troveremo il colpevole di questi scellerati..... Ma
l'identità del Padre degli orfani resta sconosciuta...
Undici anni
di omicidi... Sei/sette mesi, a volte un anno di intervallo fra un
omicidio e l'altro..
Rina quasi sussultò per la
sorpresa quando si trovò di fronte all'azienda tessile in
cui
lavorava. Sospirò, piegò il giornale, ed
entrò.
Era piccola, tanto piccola che
poteva essere definita una “grande stanza” tutta su
un unico
piano, tuttavia c'era sempre un sacco di lavoro da fare. Le ragazze
impiegate lì – a parte lei e Madia –
erano tutte stiliste, e
lavoravano con la stoffa e i manichini. In generale erano alte,
belle, e guardavano con un po' di superiorità sia Rina che
Madia.
Rina supponeva che quelle ragazze fossero convinte di diventare un
giorno come Coco Chanel, o qualcosa di simile..
Anche quella mattina, Rina entrò
salutando, e ricevendo ben poche risposte. Non che le importasse, in
fondo. Raggiunse la sua scrivania, in un angolo dello stanzone, si
tolse la giacca, si sistemò e iniziò a dare
un'occhiata alle
scartoffie che il giorno precedente aveva lasciato.
Il lavoro procedeva lento e
monotono, le ore scorrevano le une sulle altre. E mentre Rina pinzava
fogli, compilava moduli e redigeva stipendi.. la sua mente non poteva
fare a meno di tornare all'articolo che aveva letto.
Sei/sette
mesi, a volte un anno di intervallo fra un omicidio e l'altro.
Strano che l'omicida stesse così a lungo senza uccidere.
Strana
anche la sua cadenza tutto sommato regolare. Da quanto sapeva Rina di
serial killer, essi erano presi dalla brama di uccidere in
determinati periodi della loro vita, ma – in quei momenti
– i
loro omicidi si susseguivano a breve distanza l'uno dall'altro. Un
così lungo intervallo faceva quasi pensare... faceva quasi
pensare
che l'assassino si trattenesse
dall'uccidere. Sì, sembrava così. Rina si
chiedeva se Scotland Yard
avesse mai provato a seguire quella pista.
Perché
si tratteneva? Forse Scotland Yard sospettava già di lui, e
non
poteva esporsi troppo? Ma no, altrimenti non avrebbe agito
così sin
dall'inizio. Poteva essere che in realtà egli non volesse
uccidere,
ma che non potesse farne a meno. Questo sembrava più
plausibile;
rivelava la mentalità di una persona profondamente malata
nella
psiche, come doveva essere. Chi, se non un matto, commetterebbe
quegli omicidi? Oltre alla loro brutalità, la cosa di
lasciare i
figli illesi era malata. Era quasi ovvio
che l'omicida fosse un orfano, e che rivivesse la propria solitudine
ogni volta che uccideva. Voleva punire i propri genitori per averlo
abbandonato, e ne uccideva degli altri. Voleva che ogni bambino
provasse ciò che aveva provato lui, e li lasciava in vita.
Rina diede ancora un'occhiata
all'articolo.
Sì, le sue supposizioni dovevano
essere corrette. Il rinomato serial killer di Londra doveva essere
una persona profondamente instabile. Possibile che non lo avessero
ancora trovato? La polizia aveva mai pensato di cercare fra i
registri degli orfanotrofi londinesi? Indubbiamente, se lo avessero
fatto, avrebbero trovato il caso di un bambino che sin da piccolo
amava la necrofilia..
-Rina!-
Rina alzò la testa, colta di
sorpresa.
Vicino
alla sua scrivania c'era Madia, con ancora la giacca addosso, bagnata
– già, aveva iniziato a piovere più
intensamente.. Cosa ci faceva
lì, Madia? Non era il suo turno. Ah,
già.
Rina si ricordò che le aveva detto che sarebbe venuta a
prendere dei
documenti.
-Cosa stai facendo, Rina?- Le
domandò. La conosceva abbastanza bene da sapere che quello
sguardo
concentrato voleva dire qualcosa. Si sporse su di lei e vide
l'articolo.
Madia
era abbastanza bella. Era slanciata, dagli occhi chiari e i capelli
marroni-biondicci che rivelavano la sua origine dell'est. Rina la
considerava una cara amica. La conosceva da molti anni, venivano
dalla stessa cittadina, ma non si poteva dire che erano amiche da
sempre: avevano impiegato parecchio tempo prima di darsi confidenza
reciprocamente.
-Ah,
il Padre degli orfani.- Madia sorrise, e si raddrizzò. -Ti
stai
interessando a questo caso? Potresti dare una mano a quelli imbecilli
dei bobbies, non gli
farebbe male.-
Rina arrossì lievemente e chiuse
il giornale. -Ma no.. Che interessando..-
-Puoi fare la finta tonta quando
vuoi, ma so come ti si illuminano gli occhi quando hai di fronte un
caso. Mi ricordo quando da noi hai collaborato con la polizia locale.
Era per il caso... come si chiamava la vittima? Fernandi?-
-Fernandelli.- Rispose Rina. -E
il mio aiuto non è servito a molto, il colpevole non
è stato
preso.-
-Comunque è stato richiesto. Hai
un'abilità molto rara, tutti lo sapevano.-
Rina fece finta di
disinteressarsi al discorso. Già, non poteva negare di avere
una
capacità deduttiva al di sopra della norma.. Era una cosa
che sapeva
da sempre. Da piccola le piaceva investigare sulle più
piccole cose,
e mentre diventava grande cresceva anche questa sua
“capacità”.
Tuttavia non aveva mai pensato che le sarebbe tornata utile, prima
dei due casi di omicidio avvenuti nella sua cittadina.
Il primo era accaduto quando Rina
aveva quattordici anni, e lei – sconsideratamente –
aveva provato
a investigare da sola, con scarsissimi risultati. Per il caso
Fernandelli era stato diverso.. Aveva già diciotto anni,
dunque più
mezzi, dunque più giudizio. Aveva iniziato a fare domande
per conto
suo, poi – siccome si era avvicinata notevolmente –
la polizia
locale aveva richiesto il suo aiuto.
Erano passati due anni, eppure
quella storia non riusciva ancora a essere rimossa dalla sua memoria.
Il caso era rimasto irrisolto, ma Rina sapeva di aver fatto tutto il
possibile e di esserci arrivata vicinissima. C'era stato un momento
in cui si era sentita a un passo dal colpevole. Tuttavia, aveva
sentito anche che c'era qualcosa che non tornava, qualcosa che le
sfuggiva..
Adesso cos'è che le consigliava
Madia? Di farsi prendere da quel caso? Era semplicemente assurdo. Non
era riuscita a risolvere un semplice caso di cronaca locale. Doveva
interessarsi a qualcosa di così grosso, provare a prendere
un
omicida che aveva al seguito tutti gli sbirri di Scotland Yard?
-Madia?-
-Sì?-
-Dobbiamo ricordarci di dire al
signor Richmond che se continuerà a comprare stoffa da Cut
and
Paste manderà in bancarotta l'azienda.-
15 Aprile, sera
Rina non si sarebbe
intromessa
nel caso, era insensato. Tuttavia, nulla le vietava di informarsi un
po', dopotutto le notizie principali erano di dominio pubblico.
Quello era il motivo per cui il
pavimento della sua stanza, alla pensione, era cosparso di fogli di
giornale.
Rina c'era dietro da quelle che a
lei sembravano due ore, ma che in realtà erano cinque. La
luce delle
candele si faceva tenue – la luce del generatore della
pensione
veniva spenta tassativamente alle 11.30 pm – e gli occhi di
Rina si
facevano pesanti, tuttavia si sentiva abbastanza soddisfatta.
Era seduta sul bordo del suo
letto, una gamba a penzoloni e una tirata contro il corpo –
in
quella posizione pensava meglio – e osservava i fogli di
giornale
dall'alto. Al suo fianco, un piccolo taccuino conteneva le
informazioni utili che era riuscita a ricavare.
Il primo omicidio era avvenuto
l'11 febbraio 1974. La famiglia coinvolta erano i
Roberts, lei
di 27 anni e lui di 34. Avevano un figlio piccolo, di 6 mesi, e uno
di 4 anni. La famiglia abitava fuori Londra, in periferia.
Rina supponeva che il primo
omicidio fosse importante, nello scoprire l'identità di un
serial
killer. Anzitutto perché egli è ancora inesperto,
e può più
facilmente commettere errori. E poi perché, inizialmente,
non può
avere in programma di uccidere ancora. Non sa che quell'omicidio
segna l'inizio di una lunga sfilza. Dunque, era
possibile che
il Padre degli orfani fosse della periferia di Londra, ed era
altrettanto possibile che conoscesse la famiglia Roberts, per lo meno
di vista, e che li avesse uccisi spinto da un impulso irrefrenabile.
Rina aveva calcolato che
l'assassino potesse avere dai trenta ai settant'anni, ma reputava
più
probabile che si trovasse nella fascia di età tra i quaranta
e i
sessanta.
Se le sue supposizioni erano
corrette, se davvero l'assassino fosse stato originario della
periferia londinese.. Rina avrebbe potuto informarsi se per caso da
quelle parti c'era un orfanotrofio.
La ragazza sorrise.