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Autore: _Laine    08/11/2014    1 recensioni
Alla morte dei genitori, quattro fratelli si ritrovano improvvisamente tra le mani un'eredità da capogiro. Sorgono problemi e nascono tensioni, i sentimenti vengono nascosti e le frustrazioni sfogate nei modi più sbagliati.
Ognuno dei fratelli Westmore aveva qualcosa da nascondere; i loro segreti potevano portarli in alto e realizzare i loro sogni, oppure trascinarli nel fondo del baratro.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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5. Ellie

Qualche giorno dopo...

 
 
Si fece forza e trasse un lungo respiro, mentre osservava la sua immagine riflessa. Dopo un lungo periodo chiusa in casa, si sentiva pronta per tornare ad affrontare il mondo esterno.
Quelle quattro mura sospese in cima al mondo rischiavano di farla impazzire, e i fratelli di Elizabeth si resero conto che forse era meglio lasciarla uscire e farla tornare al lavoro, piuttosto che tenerla rinchiusa a combattere i suoi demoni. Sarebbe senz’altro risultato più semplice uscire e distrarsi, piuttosto che rimanere in casa e perdersi troppo nei suoi pensieri.
Perciò quella mattina indossò abiti comodi ma eleganti, al fine di sentirsi a suo agio. Poi raccolse i capelli in una lunga e ondulata coda di cavallo. Guardandosi allo specchio notò che le profonde occhiaie si erano ridotte e, grazie ad un correttore, riuscì a nasconderle con cura.
Sorrise debolmente alla ragazza riflessa e, pian piano, riuscì a rilassarsi.
Ce l’avrebbe fatta, ne era sicura.
Scese in cucina per la colazione: Aidan era seduto al tavolo da pranzo, mentre leggeva il giornale e mangiava un’omelette, Pauline era alle prese con i fornelli; Harriet probabilmente era già uscita.
«Buongiorno a tutti» Ellie salutò sforzandosi di sembrare allegra, e gli altri ricambiarono il saluto con un sorriso.
«Signorina Elizabeth, cosa desidera per colazione?»
La ragazza si rese conto di essere davvero affamata. «Gradirei dei pancake, grazie.»
«Sono contento che tu abbia appetito» le disse Aidan, mentre lei si sedeva comodamente al tavolo. Poi il ragazzo aggiunse: «Ellie, vorrei chiederti scusa per non essere stato presente in questi giorni. Ero talmente preso dal lavoro e dai doveri da non accorgermi di quanto stessi male.»
Elizabeth gli rivolse un sorriso incoraggiante. «Non ti preoccupare, so che hai tante cose da fare e non hai nessuna colpa. Adesso mi sento molto meglio e sono pronta a rimettermi al lavoro.»
Pauline si avvicinò al tavolo con una pila di pancake su cui aveva messo dello sciroppo d’acero. «Buon appetito! Ora vado in città a sbrigare delle commissioni; ricordate che oggi è il giorno libero di Samuel? Se avete bisogno di me, comunque, mi trovate al cellulare. In ogni caso ci vediamo stasera!»
«Vai pure, Pauline, qui ci pensiamo noi» rispose Aidan, congedandola.
La domestica uscì sorridente dalla sala da pranzo.
«Sono davvero contento che ti senta meglio, Ellie. Fai pure colazione con calma, dopo di che andremo al lavoro insieme. Guido io!»
 
La giornata stava procedendo piuttosto bene e scorreva in fretta. Tutti i colleghi di Elizabeth l’avevano riaccolta con affetto e dolcezza, e lei si sentiva quasi come a casa.
Riprese gradualmente a svolgere i suoi compiti, in particolare si occupava di coordinare i vari compiti degli impiegati ed assistere Aidan nel suo lavoro. Ma quel giorno, poco dopo averla accompagnata nell’edificio, il fratello maggiore se n’era andato. Ultimamente era accaduto spesso, perché il ragazzo doveva lavorare a stretto contatto con Charlie Harper, con il quale stava ideando il progetto per l’abitazione di Mr. Hudson e del quale appariva ogni giorno sempre più entusiasta.
Ellie era sicura che Aidan avrebbe svolto un lavoro eccellente: le sue doti erano fuori discussione e il progetto l’avrebbe dimostrato senza alcun dubbio.
Nel tardo pomeriggio, quando si stava avvicinando l’ora di tornare a casa, Elizabeth ricevette una visita inaspettata.
«Ciao, Ellie!»
La ragazza, che era nel suo piccolo ufficio intenta a riporre delle cartellette colorate, si voltò sorpresa e vide sulla soglia la sua migliore amica Shannon. Questa le si avvicinò in tutta fretta e la abbracciò forte. «Che bello vederti, sei in forma! Scusa per non averti telefonato, ma volevo lasciarti i tuoi spazi, e inoltre ho avuto un po’ da fare, con il trasloco e il nuovo lavoro…»
Ellie ridacchio. «Tranquilla, capisco. Anche io sono felice di vederti!»
«Ti andrebbe di fare qualcosa dopo il lavoro? Potremmo andare a mangiare fuori!»
Ellie sembrò rifletterci per qualche secondo. Poteva essere la cosa più normale e tranquilla del mondo, uscire con la migliore amica e distrarsi per qualche ora. Ma la giornata era stata lunga e spossante, seppure fosse andato tutto bene, perciò non ne era convinta.
Shannon sembrò leggerle nel pensiero e aggiunse: «Oppure potrei semplicemente accompagnarti a casa…»
La ragazza trasse un sospiro di sollievo, trovando la seconda opzione decisamente più rassicurante. «Ne sarei felice! Potremmo preparare qualcosa per cena e stare a casa tranquille.»
Qualche minuto dopo Ellie era pronta per andare.
Le amiche raggiunsero l’auto di Shannon e, durante il tragitto, la ragazza raccontò del suo nuovo lavoro. «Non è incredibile che il mio capo e tuo fratello siano soci in affari? È davvero piccolo il mondo!»
«Già» assentì Ellie, distratta.
Shannon rimase concentrata sulla strada, mentre chiedeva: «Va tutto bene? Mi sembri pensierosa.»
Le cose effettivamente stavano migliorando per la ragazza, ma la preoccupazione era latente, pronta a palesarsi in qualsiasi momento e farla sprofondare nuovamente nell’oscurità.
«Sto bene» rispose, senza convinzione, ma l’amica pensò di non insistere.
 
Dopo aver parcheggiato, le ragazze si diressero verso l’ascensore.
«Allora, cosa potremmo preparare per cena? Sto morendo di fame.»
Ellie ridacchiò per l’affermazione dell’amica. Nonostante spesso mangiasse senza vergogna, Shannon aveva una linea davvero invidiabile, poiché dedicava diverse ore alla settimana alla palestra e alla corsa.
«Pauline oggi doveva andare a fare compere, perciò in cucina troveremo di tutto e di più. Vedrai che riusciremo senza dubbio a combinare qualcosa.»
Mentre le porte dell’ascensore si aprivano, Elizabeth provò di nuovo una sensazione di soffocamento nel petto. Qualcosa non andava.
Appena mise piede nel grande atrio che precedeva l’entrata dell’attico, vide qualcosa che la pietrificò.
Sulla grande parete bianca a sinistra campeggiava un’immensa scritta, che a prima vista le sembrò scritta col sangue. La pittura scarlatta, ancora grondante, recitava una scritta.
 
 
MORIRETE TUTTI

 
*
 
«Signorina Westmore, cerchi di respirare profondamente. Va tutto bene, stia tranquilla. Ha fatto benissimo a chiamarmi.»
Era indubbiamente in stato di shock.
Dopo aver realizzato quello che stava accadendo, Elizabeth aveva perso i sensi, ma fortunatamente Shannon era riuscita ad afferrarla prima che cadesse a terra. Dopodiché la ragazza era rinvenuta e, dopo aver aperto la porta con mani tremanti, l’amica l’aveva condotta fino al divano e fatta stendere per riprendersi.
«Chiamo tuo fratello?» le aveva chiesto.
«No, aspetta» rispose la ragazza con un filo di voce. «In questo momento sarà impegnato. Pauline invece dovrebbe essere già tornata.»
Shannon allora andò a cercare la domestica per tutto l’appartamento, ma non trovò anima viva.
Provò allora a telefonare a Harriet, ma anche lei doveva essere occupata, poiché il cellulare suonava a vuoto.
Alla fine l’unica persona a cui Elizabeth pensò di poter chiedere aiuto era il detective Miller, il quale si era dichiarato sempre disponibile per qualsiasi evenienza.
Ancora in stato di shock, la ragazza compose il numero e, quando l’uomo venne a conoscenza dell’accaduto, rispose: «Arrivo immediatamente.»
 
Ora Ellie sedeva ancora sul divano avvolta in una coperta pesante, mentre James Miller era di fronte a lei intento a riflettere sul da farsi.
«Ti va qualcosa di caldo?» chiese Shannon, evidentemente a disagio.
Ellie annuì debolmente e l’amica si diresse verso la cucina.
«Chi potrebbe mai fare una cosa del genere?»
James le si sedette accanto, spinto forse da un senso di protezione che gli suggerì di tranquillizzarla con la sua vicinanza. «Ancora non lo so, ma vedrai che lo scoprirò, te lo prometto.»
In quel momento Ellie era talmente scossa da non accorgersi che l'uomo aveva cominciato a darle del "tu". Le prese delicatamente la mano gelida e gliela strinse tra le sue.
L'aveva conosciuto solo qualche giorno prima e visto solo per pochi minuti, ma quel contatto le provocò dei brividi inaspettati lungo la schiena.
Lo guardò negli occhi e scoprì che erano turchesi, talmente profondi che la costrinsero a distogliere lo sguardo. Ma guardandoli aveva capito che poteva fidarsi di James e che l'uomo era totalmente intenzionato ad aiutarla.
«Potremmo cominciare esaminando i nastri della videosorveglianza, in modo tale da scoprire chi è entrato nell'edificio nelle ultime ore.»
«Perfetto» rispose lei. Al primo piano ci sono degli uffici e so che in uno di questi ci sono gli schermi dove vengono trasmesse le riprese delle telecamere.
Miller fece un cenno di assenso. «Se te la sentì, potremmo dare subito un'occhiata.»
Ellie, che in quel momento desiderava solamente chiudersi in casa per il resto dei suoi giorni, si sentì quasi elettrizzata all'idea di partecipare in qualche modo all'indagine. In fondo, dopo anni di serie televisive, era affascinata dai gialli e stavolta si trovava in qualche modo al centro di uno di essi.
Così, dopo aver recuperato le chiavi dell'ufficio, i due raggiunsero il primo piano.
«Ok» esordì James Miller. «Le uniche riprese che potrebbero rivelarci indizi sono solamente due: quella dell'atrio e quella dell'ascensore.»
Naturalmente in un edificio di tali dimensioni e con un'infinità di piani potevano passare dozzine di persone, in una sola giornata. Ma era "sufficiente" individuare qualcuno con un abbigliamento o un atteggiamento sospetti.
Ellie vide la domestica Pauline uscire dall'ascensore poco dopo le undici, ma ancora non aveva fatto ritorno.
Dove si sarà cacciata? Si domandò la ragazza, mentre osservava i piccoli schermi. Individuò poi alcuni vicini che conosceva, ma nessuno aveva un'aria insolita.
La ragazza propose: «E se esaminassimo le riprese all'interno dell'ascensore, riusciremmo a scoprire chi è salito fino all'attico?»
«Ci ho pensato anch'io, ma sfortunatamente sarebbe davvero difficile capirlo.»
James le mostrò come quasi tutte le persone, mentre premevano il tasto del piano prescelto, dessero le spalle alla telecamera e così facendo coprissero completamente la pulsantiera.
Dannazione,  sembrava troppo facile.
«Anche se il numero di persone è spropositato, almeno ora abbiamo un punto da cui partire.»Ovviamente non posso indagare su ogni persona che è entrata oggi nell'edificio, ma restringerò il cerchio. Per cominciare, devo recuperare una registrazione delle riprese, poi deciderò il prossimo passo.»
Terminate le operazioni,  James Miller riaccompagnò Elizabeth all'ultimo piano.
«Ti senti meglio?» le chiese.
La ragazza annuì, in qualche modo più sollevata. «Grazie per essere venuto subito ad aiutarmi.» Aggiunse timidamente.
«Figurati, è il mio dovere. Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi. Vi telefono appena scopro qualcosa.»
Poi fece un gesto che la lasciò quasi senza fiato: le prese la mano, la portò alle labbra e baciò il dorso con dolcezza. «A presto, signorina Westmore.»
Dopo che le porte dell'ascensore si chiusero, Ellie rimase imbambolata per alcuni secondi. È accaduto davvero? Si domandò. Esistono ancora uomini tanto gentili e premurosi? Ma soprattutto, perché il detective Miller dovrebbe interessarsi ad una come me?
Immersa nei suoi pensieri, si accinse a rientrare in casa, mentre un lieve sorriso insisteva ad emergere sulle sue labbra.
 
Il buonumore non durò a lungo.
Appena entrò in nell’appartamento udì una musica proveniente da salone, e il volume era decisamente troppo alto. Ma cosa sta facendo Shannon?
Appena raggiunse la fonte di quei suoni assordanti, fu costretta ad assistere ad una scena che la pietrificò.
Harriet correva per la stanza a ritmo di musica e di tanto in tanto improvvisava dei passi di danza. Non era in sé, notò subito Ellie, e pensò che la sorella fosse impazzita.
Solo in un secondo momento notò la bottiglia di vodka mezza vuota sul tavolino.
«Harriet, fermati!»
La ragazza non la ascoltò, o finse di non averla sentita. Continuò a volteggiare, ridere e barcollare.
Ti prego, non puoi fare la mia stessa fine!
E dov’era Shannon?
Devo fare qualcosa, pensò, cercando di riacquistare lucidità. Ma cosa?




 


*
 
Salve a tutti! Non avevo ancora fatto sentire la mia voce all'interno di questa storia, quindi vorrei approfittare di questo momento per dirvi un paio di cose.
Credo che questa sia la storia più impegnativa che io abbia mai scritto, non tanto per la trama in sé, ma perché sto cercando di metterci tutta la passione è l'impegno possibili. Sto cercando di dare una personalità a ciascuno dei personaggi e renderli credibili. Pensate che prima di Like Light and Dark non avevo mai nemmeno terminato una storia, per quanto breve o semplice potesse essere.
Quindi sento di essere sulla pista giusta, tanto per usare dei termini un po' da indagine xD e voglio assolutamente portare a termine anche questo racconto. Mi sto affezionando ai personaggi e voglio assolutamente dare loro un finale.
Ho già delineato la trama e so come proseguirla, ma ci terrei veramente a sapere anche il vostro parere, lettori, perciò se per caso aveste qualche secondo da dedicarmi, non esitate a lasciarmi le vostre impressioni. Ho davvero bisogno di critiche e pareri, perché so che ho ancora tanto da imparare e, anche se le idee ci sono, sento che spesso mi manca qualcosa. Ci tengo a fare un buon lavoro e so che potreste aiutarmi.
Non voglio fare come quelle scrittrici che minacciano di sospendere la storia se non ricevono recensioni, perché se scrivo è in primis per me stessa, per esternare i miei pensieri, per allontanarmi dalla quotidianità ed estraniarmi dal mondo per un po'. E in più, vorrei che voi mi accompagnaste in questo viaggio.
Nel frattempo vi ringrazio per aver letto fino a qui. Non aggiorno troppo velocemente, perché cerco sempre di far quadrare tutto e scrivere capitoli il più possibile in linea con le mie idee, perciò potrei metterci un po' ad aggiornare, ma cercherò di compensare con capitoli sostanziosi e soddisfacenti.
Alla prossima e grazie ancora! - L
  
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