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Autore: Akemi chan    08/11/2014    3 recensioni
Dopo aver visto il film mi è rimasto un po' di amaro in bocca per un semplice motivo: Pitch.
Normalmente i cattivi come lui li odierei, ma questa volta è stato diverso.
Alla fine del film mi dispiaceva per lui, perché in fondo voleva solo essere amato.
Fu in quel momento che pensai "Perché non farlo?".
Ed è così che è nata questa storia...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7- Decisioni 


Ed era nuovamente lì, davanti a quella casa gialla. Parlare con Jessica le era parsa l'idea migliore la sera precedente, quando era tornata a casa dopo che Frost era andato via. In quel momento però non le sembrava più una buona idea, ma soltanto l'unica alternativa che le rimaneva.
Suonò al campanello e, con sua immensa sorpresa, le venne ad aprire Jessica.
Annie non fece in tempo a dire una sola parola che venne stretta in un abbraccio soffocante.
"Grazie al cielo stai bene!"
La ragazza spalancò gli occhi stupita da quella improvvisa dimostrazione d'affetto, ma fu ancora più colpita nel constatare il look completamente diverso della coetanea. Jessica era struccata e teneva i capelli rossi raccolti in una cosa di cavallo mal fatta. I grandi occhiali da vista e le lentiggini ben in mostra la facevano sembrare più piccola, così come la grande felpa rovinata che la faceva apparire ancora più minuta.
"Ehm...come mai tanta gentilezza?"
"Sei scema? Tu finisci all'ospedale e io come dovrei fare? Ridere? Siamo amiche, non lo farei mai!"
Annie la guardò persa e Jessica abbassò lo sguardo.
"Oh...ero solo io a pensarlo vero? Che scema che sono! Avrei dovuto capirlo subito. In fondo io non sono proprio una persona con cui fare amicizia..."
"Cosa? Oh no! Hai frainteso! Io...ecco...non pensavo che tu mi considerassi tua amica."
Questa volta fu Annie a trovare interessante lo stipite della porta.
"Bé io...non lo dimostro molto. Tante volte le ragazze mi odiano quindi tendo un po'  a metterle alla prova e tu...ecco... l'avevi passata..."
Per un istante le ragazze si guardarono negli occhi.
Quante volte nella sua vita non si era sentita accettata dalle altre ragazze? Quante volta aveva mostrato il peggio di sé per evitare che loro si avvicinassero solo per ferirla? Troppe di sicuro e ora che sapeva che Jessica aveva passato ciò che aveva passato lei la sentiva più vicina, più reale.
Si misero entrambe a ridere, forse per sollievo o, forse, per la consapevolezza di non essere completamente sole.
"Siamo due cretine vero?"
Disse Annie, non appena ebbe ripreso fiato.
"Due cretine forti! Se ti dico una cosa prometti di non ridere?"
"Certo rossa!"
Jessica si lasciò scappare un altro sorriso.
"Sei la prima vera amica che io abbia mai avuto in vita mia"
"Prometti di non ridere se ti dico che questa cosa vale anche per me?"
Tornarono a ridere, ma, non appena si fu ripresa, Jessica le fece la tanto attesa domanda.
"Come mai sei qui?"
"Ho bisogno di un tuo consiglio. Hai tempo per prendere un caffè?"
L'espressione ed il tono di Annie erano così seri che l'altra ragazza capì subito che si trattava di qualcosa di importante.
"Prendo le chiavi di casa."
 
 
In breve tempo furono sedute nel tavolino di un bar con due caffè davanti.
"Dimmi. Sono tutta orecchi"
Annie prese fiato ed iniziò a raccontare la sua storia in modo che risultasse il più normale possibile.
"Ti ricordi di Pitch no? Quello di cui abbiamo parlato un po' di volte."
"Lo stalker?"
"Lui non è uno stalker! Non del tutto almeno... comunque! La sera prima dell'incidente l'ho visto. Lui...era venuto qui per vedermi..."
"E che è successo?"
Jessica si sporse verso di lei e il vederla così interessata le diede la spinta per andare avanti.
"Ecco...ho scoperto che lui era stato alla festa quella sera ed aveva visto tutto. Era molto arrabbiato ed abbiamo finito per litigare. Gli ho detto cose che non avrei mai voluto dirgli e lui se n'è andato. Volevo parlargli subito, ma il giorno dopo ho avuto l'incidente e poi lui...lui..."
La ragazza strinse la presa sul bordo del tavolino fino a far sbiancare le nocche.
"Lui è stato portato via, ma non so dove..."
"Vuoi dire che l'hanno rapito?!" Urlò la rossa scattando in piedi.
Sentendo la voce squillante di Jessica si girò mezzo locale ed Annie le fece cenno di tornare a sedersi.
La coetanea la ascoltò, ma il suo sguardo tradiva la sua sete di conoscenza.
"E tu sai dov'è?"
"Il punto è questo!" Cominciò Annie con la voce che iniziava ad incrinarsi.
"Avevo trovato qualcuno che lo sapeva, era addirittura riuscito ad incontrarlo, ma lui non ha voluto dirmi nulla..."
"Che stronzo!"
Nonostante la notizia poco allegra, il commento di Jessica la tirò su leggermente.
"Io gliel'ho chiesto. Gli ho spiegato cosa provo per Pitch, ma lui non mi ha voluto ascoltare. Era così fermo nelle sue idee che non gliene importava nulla..."
"Annie tranquilla. Non piangere!"
Piangere? Annie si toccò le guance e solo allora si accorse delle lacrime che gliele avevano bagnate. Si passò subito le maniche del maglione sul viso per asciugarselo.
"Scusami. Il fatto è che io voglio solo rivedere Pitch. Voglio...voglio solo potergli parlare e quel ragazzo era la mia unica chance. Ora invece non posso più fare nulla..."
Soffocò a mala pena un singhiozzo e si chiese perché fosse così debole, perché non riuscisse a fare altro se non piangere.
"Sai che ti dico? Mi è venuta un'idea!"
"D - davvero?" Chiese Annie, mentre si soffiava il naso.
"Se ti ho detto che mi è venuta è un si stupida." Jessica si prese una pausa per ridere, ma tornò subito seria.
"Quel tipo con cui hai parlato avrà sicuramente conosciuto la tua parte gentile ed educata no? E se lo incontrassi di nuovo e lo mettessi contro la Annie rabbiosa e violenta? Sono sicura che, non appena l'avrai un po' spaventato, ti aiuterà di sicuro."
L'idea era stupida ed impossibile.
Era un'idea esagerata.
Era perfetta.
"Tentar non nuoce. Peggio di un no non c'è nulla, o sbaglio?"
Jessica le strinse entrambe le mani con le sue, per poi fissarla decisa.
"Vai e distruggilo!"
 
 
Il giorno seguente Annie aspettò pazientemente che il cugino uscisse per giocare e, non appena lo fece, lei lo seguì.
Sperò con tutta se stessa che la sua intuizione si rivelasse esatta e, quando vide che non si era sbagliata, si lasciò scappare un sorriso.
Frost era lì che giocava con i bambini.
Li sorpassò, fingendo di non essersi accorta della loro presenza, ma, dopo pochi passi, tornò indietro correndo ed afferrò il colletto di Jack, per poi trascinandolo via.
Non si allontanò molto, ma si inoltrò nel parco quel che bastava per non essere vista e solo allora sbatté il povero malcapitato su un albero.
“Annie che ti prende?!” chiese sorpreso lo spirito della neve.
“Mi sono stufata di essere buona. Ecco cosa mi prende. Portami da lui Frost o giuro che questa volta non te la svignerai tanto facilmente.”
Gli occhi grigi della ragazza sembravano contenere delle tempeste in miniatura e Jack capì la serietà del suo avvertimento, ma non poteva ascoltare la sua richiesta.
“Ti ho già detto di no”.
Il secondo successivo alla sua affermazione, il ragazzo si ritrovò con la testa voltata verso destra e la guancia che gli bruciava terribilmente per colpa dello schiaffo appena ricevuto.
 “Provo a ripetermi, magari questa volta eviti di fare storie inutili. Portami da lui.”
“Non ci penso nemmeno! Puoi schiaffeggiarmi quanto vuoi, ma non ti porterò mai da quel mostro!”
“Ti ho già detto di non insultarlo!”
Arrivò un altro colpo, questa volta però allo stomaco. Possibile che non riuscisse a seguire i movimenti di una ragazza di sedici anni? Lui era molto più veloce, ma, soprattutto, era uno spirito! Mica un semplice umano! Eppure, nonostante tutti qui pensieri, non aveva potuto fare altro se non piegarsi leggermente in avanti, mentre si teneva il torace con le braccia.
“Voglio rivedere Pitch e non mi fermerò fino a quando non acconsentirai, anche a costo di farti veramente male Jack.”
Il guardiano stava per risponderle nuovamente di no, ma un fremito appena percettibile nella voce di Annie lo fece bloccare. In quell’attimo di esitazione ripensò agli sguardi che aveva visto in qui giorni. Occhi così diversi da quelli che si era abituato a vedere che gli erano rimasti impressi nella memoria. E il solo pensare alle due persone che glieli avevano mostrati lo fecero sentire un verme. Come poteva lui negare ad Annie di vedere Pitch, dopo che la ragazza si era mostrata disperata davanti a lui? Dopo che quei piccoli occhi grigi si erano riempiti di pioggia per colpa delle lacrime e di grandi nuvole temporalesche per la rabbia? Non poteva. Come non avrebbe potuto più reggere il confronto con l’uomo nero, non dopo essere diventato lui la causa del suo dolore. Quelle ambre dorate gli erano parse così simili agli occhi della ragazza; pieni di quella preoccupazione muta, ma gridata che sembrava straziare loro l’anima dall’interno. Come colpo finale per distruggere completamente la sua volontà arrivò il ricordo del suo scontro con Pitch nell’artico. L’uomo nero l’aveva detto chiaro e tondo: lui voleva solo una famiglia e Jack si sentiva come se gliela stesse togliendo mentre impediva ad Annie di vederlo. 
“Ti accompagnerò da lui…” sussurrò piano, quasi senza farsi sentire.
“Come?” la ragazza non poteva crederci. Aveva realmente funzionato?
“Sì,ma dovremo usare un portale e non potrai rimanere con lui per molto tempo o ci scopriranno.”
La ragazza si sentiva euforica, talmente tanto che avrebbe voluto saltellare, ma fece di tutto per calmarsi e non far capire allo spirito cosa stava pensando.
“Allora? Partiamo o no?” chiese il più distaccatamente possibile.
“Fammi prendere il portale” e così dicendo Jack tirò fuori la palla di neve.
 
 
In un secondo si ritrovarono in una grande sala semibuia e apparentemente vuota. Molte gabbie lasciate senza occupanti pendevano dal soffitto e cigolavano sinistramente, mosse lentamente dall’aria che odorava di chiuso e terriccio. Annie si girò leggermente e notò una specie di corridoio che si diramava come all’interno del terreno.
"Che posto è questo?" chiese lei curiosa, mentre si guardava in torno. Era strano, ma quel posto le sembrava tutto, fuor che una prigione.
"La 'casa' di Pitch, non che unico luogo in cui lo possiamo intrappolare." Le rispose il guardiano.
"Capisco. Lui...ha fatto del male a delle persone vero?"
"Voleva fare in modo che tutto il mondo sprofondasse nell'oscurità e nella paura in modo che..."
"Tutti lo vedessero. Lo so anche io questo. Ha passato almeno due anni a parlare di quello, ma non avrei mai immaginato che si sarebbe avvicinato tanto al suo obbiettivo da farsi imprigionare."
Jack era quasi sconvolto, com’era possibile che lei sapesse tutto e ne parlasse come niente fosse?
"Ha fatto altro?"
"Beh...ha rovinato la Pasqua e quasi distrutto il Natale."
"Poco male, erano feste inutili."
Quel discorso stava prendendo una strana piega, Frost se lo sentiva.
"E ha quasi annullato i bei sogni per sempre."
Annie iniziò a toccare le gabbie, dove una volta erano state rinchiuse le fatine con fare annoiato.
"Non è di certo un argomento che mi tocca."
"E ha rubato i dentini di tutti i bambini contenenti i loro ricordi."
"Certe cose dell'infanzia bisognerebbe dimenticarle all'istante per come la penso io. I ricordi fanno male molte volte. Adesso per favore non perdiamo altro tempo. Fammi strada Frost.”
Ancora una volta Jack si pentì di quello che stava facendo, ma ormai era troppo tardi. Con un gesto le disse di seguirlo e si inoltrò nel corridoio oscuro.
 


Angolo autrice: Chiedo infinitamente scusa! Non so neanche come possiate perdonarmi per tutto il tempo che ci ho messo, ma tra problemi col computer e blocco dello scrittore non sono più riuscita ad andare avanti. Ora, per favore, non mi uccidete per come finisce il capitolo. Vi giuro che si incontreranno, solo che quella parte è un tantino…delicata e voglio pensare bene a come scriverla.
Detto questo vi saluto e spero nella vostra bontà nel perdonarmi *schiva i sassi*.
 
 
  
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