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Autore: AlexisVictorie    08/11/2014    8 recensioni
Ehilà!
Sono tornata col terzo anno dei Malandrini!
Vi avviso questa storia fa parte della serie "I Malandrini e Alexis tra allegria, tristezza e conoscenze"
Quest'anno si prospetta più difficile.
I Malandrini iniziano a studiare per diventare Animagus
Alessia e Xavier si ritrovano ad avere problemi sentimentali.
Akira e Alexis litigano a causa della gelosia.
Una nuova pietra magica aggiungerà solo problemi.
James troverà la sua famiglia ma avrà una brutta sorpresa
Erik inizierà a temere l'amore.
Lily diffiderà dei Malandrini.
Tutti questi problemi troveranno una soluzione?
Dipende da come mi gira la testa.
Un bacio
Alexis Victorie
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Spica osservò desolata la campagna che circondava ogni cosa e che si stendeva fin l'orizzonte.

L'unico segno di vita era una villa che spiccava sul giallo dei campi di spighe.

Per il resto il paesaggio era desolato.

Sospirò pesantemente.

Voleva rivedere Ombroso.

Era riuscita a vederlo solo al suo ritorno alla stazione e aveva fatto in tempo a dirgli che gli voleva bene che già suo padre la stava trascinando via.

Sembrava sempre nervoso quando la sentiva parlare di lui.

Audace. 

Le mancava così tanto.

La porta si spalancò facendola sobbalzare.

Si rivelò solo Hikary la sua sorellina minore.

Le sorrise dolcemente e quella si avvicinò zampettante.

Aveva sette anni ed era molto vivace, esuberante,un vulcano in azione.

-Ciao Hikary.-

-Ciao occhi di cielo.-

Occhi di cielo.

Spica sentì una fitta nel petto sentendo il soprannome che le aveva dato Audace.

 Non erano in molti a chiamarla così.

Hikary lo faceva solo perché quando erano più piccole insieme alle gemelle salirono sul tetto a guardare il cielo.

Le raccontarono tutte le storie riguardanti le costellazioni,il sole e la luna e la bambina ne rimase affascinata.

Così, un giorno sentendo quel soprannome in bocca a Ombroso decise di adottarlo sempre.

Audace aveva accettato di buon grado di dividere quel soprannome con la bambina sebbene una volta rivelò a Spica di volere l'esclusiva sul nomignolo.

Sentire quel soprannome fece sospirare pesantemente la ragazza che si voltò ad ammirare Villa Nanhase che spiccava tra i campi di grano in lontananza.

Hikary la scrutò incuriosita e seguì il suo sguardo.

-Perchè non lo vai a trovare visto che ti manca tanto?-

Spica scrutò sorpresa la sorellina.

Stava crescendo ed era diventata molto perspicace.

-Fosse facile…-

-Ma è facile! Vieni.-

La bambina afferrò entusiasta la mano della più grande e la trascinò nella grande serra di famiglia.

Le due gemelle Montela stavano studiando una pianta di Bubotubero.

Si tenevano a distanza punzecchiandola leggermente.

Hikary fece per lanciarsi sulla pianta ma Spica fu più veloce  epa prese al volo.

-Signorinella non ti abbiamo insegnato niente?- la riprese Alessia con fare materno.

-Ma…-

-Niente ma Hikary. Sai bene che i bubotuberi sono pericolosi. Eppure eri tu quella che ci voleva saltare sopra- scosse la testa Alexis, divertita e preoccupata.

-Sì ma io volevo solo chiedervi se potevamo andare da Key tutti insieme.-

Le due gemelle (ma anche Spica) strabuzzarono gli occhi sorprese.

-Penso che si possa fare- esitò Alessia lanciando un'occhiata dubbiosa alla gemella.

-Non saprei…- si espresse l'altra -…Passeremmo dei guai con Terrorius…-

-Oh ti pregooooo!!- Hikary mise su gli occhi da cerbiatta (dote naturale di famiglia) tentando così la primogenita dei Montella che esitò leggermente ma annuì stancamente.

-Sai sempre come fregarci Hikary-

-Modestamente…- ridacchiò la bimba che corse via a prepararsi.

Spica la seguì ridendo.

Alessia sorrise tristemente afferrando una ciocca di capelli.

Di recente aveva deciso di tingerli di castano proprio come la gemella rimanendo intatto però il riccio naturale che Alexis, invece, aveva cambiato in liscio.

Vedendola abbattuta la sorella giustamente si preoccupò e le sorrise gentilmente.

-Ale va tutto bene?-

L'altra sussultò e scrutò Alexis quasi a voler ricavare una risposta dal viso della gemella.

-Sto bene tranquilla.-

-Ci sono problemi? Lo sai che me ne puoi parlare. Siamo gemelle e possiamo affrontare tutto insieme.-

-Mi chiedo solo se ho fatto bene a tingere i capelli come i tuoi. Già tutti mi vedono come la tua copia malriuscita…-

-Copia malriuscita? È chiaro che la gente non capisce niente se ti vede così! Non sai che darei per avere un minimo della tua pazienza, della tua finezza e del tuo spirito lavorativo.-

-Davvero?-

Alessia era sbigottita.

Si era sentita sempre meno della sorella che in un modo o nell'altro non deludeva le aspettative.

Si era sentita inferiore ad Alexis quando si era ritrovata tra i Tassorososo invece che con i Grifoni.

E adesso veniva a sapere che la gemella invidiava il suo carattere pacifico e calmo.

-Non puoi invidiarmi! Tu sei Alexis Montella!-

-Non è facile essere me, Ale… È sfiancante dove sempre mantenere un profilo alto. Dover sempre essere il meglio quando vorrei solo stare tranquilla. Invidio i Tassorosso quieti e tranquilli, così difficili da infastidire, capaci di mantenere la testa alta nonostante vengano derisi. Vi invidio perché fra i Tassorosso ci sono state persone veramente incredibili che però non si sono mai vantati del oro rango, della loro fama. Vi invidio perché sebbene tutti vi trovino inferiori siete maledettamente superiori a tutti noi.-

Alexis sospirò.

Le sue parole, lo sapeva, erano giuste.

Per un secondo quando aveva visto la sorella unirsi ai Tassorosso aveva pensato di raggiungerla.

Eppure quello non era il suo posto.

Niente di quella casa le apparteneva minimamente.

E aveva anche imparato ad apprezzare i Grifondoro.

Che mostravano orgogliosi il loro cuori non curandosi dell'idea di apparire deboli.

I Grifoni se ne fottevano altamente della legge del più forte e facevano quel che loro andava.

E ne era assurdamente fiera.

Perché lei agiva da Grifondoro ogni giorno violando le regole del padre, rubando cibo agli elfi domestici per sfamare i più piccoli, subendo punizioni che in fondo non meritava.

Aveva scelto da che parte stare e si era posizionata al suo posto nella battaglia.

Era dalla parte della giustizia.

La parte migliore.

Lo aveva dimostrato.

Ma continuava ad invidiare i Tassi.

Che non avevano bisogno di sventolare la loro posizione in battaglia.

No, loro combattevano e basta senza darsi troppe arie.

Anche Alessia lo faceva.

Se avesse per un solo istante messo da parte la modestia sarebbe diventata anche più speciale di lei ad Hogwarts.

Ma Alessia non era una Grifondoro.

Era una Tassorossa e ne era orgogliosa.

E anche Alexis era fiera della sua sorellina.

-Davvero sei gelosa di noi Tassi Ale?-

-Direi di sì.-

-Non devi. Anche fra di noi non ci sono persone magnifiche sai?-

Alexis abbracciò la sorella che subito ricambiò.

-Non sai quanto ti voglio bene Alessia- le sussurrò all'orecchio e l'altra sorrise dolcemente.

Adesso aveva un motivo per rispondere a parole a tutti quelli che avrebbero osato insultare lei e la sua casata.

Spica e Hikary le trovarono così strette in un abbraccio che sembravano non voler sciogliere.

 

 

 

 

 

 

 

Akira si spinse maggiormente con i piedi e l'altalena si sollevò maggiormente.

Xavier steso fra l'erba del giardino chiuse gli occhi quando il fratello gli volò accanto provocando uno spostamento d'aria.

Ombroso, seduto a gambe incrociate su una panchina poco distante, seguiva con lo sguardo il primogenito dei Nanhase dondolare velocemente.

Si respirava un'aria di pace che rilassava le membra e portava alla sonnolenza.

Ombroso scrutò il cielo dannatamente azzurro.

Quel ciano così maledettamente brillante era diventato il suo personale incubo da quando Terrorius gli aveva strappato Spica dalle braccia alla stazione.

Aveva fatto in tempo a scorgere i suoi occhi dannatamente azzurri in lacrime e a sentire il suo nome chiamato dalla sua voce cristallina che quel mostro gliel'aveva portata via.

Si era poooi sentito tramite lettere con la razza eppure le lacrime che erano cadute da quegli occhi azzurri lo avevano perseguitato anche negli incubi.

Quegli  incubi durante i quali le lacrime diventavano un mare e lui (nonostante sapesse nuotare) annegava senza possibilità di tornare a galla.

Riflettendoci lui affondava sempre negli occhi di Spica così limpidi da associare istintivamente al cielo e alle acque.

Irritato dalla piega dei suoi pensieri Ombroso riaprì gli occhi e riprese ad osservare il fratello dondolare, stranamente, più lentamente.

Quando si rese conto che si era fermato e che si stava piegando verso il gemello, Ombroso sentendosi fastidiosamente di troppo si diresse in casa.

Sua sorella Lucia gli venne incontro ridendo e lo fissò con i suoi grandi occhi celesti.

Audace Ombroso sentì venir meno le sue forze e scostò bruscamente la sorella che gli rivolse un'occhiata risentita che, se possibile lo ferì maggiormente.

Per un solo istante Lucia era diventata Spica.

Gli occhi erano gli stessi e i capelli biondi si erano acconciati nelle solite trecce che l'amica era solita portare.

Il secondo dopo, però, l'immagine era sparita e con essa il sollievo che aveva  portato in Ombroso.

Lucia parve capire i pensieri del fratello e si allontanò piano.

Un gufo che Ombroso riconobbe come Ariete, il volatile di Spica si affacciò alla finestra.

Il ragazzo a quella vista si gettò addosso al povero animale strappandogli la lettera e anche qualche piuma.

 

 

Caro Audace,

vi stiamo venendo a trovare.

Siamo in poche, io, le gemelle e Hikary.

Puoi avvertire i tuoi?

Un bacio

Spica

 

 

-Ragazzii!!!!!- gridò Ombroso con un sorriso gioioso.

I due gemelli si voltarono verso la finestra a cui il ragazzo si era aggrappato.

-Preparatevi che arrivano le gemelle!-

BOOM.

 Ombroso aveva appena fatto esplodere una bomba atomica.

 

 

 

 

 

-Ahhhhhhhh!!!!!-

-Akira calmati!-

-Sta venendo la mia ragazza e tu mi dici di calmarmi???!!-

-Figliolo perché non mi hai detto che ti eri fidanzato?-

-Papà non è il momento!-

-Ma io voglio sapere chi è! Mi parli sempre e solo di Alexis!-

-Perché è Alexis la sua ragazza papà.- sospirò Xavier osservando il fratello armeggiare con una cravatta.

-Ma davvero? Sono fiero di te ragazzo mio!- proruppe Leòn Nanhase abbracciando il figlio che se lo scrollò di dosso gridando - Non è il momento sta arrivando!!!-

-Sembra una ragazzina isterica al suo primo appuntamento.- osservò Valentina apparsa dal nulla insieme al fratello Key.

-VOI. NON. CAPITE.- ringhiò Akira prima di afferrare due polo (una verde mela e l'altra acquamarina) e posizionarsi di fronte allo specchio.

Si voltò istericamente verso i fratelli e il padre e Ombroso (anche lui arrivato senza che nessuno se ne accorgesse) indicò con convinzione la seconda polo.

-Si abbina coi tuoi occhi.- scrollò le spalle motivando la sua scelta e furono tutti concordi con lui.

Quando si passò ai pantaloni Valentina, vedendolo correre di qua e di là, gliene lanciò un paio di un giallo tenue che gli arrivarono dritti in faccia.

Il biondo fece per protestare la scelta della sorella ma il suono del campanello lo bloccò e lo convinse a mettere l'indumento lanciato in precedenza.

Leòn si lanciò per le scale (neanche stesse correndo la Magimaratona) e spalancò la porta con entusiasmo trovandosi di fronte una gioiosa Hikary, una trepidante Spica, una nervosa Alexis e una tranquilla (l'unica) Alessia.

-Ragazze! Se venite in massa devo pensare che i miei figli hanno fatto conquiste!- Leòn lanciò un'occhiata maliziosa ad Alexis che aveva raggiunto alte gradazioni di rosso.

Non poté non notare, però, anche il disagio di Alessia e Spica che sembravano essere state colpite da quelle parole.

Un Akira leggermente (è un eufemismo) nervoso si gettò sul padre travolgendolo e abbracciò Alexis che ricambiò subito.

Xavier si precipitò dietro il gemello e strinse le braccia attorno alla vita sottile di Alessia.

Ombroso, invece, era costretto a camminare con calma perché Key lo stava trattenendo per impedire che si gettasse addosso ai fratelli per abbracciare Spica rimasta indietro.

Fu infatti la bionda a scavalcare le sorelle per raggiungere Ombroso.

Non lo abbracciò come avevano fatto i gemelli (Akira in effetti non si era limitato solo a quello fregandosene altamente del padre che stava radunando una folla per vederlo limonare) ma si costrinse a sorridergli leggermente.

Ombroso ricambiò il sorriso. -Ehi…-

-Ehi…-

Key indietreggiò leggermente finendo affianco a Hikary che non sapeva bene dove spartirsi.

Giustamente Alexis scambiava effusioni con Akira, Alessia stava mozzando la testa di Vier tanto lo stringeva e Spica e Ombroso avevano perso l'uso della voce.

Si sentivano tanto dei terzi incomodo.

Che poi Leòn stesse commentando le effusioni di suo figlio non era proprio normale eh…

-Questa non è una casa…- sospirò ormai rassegnato Key -…È un manicomio!-

Poi lui e Hikary se ne andarono perdendosi nei meandri di villa Nanhase.

 

 

 

 

Alexis osservava la lentezza delle lancette del grande orologio appeso alla parete del salotto.

Era appoggiata alle gambe di Akira e cercava di rilassarsi.

Soprattutto perché, sebbene si fosse dimostrato entusiasta, un po' la innervosiva che Leòn sapesse di lei ed Akira.

Anche perché erano partite le domande imbarazzanti che lei voleva evitare ad ogni costo.

Certo i fratelli Nanhase (Akira escluso) si erano fatti un sacco di risate alle spalle dei due poveri malcapitati.

Ma poi il biondo si era rifatto affermando che l'intera famiglia avrebbe subito prima o poi lo stesso suo trattamento.

I suoi fratelli erano impalliditi e Xavier era scappato via trascinandosi dietro Alessia.

Il motivo non era dato sapere.

La porta del salone si aprì, spingendo Alexis a sollevarsi immediatamente, rivelando i capelli rossi di Leòn.

-Ciao ragazzi!-

-Salve signore.- fece un po' impettita la bruna che ottenne un'occhiata torva da parte dell'adulto.

Akira giurò di averlo sentito borbottare qualcosa come -Signore…i signori sono quei vecchiacci di 70 anni che pretendono il mio aiuto nei supermercati quando loro ce la fanno benissimo da soli-

Alexis soffocò una risata ottenendo un'occhiolino dal rosso.

-La scusa che ho usato con tua madre Charlotte sarebbe che vi voglio parlare seriamente del vostro rapporto. Ma sinceramente finché non mi portate nipotini che mi rendano nonno posso dirmi felice.-

Alexis divenne color peperone e si allontanò di scatto dal fidanzato che rivolse un'occhiataccia al padre.

-Dicevo…vi voglio, in realtà, parlare di Xavier.-

-Gli è successo qualcosa?- s'informò la bruna interessata.

-Me lo dovete dire voi! È sempre fra le nuvole e sobbalza ogni volta che arriva un gufo. Quando si nomina uno di voi Montella gli brillano gli occhi e si isola a fissare il vuoto. Parla sempre di Alessia e sta diventando una vera rottura di boccini! Cos'ha?-

-Parla sempre di mia sorella?-

Akira, rendendosi conto che se la sua ragazza avesse scoperto la cotta di Vier avrebbe potuto spifferare tutto alla sorella, intervenne tempestivo.

-Ma no papà! osa vai dicendo! Me ne sarei accorto no? Sono il suo gemello preferito!-

-Sì e sei anche l'unico che ha!-

-Non mentire papà. Cosa credi che non ricordi che avevo una sorella?- ribatté sfacciatamente nel tentativo di cambiare argomento.

L'uomo impallidì e afferrò la poltrona più vicina cercando un appiglio.

Alexis cercò di reggerlo come meglio poteva.

Akira ruotò la poltrona in modo che se Leòn fosse crollato sarebbe atterrato sul comodo.

Quello si accomodò gli occhi pieni di lacrime represse.

-Papà? Papà scusa non dovevo essere così diretto.- 

Akira scrutò il genitore in cerca di qualche segno di vita.

-Sto bene non vi preoccupate!- cercò di rassicurarli il rosso.

-State bene signore?-

-Ale non è niente davvero! Era da tempo che non pensavo a mia figlia. Venne rapita ai tempi della morte di Vittoria. Credo che quello possa essere considerato il più brutto periodo della mia vita.-

-Non ricorda niente di lei?-

-Niente- negò l'uomo - altrimenti l'avrei cercata per mari e monti. Non che non ci abbia provato. Ma a stento ricordavo di avere una figlia ed ero in alto mare-

-Non è colpa tua tranquillo- lo rassicurò Akira.

Era rimasto un po' scioccato nel vedere suo padre così fragile.

Era sempre così allegro eppure stava per crollare.

L'amore che quell'uomo nutriva per quella bambina, ormai cresciuta, di cui non aveva neanche un ricordo era un qualcosa di davvero toccante.

Akira voleva a tutti costi ritrovarla la sua gemella.

E ce l'avrebbe fatta.

Potevano volerci anche cinquant'anni ma un giorno avrebbe abbracciato la sua sorellina.

 

 

 

 

James armeggiò col filo che gli esplose in mano.

Assottigliò pericolosamente gli occhi e mollò la mini-casa che stava costruendo.

In quei casi serviva Akira che desiderava tantissimo diventare Magi-Architetto.

Era un lavoro difficile nel mondo magico perché i maghi tendevano a volere case bizzarre e complicate da realizzare.

Tutti contavano sui poteri che Akira avrebbe potuto adoperare per quella carriera.

Stava di fatto che James non riusciva neanche a costruire un modellino di una delle classiche case magiche (con bagni esplosivi, camini sprizzanti e altre particolarità che tutti trovavano normali).

Osservò la sua camera semi-distrutta.

Aveva provato a dipingere ma solo Xavier del loro gruppo eccelleva in quell'attività.

Per non parlare del semplice disegno che riusciva a meraviglia a Sirius.

Il canto non faceva per lui che avrebbe dovuto prendere lezioni con le gemelle.

La moda non faceva per lui e le acconciature tanto meno visto il cespuglio che si trovava in testa.

Quelle erano le attività preferite di Mart e Dora.

Era arrivato a provare a leggere ma si era solo addormentato, segno che non era resistente quanto Remus.

Il ballo e la recitazione neanche visto che in quelle attività si trovavano bene solo rispettivamente Ombroso e Sana.

Era riuscito mediamente solo nel karate, un'arte babbana che Erik adorava.

Ma se ne era stancato in fretta quindi aveva concluso che solo il Quidditch era 

un'attività con la quale poteva davvero essere sé stesso.

Quindi afferrò velocemente la sua scopa da corsa e spalancò la finestra.

Fra le nuvole si sentiva davvero in pace.

Il vento gli scompigliava i capelli già ribelli e fischia nelle orecchie.

Ogni cosa appariva più piccola e meno spaventosa.

Sembrava tutto alla sua portata lassù.

Non si sentiva un minuscolo essere della terra.

Era nel suo elemento.

Scrutò il cielo e per un secondo desiderò una macchina fotografica per immortalare il tramonto che gli si parava davanti agli occhi.

Quell'insieme di colori caldi, accendeva un fuoco nel suo petto.

Il rosso,fuso col giallo, l'arancione, il viola e chissà quanti altre tonalità creava uno spettacolo che neanche il migliore fra gli artisti avrebbe potuto copiare o produrre.

Inspirò profondamente sentendo l'aria frizzantina nei polmoni.

Aveva trovato la sua vocazione.

Ma forse, voleva soltanto sentirsi dire che non era bravo solo a Quidditch.

C'era chi lo vedeva bravo solo a prendere un Boccino visti gli anni di allenamento ma in realtà lui quello sport ce l'aveva nel sangue.

La prima volta che aveva davvero volato, suo padre aveva liberato la piccola pallina dorata e lui l'aveva presa in solo mezz'ora.

Salire sulla sua scopa lo aveva convinto a non cercare la gioia in altro.

Lui stava bene così com'era.

 

 

 

Dora strinse fra le sue braccia il padre e svuotò velocemente la valigia.

In effetti sebbene la scuola fosse finita da un pezzo non en aveva avuto il coraggio.

Aveva paura che fosse solo una sua illusione e che avesse solo sognato quel magnifico anno ad Hogwarts.

Quel baule con tutte le sue cose era un modo per rimanere nella certezza che sì aveva conosciuto davvero tutti i suoi straordinari amici.

Ma ormai non aveva più paura.

Perciò aveva fatto il grande passo e svuotato il baule.

Si diresse verso sua madre che la attendeva seduta paziente davanti alla grande cassettiera della sua camera.

Cominciò ad acconciarle i capelli in trecce laterali, chignon, acconciature elaborate, da ricci li piastrava e viceversa.

Adorava acconciare i capelli agli altri.

Lei riusciva a cambiare i suoi capelli con molta facilità e così cercava di facilitare le cose anche agli altri.

Era nata così la sua passione.

Ci voleva una precisione e una pazienza che raramente dimostrava di possedere.

Eppure quando prendeva una ciocca di capelli e iniziava ad elaborare le acconciature il tempo e le difficoltà passavano in secondo piano.

Era solo lei e la sua grande passione.

Sua madre aspettava pazientemente che completasse la sua opera.

Sapeva bene che sua figlia cercava un po' di tranquillità in quella attività e se poteva esserle d'aiuto allora la aiutava volentieri.

Sebbene la infastidiva terribilmente essere sfiorata i capelli non si lamentava con la figlia che conoscendola cercava di essere il più delicata possibile.

Ted Tonks, invece, si era autoproclamato assistente personale della figlia e le smaniava attorno mantenendo phon, spazzole, bigodini, ferri e piastre.

Certo a volte infastidiva la figlia ma lei riusciva a mantenere la calma.

E poi amava quei momenti che trascorrevano tutti e tre assieme.

Erano momenti di pace che diventavano rari con il lavoro pressante che occupava entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Xavier scrutò con attenzione Alessia addormentata su uno dei triclinium del salotto.

Squadrò con sguardo critico il suo dipinto.

Stava cercando di riportare con precisione l'espressione serena dell'amica che per fortuna durante il sonno si muoveva raramente permettendogli di copiare il meglio possibile le espressioni della ragazza.

Scosse il capo vedendo imperfezioni dove non ce n'erano.

Il quadro era completato ma Xavier non era convinto.

Anzi fece per stracciare l'opera quando una mano lo bloccò.

-Perché vuoi distruggere un'opera così bella?Se Alessia lo scoprisse ti ucciderebbe a mani nude.-

Xavier si voltò verso la sorella Sana che scrutava interessata il ritratto della bruna addormentata.

-Mi sembra così infimo in confronto a lei.- sospirò Xavier.

-Infimo? Ma per favore! Alessia!- la svegliò la rossa.

La ragazza sopracitata si svegliò di scatto e fissò confusa i due amici prima di realizzare dove si trovasse.

-Oh Merlino che imbarazzo! Scusa Vier non volevo addormentarmi! Che sciocca!-

-Non importa Ale,Xavier non è arrabbiato anzi! Guarda che ha dipinto!-

Sana, prima che il fratello potesse fermarla, diede alla ragazza il suo quadro.

Lei lo fissò per un attimo sorpresa prima di alzare lo sguardo verso l'autore.

-Hai un talento incredibile Vier! Sono meglio del solito credimi! Sembro una creatura divina! Sei un portento!-

-È solo come ti vedo io!-

-Non credevo di sembrarti un angelo.- ribattè la ragazza fissando incantata il dipinto.

-Posso tenerlo? Ti prego!!!-

-Certo! Basta che non lo distrugge Terrorius! Ci ho messo due ore a farlo!-

-Tranquillo lo custodirò personalmente!-

Gli occhi di Alexis brillavano di una emozione che raramente si affacciava sul suo viso.

-Ale sembra che tu abbia visto il Paradiso.-

-Non puoi capire.- scosse la testa lei.

-Spiega allora-

-Sembro così perfetta in questo quadro, trasmetto una pace, una serenità dovuta anche al sonno che non avrei mai creduto d poter vedere in me-

-Ho cercato di dipingerti il più simile possibile alla realtà-

-Tu vivi in una realtà alternativa allora. Davvero grazie Vier!-

Sana che aveva seguito il discorso in silenzio si mise in mezzo.

-Lo voleva distruggere perché non gli sembrava reggere il confronto con la realtà-

-Se tu distruggevi questo quadro,e io lo venivo a sapere, saresti già morto-

Il rosso rise all'indirizzo delle sue amiche e depose il quadro in una scatola.

-Portalo a casa ma custodiscilo ok? Mi ci sono affezionato!-

Alessia scrutò il quadro.

Non lo avrebbe mai ammesso e anche con sé stessa ma Xavier era entrato troppo nel suo cuore.

 

 

 

Angolo Autrice:

*Entra a balzelli nascondendosi dietro una sedia presa all'occorrenza*

Ma ciao!

Come va?

A me non è andata bene in questi giorni.

Sono stata male, c'è stata un'allerta meteo qui a Napoli, e ho passato 4 ore dall'oculista per scoprire che ho un occhio pigro e uno miope ed astigmatico.

C'è anche stato un blocco dello scrittore peggio di quello che la Rowling ha avuto mentre scriveva La Camera Dei Segreti (ho letto questa notizia da una fonte attendibile fidatevi)

Sirius: Certo, certo ma ora passiamo alle cose importanti! Tipo la mia assenza.

Autrice: Hai ragione Sir ma volevo dedicare il capitolo ai Montella e alle passioni dei ragazzi quindi…

Sirius: potevi mettere me che disegnavo.

Autrice: Ma l'Autrice sono io perché devo dare retta a te me lo spieghi?

Remus: Rissa! Rissa! Rissa! Rissa!

Alexis: Stiamo assistendo ad un possibile scontro fra Alexis Victorie (questa Autrice che mi ruba il nome però…) e Sirius Black Malandrino per eccellenza

James: Preparate i popcorn

Alexis: Ma io voglio qualcosa di dolce.

Autrice: vedi ci sono i Ringo nel mobile.

Alexis . Sìììììììì!!!!!!

Sirius  Niente imbrogli mi raccomando!

Autrice: Che mi chiamo Piton io?

Piton: Ehi!

Autrice: La tastiera deficiente! La devi smettere di riempirmela di olio

* Piton sbuffa ma non tocca la tastiera*

Autrice: Che dicevo?

Sirius: Ci dovevamo sfidare!

Autrice: Ora che ci penso si è fatto tardi! Ciaooo!

*L'Autrice scappa a gambe levate*

Sirius: Vabbè gente ci sentiamo l'Autrice è fuggita perché…

Martina: Non voleva esplodere per mano tua come quando hai bombardato quella strada uccidendo 13 persone?

Sirius: Ancora??? È stato Minus! Chiedi a James!

James: Sì confermo è stato Sir…cioè volevo dire è stato Minus! Sì Minus come no!

Sirius: Io non ho ucciso nessuno!

*Sirius se ne va fra le risatine degli amici*

Un bacio

James, Martina, Remus e Alexis (gli unici rimasti)

 

P.s. *L'autrice sgattaiola vicino la tastiera*

Ho cambiato il nome delle vecchie storie

*Scappa di nuovo*

   
 
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