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Autore: Voglioungufo    09/11/2014    3 recensioni
SEQUEL DI "STRANE COSE QUELLE DI CUI PARLANO QUESTI INNAORATI"
Sono passati tre anni dalla fuga di Giorgia. Albus è troppo chiuso nella sua solitudine per notare i nuovi vicini mentre Lily è alle prese con una nuova e pericolosa amicizia facendo preoccupare James che ha gettato anima e corpo nel suo "lavoro" per dimenticare Dominique, in francia, e Fred, disperso da un anno.
Rose si sente inutile incapace di aggiustare la famiglia ormai spezzata, solo Scorpius riesce a capire a il suo dilemma e rincuorarla. L'unico lato positivo sembra il matrimonio tra Teddy e Victoire, peccato che la piccola Roxanne sia innamorata del metamorfusmago. Anche Luois non partecipa alla felicità della sorella troppo preso a custodire il suo segreto. Frank sembra aver abbandonato definitivamente i suoi amici
Nel frattempo il mondo sotterraneo inizia a tornare alla luce e la domanda sorge spontanea: riusciranno a difendersi dal Chaos e dal Delirium, o la storia sta per ripetersi?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaos or Delirium?'
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Cap.1
Il grigio cielo
**

You hit the drink, you take a toke

Watch the past go up in a smoke

Fake a smile, lie and say that,

You're better now than ever, and you life's okay

When it's not. No

(Yhe Script, Six degrees of separation¹)

12 Luglio 2025.
Casa Weasley-Granger.

Rose distesa a pancia giù sul suo comodo letto terminò la pagina di diario con uno svolazzo della piuma a causa della firma. La appoggiò sopra il quadernino azzurro ben attenta a non macchiare nulla con l'inchiostro corvino e appoggiò soddisfatta la testa sul cuscino guardando con gli occhi azzurri e sereni fuori dall'ampia finestra. Le rispose non altrettanto sereno il grigio cielo inglese le cui grandi nuvole minacciavano pioggia.

Sai che novità, sbadigliò leggermente stanca adocchiando l'orologio, mancava poco più di mezz'ora alla cena. Fece una smorfia ricordandosi che quella sera cenava da loro il suo ragazzo e che quindi avrebbe dovuto sorbirsi gli sguardi sospettosi di suo padre, Rose aveva ben pensato di lasciarlo pensare che la sua virtù fosse intatta per non scatenare il finimondo. Nonostante avesse diciannove anni la continuava a tenere sotto tiro come se ne avesse tredici e la cosa era piuttosto frustante. Sua madre invece sapeva tutto, era strano ma dopo il fatto loro due si erano avvicinate molto rispetto a prima, quando la considerava un modello da superare. Il fatto era tradotto con il giorno in cui Hogwarts era stata attaccata, Giorgia aveva deciso di abbandonare tutti e sua madre aveva perso l'uso delle gambe. Sì. Hermione Granger in Weasley era costretta da tre anni su una sedia a rotelle; era stata colpita da una maledizione, un sectusempra se non andava errando, alla base della spina dorsale e da quel momento le sue gambe si erano rifiutate di seguire gli impulsi nervosi. Scoprirlo era stato un shock, la Mente dell'Antico Trio, la Grande Donna che era riuscita a far approvare un sacco di leggi sull'uguaglianza, privata dall'uso delle gambe. All'inizio era stata frustante, ma pian piano aveva iniziato ad abituarsi a vederla girare per casa sulla carrozzina magica e nonostante ciò era stata la stessa donna piena di carisma. Il lato positivo era che Rose era riuscita ad abbassare la barriera che aveva creato durante l'adolescenza per 'proteggersi' dalla fama della madre e così aveva riallacciato un contatto di confidenza e fiducia totale.

Anche perché se rivela qualcosa a papà Scorpius è morto.

Chiuse con cura il suo diario mentre un sorrisetto le appariva sulle labbra, il solito sorriso che faceva ogni volta che pensava a quell'idiota del suo ragazzo. Se non ci fosse stato lui lei sarebbe finita di sicuro come Al, tutti quegli abbandoni l'avevano distrutta.

In primis quello di Giorgia che aveva odiato per un anno fino all'arrivo del video in cui spiegava il motivo della sua fuga e be', non ce l'aveva fatta a non perdonarla. Però la sua scomparsa aveva lasciato un vuoto, il settimo anno era stato duro senza nessun da dover svegliare con un aguamenti.

Per secondo l'abbandono di Dominique con la sua brillante idea di finire la scuola in Francia e cercare lavoro nel medesimo continente. Lei che odiava la Francia e amava la sua adorata Inghilterra non aveva esitato ad afferrare al volo la prima occasione di abbandonare tutti e andare in un posto lontano da tutta quella storia. Un po' la capiva, anche Rose aveva meditato a lungo di andarsene ma non lo aveva fatto per Al e la sua famiglia. E Scorpius, naturalmente.

Poi era stato Fred a sparire letteralmente nel nulla, nessuno sapeva dove fosse da più di due anni.

E ovviamente Al, benché fisicamente fosse lì con loro con la testa era alla ricerca di Giorgia. Per ben tre mesi si era rifiutato di parlare, vedere qualcuno o fare qualsiasi altra cosa. Solo l'intervento di una psicomaga lo aveva fatto riprendere.

Be', anche Rose aveva fatto qualche seduta prima che la congedasse consigliandole di tenere un diario dove poter fare ordine tra sue pensieri e calmarsi. Il problema era stato quello, la rossa aveva così tante cose da dire, così tanti pensieri e parole da non poter dire da accumularsi e mandare in sovraccarico il suo cervello facendole sfiorare la schizofrenia. Grazie a Merlino un intervento tempestivo l'aveva riportata nel lume della ragione. A volte ci pensava e si sentiva una stupida bambina di quattro anni. Le persone avevano avuto problemi di questo genere sempre quando c'era Voldemort e non tenevano di certo uno stupido diario personale; alla fine era questo a terrorizzarla, rendersi conto che la storia poteva ripetersi con un'altra guerra e altri stragi quando loro non erano pronti. La popolazione si era abituata alla pace e per quanto lei da bambina avesse desiderato essere un eroina e combattere maghi oscuri tutte quelle storie erano, appunto, solo storie raccontate la sera in un luogo sicuro. Quella realtà, quel dolore non li aveva mai sfiorati, era stato solo raccontato ma mai provato. Insomma, non era pronta a guardare i necrologi terrorizzata all'idea di vedere il nome di un amico assassinato, non doveva preoccuparsi di morire o perdere le persone care; una ragazza come lei doveva solo preoccuparsi che il proprio genitore non castrasse il proprio ragazzo.

Un forte crack provenne dal piano inferiore con annesse varie imprecazione.

“Malfoy! Togliti dalla mie scarpe!”

“Sissignore”

“Ma si può sapere chi ti ha dato la patente per materializzarti?!”

“Non lo so, ma sospetto che fosse ubriaco”

Rose alzò gli occhi al cielo al pensiero che quella sera sì, avrebbe solo dovuto preoccuparsi a tenere il padre lontano da Scorpius e tutti avrebbero finto che andava tutto bene mangiando del pollo fingendo che niente andasse male. Per ancora una sera loro erano una famiglia normale e nessuna guerra minacciava quella meravigliosa quiete familiare in quella nuvolosa sera.

 

**

Casa Potter.

“E' pronto in tavola!” Gridò Ginny dalla cucina verso le altre stanze. Le rispose solo la risata cristallina di Lily già a tavola intenta a legarsi i baffi. Davvero, sembrava di vivere in un mortorio in quella casa.

“Potter, la cena!” urlò più forte sperando che almeno uno dei tre uomini con la sindrome dell'eroe tragico di decidesse a dar retta allo stomaco.

Il primo, a rigor di logica, fu James che fece la sua entrata in scena con un borbottio che doveva per forza c'entrare sull'esame del Corso Auror che avrebbe tenuto ad Agosto. James era cambiato in quei tre anni, e tanto al punto da renderlo irriconoscibile. Certo, per l'aspetto restava il solito ragazzo con le spalle larghe e i capelli ricciuti, ma sorrideva meno spesso e aveva perso quella scintilla di ingenuità che aveva portato la maggioranza ad appellarlo 'l'idiota'. Quando aveva finito la scuola tutti si erano aspettati che finisse in qualche squadra da Quidditch e invece, nonostante ci fossero state parecchie richieste, aveva deciso di intraprendere la carriera Auror per aiutare Giorgia a far fuori maghi oscuri, testuali parole.

In ogni caso il suo appetito era rimasto invariato e bastava l'odore dello stufato a farlo fiondare in cucina.

Spazientita guardò fuori della cucina, far uscire gli altri due Potter non sarebbe stato altrettanto facile. Il marito, Harry, l'uomo-meraviglia Salvatore del mondo magico era troppo impegnato a cercare Fred e Giorgia, senza contare i tentativi di catturare i Deliranti. Era impossibile smuoverlo dalla sua posizione. A Ginny avrebbe voluto intervenire ma non poteva, non dopo quello che era successo ad Hogwarts e la conseguente legge di escludere qualsiasi civile dall'azione. Ora tutto era sgreto e la risposta standard di Harry in quel periodo era “Il solito”.

Per quanto riguardava il secondogenito, Albie era troppo impegnato a fare il Didone maschile in attesa dell'Enea femminile. Era tutt'ora convinta che abbandonare le sedute della psicomaga non era stata una buona idea, specialmente perché anche dopo due anni dalla fine di Hogwarts era chiuso nel suo anno sabbatico e non sembrava intenzionato a terminarlo.

Spazientita si alzò pronta a trascinare a cena i due ma si scontrò con Harry,

“Era ora!” sbottò incrociando gli occhi del marito.

“Sono tanto in ritardo?” chiese quello spalancando i suoi occhi verdi come un rospo in salamoia. Davvero ogni volta che ci pensava voleva sprofondare a terra.

Quanto ero stupida.

“Dici?” fece comunque irritata e spedendolo al suo posto con una leggera pacca “Albie, conto fino a tre e dopo ti vengo a prendere con un levicorpus!” si rivolse poi alle scale con tutto il fiato che aveva in gola.

“E' Al!” gridò il figlio in risposta mentre sentiva il chiaro segno della porta della sua stanza che si apriva.

Lo guardo con uno sguardo contrariato quando fece la sua comparsa in pigiama e i capelli sconvolti.

“Di' un po', ma ti sei cambiato da 'sta mattina almeno?”

Quello non si degnò nemmeno di rispondere mentre si sedeva a suo posto e prendeva la caraffa d'acqua. Ginny non riuscì ad evitare lo sbuffo mentre si sedeva a tavola.

“Allora” tentò coraggiosamente Lily dopo qualche secondo di silenzio “come è andata la vostra giornata?”

 

 

La sua famiglia era così noiosa e triste, per fortuna c'era lei a riempire tutti quei vuoti con le chiacchiere, un'arte in cui lei eccelleva particolarmente. Lily a volte aveva davvero l'impressione di essere l'unica luce di socialità in quella casa di matti e no, non stava esagerando. Al stava esagerando in quella sua interpretazione da innamorato abbandonato, non conosceva nessuno più egoista di lui. Com'era possibile che con la sua fissazione a ignorare tutti faceva stare male la mamma e il papà?

Grifondoto, puff, a Serpeverde doveva metterlo il Cappello.

Soffiò sopra le unghie appena laccate con lo smalto rosso in attesa di un gufo di Roxanne, non la vedeva da una settimana e le mancava un'amica con cui lamentarsi della sua famiglia da tragedia greca, se solo non avesse terminato il credito dello smartphone ora non starebbe aspettando un vecchio e decrepito gufo.

Viva la Babbanificazione!

Non vedeva l'ora che arrivasse il compleanno del papà per poter andare alla tana e rivedersi con i cugini per fare qualcosa di divertente. Le gite alla tana erano una benedizione divina, gli unici giorni in cui si fingeva che andasse tutto bene.

Che poi lei non aveva capito nulla, sapeva solo che Fred e Giorgia avevano avuto la brillante idea di abbandonare tutti e mandare il Clan nel caos totale. E quella situazione stava andando troppo per lunghe, Lily si era stufata. Non vedeva l'ora di andare ad Hogwarts, nonostante i M.A.G.O. per poter dimenticare tutta quell'orribile faccenda.

Annoiata con un colpo di bacchetta sistemò una sbavatura dello smalto. Ecco, era questa la parola che la descriveva pienamente in quel periodo.

Annoiata.

Se solo fosse accaduta qualcosa che spezzasse quella monotonia portando un po' di coloro in quel cielo stupidamente grigio...

**

Casa Weasley-Jhonson.

Roxanne finì di leggere la lettera della sua migliore amica ridacchiando, Lily e le sue manie di protagonismo non sopportavano quella tensione e quella calma. Rox la capiva, anche se dal canto suo il problema era il non sapere. Erano passati due anni da quando aveva visto Fred l'ultima volta e questo le faceva venire un groppo in gola ogni volta. Le mancava con tutta sé stessa, lei era abituata fin dalla nascita ad aver quella testa di carota a correre per la casa come un piccolo tornado e lei che cercava di gattonargli dietro per imitarlo. Il rapporto che aveva avuto con il fratello era diverso da quello che vedeva tra Rose e Hugo, Lily e James, loro erano molto uniti tanto che da piccola lo aveva reso il suo confidente senza tante cerimonie, lui era il cavaliera bianco che la difendeva dai draghi della soffitta buia. Ovviamente quel legame si era spezzato quando era arrivata Giorgia-Sono-Fantastica-Adoratemi-Flox e no, non la considerava affatto una Weasley, la detestava troppo per considerarla una di famiglia. Punto primo aveva preso il suo posto come migliore amica del fratello e da quando era arrivata sconvolgendo tutte le loro vite Rox era passata di secondo piano; punto secondo, ci scommetteva la bacchetta che Fred fosse sparito per causa sua.

Quindi la odiava, fine della storia. In realtà di persone ne odiava parecchie ma adesso stava divagando e il suo unico pensiero era quello di dare una risposta decente all'amica. Si lisciò distrattamente una ciocca di capelli color mogano rendendosi conto che doveva sistemare i suoi capelli, troppe doppie punte.

Be', poteva parlare di quello nella lettera, chiedere a Lily se aveva voglia di accompagnarla da un parrucchiere, possibilmente prima del compleanno dello zio Harry visto che sapeva che ci sarebbe stato anche Teddy e lei voleva essere meravigliosa. Senza rendersene conto sorrise sognante al pensiero del metamorfomagus, avrebbe potuto scrivere quello, di quanto fosse fantastico che dopo che Ted tornasse dalla Francia dopo tutto quel tempo, era una vita che non lo vedeva.

Fantastico Teddy.

Peccato che l'amica odiasse quando partiva per la tangente Teddy dimentica che il sudetto fosse un uomo adulto fidanzato e lei una ragazzina con il complesso del principe azzurro. Ma lui era bellissimo, non poteva farci niente.

Evitò comunque di parlare di lui per non annoiare Lily, di sicuro lo sapeva già visto che zio Harry era il padrino.

Scrisse così dell'intervento immediato che necessitavano i suoi capelli pregandola di fare una ricarica perché davvero, i metodi tradizionali magici erano così lenti!

Aggiunse poi frettolosamente che papà e lo zio Fred stavano proggettando dei nuovi tipi di fuochi d'artificio magici per la gita alla tana e lei non stava più nella pelle per la voglia di provarli.

Terminò il tutto con la sua firma e cuore, dicendole di farsi forza. Aspettò qualche secondo guardando la foto con sua madre in un campo da Quidditch che teneva sulla scrivania prima di arrotolare la pergamena, alzarsi e dirigersi verso la sua civetta bianca, Venus.

Fischiò mostrandole la lettera e quella andò ad appollaiarsi sul suo braccio stringendo la carne con gli artigli, trattenne la smorfia al dolore che si era abituata a provare, quella era una civetta dispettosa.

“Portala a Lily e resta lì finché non ti risponde”, le ordino mentre quella le tendeva diligentemente una zampa. Venus fischiò e volò fuori dalla finestra aperta pronta alla consegna.

Roxanne rimase qualche secondo a stiracchiarsi davanti alla finestra osservando le prime gocce di pioggia scendere dal cielo inglese.

 

**

 

In qualche luogo della Cornovaglia.

Nemmeno il lampione illuminava la via calpestata da sei duri stivali di cuoio, la luna era nascosta dalle nuvole e una leggere pioggerella aveva iniziato ascendere scivolando su un mantello così nero da confondersi con l'oscurità circostante. Ma al ragazzo andava bene la mancanza di luce, lui si muoveva nell'ombra da quando era stato trovato e rinato, da quando aveva avuto l'occasione di far parte di qualcosa di più grande di lui, Qualcosa di così bello e pericoloso da fargli provare brividi su tutto il corpo ogni volta che ci pensava. Era la sua vocazione, la sua missione in quella altrimenti vuota vita terrena.

Lui era la Spia, il soldato che si mescolava nella notte capace di diventar lui steso un ombra e conoscere i più sporchi e profondi segreti di chiunque. Spia, era questo il suo nome ormai, l'altro lo aveva dimenticato da tempo immemore, cancellato dal sangue del suo primo omicidio. Il primo, ma non l'ultimo.

A volte bisogna fare dei sacrifici per raggiungere qualcosa di più Grande.

Gli era stato ripetuto fino alla nausea ed era stata l'unico pensiero confortante quando era piccola e ingenuo e dormiva solo nella notte. Ora della notte aveva fatto la sua casa e quella era una formula alla quale rispondere ogni volta che calava la spada, un rito. Aveva fatto tanti sacrifici e sopportato tanto dolore ma sembrava che finalmente l'ora fosse giunta.

La Spia fissò la figura della casa che gli si stava difronte facendo tornare nella via il totale silenzio. Con un cenno rassicurante del capo si affrettò a varcare la porta, era la prima volta che Lei stessa lo convocava e non sapeva dire se fosse un bene o un male.

La stanza era sporca e disordinata completamente avvolta nell'oscurità ma i suoi occhi ben allenati potevano scorgere delle scale. Senza esitazioni le prese andando al piano superiore. La fioca luce delle candele illuminava il corridoio fino a una stanza dalla quale sentiva il camminare di alcune persone, quattro di sicuro. Due dovevano essere molto grosse e alte a giudicare dalla pesantezza dei passi, probabilmente dele guardie del corpo; riconobbe la camminata regolare del Capitano, il suo capo, e poi quello più leggero ed aggraziato di una donna. Doveva essere Lei per forza.

Calò il cappuccio dal capo prendendosi qualche secondo per far scivolare via dal viso qualsiasi emozione per restare controllato come una maschera. Alcuni riccioli biondi gli scivolarono sugli occhi scuri e lui li cacciò via con un gesto della mano, tutto nel suo aspetto era ordinato e nulla fuori posto; sembrava che perfino gli zigomi quadrati fossero stati messi per dare una maggior impressione di controllo. Ma era un viso troppo giovane per un assassino.

Rigido bussò alla porta e rimase in attesa. Ad aprire fu uno di quelli che immaginò essere una guardia del corpo, grande e grosso come un gorilla e una scintilla di ottusità nello sguardo.

“Chi sei?” lo apostrofò duramente.

“E' il nostro uomo, lascialo entrare”, rispose laconico il suo Capitano da dietro le spalle del bestione. Questo si sostò lasciandolo entrare sotto uno sguardo diffidente, si trattenne dal guardarlo con superiorità e proseguì senza lasciare che nessun muscolo segnalasse il suo stato di agitazione. Le altre tre figure erano in piedi attorno a un tavolo, solo i due uomini lo guardavano, la donna era troppo impegnata a studiare una cartina sul tavolo.

“Ragazzo mio”, disse il Capitano tendendogli una braccio benevole invitandolo ad avvicinarsi. Era un immortale piuttosto vecchio, sotto gli occhi aveva molto rughe e una leggere barba bianca gli copriva la parte inferiore del viso. Gli occhi erano freddi, intelligenti e calcolatori. Come lui era vestito interamente di nero fatte eccezione per la cintura rossa e gli alamari argentati che contraddistinguevano il grado.

“Fatto buon viaggio?” continuò e lui annuì rigidamente troppo impegnato a fissare la donna. Aveva ricci capelli color miele lucenti che scendevano coprendo parzialmente il viso dolce serio per la concentrazione. Nonostante non lo stesse guardando negli occhi lui sapeva che il colore dei suoi occhi fosse dello stesso colore del sangue, tra i soldati minori c'era la leggenda che un tempo fossero dorati come l'oro e per questo li avesse barattati con il Diavolo per l'immortalità. Le solite sciocchezze.

“Avvicinati”, tagliò corto la donna, Tosca Tassorosso. La Spia ubbidì.

“Gli Auror ci stanno dando parecchio filo da torcere, per colpa di Fred Weasley sono riusciti a trovare ben tre nostre basi. Se va avanti di questo passo potrebbero raggiungere il cuore della nostra missione molto più velocemente di quanto avessi calcolato e noi abbiamo bisogno di tempo. Né il Delirium né il Chaos sono rintracciabili” si fermò dopo avergli riferito la registrazione. Lui non poté non trattenere il moto di orgoglio che lo investì al pensiero che lo stavano mettendo a parte dei segreti, per di più la stessa Tassorosso, il Generale supremo.

“abbiamo bisogno di più tempo, dobbiamo conoscere più a fondo il nostro nuovo nemico. Li abbiamo sempre tenuti fuori dall'equazione e ignorato senza capire quanto fosse potenti e abili nel mettere i bastoni tra le ruote. Non faremo ancora lo stesso errore”.

La Spia ubbidì, si aspettava una cosa del genere. Spiare i più potenti nemici era il suo lavoro.

“Il Salvatore del Mondo Magico ha tre figli, lo sapevi?”

...e questo casa c'entra?

Si apprestò comunque a rispondere con segno di assenso.

“Dobbiamo sorvegliare i Potter ma non nella maniera tradizionale” e dicendo questo passò una foto verso di lui gettandola sul tavolo.

La Spia la prese non capendo dove volesse andare a parare. Stava ritratta una ragazza dai lunghi capelli rossi tiziano con uno sguardo civettuolo e malandrino, ridacchiava felice davanti all'obbiettivo mostrando una fila di denti bianchi; indossava una camicetta bianca e una gonna che le stringeva la vita sottile. In complesso era molto carina, per quanto ne capisse lui di queste cose.

“Non capisco”, ammise poi dopo un lungo silenzio.

“Non capisci? Eppure è semplice” lo guardò impassibile “devi sorvegliare i Potter come amico dei suoi figli. Al momento i maggiori sono impegnati, ma la più piccola frequenta ancora Hogwarts e voglio che tu ti avvicina a lei, voglio che tu le sia amico. Stiamo organizzando un trasloco accanto alla casa dei Potter, andrai a vivere lì fino a Settembre quando andrai alla Scuola di Magia. Abbiamo già organizzato tutte le carte false” terminò.

La Spia continuò a fissare con la bocca secca la foto. Lui il grande maestro dell'ombra doveva fare da confidente a una stupida ragazzina?!

“Mi sei fedele, ragazzo?” la domanda della donna lo prese in contropiedo facendolo rispondere meccanicamente:

“Fino alla morte”.

“No, non mi interessa la tua vita. Mi interessa la tua anima” Lo guardò fieramente, “Fai in modo che i Potter si fidino di te e noi li attaccheremo al cuore. Non sapranno mai cosa lì ha investiti. Questo è un ordine!”

La Spia annuì, mettendo la foto all'interno di una tasca di un mantello quando venne congedato. Fece per uscire ma la voce di Tassorosso lo fermò ancora una volta.

“Dimenticavo, Spia. Riprenderai il tuo antico nome, non avevamo tempo di inventarcene uno”.

La Spia bloccò sul nascere l'espressione di rabbia che stava nascendo e cercando di restar neutro ubbidì un'ultima volta e uscì dalla stanza.

Solo fuori dalla casa e a debita distanza ebbe il coraggio di ringhiare. La pioggia continuò a scendere beffarda dal cupo cielo mentre lui sfogava la sua frustazione all'idea di dover riprendere i panni di Aleksander Romanoff.

 

 

 

NDA

Ed ecco qui il vero primo capitolo.

Oltre all'ultima parte non succede nulla, lo so bene, è solo un altro capitolo introduttivo per spiegare la situazione.

Nel prossimo Al e....Fred! Finalmente sapremo che fine ha fatto quell'idiota. Spero che ormai abbiate capitò cos'è in realtà, ma vedrete che tutto verrà spiegato più avanti.

Adios!

 

Ps, riusciamo a raggiungere un bel numeretto di recensioni?

1. La canzone sfondo di questo capitolo è questa.http://www.google.it/url?url=http://www.youtube.com/watch%3Fv%3DFCT6Mu-pOeE&rct=j&frm=1&q=&esrc=s&sa=U&ei=tURfVNL3Gc3paPGVgbAN&ved=0CBUQtwIwAA&usg=AFQjCNHL4oB1zzymm_4xt23L6WvjYiQz5g

   
 
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