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Autore: _Dayana_    09/11/2014    1 recensioni
Storia e alcune frasi ispirati al film “ Abbandonata dal destino”
Attenzione contenuti forti!
Volevo veramente bene a mia madre.
Lei era tossico dipendente.
Alcolista.
Era diventata quasi cieca e godeva di un sussidio.
Era schizzo frenica.
Però io non ho mai dimenticato che mi amava, anche se si faceva.
Continuamente.
Continuamente.
Continuamente…
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il mattino seguente mi svegliai in un soffice letto. Le lenzuola erano candide e morbide così come una coperta arancione sopra di esse.
Mi misi a sedere e mi guardai intorno.
Ero circondata da muri bianchi e non più da cassonetti della spazzatura, guardai in alto, c’era un bellissimo lampadario azzurro e non più le stelle che mi facevano da soffitto.

-Sto sognando, è impossibile…-
Mi tolsi di dosso le coperte con estrema lentezza, quasi per paura di romperle. Una volta in piedi mi accorsi di una sedia con sopra dei vestiti nuovi.
C’era un biglietto.
Buongiorno! Scusami se durante la notte ti ho portata qua senza avvertirti, spero comunque che troverai la casa di tuo gradimento.
Oh, quasi dimenticavo, i vestiti sono per te. Li ho comprati tre giorni fa, certo non sono vestiti firmati ma spero comunque che ti piacciano.

M.

-Michelangelo, quanto sei dolce- disse sorridendo davanti ai bellissimi vestiti.
Rilessi poi il biglietto per paura di aver saltato qualcosa di importante.
-Aspetta, casa?-


Non feci in tempo a elaborare altri pensieri che sentì bussare alla porta.
- Litz? Posso entrare?-
-Si, certo-
Michelangelo fece la sua comparsa nella stanza, gli sorrisi
-Bhe? Non ti cambi? Non ti piacciono i vestiti? Posso prendertene altri se vuoi-
Non gli diedi il tempo di dire o fare altro che mi buttai letteralmente su di lui abbracciandolo.
-Grazie Michelangelo- dissi piangendo, affondai il viso tra la spalla e il collo e iniziai a piangere come una bambina
-Hei, perché piangi?- ricambiò il mio abbraccio


Solo allora mi accorsi che lui non era vestito…
Mi staccai un po’ imbarazzata per questo e per essermi lasciata andare così troppo
Michelangelo capì all’istante, quasi avesse letto nei miei pensieri e scoppiò a ridere
-Litz! Non sono nudo!-
-Oh…eh…io…- arrossì come un peperone
-Questa è la mia “ forma normale”- disse virgolettando con le dita l’ultima parola
-Si, certo… solo che ti avevo visto vestito ieri…-

Rise più forte mentre io arrossì ancora di più


-Quando sono in giro certo, quando invece so che nessuno potrà vedermi tolgo il mio costume-
-Scu…scusa-
-Sta tranquilla, dai cambiati dopo raggiungimi in cucina…-
Fece per andarsene quando si fermò e si voltò di nuovo
-Oh, Litz?-
-Si?-
-Cosa ti piace mangiare?-
-Bhe, anche un semplice pezzo di pane può andare…-
-Scherzi vero? Dai vestiti che ti preparerò una colazione con i fiocchi-
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Venti minuti dopo ero pronta.
Mi ero fatta un bel bagno caldo, mi ero messa in ordine i capelli dorati che, anni senza aver incontrato una forbice, arrivavano fin quasi il fondo-schiena e mi vestì con i nuovi indumenti.


Leggings grigi con delle decorazioni nere, sembravano quasi jeans.
Una camicetta bianca e una felpa grigia e verde sulle spalle.
Mi accorsi poi di un paio di stivaletti neri…

-Michelangelo aveva parlato di vestiti non di stivaletti-
Non li indossai.
Scesi in cucina, non ci misi molto a trovarla, seguì il delizioso profumo che arrivava fino camera “mia”
Mi schiarì la voce e Michelangelo, alle prese con quella che doveva essere una frittata, si girò e mi guardò.


-Wow!-
Arrossì, poi la sua espressione cambiò non appena vide i miei piedi scalzi…
-Emh, percaso hai trovato degli stivaletti?-
-Si…-
-Non ti piacciono?-
-No, sono molto belli-
-E perché non li hai indossati?-
-Perché credevo non fossero per me…-
Michelangelo mi sorrise

-La colazione è pronta, sarai affamata-
Annuì con la testa.
Ci sedemmo in tavola e mangiammo.
-Ti piace la casa?- mi chiese all’impprovviso
-Si-
-È tua se vuoi-
Per poco non mi strozzai con un pezzo di pane
-Cosa c’è?-
-Mia, ma sei pazzo? Non potrei accettare-
-Perché no?-
-Perché non riuscirei a pagarla-
-Oh tranquilla, so che non hai soldi o cibo o vestiti nuovi se non questi… quindi ti prenderò io ogni cosa -
Lo guardai stranita
-Cosa?-
-Nulla, non ho più fame…- mi alzai da tavola e me ne andai.
 Michelangelo mi raggiunse poco dopo
-Ho detto qualcosa di male?-
-Non voglio vivere sulle tue spalle, so cavarmela benissimo da sola!-
-Che vuoi dire?-
-Che non mi serve il tuo aiuto!-

Michelangelo arretrò dispiaciuto
-Non volevo farti arrabbiare…-
Scoppiai in lacrime e due braccia mi avvolsero. Due braccia verdi.
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*Quella sera*
-Guarda una stella cadente-
-Esprimi un desidero Litz-
Eravamo sul tetto della casa, che da quello che ho capito,la proprietaria era una certa April, distesi su un tappeto rosso
Chiusi gli occhi poi gli riaprì
-Cos’hai desiderato?-
-Non posso dirtelo, altrimenti non si avvera-
-Sai anche io ho desiderato una cosa…-
-Ah si?-


Michelangelo fece cenno di si con la testa
-Allora?-
-Non posso dirtelo altrimenti non si avvera- mi fece la linguaccia
Sospirai
-Ho desiderato di riavere la mia famiglia- mi misi a sedere Michelangelo mi imitò.
-Vedi mia madre è ammalata di AIDS e sta morendo, come ti ho già detto ieri, si è trasferita dal nonno…-


Michelangelo non proferì parola, continuò a guardarmi con i suoi occhi azzurri.
Com’erano belli
-Io non ci sono andata, lui violentava mia madre quando questa era solo una ragazzina… ma lei non ha avuto scelta, abbiamo perso la casa se così si può chiamare…-
Una lacrima scese dal mio viso
-Mio padre è in un rifugio per poveri e mia sorella, Lisa, si è trasferita, non so neanche dove.
-Ti prometto Litz, che tua madre guarirà e che riavrai la tua famiglia-
-Come fai a dirlo?-
-Perché l’ho desiderato anche io-


Gli sorrisi, lui mi asciugò con un dito una lacrima che si era fermata sulla mia guancia
-Ho desiderato questo e un’altra cosa..-
-E cosa?-
Si avvicinò, accadde tutto in un attimo. Le sue labbra sulle mie.
Ci baciammo sotto un cielo stellato.
Sembrò quasi che si fossimo isolati dal mondo. Il rumore delle macchine scomparì, il vocio delle persone era solo un ricordo lontano.
C’eravamo solo noi due.
Noi due e nessun atro.
Capì in quel momento che dovevo fare una scelta: potevo arrendermi a quello che capitava e vivere una vita creandomi degli alibi, oppure potevo fare uno sforzo; potevo fare uno sforzo e rendere la mia vita migliore!
   
 
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