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Autore: Mikirise    09/11/2014    4 recensioni
Perché Black Star, che ci crediate o no, diventerebbe anche un cantastorie, per un amico.
Anche se non sa la differenza tra tragedia e commedia...
{1 tragedia per 2 commedie, that'sthe way! Mezzo AU}
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Romaka e Giusoul

Ossia quando Black Star si mette in testa di raccontare una storia

IV Atto : Dove gli esseri umani poco comprendono


“Amo ancora e più non amo,
Sono matto e non son matto”
~Anacreonte






"Ti è salita la febbre" decretò Black Star, toccando la fronte dell'amica "Dovresti riposare un po', Maka"

"Sto già riposando"

"E prendere le medicine"

"Le mie difese immunitarie possono farcela da sole. Basta credere un po' in loro." ribattè la ragazza, troppo debolmente per essere convincente. Sentiva il suo corpo sempre più pesante, ma non per questo si sarebbe addormentata, non in presenza di Black Star. Ricordava anche troppo bene lo stato del suo viso, l'ultima volta che era stata indifesa in sua presenza. E comunque, addormentarsi le sembrava una maniera di arrendersi. Voleva essere sveglia, quando Soul sarebbe tornato a casa. "Tu credi nelle mie difese immunitarie? " chiese stupidamente, affondando tra le lenzuola blu.

Black Star alzò un sopracciglio "A sapere cosa sono!" sbuffò, quindi, facendo in modo che la bionda sorridesse debolmente. "Ma penso che lo sciroppo lo dovresti prendere" continuò, facendo spuntare da sotto il letto uno sciroppo per la tosse. Non aveva notato che Soul, incredibilmente, l'aveva lasciato sopra il cassetto di Maka, dimostrando un'ottima capacità organizzativa per far fronte a tutti i capricci della ragazza e convincerla a seguire le prescrizioni del dottore.

Maka girò la testa da un lato e dall'altro del cuscino, emettendo dei lamenti spezzati e facendo scomparire le labbra, nell'intento di chiudere ermeticamente la bocca.

"Dai, Maka. Non fare la bambina" sbuffò lui, aprendo lo sciroppo. "Se non prendi lo sciroppo, mi alzerò da questo letto, uscirò da questa stanza, spegnerò la luce e ti lascerò morire da sola. Ma proprio sola, sola, sola, sola, eh. E non saprai mai com'è andata a finire la storia di Giusoul e Romaka." ricattò con fare indifferente, mentre porgeva alla ragazza lo sciroppo. Ricordò che era lo stesso modo in cui la ricattava Kami, quando era piccola, solo che lei aggiungeva E chiuderò per bene le finestre, così Black Star non potrà venirti a fare compagnia. Era un modo per dire al bambino, nascosto tra gli alberi davanti alla finestra di casa, che lo vedeva perfettamente... beh, non che Black Star sapesse nascondersi per bene, faceva sempre troppo rumore e gridava la sua posizione a tutti... questo perché lui non era un codardo e non aveva bisogno di nascondersi!

Maka sbuffò, bevendo la sua medicina. Black Star si ritrovò a dover sperare che non decidesse di sputargliela in faccia, come faceva sempre, ma la ragazza fu abbastanza considerata, e la ingoiò in pochi secondi. "Ti odio" mormorò lei.

"Oh, tu lo sai che non è vero" sorrise lui, soddisfatto.






"Sei l'essere più bello, perfetto, intelligente, delicato e simmetrico che io abbia mai visto" delirava Kidurzio, attaccato al gomito di Romaka, che cercava di scacciarlo via con le ginocchia.

"E lasciami" sbottò lei, dimenando il braccio inutilmente.

Era da quando si erano svegliati che Kidurzio continuava a dire quelle cose a Romaka, con gli occhi a forma di cuoricino e un'insistenza maniacale per stare al fianco della bionda, mentre lei cercava di raccogliere bacche, rami secchi e cacciare animali con un braccio solo.

All'inizio Giusoul aveva alzato un sopracciglio, vedendo lo strano comportamento dell'amico, e, aveva ammesso, aveva sentito il morso della gelosia prendere il controllo su di lui. Poi, però, Romaka gli aveva sorriso in un modo così speciale ed intimo, da ricordargli le promesse fatte il pomeriggio in cui lei si era fatta avanti, baciandogli dapprima solo la guancia destra ed arrivando al lato della bocca, e gli aveva detto che pensava di aver trovato il suo Vero Amore, in lui.

Ricordando questo, e la faccia di Romaka mentre borbottava frasi senza senso prima di poter dire che lo amava, si era sentito stranamente sicuro dell'amore di lei, ed aveva iniziato a ridere delle attenzioni di Kidurzio per la bionda che, per risposta ad ogni invadente gentilezza, sbuffava, cercando di allontanarsi dall'amico.

"Sposiamoci" disse allora Kidurzio, consapevole di essere sotto gli occhi non solo di Romaka, ma anche dei due cugini Evanseti, che stavano accendendo il fuoco, a pochi passi da lui. Tebaliz sbuffò nello stesso momento in cui lo fece Romaka e fece segno a Giusoul di lasciarlo perdere, il moro, ché era impazzito.

La teoria della bionda Evanseti era che le bacche del bosco avessero dato alla testa di Kidurzio.

Ci è andata vicino, aveva pensato Pattuck, godendosi la scena dal suo albero, mangiucchiando le noci rubate dalla tana dello scoiattolo smemorato.

"Merda, Kidurzio, mi hai fatto scappare quel cazzo di scoiattolo!" aveva imprecato poco elegantemente Romaka.

"Le parole!" gridò dalla sua postazione Giusoul, che iniziava a spazientirsi per esser riuscito a ottenere solo fumo e niente fuoco dai suoi rami secchi.

Romaka si grattò la testa con forza, per scaricare il nervosismo che non poteva gridare in mezzo ai boschi.

"Io te le lascerei dire, le parolacce. Sei adorabile quando sei arrabbiata."

"Sì, sì" rispose irritata la bionda. La teoria di Romaka su Kidurzio era che l'amico volesse innervosirla, come tante volte aveva fatto, insieme a Black Volio, durante i loro pomeriggi di caccia.

Chissà per quale motivo gli piaceva così tanto metterla in imbarazzo in quel modo. E non solo lui, anche Black Volio amava particolarmente farle perdere le staffe e Giusoul, in poco tempo, era diventato il campione assoluto nel farla arrabbiare per niente. "Senti," disse quindi, cercando di mantenere la calma per non dargliela vinta "potremmo dividerci per andare a cacciare qualsiasi cosa ci sia in questo bosco. È strano. Questi alberi... non li ho mai visti in vita mia. Non sembra che ci troviamo vicino a Death Verona. Sembra un luogo esotico. Queste piante non crescono qui, in Italia, e..."

Kidurzio la prese per la vita, avvicinandola con un solo gesto.

In quel momento, Romaka vide un ramo cadere davanti ai suoi occhi, nel posto in cui, pochi secondi prima, lei si trovava, troppo presa dalle sue confabulazioni per ascoltare i rumori del bosco e di pericolo che aveva imparato a percepire da quando era piccola e Sid, per la prima volta, l'aveva portata a caccia.

La bionda si diede della stupida, mordendosi un labbro, e Pattuck, in cima agli alberi, si portò una mano al petto, cercando di calmare il suo cuoricino folletto; perché quel ramo si era spezzato sotto il suo peso, quindi non solo aveva rischiato la vita, ma era stata ad un passo così dall'essere scoperta e non poter più godere delle sventure di quei quattro ragazzi.

"Devi stare più attenta, Romaka" sussurrò Kidurzio all'orecchio della ragazza, che solo in quel momento si rese conto della vicinanza intima dell'amico. Se si fosse girata, le loro labbra si sarebbero trovate in un bacio quasi casuale. Non ci fece molto caso, comunque, visto che, in quella posizione, si erano ritrovati migliaia di volte e senza mai alcuna malizia.

Romaka stava per allontanarlo, con una pacca gentile ed uno "Stupido" che voleva dire Grazie per avermi salvato la testa, ridendo, quando una pietra, lanciata dalla mano di Giusoul, colpì la spalla di Kidurzio.

L'albino se ne stava lì, seduto davanti al fuoco finalmente acceso, con un ghigno ed un altro sasso in mano. "Sai, amico," disse con calma "Romaka è già impegnata"

"Qui scoppia la rissa" ridacchiò Tebaliz, mentre controllava le erbe medicamentose, che Romaka le aveva portato ore prima.

Dal canto suo, l'altra ragazza del gruppo guardava i ragazzi fulminarsi con lo sguardo senza darsi una spiegazione di quello che stava succedendo.

Diede la colpa del nervosismo di Kidurzio e Giusoul alla mancanza di cibo.

Lei stessa era nervosa perché aveva fame, non era poi così strano.

"Stupido" esclamò quindi la ragazza, dando un buffetto sulla testa dell'amico e dirigendosi verso Giusoul. Romaka odiava le effusioni romantiche in pubblico, quindi, il massimo che arrivò a fare fu prendere la mano di Giusoul e sorridergli in quel modo speciale, con quel sorriso che le veniva naturale solo con lui, sempre con lui. "Abbiamo abbastanza carne per oggi, domani ne andremo a cercare altra, ma adesso che avete acceso il fuoco, possiamo pensare a cucinarla per mangiare" disse, guardando sia Kidurzio che Giusoul, pensando, in questo modo, di sistemare pragmaticamente la situazione.

I due ragazzi sorrisero, guardandola.

Era davvero troppo ingenua, quella ragazza. Questo fece venire voglia ad entrambi di baciarla, ma solo Giusoul poté prenderle il viso, girarla verso di lui e far toccare le sue labbra con quelle soffici della ragazza.

Tebaliz sorrise davanti alla scena. Kidurzio incrociò le braccia, sbuffando ed avvicinandosi al fuoco.

Pattuck, dall'alto del suo albero, pensò che sarebbe stato divertente far innamorare qualcun altro di chi diceva lei.






"Sto seriamente preoccupandomi. Non vedo traccia di Black Volio neanche a pagarlo. Sicuro che non ti ho attaccato la febbre?" chiese Maka, arricciando il naso con un sorriso e toccando scherzosamente il collo al ragazzzo, per sentire la sua temperatura corporea.

"Oh, no, la mia assenza è fatta apposta. Pensa: neanche è successo niente che già senti la mia mancanza nella storia. La verità è che neanche nella finzione riesci a pensare di affrontare qualcosa, qualsiasi cosa, senza me che ti copro le spalle." punzecchiò Black Star, rubandole un cuscino da sotto la testa e aggiungendolo alla pila che sorreggeva la sua schiena. "O sbaglio?"

Maka schioccò la lingua "Parzialmente vero" ammise "Ma posso dire che è così anche da parte tua"

Il ragazzo alzò le spalle, facendo cadere le parole di lei nel più silenzioso abisso. Poi si stiracchiò, incrociando le gambe sotto le coperte. "Volevo continuare parlando della grossa cotta che, col filtro d'amore, Pattuck fa venire a Giusoul per Kidurzio..."

"Giusto questa mi mancava" mormorò divertita Maka "Rimangio quello che ho detto! Voglio sentire!"

"Sapevo che l'avresti detto. Allora..."




Romaka alzò un sopracciglio, tenendo in mano delle erbe che Tebaliz le aveva affidato, per creare delle creme, in evenienza di qualsiasi ferita. La bionda, continuava a pestare le erbe senza alcuna esitazione o turbamento, accanto a lei, che, non riusciva a togliere gli occhi di dosso ai due ragazzi.

"Oggi sono strani" esordì, assotigliando lo sguardo.

"Sono sempre strani" sbuffò Tebaliz, spostando i suoi capelli dietro l'orecchio, senza neanche alzare lo sguardo.

"Non così strani" ribattè la minore, alzandosi sulle sue ginocchia, per osservare meglio la scenetta che stavano mettendo su Giusoul e Kidurzio.

"Ignorali"

"Ma..."

"Ignorali" quasi urlò Tebakiz, girandosi verso di lei, asciugandosi velocemente gli occhi e tirando su col naso.

Le due bionde si guardarono per qualche secondo, occhi negli occhi, la curiosità verde ed innocente che traspariva dallo sguardo di Romaka, che dovette zittirsi, come la sua bocca, davanti al blu lacrimoso dello sguardo di Tebaliz.

La maggiore prese tra le sue mani i suoi lunghi capelli, raggruppandoli dietro la schiena, abbassò di nuovo lo sguardo, verso le erbe che stava pestando con due pietre lisce, e, con rabbia, si alzò in piedi "Mancano erbe" disse, marciando verso gli alberi, velocemente, quasi stesse scappando.

Romaka la guardò per qualche secondo, poi guardò davanti a sé, dove si trovavano, una sull'altra, creando una piccola collina colorata da diversi verdi e con piccole macchie bianche, date dai fiori, delle bellissime erbe, verdi e fresche. Sospirò.

"Oh, Romaka!" gridò teatralmemte Kidurzio, alzando un braccio verso il cielo ed avvicinandosi a lei, con un passo di danza classica.

La ragazza dovette trattenersi dal ridere e dal gridare quanto ridicolo potesse sembrare. I suoi occhi caddero su Giusoul che, di malumore, seguiva il moro con passo deciso, nonostante sembrasse dolorante. "Va tutto bene, Giusoul?" chiese di getto, spostando quasi fisicamente Kidurzio, che si era interposto trai due, avvicinandosi intrusivamente alla ragazza.

Giusoul sembrò essere infastidito dalle parole della bionda e mise su un broncio arrabbiato, mentre i suoi occhi si posarono sul moro, che continuava a canticchiare felicemente, spalla a spalla con la ragazza.

"Cos'hanno, le tue graziose mani?" chiese ancora Kidurzio, prendendo le mani della ragazza tra le sue e portandole davanti al suo viso, mentre le accarezzava con i pollici delicatamente.

Romaka alzò gli occhi al cielo, aprendo la bocca per dire qualcosa come Perché parli come un idiota?, ma Giusoul la spostò con una spallata, mettendosi tra lei e Kidurzio, incastrando i loro occhi, in una muta conversazione, di cui la ragazza poco capì, mentre sbatteva i suoi enormi occhi.

Mentre faceva due passi indietro, Romaka potè giurare di aver visto Giusoul arrossire.

Oh, beh, sì, Giusoul era arrossito. Come una scolaretta.

"Non farti strani pensieri" si era affrettato a dire a Kidurzio, che ridacchiava sotto i baffi.

Sotto lo sguardo stranito di Romaka, il moro infilò le sue dita trai capelli argentei dell'altro, che sembrò rabbrividire, mentre arrossiva ancora di più ed abbassava lo sguardo.

Kidurzio continuò a ridacchiare, passando un pollice sulla guancia di Giusoul che, ormai dello stesso rosso della bandiera della Cina, balzò indietro mormorando qualcosa d'incomprensibile.

"Lo sapevo!" esultò il più alto, girandosi verso Romaka "Hai visto? Hai visto?"

"Cosa?" chiese la ragazza confusa, scuotendo la testa.

Kidurzio sorrise con tenerezza, allontanandosi dall'albino per avvicinarsi alla bionda e trovarsi naso a naso con lei, mentre sorrideva soddisfatto dell sue scoperte e del fatto di averne avuto la prova.

Da quando si erano svegliati, infatti, Giusoul lo fissava con uno sguardo intenso, soprattutto quando era vicino a Romaka. Kidurzio aveva interpretato quegli sguardi come un indizio dell'enorme gelosia che il ragazzo doveva provare, giustamente, perché, suo obiettivo principale, dal giorno prima, altro non era se non rubare dalle braccia di Giusoul Romaka. Era un desiderio che lo aveva colto in fragrante, aprendo gli occhi, il mattino presto, aveva visto Romaka prendersi cura del fuoco con così tanto zelo da spingerlo ad osservare meglio la ragazza, ricordandone difetti -come quello di essere fortemente maleducata. Doveva ricordarsi, una volta tornati a Death Verona, di sistemare la faccenda di mangiare a bocca aperta, che Romaka non trovava così fastidioso-, ma sopratutto i pregi, come la sua lealtà, od il coraggio.

Capiva perfettamente che, suo unico ostacolo era Giusoul, anche se, nonostante l'apparente amore dei due, aveva dalla sua parte una lunga esperienza di Romaka; nel senso che la conosceva bene, meglio della maggior parte delle persone che si autodefinivano importanti per lei, ad eccezione di Black Volio, purtroppo.

Sarebbe bastato distruggere l'amore di Romaka per Giusoul e, quella mattina, si era reso conto di quanto quegli sguardi di gelosia non erano rivolti a lui, ma a Romaka. Giusoul voleva stare al posto di Romaka, non di Kidurzio.

Prima di quel giorno non se n'era reso conto -anche perché prima di quel giorno, Giusoul non aveva mai provato niente per lui-, ma sapeva che quello poteva essere un vantaggio sull'albino per la bionda.

Aveva provato a sfiorarlo ed era soddisfatto tutte le volte che lui trasaliva ed arrossiva. Con delle parole equivoche, era riuscito anche a far balbettare il grande Giusoul. Ma non sapeva come reagire davanti zi piccoli particolari di cui Giusoul , l'attenzione perché non prendesse freddo, lasciare il pezzo di carne più grande a lui, assicurarsi che fosse sempre a suo agio. Kidurzio si rendeva conto che, poche ore prima, quelle erano attenzioni che lui prestava a Romaka, che si era sicuramente resa conto che ci fosse qualcosa che non andava, ma che, cieca della fiducia per lui, aveva taciuto tutto, preoccupata invece che Kidurzio si sentisse male.

"Questo!" gesticolò il moro, indicando la situazione intorno a lui.

Alchè, Romaka inclinò la testa, sbattendo le palpebre.

I nasi dei due si toccavano ancora, cosa che non dava fastidio a nessuno dei due, a quanto pareva, ma che dide molto vastidio all'albino, che prese per il braccio Kidurzio e, seguendo quell'istinto che era stato annebbiato da qualcosa di esterno, lo baciò, con quell'atteggiamento che gridava "Mio!" ad ogni suo movimento.

La mascella di Romaka sembrò toccare terra e gli occhi di Kidurzio si aprirono fino a sembrare due palle dorate.

Pattuck, da sopra gli alberi di pino, rise. Rise con tutta se stessa, tenendosi la pancia e senza preoccuparsi neanche di essere sentita.

La bionda alzò lo sguardo verso il folletto che dondolava allegramente trai rami, mentre continuava a ridere e ridere e ridere.

"Si può sapere chi sei e cosa hai da ridere?" ringhiò la ragazza, alzando un pugno verso i rami.

"Non trovi che questo sia divertente?" chiese lei innnocentemente, sedendosi a cavalcioni su un ramo. Romaka, per risposta, ringhiò di nuovo e Pattuck rise ancora più divertita "Sarebbe tremendo tornare a Death Verona con questo triangolo amoroso!"

"Cosa...?" iniziò Kidurzio, alzando il suo sguardo verso i rami dell'albero.

"Se vuoi sapere la soluzione a questo problema, Romaka, seguimi" rise, saltando da un albero all'altro il folletto, diventando invisibile agli occhi altrui.

Romaka si morse il labbro, per iniziare a correre dietro a Pattuck, ma la fermarono da entrambi i lati Kidurzio e Giusoul. Bastò lanciare un solo sguardo all'albino, perché la lasciasse andare e sciogliesse anche la presa di Kidurzio.

La bionda non dovette pensare.

Iniziò a correre all'interno el bosco, mordendosi l'interno della guancia, senza guardare indietro.



"... e, visto che il mio pubblico ama il personaggio di Black Volio, in effetti mi chiedo come non si possa amare: bello, astuto, simpatico, arrogante al punto giusto, divertente, leale, arguto..."

"Vedo che hai imparato ad usare il dizionario" lo colpì sulla spalla la bionda, schiarendosi prima la gola.

"Dicevo" riprese Black Star carezzandosi con un sorriso la spalla "visto che il mio pubblico adora così tanto Black Volio, tanto vale farlo comparire, il personaggio più incredibile e magnifico del protagonista stesso."

"Avrei qualcosa da ridire, ma va bene" sospirò Maka, con un gesto irritato della mano. "Qualcosa mi dice che non gli è andata tutta rose e fiori, senza Romaka"

"Parzialmente vero"





Era intollerabile. Altamente intollerabile. Un affronto. Un... un... una mancanza di rispetto bella e buona!

Black Volio si addentrava nel bosco, pestando i piedi e spaventando qualsiasi animale intorno a lui, sbuffando, quasi fosse un toro e colpendo alcuni alberi che gli capitavano a tiro.

Come si era permesso quel folletto, fatina dei boschi, gnomo di montagna, elfo biondo, a fargli una cosa del genere? Non sapeva forse che lui era il grandioso Black Volio? L'essere umano più forte di tutta Death Verona? Il braccio destro dell'erede degli Albarnecchi?

Fargli uno scherzo del genere e metterlo in pericolo in quel modo non era per niente carino.

Per niente!

Lui stava facendo qualcosa di carino per il quindicesimo compleanno di Romaka, stava dando le dritte a quegli attriccioli di seconda categoria perché le regalassero un'opera tragica a tutti gli effetti, così come voleva Kami Albarnecchi. Ora, che quella tragedia fosse noiosa ed incredibilmente triste, un po' lo metteva a disagio e quindi gridava a tutti affinché infilassero qualche battutina interessante qua e là.

Alla fine, quella che doveva essere una tragedia, si stava trasformando in una commedia che trattava di un giovane uomo innamorato della sua pentola.

E chissà da dove era uscita la pentola.

Dopo essere andato a dormire, soddisfatto del lavoro che stava facendo fare ad altri, ed essersi svegliato, andando a lavarsi la faccia ad un fiume poco distante da dove si erano accampati con la compagnia teatrale, aveva notato che il suo viso non era propriamente il suo viso.

Insomma, sì, era suo, stava al posto della sua faccia, ma non era il suo viso. Non era neanche la sua testa, quella sopra le sue spalle. E sentiva che le gambe erano diventate più corte di quello che già erano. Il che era strano.

Toccandosi il collo, Black Volio si rese conto che era molto più lungo di quanto ricordasse e specchiandosi nel fiume, vide che la sua testa aveva la forma della testa di una giraffa. Di una giraffa blu.

Mentre si toccava la testa, sentì delle risate provenire da sopra un albero e si rese conto di quel piccolo spirito dei boschi biondo. Gli gridò contro, chiedendogli cosa gli aveva fatto e per quale ragione.

Lo spiritello biondo, dagli enormi occhi azzurri, aveva indicato con un dito una donna, che lo fissava ammaliata, follemente innamorata.

Black Volio non ebbe neanche il tempo di chiedersi cosa stesse facendo che già fuggiva per i boschi, allontanandosi da quella donna squilibrata, che cercava di raggiungerlo, mandando alla sua ricerca e cattura delle frecce nere, che tutto sembravano meno che rassicuranti.

Correndo per il bosco, poi, aveva visto che quella donna matta aveva incontrato un uomo altrettanto matto. Discutevano su una certa Eureka e su chi dei due dovesse averla come serva. La donna aveva mandato l'uomo al diavolo, dicendo che non poteva importargli di meno di quella serva-rana, incapace di legare uno scogliattolo ad una quercia. Lei voleva Black Volio.

L'uomo, girandosi verso il nanetto saltellante, che correva per tutto il bosco, seminando le frecce nere che la donna gli aveva mandato dietro, ghignò, dicendo che anche lui era interessato a quell'ibrido uomo-giraffa-blu e che non ci avrebbe mai rinunciato.

Erano tre giorni interi che Black Volio correva da un capo all'altro del bosco, cercando di non farsi imprigionare da nessuno dei due, senza mai dormire né fermarsi.

Stava impazzendo.

Poi, una notte, il folletto, che disse chiamarsi Pattuck, riapparse davanti a lui, ridacchiando ancora, a causa del suo scherzo.

Aveva detto che, se proprio Black Volio voleva tornare ad essere un normale e noioso ragazzo, poteva dirgli chi poteva aiutarlo.

Ed eccolo lì, a scalciare in mezzo al bosco, alla ricerca di quella potente strega di cui Pattuck gli aveva parlato. L'unico neo era che non sapeva dove cercarla e come quella strega si presentasse agli occhi degli esseri umani. O delle mezze giraffe. O dei quasi-dèi.

Black Volio pensava che quel, o quella, Pattuck altro non volesse se non farsi due risate a spese del prossimo. Si chiedeva se esisteva per davvero quella strega di cui gli aveva parlato.

Lo sperava.

Black Volio si fermò, avendo sentito dei passi provenire dalla direzione in cui lui si dirigeva. Si accovacciò dietro il tronco di un albero ed aspettò, tendendo le orecchie e concentrandosi sul bosco, come faceva quando doveva andare a caccia. Solo che, dopo quei passi sentiti, non riuscì a percepire niente.

Almeno finché due mani non afferrarono il tronco dell'albero e la chioma bionda di Romaka non si manifestò alla sua destra.

L'espressione della bionda era oro, per gli occhi di Black Volio.

Romaka lo guardava con gli occhi sbarrati e, dopo aver indietreggiato, sempre mantenendo il contatto visivo con lui, aveva iniziato a grattarsi la testa con furia. Chiaro segno di nervosismo, pensò lui, ricordando le volte in cui l'amica aveva iniziato a torturarsi la testa perché frustrata da una caccia troppo magra, da una battuta di troppo, o dall'invadente presenza di qualcuno che detestava.

In un primo momento Black Volio si era chiesto cosa potesse innervosire tanto l'amica, poi, quando si era portato una mano sul viso, si era ricordato di essere una mezza giraffa blu. "Romaka" mormorò, nell'intento di calmarla, portando le mani davanti al corpo e mostrandole alla ragazza.

La bionda balzò all'indietro, soffocando un grido, con le due mani."Cosa sei?" chiese però, mantenendo la voce ferma ed autoritaria, come le aveva insegnato Sid, durante quegli anni passati nei boschi.

"Sono Black Volio"

"Bugiardo!" accusò lei, puntandogli il dito indice contro "Black Volio non è una..." Romaka dovette inclinare la testa per ricordare il nome della bestia che aveva davanti "giraffa" terminò dubbiosa, riavvicinandosi alla creatura.

"Senti, non ho tempo da perdere. Devo cercare una strega." riprese Black Volio, timoroso di vedere Frankeron o Medusania comparire da dietro gli alberi, o dai cespugli. Si alzò da terra, guardando Romaka dubbiosa su cosa fare. Se avesse avuto il suo viso, era sicuro, lo avrebbe seguito senza alcuna esitazione.

Non essere riconosciuto da un amico, ferisce ed intristisce più di quanto si pensi.

"Anch'io cerco una strega" borbottò Romaka, portandosi una mano sulla testa ed una sul fianco, pensierosa "Devo liberare due amici da un'incantesimo".

Black Volio alzò un sopracciglio, o qualunque cosa debbano alzare le giraffe per fare un'espressione curiosa, o sorpresa. "Come?" chiese, riavvicinandosi alla bionda.

E mentre lui si muoveva a grandi passi verso l'amica, mentre lei studiava il viso di Black Volio, cercando un qualcosa da collegare veramente al suo migliore amico, iniziò a salire dal bosco una nebbia viola, che ricoprì gli alberi e fece scappare gli animali e tutti gli esseri fatati, che prima si nascondevano in quella porzione di bosco.

Romaka abbassò lo sguardo, portandoli ai suoi piedi, completamente coperti da quella strana nebbia viola, che non sembrava velenosa, né dannosa per la salute di alcun essere vivente, se non fosse per... "Ho distrutto io la statua di Kidurzio, perché era stupidissima e non me ne fregava un fico secco se era simmetrica, e poi ho dato tutta la colpa a Hiro perché passava lì per caso". Se non fosse per questo.

Black Volio scoppiò a ridere davanti alla dichiarazione della bionda, che aveva preso a mordersi insistentemente il labbro per far tacere la sua lingua, che sembrava essere impaziente di svelare tutte le malefatte della ragazza compiute fino a quel momento.

"Io ho distrutto il tuo arco" rise ancora più divertito Black Volio, tenendosi la pancia.

Lentamente, la testa del ragazzo andava riprendendo la sua forma normale e i suoi lineamenti del viso iniziavano ad essere di nuovo riconoscibili, anche se molto lentamente.

"Cosa hai fatto?" chiese la bionda, pestandogli un piede con violenza. "Black Volio" ringhiò, strattonandolo.

"Ah, per queste cose mi riconosci!"

Il bosco era sempre più silenzioso, sempre meno pieno di vita e la nebbia si andava infittendo, facendo in modo che i due amici non si potessero vedere, nonostante fossero ad un palmo dal naso l'uno dall'altra. Black Volio afferrò Romaka dal gomito, per assicurarsi che non si perdesse, mettendosi in testa di andare a cercare qualcosa di improbabile, come la fonte di quella nebbia, che aveva fatto scappare tutti gli esseri viventi che si trovavano lì intorno. Questo fatto lo aveva inquietato non poco.

"Questa roba non è naturale" mormorò Black Volio, trascinando Romaka dietro di lui.

"Sei stupido" rise una voce bambinesca da sopra l'albero davanti a lui. "Stupido, stupido, stupido, stupido, stupido" cantilenò la stessa voce.

"L'abbiamo trovata" sussurrò Romaka alle sue spalle, alzandogli il mento, verso i rami dell'albero di fronte a loro.

Sull'albero, mentre la nebbia si diradava lentamente, Black Volio vide una bambina vestita di viola, con un enorme cappello a punta ed un camaleonte -si chiamavano così quegli animali? Non ne era molto sicuro- sulla spalla.

La bimba piroettò, scendendo dall'albero con un salto e trovandosi a pochi passi dai due amici.

"Ma è una bambina!"

"Bambina ci sarai tu, la tua testa da giraffa e le tue gambe corte" sbuffò la streghetta, mettendo il broncio. "Le bugie hanno le gambe torte" continuò avvicinandosi ai ragazzi.

"Corte" corresse Romaka.

"E io che ho detto?" rise la piccolina. "Allora, cosa volete dalla fantastica ed incredibile Strega Viola, Angela?" chiese con un sorriso a cui mancavano alcuni dentini da latte.





Note dell'autore

Non so esattamente cosa… nel senso, non so cosa stia succedendo in questa storia. Nel senso (ho dovuto usarlo due volte, bene, il mio modo di scrivere ne sta risentendo), i personaggi stanno facendo quello che vogliono da soli!

Non so quanto abbiano mai visto o letto Sogno di una notte di mezz'estate. La trama è più o meno semplice: due ragazzi dell'Antica Grecia sono innamorati e si vorrebbero sposare, ma lei è star promessa in sposa ad un altro che è follemente innamorato di lei. Di questo è innamorata la migliore amica della ragazza e creano un quadrato amoroso. Alla vigilia delle nozze i due amanti scappano nel bosco inseguito dagli altri due e si trovano in un bosco pieno di fare, in contemporanea con una compagnia teatrale chiamata ad Atene per le nozze sopra citate. E nel bosco succedono le cose più divertenti in questo mondo. Il re delle fate manda il suo aiutante Puck a ar innamorare le persone delle persone sbagliate, creando delle situazioni drammatiche e trasforma un commediante in un ibrido tra asino e uomo. Finché, beh, il re delle fate non si stanca e sistema tutto quanto, sciogliendo il quadrato amoroso (che diventano due coppie) e facendo pace con sua moglie, la regina delle fare che si era innamorata dell'uomo asino.

Penso di aver appena ucciso una commedia shakespeariana… perfetto… comunque i personaggi avrebbero dovuto seguire questa trama fino ad arrivare alla prossima commedia ma… fanno di testa loro, impossibile. Ad esempio, Angela. Angela! Cosa sei tu??

Ho aggiornato relativamente in fretta, ma non so quanto tempo ci metterò col prossimo, causa scuola (simulazioni di terza prova, interrogazioni, recuperi di brutti voti -già, brutti voti a novembre. Sono un genio) e casa. Spero comunque di poter dire che la storia continua a piacervi.

Grazie a chi recensisce, segue, ricorda e preferisce. Grazie mille davvero :)
  
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