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Autore: SaraRocker    09/11/2014    4 recensioni
-Jessa, Wessa, Clace-
Dopo una riunione a Londra, Magnus deciderà di lanciare un veloce incantesimo per rispedire Clary a casa. Ma se facesse confusione tra spazio e tempo? Se la spedisse in un passato lontano? Nel 1878?
Lì farà la conoscenza di una giovane Tessa sul punto di sposarsi con un certo James Carstairs, di un ragazzo chiamato William, e di un vecchio Magnus Bane.
Nel presente, intanto, Jace, Simon e Magnus cercheranno un modo per salvare la ragazza.
-Dal prologo.
Sentiva il proprio corpo farsi via via più leggero, come stesse lentamente perdendo consistenza. Le sembrava di non gravare più sull'asfalto umido di Londra, ma quasi di volare. La voce dello stregone si fece sempre più flebile, sino a svanire. Per qualche istante, la rossa fu certa di non esistere. Non sentiva più niente, non un battito cardiaco, non un briciolo di aria, e neppure il silenzioso suono dei suoi pensieri. Poi, improvvisamente, tutto tornò concreto e reale attorno a lei. Sentiva degli schiamazzi in sottofondo, ed avvertiva chiaramente la luce del giorno picchiarle forte contro le palpebre.
Corrugò la fronte ed aprì gli occhi. Era sempre nello stesso luogo, ma Magnus era sparito.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Salve! Spero che l'introduzione vi abbia intrigati e, se lo ha fatto, benvenuti!
Questa storia nasce da una mia idea assolutamente contorta -come ogni altra, d'altronde-, ma spero vivamente che possa piacervi!
Ovviamente questo è solamente il prologo -breve e per spiegare l'inizio del tutto-, ma spero comunque di ricevere qualche recensione! Se accadrà, porterò avanti la storia! :)









Future's Drop.





















I capelli scuri erano tirati all'indietro e solo poche, sottilissime ciocche sfuggivano alla presa ferrea del gel, ricadendo sul viso spigoloso e dai tratti asiatici dell'uomo. L'espressione era tranquilla, le labbra morbidamente arriciate all'insù ed il viso privo di qualsivoglia genere di ruga. Si muoveva per mezzo di ampie falcate, facendo ticchettare in modo costante e ritmico i tacchi degli stivaletti sulla superficie rovinata della strada. La giacca, di un viola molto scuro, gli fasciava il tronco impeccabilmente, mettendogli in risalto le braccia belle e forti. Le gambe, invece, erano morbidamente fasciate da un paio di pantaloni da uomo neri. Lei, messa a confronto, era decisamente più scialba; indossava un maglione blu elettrico ed un paio di jeans tendenti al nero. Ai piedi vi erano le immancabili converse, casual e comode al punto giusto. Attorno all'anulare sinistro vi era l'anello delle fate che Simon le aveva dato mesi prima, quando Asmodeo gli aveva tolto la memoria -ignaro del fatto che loro sarebbero stati in grado di restituirgliela-, ed al collo esibiva l'anello dei Morgenstern, un regalo che le aveva fatto Jace.
Alzando lo sguardo verso il proprio accompagnatore, quella mattina, Clary aveva a stento trattenuto un sospiro sorpreso. Aveva faticato a riconoscerlo, così impomatato ed incredibilmente normale. Eppure chi altro poteva essere? Quel viso, quel leggero sorriso, quegli occhi sottili e felini... Semplicemente, si era infine detta, non aveva mai visto Magnus Bane vestito normalmente, senza glitter o foulard di troppo.
Ma era così che aveva deciso di presentarsi fronte all'Enclave. La ragazza gli aveva domandato perchè, ma lo stregone si era limitato a dire che, di fronte a loro, non poteva certo dimostrarsi pacchiano e poco serio. Cosa che, comunque, non sembrava averlo mai disturbato a New York, o di fronte al Conclave americano. Ma non erano affari suoi, si era detta Clary, andandogli dietro diretta all'istituto di Londra, luogo in cui i due -lei e lo stregone- si sarebbero dovuti incontrare con i cacciatori europei, riunitisi solo per vederli. Ma perchè un gruppo di vecchi shadowhunters si prendevano tanta briga per incontrare Clarissa Morgestern e Magnus Bane? E, ad essere precisi, nessun altro? La risposta era forse persino comprensibile; perchè la storia di Clary era tutto fuorchè anonima, con quella sua partenza da perfetta Mondana, e la fine da professionista Shadowhunter, mentre Magnus -che aveva aiutato durante la guerra- era un vecchio alleato dall'Enclave sino dal 1700. La giovane non sapeva come esattamente lo stregone potesse avere aiutato in passato, ma non poteva certo dire che la sua presenza non le facesse piacere, che non le desse sollievo. Senza Magnus, Clary si sarebbe sentita incredibilmente sola in quella Londra uggiosa e sconosciuta. Perchè l'Enclave era stato chiaro: volevano solo lei e lo stregone. Nessun'altro. Neppure il famosissimo Jace Herondale, anch'egli riconosciuto come nobile protettore del mondo delle ombre. Volevano solamente la piccola rossa, ed il sommo stregone di Brooklyn.
E si erano presentati.

Le domande erano parse infinite. Avevano spacciato quel noioso interrogatorio per un delizioso té delle cinque. A lei avevano chiesto tutto, a Magnus solamente come era andata avanti la sua vita negli ultimi trecento anni. Per tutto l'incontro, lo stregone le era sembrato teso ma, quando infine gli Shadowhunter si erano alzati e, ad uno ad uno, avevano stretto loro la mano, l'ansia e la tensione gli erano svaniti dal viso. Ora dovevano solo tornare a New York.

-Un sacco di confusione per niente!- esclamò Bane, passandosi una mano tra i capelli straordinariamente ordinati e sospirando infastidito. In quel momento si trovavano in una stradina chiamata 'Fleet Street'. Un luogo antico di centinaia di anni. Clary annuì, guardando il ragazzo al proprio fianco dal basso della propria piccola statura.
-Perchè ci avevano convocati?- prese una pausa nella quale assottigliò i propri brillanti occhi verdi -Tu lo sai, vero? Eri incredibilmente teso.-
-So quanto basta. Volevano sapere se eravamo degni di fiducia. Per qualche strana ragione, qui in Europa, gli Shadowhunters pensano che in America i cacciatori non siano poi così rispettosi delle regole.- Lo stregone ruotò con fare spazientito lo sguardo verso il cielo plumbeo. Poi, velocemente, tornò a posarlo su Clary -Oltretutto, Clarissa, sei una leggenda. Distruggere prima Valentine e poi Sebastian non è cosa da nulla.-
La rossa sollevò le spalle e scosse il capo. I capelli le ricaddero in modo disordinato sulle spalle, mostrando ogni loro riccio ribelle -Non ho distrutto io mio padre.-
Magnus sorrise sghembo, arricciando un lato della bocca -Sei stata un degno aiuto, direi.-
La giovane non ne era convinta. Per quanto potesse avere cercato di aiutare, la verità era che, contro Valentine, solo Raziel era riuscito a farcela. Più volte, nel rifletterci, Clary si era detta che altrimenti non sarebbero mai riusciti nel loro intento, che Jace non sarebbe mai stato in grado di eliminare l'uomo che lo aveva cresciuto, e che lei non sarebbe mai stata in grado di fare altro se non insultarlo. A quei tempi, infondo, non era ancora una Shadowhunter, non portava tutti i marchi che aveva invece in quell'istante. Nel pensarlo, non potè evitare di abbassare lo sguardo sul dorso della propria mano destra. Lì vi era tatuata una runa simile ad un occhio, una delle prime che aveva ricevuto ad Idris. Ormai erano passati tre mesi dalla fine della guerra, dall'arrivo della pace...
-Beh, direi che questo è il posto giusto!- esclamò d'improvviso lo stregone, facendo sobbalzare la ragazza per sorpresa. Si trovavano in una strada affollata di persone e, per quanto Clary sapesse di essere loro invisibile e che i Mondani non possedevano la Vista, l'idea di aprire lì un portale non le sembrava affatto buona.
-Magnus!- lo riprese quindi prima che potesse sollevare le mani ed iniziare a compiere la magia. Il ragazzo la guardò confuso -Vuoi seriamente aprire un portale qui? E' folle! Anche se queste persone non hanno la Vista, non vuol dire che non vedranno un enorme buco in un edificio!- la ragazza si guardò attorno -Un enorme buco scintillante!- aggiunse poi, la voce più alta di qualche ottava. Il moro sghignazzò divertito.
-Non aprirò alcun portale, cara piccola Clary.- disse quindi Magnus con una certa ovvietà nella voce -Esistono più sistemi per muoversi da un luogo ad un altro. E, siccome sarà abbastanza complicato trovare un vicolo desolato qui, userò un incantesimo per riportarci a New York, d'accordo?-
La Shadowhunter non rispose, e questo per Magnus fu abbastanza da acconsentirgli di proseguire. Applaudì qualche istante, tese le braccia e, puntandole contro Clary, prese a pronunciare una formula in lingua straniera. La rossa chiuse gli occhi, in attesa. Sentiva il proprio corpo farsi via via più leggero, come stesse lentamente perdendo consistenza. Le sembrava di non gravare più sull'asfalto umido di Londra, ma quasi di volare. La voce dello stregone si fece sempre più flebile, sino a svanire. Per qualche istante, la rossa fu certa di non esistere. Non sentiva più niente, non un battito cardiaco, non un briciolo di aria, e neppure il silenzioso suono dei suoi pensieri. Poi, improvvisamente, tutto tornò concreto e reale attorno a lei. Sentiva degli schiamazzi in sottofondo, ed avvertiva chiaramente la luce del giorno picchiarle forte contro le palpebre. La cosa la confuse; se davvero si trovava a New York, sarebbe dovuta essere sera, giusto? O notte?
Corrugò la fronte ed aprì gli occhi. Era sempre nello stesso luogo, ma Magnus era sparito. Sbuffò; le aveva forse giocato uno scherzo? La cosa non le andava affatto a  genio.






















Lo stregone guardò soddisfatto il punto da cui Clary era appena svanita. Arricciò le labbra in un sorriso orgoglioso mentre, con la mano destra, sistemava la piega dei capelli.
-Nonostante fossero anni che non pronunciavo questa formula,- esordì lo stregone -e nonostante io non sia decisamente un asso in greco, sono stato davvero bravo!-  si congratulò con se stesso,  annuendo un paio di volte ed affondando le proprie mani grandi e magre nelle tasche profonde dei pantaloni scuri. Lanciò una nuova occhiata al cielo scuro che aleggiava sulla città e, silenziosamente, constatò come fosse sul punto di piovere. Sospirò disinteressato. Prima di lasciare Londra avrebbe fatto un giretto, così da ricordare i vecchi tempi.












































 
  
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