Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MadHatter96    09/11/2014    2 recensioni
Le domande sono un'esigenza umana, sono inevitabili, come è inevitabile respirare.
C'è chi crede che tutto abbia una logica, altri invece negano completamente l'esistenza di qualcosa di simile.
Ma per qualcuno che pur avendo perso ogni cosa, è riuscito a rinascere grazie ad un aiuto che può sembrare quasi divino, tutti i dubbi passano in secondo piano.
Non importa se dovrà rompere gli schemi e le convenzioni poste dalla gente, a lei basta vivere. Non una vita di sopravvivenza, ma di speranza. La forza di qualcuno che mette a rischio ogni cosa, pur di non perderla.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Silly


I loro passi picchiettavano il suolo ritmicamente, incuranti della polvere chiara che si depositava sulla pelle.
Judar era seguito da Rayenne per le strade della città.
Quella stessa sera l’avrebbe condotta da Kouen per la prima volta, ma per il momento gli era stato semplicemente ordinato di mostrarle quanto meno la capitale.
Oh, di certo non si era messo a perdere tempo in spiegazioni o cose simili, ci mancherebbe, semplicemente si limitava a gironzolare, dandole un’occhiata di tanto in tanto.
La ragazza si guardava attorno, osservando ciò che la circondava, ma il Magi non sapeva dire se fosse solo per non prestare attenzione a lui.
Scrollò le spalle e poi le fece scrocchiare. Avrebbe voluto divertirsi, ma non poteva perdere d’occhio la principessa.
La gente camminava accanto ai due giovani senza prestare loro importanza.
Rayenne, osservava anche quelle persone, osservava i loro modi e i loro abiti, e si chiese perché il sacerdote davanti a lei non indossasse abiti tipici di Kou, ma più tosto indumenti che erano più appropriati ai luoghi di Sindria.
Di certo poteva permetterselo, era un ragazzo senza dubbio attraente e con un corpo decisamente apprezzabile, forse era proprio quello il motivo?
Nonostante la piccola curiosità, mai glielo avrebbe chiesto.
Guardò verso il basso; per uscire le era stato concesso di utilizzare gli abiti di quando era arrivata, e con questo  si sentiva vagamente più a suo agio.
Certo…era tutto nuovo lì per lei.
Ad un certo punto vide Judar rallentare, fino a lasciarsi affiancare da lei.
Entrambi si guardarono: lui pareva abbastanza irritato, ma lei come al solito non osò parlare.
“A che pensi?” Chiese infine lui.
Non che gli interessasse davvero, ma quella situazione di indifferenza un tantino lo pungeva.
Lei in tutta risposta alzò le spalle.
Il Magi ringhiò a denti stretti: era senz’altro una smorfiosa irritante.
Le avrebbe insegnato lui come doveva comportarsi, ma doveva trovare un modo adeguato.
Annoiato da quella gentaglia definita “per bene”,  che percorreva quelle strade, scelse di svoltare in un vicolo secondario, riportandosi davanti alla ragazza.
Nonostante fosse una viuzza senza particolari attrazioni, l’atteggiamento osservativo della ragazza non cambiò.
Brontolò tra sé e sé. Perché le cose seccanti dovevano toccare sempre a lui?
Continuò ad infilarsi nei vicoli sempre più stretti e appartati, quelle stradine tra le misere abitazioni che sembrano tutte uguali. Beh, una principessa dovrebbe vedere anche dove vive la povera gente no?
Ghignò a quel pensiero così comune tra le persone, tanto radicato quanto astratto.
In realtà il mago voleva solo intimorirla, voleva che lei fosse costretta ad affidarsi a lui, eppure non sembrava ottenere l’effetto desiderato.
Principalmente il problema doveva essere la cocciutaggine della principessa, lo aveva etichettato e da lì non si smuoveva.
In un certo senso era naturale, anzi, lui aveva anche cercato di insinuare in lei quei pensieri negativi che lo potessero descrivere, ma voleva provocarle timore, non quello…sdegno?
Stupida principessina.
Gli occhi taglienti di Judar si oscurarono, mentre sul suo volto comparve un ghigno crudele.
Le avrebbe mostrato chi comandava.
In quei cunicoli stretti la luce era poca, nonostante fosse pomeriggio. Era perfetto.
Lei cercava in tutti i modi di ignorarlo? Bene, l’avrebbe fatta pentire.
La ragazza intanto si chiedeva quali idee avesse quel ragazzo. Le strade erano deserte, e questo la inquietava; a terra si trovavano spesso panni stesi davanti alle soglie a mo’ di tappeto, lungo le pareti ruvide vi era della legna accatastata e negli angoli più reconditi erano impilate casse vuote,  probabilmente appartenenti a qualche mercanzia destinata a ben altri luoghi.
Lì di certo non ci viveva la gente per bene, e forse per questo nessuno si faceva vedere in giro.
Dopo qualche valutazione decise che sarebbe stato meglio avvicinarsi un po’ al suo accompagnatore, ma quando guardò avanti per poterlo raggiungere non lo vide.
Sbatté le palpebre incerta. Nonostante il vicolo fosse troppo stretto perché Judar fosse rimasto indietro si voltò comunque a controllare. Nessuno.
Mosse qualche passo: “Judar?” Provò a chiamare con voce flebile.
Avanzò ancora un poco.
“Non scherzare…” Mormorò, ma non ottenne risposta, attorno a lei regnava il silenzio più assoluto.
L’aveva davvero lasciata da sola?
Sbuffò seccata per nascondere la paura. Che irresponsabile.
Fece un altro passo, ma il suo pessimo senso d’orientamento non l’avrebbe aiutata a tornare fuori.
Si guardò attorno nella speranza di vedere qualcuno, ma era tutto inutile.
Improvvisamente sentì uno strano rumore, come di vetri rotti, e un rantolo di chi era appena stato ferito.
Le si gelò il sangue nelle vene. Rimase immobile alcuni istanti per poi scattare: “Judar?!” Chiamò ancora con voce terrorizzata.
Aveva ancora gli occhi velati dal panico quando una debole risata la raggiunse. Puntò subito lo sguardo verso l’alto per poter notare il Magi svolazzare sopra di lei.
Quando Judar notò che la ragazza si era resa conto di quel suo scherzetto scoppiò.
Si sentiva soddisfatto, gli era piaciuto quel puro terrore dipinto sul giovane volto di lei, e continuò a ridere anche quando si riadagiò a terra, davanti ad una Rayenne che invece sembrava più irritata che mai.
“Che ti è saltato in mente?!” Gridò lei, senza però riuscire a interrompere quel fastidioso riso.
“Che c’è piccina?” Cantilenò lui soffocando appena le risate “Hai paura tutta da sola?”
Rayenne strinse i pugni lungo i fianchi come una bambina arrabbiata.
Sì, aveva avuto paura, ma non lo avrebbe mai ammesso difronte a lui.
In tutta risposta si voltò, e iniziò a camminare nella direzione opposta.
Il sacerdote la guardò perplesso: “Che stai combinando?”
Lei continuò ad avanzare.
“Fermati. Vieni qui.” Le ordinò lui senza ottenere risposta. Se si aspettava che la seguisse si sbagliava di grosso.
Ormai la distanza tra i due era abbastanza grande da nascondere in parte la figura di Rayenne tra le ombre delle pareti.
“E va bene… fa come vuoi! Voglio proprio vedere come te la caverai!”  Le urlò dietro il ragazzo mentre la principessa spariva tra le case.
Il Magi sbuffò e si sedette su una cassa aspettando che lei tornasse indietro.
Era più che sicuro che, dopo lo spavento di prima, quella ragazza non avrebbe resistito senza di lui.
Incrociò le gambe e puntò il gomito sul ginocchio.
Perché lo avevano cacciato in una situazione del genere non lo aveva capito.
Che poi, quella mocciosa era dalla parte di Sinbad. Quello Stupido di un Re.
L’unico motivo per cui Judar ora, in qualche modo, sopportava l’idea di quel suo nuovo ruolo da bambinaia era perché, sperava, che quella principessa gli fruttasse qualcosa di buono.
Ci aveva ben pensato alle parole di Kouen, e aveva deciso che, non appena la ragazza avesse preso un po’ di coscienza (ma non troppa), l’avrebbe manovrata a suo vantaggio.
A dire il vero si era già preparato un bel discorsetto convincente, per quanto riguardava la presunta falsità dell’affetto del re di Sindria per lei, e sapeva che l’avrebbe urtata abbastanza da far crollare le sue certezze (anche se in apparenza non lo avrebbe mai ammesso). Ma prima preferiva aspettare quello che le avrebbe detto Kouen.
Pensò che, se fosse riuscito a tirare la principessa dalla sua parte, sarebbe stato un bel divertimento vedere la reazione di Sinbad e ridacchiò all’idea.
Guardò la via lungo la quale era sparita quella ragazza.
Era ormai da un po’ di tempo che non si vedeva, doveva preoccuparsi?
Di certo non era riuscita ad uscire da sola, a prescindere.
“Sarà meglio cercarla… che seccatura…” Borbottò tra sé e sé mentre riappoggiava i piedi a terra.
Si avviò con fare annoiato.
Voleva tornare a casa. Voleva arrivare nella sua stanza, stendersi un po’ sul letto, far dannare qualche servitore con i suoi capricci e starsene comodo e beato.
Vagava tra le viuzze chiamando il nome di Rayenne di tanto in tanto. Avrebbe dovuto impegnarsi di più ma davvero non ne aveva voglia, era solo irritato da quello stupido comportamento che gli faceva perder tempo.
Sbuffò appoggiandosi con la spalla alla parete, seccato.
Era immerso nel silenzio quando, improvvisamente, un urlo di terrore si propagò nell’aria.
Il Magi scattò in posizione ritta. Era la voce di Rayenne, non c’era dubbio.
Digrignò i denti lasciandosi sfuggire un “dannazione” e più veloce che poté volò verso il punto d’origine del suono.
“Rayenne?!” La chiamò piombando rapidamente a terra.
Non appena toccò il suolo, sentì immediatamente una pressione contro la sua schiena. Voltandosi notò due occhioni viola impauriti, che lo guardavano quasi supplicanti, mentre la ragazza stringeva da dietro le sue forti braccia, nell’atto di proteggersi con il suo corpo.
Al Magi sfuggì un sorriso compiaciuto a quella visione: “Che succede?”
“Mandala via, ti prego.”
“Eh? Di che diavolo parli?”
Il braccio della giovane si allungò, e l’indice andò a puntare il suolo.
A pochi metri dai piedi di Judar, una grossa locusta se ne stava beata e tranquilla in mezzo alla strada. Il Magi per un attimo sperò di aver capito male, ma i tentennamenti della principessa gli fecero capire che non era così.
“Stai scherzando spero.”
“No che non scherzo! E non ridere! Mi fa impressione!”
“Tanto da urlare?” Il giovane inarcò un sopracciglio.
“Mi è saltata davanti all’improvviso.”
Il ragazzo non si impegnò a trattenere le risate: “E io che pensavo che tu fossi una combattente!”
“Lo sono! Più o meno… ma… ma quella cosa mi fa schifo! Non mi fanno paura gli insetti… ma quella sì! Ti prego! Falla spostare!”
Judar si avvolse il ventre con le braccia, nel tentativo di calmarsi.
La ragazza, nonostante il fastidio, si limitò ad arrossire e a colpirgli piano la schiena per intimarlo a procedere. Lo capiva benissimo anche lei che quelle risate erano ben giustificate.
“Ma non ucciderla eh…” Si permise di precisare con un filo di voce.
“Cara la mia principessa…” Iniziò il Magi scemando le risate “Finalmente mi parli.”
Se ne sarebbe ricordato: le cavallette, nel caso, sarebbero state un’arma ideale.
La giovane sbatté le palpebre più volte non ancora pronta a collegare il tutto: “Come?”
Un sorrisetto malizioso si tracciò sul volto del mago.
“Non perdiamo tempo.” Asserì lui, e senza troppi complimenti né buone maniere, afferrò la vita della ragazza, portandosela in spalla, come fosse una merce, e si alzò in volo.
Lei non ebbe nemmeno il tempo di ribattere. Per parecchi secondi fissò il terreno con gli occhi sgranati non ben cosciente del gesto del suo accompagnatore.
“Cos… mettimi giù!” Cercò di ribellarsi, ma il sorriso perfido del ragazzo la fece tacere.
“Ne sei sicura? Vuoi che ti molli da quest’altezza?” Le chiese lui, e lei, ovviamente, si limitò a tacere.
Ritornarono a terra solo dopo aver lasciato alle spalle quel labirinto di strade.
Rayenne sospirò. Non sapeva bene cosa pensare, ma sul volto di Judar era dipinta la soddisfazione. Lo scrutò camminandogli accanto, questa volta era il Magi che rimaneva avvolto nel silenzio.
“Cos’hai?” Chiese infine la ragazza, timidamente.
“Uhm?” Gli occhi color sangue del ragazzo la guardarono “Niente, pensavo.” Tagliò corto.
Questa volta la principessa si preoccupò di starsene ben vicino al giovane, per evitare scene come quella di prima.
Tutto sommato, doveva ammettere che in fondo non gli dispiaceva poi troppo la compagnia di Judar, anche se non riusciva ad ingoiare come l’aveva trattata all’inizio.
Forse, più che vero e proprio gradimento di quella compagnia era un fascino proibito che non poteva negare. Il nero, l’oscuro, il deviato, l’avevano sempre attratta, e Judar le sembrava esattamente l’incarnazione di tutto ciò, l’incarnazione del peccato. Il suo stesso aspetto richiamava il mistero e il vietato.
Eppure, in quella persona, nonostante si vedesse a distanza quanto fosse avvolta nella corruzione, erano distinguibili i suoi tratti umani, certe volte anche infantili.
Le aveva mostrato, un giorno, la sua magia, dal suo punto di vista senza un motivo preciso, e le era davvero piaciuto.
Sospirò piano; Rayenne era sempre stata molto brava a cacciarsi nei guai, ed era sicura che quei pensieri non l’avrebbero portata altrove. Il problema è che, davanti a quel Magi, forse neanche Sinbad avrebbe potuto salvarla.
“Che hai?” Ora fu il ragazzo a riscuoterla.
“Come?”
“Mi stai fissando.” Le fece notare inarcando un sopracciglio.
“Ah…” la ragazza non poté fare a meno di arrossire “Stavo cercando di capire cosa pensavi! Tutto qui!”
Judar si fermò per un attimo: “Vuoi sapere cosa penso?”
La principessa annuì timidamente.
Il Magi ghignò: “Prova a indovinarlo.” E la superò, avanzando.
“Cos…ehi! Aspetta!”
“Sbrigati, Kouen vuole vederti.”
La ragazza sbatté le palpebre: “Kouen?”
“Sì, Kouen Ren. Il primo principe imperiale.”
All’improvviso la giovane si sentì stranamente eccitata: “Davvero? Vuole vedermi?”
“Esattamente.” Affermò l’Oracolo con non curanza “Appena dopo cena.”
E così fu.
Quella sera, Judar tenne Rayenne nelle sue stanze, e cenarono insieme, o per meglio dire… lui cenò comodamente sistemato, mentre lei si tenne in un angolo della stanza.
Nonostante questo, Judar riuscì ad interloquire con la ragazza, sebbene non con troppo entusiasmo. Riuscì a farsi cedere anche il pezzo di carne di lei (non che la principessa potesse ribattere troppo), e Rayenne capì quanto lui odiasse le verdure.
Una volta finito, finalmente, Judar la accompagnò davanti a quel grande portone, che celava il Primo Principe dell’impero.
Kouha glielo aveva nominato spesso, e lei si era sentita curiosa, quasi impaziente.
Il Magi entrò senza troppi complimenti (di certo non rispettava troppo la gerarchia),  invece la principessa entrò quasi in punta di piedi, come per paura di cosa avrebbe trovato.
A dire il vero si aspettava una specie di tiranno, invece quello che vide la incantò.
Il giovane principe, seduto dietro un tavolo, se ne stava pacifico a srotolare una grossa pergamena. Quando i due entrarono alzò gli occhi, e Rayenne si sentì immobilizzata.
Aveva un aspetto molto gradevole ai suoi occhi. Era giovane e bello, ma allo stesso tempo possente; i suoi occhi e la sua espressione sembravano severi, ma al contempo fermi, trasmettendo una certa sicurezza.
Esattamente una figura di sovrano, di imperatore.
Rayenne si chinò a lui quasi istintivamente, ricordandosi del saluto che Kouha le aveva mostrato, e a quello, il nobile, accennò ad un sorriso.
C’era una certa regalità che insinuava un dovuto rispetto, similmente a Sinbad, ma allo stesso tempo in un modo ben differente, e questo la faceva sentire strana.
Judar, intanto, se ne stava in silenzio, concentrato sulla reazione della ragazza. Aveva notato una sorta di sottomissione improvvisa, e questo lo aveva percepito come una minaccia.
Dal canto suo, Kouen non sembrava serbare particolari attenzioni differenti da quelle che il ragazzo si aspettava.
“Te l’ho portata.” Affermò infine Judar sorridendo quasi entusiasta.
“Vedo. Puoi andare Judar.” Gli rispose con tono pacato e autoritario il principe.
A quelle parole, sia gli occhi di Rayenne che quelli dell’Oracolo si sgranarono.
“Cosa?!” Si inviperì quest’ultimo “Non puoi mandarmi via! Devo sentire anche io!”
“Non ne vedo il motivo.” Continuò il nobile con aria tranquilla.
I pugni del mago si strinsero: “Che vai dicendo?! Se tu…!”
“Judar.” Lo bloccò duro il principe “Non ti interesserebbe.”
Le palpebre coprirono più volte gli occhi cremisi del Magi: dunque quella discussione sarebbe stata solo una perdita di tempo? Non aveva intenzione di procedere con quella questione? Ora che era riuscito ad avvicinare quella ragazza, quel mezzo.
Imprecò e si voltò rapido, precipitandosi alla porta. “Stupido principe.” Mormorò mentre usciva.
Se Kouen aveva tempo per giocare, lui non voleva assecondarlo. Avrebbe fatto a modo suo.
Camminò per i corridoi, in ricerca.
Sapeva perfettamente che passo doveva fare, e lo avrebbe fatto subito, in quel preciso istante. Solo non voleva farlo da solo, possibilmente.
“Hakuryuu!” Chiamò non appena vide la giovane figura illuminata da una fiamma.
Non vi fu risposta, semplicemente il viso sfregiato del principe si alzò in sua direzione.
“Vieni con me.” Gli ordinò il Magi Decaduto, avvicinandosi.
“Ho da fare.” Tagliò corto il più piccolo.
“Andiamo, Hakuryuu! Voglio vedere un posto, e voglio che anche tu lo veda.”
Ci fu un lungo silenzio, in cui gli sguardi dei due ragazzi si incontrarono; uno sguardo di attesa, e l’altronde totale chiusura e sfiducia.
Eppure qualcosa si era animato.
Il quarto principe, sebbene non avesse la benché minima intenzione di seguire il sacerdote lo interrogò incuriosito: “Perché mai?”
“Te lo dirò lì.” Rispose repentino Judar.
“ E che posto sarebbe?”
Sulle labbra del Magi Nero si dipinse uno dei suoi sorrisi crudeli e sadici: “Pare si chiami… anzi, si chiamasse… Al ‘ayn”.

Buonasera :)
Sono in ritardo di tre giorni, lo so, e mi dispiace. Purtroppo ho avuto problemi di salute e non sono riuscita a pubblicare, spero che mi perdoniate e che questo capitolo possa piacervi.
Grazie infinite :)
  
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