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Autore: Anmami    09/11/2014    1 recensioni
Avevo letto da qualche parte che l'opossum ha la capacità di fingersi morto per evitare i pericoli.
Un furbacchione il mio amico opossum.
-Mamma ho una domanda. Perché con tutti gli animali del mondo tu ti sei appassionata agli opossum? Che hanno gli opossum di così bello?-
Già... che avevano gli opossum di tanto bello?.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6
Un weekend per aprire gli occhi 
(parte 2).

Mi svegliai a causa di un movimento alla mia sinistra.
Ricordavo perfettamente di essere andata a dormire da sola dopo la litigata con John, quindi quel fruscio delle lenzuola mi spaventò. Rotolai fino al limite del materasso e mi voltai verso la fonte di quel rumore.
-Buongiorno...- disse lui.
Era sdraiato accanto a me, voltato dalla mia parte con il gomito puntato sul cuscino e mi stava fissando.
Io gli lanciai uno sguardo di puro odio, quello era stato senz'altro il peggior risveglio di tutta la mia vita, almeno fino a quel momento.
-Oh no... dimmi che non mi stavi guardando dormire...- dissi nascondendo il viso sotto le coperte.
-Invece si, sei più carina quando dormi e non mi urli contro indignata per qualche motivo.- rispose lui divertito, come se il litigio del giorno prima fosse già acqua passata.
-Ecco, perfetto! Sei riuscito a farmi saltare i nervi di primo mattino!- feci io sbuffando.
-Sono bravo eh? A proposito mi hai sbavato sul cuscino.- affermò trattenendo a stento le risate.
-Io non sbavo!- sbottai infastidita e offesa.
-Ah no? E cos'è quella chiazza sulla mia pregiatissima federa?- chiese lui con un irritante atteggiamento da primo della classe.
-Sarà stato un regalino di una delle tue tante amiche.-  risposi io cercando di non farmi intimidire. 
Era bravo a mettermi in soggezione, ma dopo la scenata della sera prima, non glielo avrei più permesso.
-Nessuna di loro è mai entrata in questa casa. Sei l'unica donna che ci abbia mai messo piede.-
-Non so se ritenermi sfortunata o fortunata di questo- lo punzecchiai io.
-Non posso dirti io cosa pensare, anche perché sei troppo intelligente per questo.- 
Quella sua frase alle mie orecchie suonò come una specie di complimento e quella sua gentilezza inaspettata mi fece mettere in guardia, pronta a sventare un suo possibile attacco.
-Se fossi così intelligente non avrei mai accettato il tuo subdolo ricatto.- 
-L'hai accettato proprio perché sei intelligente secondo me.- constatò lui provando a convincermi.
-Ora potresti uscire? Dovrei cambiarmi.- chiesi tentando di essere gentile.
-Mmmh... potrei uscire... ma non sono molto sicuro di volerlo.- sussurrò lui avvicinandosi pericolosamente a me e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Accompagnò questo gesto con una carezza sulla mia guancia ed un sorriso.
A quel punto scattai. Indietreggiai immediatamente come se mi fossi scottata e mi alzai dal letto voltandogli le spalle.
Quando riuscii a normalizzare il mio respiro, parlai cercando di mantenere il tono più neutro di cui ero capace.
-John... te lo dico ora e non lo ripeterò, non provare mia più a toccarmi a meno che non sia io a chiedertelo.-
Continuai a voltargli le spalle, mentre lui si alzò dal letto e si avvicinò a me, fermandosi a pochi passi dal punto dove mi ero fermata io.
-...eri così vicina ed hai un buon profumo, te l'hanno mai detto?- disse lui sporgendosi verso il mio orecchio.
Non mi voltai, non lo avrei sopportato. Mi limitai semplicemente a restare immobile.
Cercai con tutte le mie forze di non vedere nulla oltre quella sua carezza ma non ci riuscii a bloccare i miei pensieri in tempo. Quella tenerezza inaspettata mi aveva destabilizzato e non fui in grado di bloccare una lacrima silenziosa e traditrice.
-Esci immediatamente da questa stanza.- dissi provando a non far notare la mia voce rotta dal pianto.
Sfortunatamente la mia capacità di recitare era di gran lunga inferiore a quella di John e perciò si rese immediatamente conto di ciò che mi stava succedendo.
-Tu piangi, perché stai piangendo?- chiese provando ad avvicinarsi.
-Esci, so che questa è casa tua, ma ti prego esci.- lo implorai al limite.
-Ma...- provò a ribattere lui.
-John, per una volta non comportarti da stronzo.-
-Non so di preciso cosa io abbia fatto per farti piangere, ma ho la netta sensazione di doverti chiedere scusa... di nuovo...- disse lui abbassando lo sguardo.
-Va' via! Te l'ho detto l'altra volta e lo ripeto anche ora, non voglio le tue scuse.-
Restò qualche secondo lì in piedi, ma poi si convinse e finalmente mi lasciò sola. Sola e libera. Libera di potermi lasciare andare, libera di poter piangere senza preoccuparmi di essere vista, senza preoccuparmi della mia dignità, o meglio, di quel briciolo di dignità che mi aveva permesso di conservare.
  
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