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Autore: scbiebersloveg    09/11/2014    2 recensioni
Lui era tornato dopo avermi lasciato lì da sola, dopo aver rotto il mio cuore in mille pezzi, era andato via senza pensarci due volte.
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Era sempre più bello, i capelli biondo cenere alzati in una cresta impeccabile, indossava dei jeans a cavallo basso e una maglietta bianca che metteva in evidenza i suoi muscoli più evidenti dall’ultima volta, era più alto ed era perfetto, come sempre.
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Sapevano solo che lui era partito e che per tutti questi mesi eravamo rimasti in contatto.
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“Spiegami perché ti sei scopato quella puttana! Spiegami perché sei partito! Spiegami perché sei tornato e spiegami chi è quella stronza che ti porti sempre dietro!”
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"Io ti amo, non ho mai amato nessuno, fino a che ho incontrato te, la mia bambolina, amore mio perdonami”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chaz, Justin Bieber, Ryan Butler, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E’ strano come quanto ti cambiano le persone, le persone che ami, faresti di tutto per loro, senza pensarci due volte.

Ero ferma come un emerita cogliona davanti al cancello di casa Bieber, stavo tremando e non avevo il coraggio di bussare, avevo provato più e più volte a formulare un discorso sensato e logico ma senza risultati, incespicavo nelle mie stesse parole, io, che avevo sempre qualcosa da dire, ricordo che da bambina mi dicevano spesso che parlavo troppo, adesso non lo fanno più, ma sono sicura sia perché sono ormai abituati alla mia ininterrotta parlantina.

Non tenevo mai la bocca chiusa, dicevo tutto quello che mi passava per la testa, ogni piccola stronzata e se dovevo fare qualcosa lo facevo, senza pensare alle conseguenze anche se poi me ne sarei pentita, ero un tipo dolce che ti abbracciava all’improvviso senza motivo ma allo stesso tempo ero un po’ troppo strafottente, e tutto ciò non era cambiato, tranne con Justin, lui riusciva a rendermi insicura e interrompeva anche la mia enorme parlantina, riusciva a farmi ragionare prima di parlare e di conseguenza mi creavo complessi mentali.

Presi un lungo respiro e poggiai il dito sul piccolo bottoncino nero del grande cancello.

“Chi è?” tirai un lungo sospiro di sollievo a sentire la voce di Jazmyn.

“S-sono Ellen” ecco un’altra cosa da aggiungere alla lista, da quando io balbettavo?

Il cancello iniziò ad aprirsi lentamente ed entrai dentro, attraversai il giardino e arrivai davanti alla porta, prima che potessi bussare si aprì rivelando una Jazmyn tutta allegra e sorridente.

“Ellen!” esclamò aprendo completamente la porta, mi abbracciò e mi trascinò letteralmente in casa “Okay non voglio pressarti ma cosa cazzo è successo? Quel ragazzo è diventato una mummia da un giorno all’altro!” esclamò alzando le braccia in aria, ricordavo ancora le sue parole della nostra piccola conversazione, avvenuta un paio di giorni fa: “Sono felice che tu sia ritornata con Justin, sai, quest’anno è stato difficile per lui e anche per tutti noi vederlo in quello stato, scopava come se non ci fosse un domani, si arrabbiava facilmente, dovevi stare attenta su qualunque cosa dicessi perché poteva scoppiare da un momento all’altro, era come una bomba”

L’avevo incontrata per caso, mentre tornavo da scuola un paio di giorni fa.

“Sono qui proprio per questo” sforzai un piccolo sorriso e lei si grattò la nuca imbarazzata.

“Oh, scusami Ellen! Sono stata così egoista, anche l’altro giorno, ho pensato solo a quanto stava male Justin ma non ho mai pensato a come stavi tu”

“Non preoccuparti Jaz, va tutto bene, è normale che ti preoccupi per lui, ucciderei la donna che farebbe soffrire il mio fratellone” lei sorrise annuendo.

“Beh El, non sono sicura che sia stata tu a farlo soffrire, forse è il contrario”

“Non preoccuparti più per questo Jazzy, ormai è passato” e passato ma eravamo di nuovo come prima: lontani, arrabbiati e troppo impulsivi.

“C’e Justin?”

“Si certo, e nella sua stanza” mi indicò le scale e lentamente le salii.

Love me, love me
Say that you love me

Mi fermai davanti la porta della sua camera, stava suonando la chitarra e cantava una nuova canzone, dimmi che mi ami, erano queste le parole della canzone, lui davvero credeva che non lo amassi.

Kiss me, kiss me
Say that you miss me

Mi asciugai una piccola lacrima che scivola sulla mia guancia e mi decisi ad entrare, abbassai la maniglia, era girato di spalle con la chitarra fra le mani, suonava solo una piccola melodia che rimbombava per la stanza.

“Jazmyn!” posò la chitarra sul letto “Ti ho detto mille volte di bussare prim-“ si bloccò quando si girò, trovando me al posto della sua sorellina “Cosa ci fai qui?”

“Ciao anche a te Justin” risposi ironicamente, anche se non era il momento adatto ma io ero fatta così, cercavo sempre di sdrammatizzare con battutine ironiche o sciocchezze durante un litigio, in situazioni imbarazzanti o quando stava per nascere una discussione, non me ne rendevo nemmeno conto, era spontaneo.

“Perché sei qui? Con quale coraggio ti fai ancora vedere?” rispose stringendo i pugni.

“Non ho intenzione di litigare ancora, voglio solo chiarire e voglio che mi lasci spiegare come sono andate le cose” sbuffò passandosi una mano tra i capelli “Non sbuffare” ma sbuffò di nuovo solo per farmi arrabbiare “Molto maturo Justin, si si” incrociò le braccia e si appoggio al muro dietro di lui.

“Puoi anche andartene, non c’e niente da spiegare, ho capito tutto da solo”

Non riuscii più a stare calma, quel ragazzo gettava benzina sul fuoco! “Cosa hai capito Justin? Cosa?! Che sei un coglione? Bene perché è una cosa che già sapevo!” strinse i pugni cercando di restare calmo “Qui l’unica arrabbiata dovrei essere io! Mi hai abbandonata, non ti sei interessato minimamente a come stavo e non mi hai nemmeno lasciato il tempo di spiegare o capire cosa fosse successo perché eri troppo accecato dalla rabbia che hai pensato solo a te, a te, a te, e solo a te stesso!” stavolta alzai il tono di voce, cacciando tutte le mie emozioni, tutto quello che volevo dirgli e tutto il dolore e la delusione che mi aveva causato.

“Cosa dovrei lasciarti spiegare!? Cosa c’e da spiegare quando trovi la tua ragazza avvinghiata ad un altro!? Cosa!? Devi spiegarmi che mi hai preso per il culo tutto il tempo!?” si tirò le punte dei capelli.

“No c’e da spiegare che la tua ragazza stava per essere violentata da un maniaco e che non hai pensato nemmeno un secondo a cosa fosse successo, hai creduto solo a ciò che hai visto senza pensare che non avrei mai potuto fare una cosa del genere e che fortunatamente non sono una puttana!” mi fermai per prendere aria e lo vidi sgranare gli occhi “Non hai idea di quanto tu mi abbia deluso, hai pensato davvero che avrei potuto tradirti, dopo tutto quello che è successo, perché Justin, devo ricordarti che non sono stata l’unica a tradire? Solo con la differenze che io non l’ho deciso di mia spontanea volontà e fortunatamente non è successo niente!” mi veniva voglia di prenderlo a schiaffi, nemmeno io avevo reagito come lui quando mi disse che mi aveva tradito, poco prima che partisse per New York.

“Perché riporti a galla cose successe tempo fa e credevo che mi avessi perdonato?”

“E l’ho fatto Justin ma così non possiamo andare avanti, mi hai praticamente dimostrato che non ti fidi di me” cercai di trattenere le lacrime ma sapevo che i miei occhi erano già lucidi.

“Tu come avresti reagito Ellen, non credo che mi saresti venuta incontro come se nulla fosse successo”

“Ma ti avrei chiesto di spiegare!” urlai “Ti avrei chiesto di spiegare perché lo avresti fatto ma invece non te ne è fregato un cazzo di me! Avrei potuto capire che eri troppo accecato dalla rabbia ma il giorno dopo potevi anche chiamarmi ma invece non ti sei fatto vivo per due giorni, non hai chiamato, scritto un  messaggio e so che non hai cercato nemmeno di chiedere ad Elysabeth perché le hai attaccato il telefono troppe volte e lei non c’entra niente!”

“Mi dispiace Ellen, mi dispiace! Lo so sono stato un vero e proprio coglione, ho reagito senza pensare e mi dispiace” gesticolò velocemente senza nemmeno rendersene conto.

“Non ti scusare Justin perché se non ti fidi di me delle tue scuse non me ne faccio niente” abbassai il tono di voce calmandomi e cercando di regolare il respiro.

“Ma io mi fido di te Ellen, cosa devo fare? Dimmelo perché non ne ho proprio idea” si passò ancora una volta le mani nei capelli che della sua cresta perfetta e ordinata non avevano più niente.

“Stavolta sono io che non mi fido di te Justin, non mi fido di te e delle tue parole, ti ho anche sentito mentre cantavi, tu credevi e credi che non ti amo, davvero credi che dopo tutto questo tempo ho solo giocato con te e che non mi importa?” sgranò gli occhi e si avvicinò a me.

“No Ellen, non pensarlo, io mi fido di te, sono solo stato un idiota che non ha pensato a quello che faceva, e ammetto di aver pensato almeno un secondo che tu non mi amavi ma nemmeno io riuscivo a crederci” si leccò le labbra prendendomi il viso “Io ti amo Ellen, e scusami, perdonami, ma devi fidarti di me, devi fidarti delle mie parole e devi fidarti quando dico che a te ci tengo e non pensare che non mi importi di te perché morirei se ti succedesse qualcosa” appoggiò la fronte sulla mia guardandomi negli occhi “Ti amo El, ti amo come non ho mai amato nessuno e la mia vita e nelle tue mani, senza di te io non vivo” lo guardavo negli occhi, eravamo a pochi centimetri di distanza e i nostri nasi si toccavano “Quando ti ho visto con David” pronunciò il suo nome con disgusto “Non ho capito più niente, mi è caduto il mondo addosso ed ero così distrutto e arrabbiato che non riuscivo più a ragionare, volevo solo prenderlo e ucciderlo di pugni e calci, il solo pensiero delle sue mani sul tuo corpo mi fa imbestialire” la voglia di baciarlo e perdonarlo era forte ma non sapevo cosa fare, nonostante tutte le sue parole “Perdonami El, ucciderò quel bastardo appena lo vedo o se solo si avvicina a te, perché ti amo e voglio proteggerti, non lascerò che ti tocchi ancora”

Lo guardai negli occhi, in quegli occhi color miele in cui potevi scioglierti, erano come specchi, specchi della sua anima, delle sue emozioni, e in quel momento riflettevano tutta la sincerità delle sue parole e più lo guardavo e più mi rendevo conto che non sarei riuscita a stare a lungo senza di lui , mi sarebbe mancato troppo, perché lo amavo, e non sarei riuscita a vivere senza i suoi sorrisi, i suoi abbracci, e a volte amavo litigare con lui solo per finire a coccolarci sul divano, tra le sue braccia, mi sarebbe mancato il suo profumo e anche solo pronunciare il suo nome, tutto di lui mi sarebbe mancato.

Senza pensarci due volte mi buttai tra le sue braccia stringendolo forte, lasciando cadere tutte le lacrime che avevo trattenuto, erano lacrime di dolore ma anche di gioia, lui mi strinse a se baciandomi il capo e cercando di placare il mio pianto.
Mi porto sul letto e affondai il viso nel suo collo stringendolo forte, non lo avrei lasciato andare facilmente.





  
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