Sacrificio
La notte fu
dannatamente lunga, l'alba sembrò non arrivare mai.
Arrivai a pensare
che vista tutta la follia che ci circondava, non avremmo più
visto
nemmeno il sole sorgere. Seduta a terra con un cuscino dietro alla
schiena e una coperta addosso, fissavo il vuoto pensando a mia madre.
Speravo con tutta me stessa che il contagio fosse circoscritto solo a
Tokyo e che lei e altri si fossero salvati.
Spostai
l'attenzione su Steve e Hwoarang che si stringevano la mano,
quest'ultimo mi raggiunse e si sedette accanto a me. Gli chiesi
esplicitamente se lui e Steve fossero diventati improvvisamente amici
e lui sorrise.
Parlammo a lungo,
del nostro passato, di ciò che avevamo vissuto insieme. Dal
nostro
primo incontro a quando ci siamo separati. Fu uno sfogo necessario,
dovevamo dirci come stavano realmente le cose ma sentirmi incolpare
per la nostra separazione mi ferì profondamente.
Mi allontanai e
Steve mi afferrò per un braccio, non pronunciò
nemmeno una sillaba
ma dal suo sguardo capii che era preoccupato per me. Scossi la testa
e mi coricai da un'altra parte, con tutti i problemi che avevamo non
avevo intenzione di crearmene di nuovi.
Il giorno seguente
lasciammo il minimarket per ripartire alla volta dell'aeroporto. In
alcune aree l'intensificazione di zombie era maggiore che in altre e,
per quanto preparati, non potevamo ucciderli tutti. Aggirammo le zone
peggiori allungando di molto la strada, usammo armi e muscoli nei
momenti necessari per difenderci.
A metà pomeriggio
ci fermammo per una pausa con tutta la disapprovazione di Bryan che
era stufo di doversi fermare così spesso. Ling aveva bisogno
di
sedersi, stava male e in un momento di confidenza mi disse di avere
il sospetto di essere incinta. Mi implorò di non dirlo a
nessuno,
aveva paura che avere in grembo il figlio di Jin potesse comportare
altri mesi di torture.
Le promisi che con
me il suo segreto era al sicuro.
Tornammo sui
nostri passi e secondo la mappa, eravamo ad un solo isolato
dall'aeroporto. Costeggiammo un grattacielo per sbucare in un vicolo
che ci avrebbe portati direttamente alla recinzione esterna che
circondava le piste di atterraggio.
Ci avvicinammo con
cautela e osservammo il posto apparentemente deserto. La cosa ci
insospettì ma in fondo speravamo in un'occasione del genere.
Ciò
che ci colse alla sprovvista fu l'enorme quantità di zombie
che si
era accumulata al di fuori dell'aeroporto e che al momento ci stava
venendo incontro col puro intento di mangiarci.
Steve gridò di
scavalcare la recinzione e si era già arrampicato pronto a
saltare
dall'altra parte quando Raven lo ammonì spiegando che se
avessimo
agito in quel modo, l'orda di zombie ci avrebbe seguito, buttando
giù
la recinzione. Non potevamo affrontarli tutti e tentare di decollare
con una pista piena di non morti non era di certo l'ideale.
Bryan scoppiò in
una risata sadica, malata. Mi fece venire i brividi. Si mise a
tracolla due intere file di munizioni e si armò con un
fucile a
pompa per mano e una beretta nel fodero dei pantaloni. Senza
aggiungere altro, si incamminò verso l'orda di non morti che
ci
stava braccando e iniziò a sparare a tutto spiano, come se
fosse in
zona di guerra. In pochi minuti venne sommerso dagli zombie ma il suo
sacrificio fece da distrazione e ci permise di entrare nell'aeroporto
senza essere nel mirino di quei mostri.
Senza dubbio la
Zaibatsu non aveva badato a spese per i gioiellini che trovammo
dentro agli hangar dell'aeroporto. Dai più veloci e compatti
ai più
imponenti, tutti i mezzi aerei della società erano
all'insegna della
modernità e del lusso.
Optammo per
utilizzare un piccolo business jet e partimmo senza perdere altro
tempo. Raven e Hwoarang si misero ai comandi mentre io feci sdraiare
Ling che si addormentò dopo qualche minuto. Sorvolando la
zona non
riuscimmo a vedere Bryan ma solo una folta quantità di non
morti.
Non sapevamo cosa
ci avrebbe atteso in Canada ma ormai era tardi e inutile tornare
indietro. Avremmo affrontato ciò ci aspettava.