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Autore: crazyfrog95    10/11/2014    15 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Abbandono


 

Il giorno dopo, Sasuke si presentò puntuale all'allenamento con la squadra.
I suoi due compagni e il maestro notarono subito che c'era qualcosa che non andava: Sasuke era molto più freddo e distaccato del solito.
In un primo momento, Kakashi pensò che fosse l'effetto del Segno Maledetto, ma questo era ancora stabilmente sigillato, perciò non riusciva proprio a capire cosa fosse successo al suo allievo.


Sasuke non aveva rivolto minimamente la parola a Sakura, e anche negli scambi di colpi con Naruto si era dimostrato molto più violento e spietato del solito.
Alla fine, Kakashi decise di terminare l'allenamento in anticipo, perchè in quelle condizioni non ne avrebbero tratto alcun beneficio. Quando il maestro si fu allontanato, Naruto si scagliò contro Sasuke.

«Mi vuoi dire che cazzo ti succede?! Non ti sei mai comportato così, cosa diavolo ti prende?!»
Sasuke non rispose, ma guardò Naruto con uno sguardo che il biondo non aveva mai visto: furibondo, freddo, come se volesse ucciderlo all'istante. Lo Sharingan attivato gli dava un'aria ancora più minacciosa.

Sakura era talmente tesa da non avere il coraggio di dire una sola parola. Se Sasuke si trovava in quello stato, ormai lo sapeva per esperienza, l'unico in grado di farlo ragionare era Naruto. Ma ciò che il moro disse in quel momento sconvolse tutti e due.

«Naruto, combatti contro di me. Adesso.»
«Ma che stai dicendo? Perchè dovrei farlo?»
Naruto era sorpreso, mai Sasuke era stato tanto ansioso di confrontarsi con lui. A cosa era dovuto quell'atteggiamento?
«Fallo e basta! Durante l'esame ci dovevamo affrontare in finale, ma poi è saltato tutto. Bene, ora voglio la sfida che mi spetta. Mostrami la potenza che hai sfoderato contro Gaara. Scopriamo una volta per tutte chi di noi due è il più forte!»

Naruto era esterrefatto da quella presa di posizione, ma non si tirò indietro.
Se c'era una cosa che aveva imparato, negli anni, era che combattere contro qualcuno era molto più efficace del parlare, se si voleva capire cosa passava per la testa di quest'ultimo. Che Sasuke si sentisse minacciato dai suoi miglioramenti?

«Ra-ragazzi, p-per favore, c-cercate di calmarvi...»
Sakura tentò di frapporsi tra i due, ma questi la ignorarono completamente. Naruto indagava l'espressione di Sasuke, cercando i motivi di quel suo strano atteggiamento. Alla fine, capì che l'unico modo possibile era assecondarlo.
«Se è questo che vuoi...»
E il biondo si mise in posizione di guardia, mentre Sasuke, con un ghigno, lo imitava.


Sakura si allontanò di corsa, conscia di non essere in grado di fermarli, e andò subito in cerca del maestro Kakashi.
Nel frattempo, il duello iniziò.

Naruto si scagliò all'attacco caricando il moro con un calcio laterale, che questo parò senza problemi. L'Uzumaki approfittò così del momento di immobilità per estrarre dei kunai di Dislocazione, che piantò tutto intorno a loro.
Il giorno prima era tornato sul luogo dello scontro con Shukaku e aveva recuperato tutti i kunai speciali utilizzati, grazie alla tecnica di appello letta sul diario.

Sasuke sapeva già quello che stava per accadere: con un lampo giallo Naruto sparì, e iniziò ad attaccarlo da tutte le direzioni.
Ma Sasuke non era Neji: grazie al suo Sharingan riusciva a parare tutti i colpi, e ogni tanto riusciva anche a contrattaccare, costringendo il biondo alla ritirata. Conscio che stava sprecando chakra inutilmente, Naruto cambiò tattica.
«Kage Bunshin no Jutsu!»

Dieci cloni apparvero, e iniziarono ad attaccare Sasuke da tutti i lati. L'Uchiha sapeva che avrebbe dovuto eliminarli subito, o lo avrebbero sopraffatto, quindi saltò e li attaccò dall'alto.
«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»
Con un soffio rovente incenerì tutti i cloni, ma il vero Naruto ne approfittò per lanciare un kunai attraverso le fiamme. L'avversario lo parò, ma il quel momento lui apparve davanti a lui con un Raijin Volante, e portandosi alle sue spalle con un volteggio lo colpì pesantemente con un calcio rotante, mandandolo a schiantarsi a terra.

Sasuke si rialzò dolorante. Aveva accusato il colpo, ma era ancora in grado di continuare. Accecato dalla rabbia, iniziò a concentrare il chakra nella mano sinistra, e un fascio di fulmini la avvolse.
«Basta giocare, facciamola finita!»
Naruto allora capì che Sasuke stava facendo sul serio, e ricorse alla sua tecnica per contrastarlo. Nella sua mano destra il chakra iniziò a roteare, dando forma al suo terribile attacco. Con uno sguardo carico di rabbia i due si lanciarono l'uno contro l'altro.
«Rasengan!»
«Mille Falchi!»
Le due tecniche stavano per scontrarsi, mancavano pochi centimetri...


Ad un tratto una mano apparve sul polso di entrambi, e i due vennero scagliati contro due rocce lì vicino. La voce del maestro Kakashi, fredda e minacciosa, lasciava intendere la sua rabbia.
«Spiegatemi immediatamente cosa stavate facendo. E non azzardatevi a dirmi che vi stavate solo allenando, perchè non me la bevo.»
Al suo fianco, Sakura ansimava con le mani sulle ginocchia. Aveva corso come non mai per cercare il maestro, e questo era intervenuto giusto in tempo.

Sasuke si rialzò, dolorante, e osservò la roccia sulla quale era finito: un grosso buco era apparso nel punto in cui il suo Mille Falchi era andato a colpire.
La soddisfazione per quel risultato era evidente, ma mentre si rialzava, il suo sguardo cadde sulla roccia sulla quale si era abbattuto il suo avversario, e sgranò gli occhi.
Il masso su cui era finito Naruto non c'era più, sostituito da un mucchio di sassolini sparsi per il prato. La sua tecnica era stata talmente potente da sbriciolare quell'ostacolo.
Carico di rabbia e frustrazione, Sasuke se ne andò senza dire una parola ai suoi compagni o al maestro.

Naruto lo osservò andarsene, spiazzato da quel comportamento. Solo in quel momento di era reso conto di quanto avrebbero potuto farsi del male a vicenda, l'intervento di Kakashi era stato provvidenziale.
"Sasuke, cosa ti è successo?"


Era quasi arrivata l'ora. Era l'una e mezza, e Sasuke aveva raccolto in uno zaino tutte le cose che sarebbero potute tornargli utili.
Prima di uscire diede un'ultima occhiata a casa sua, quell'appartamento che occupava dalla notte dello sterminio. Non era riuscito a tornare a vivere alla villa del suo clan, avrebbe visto i fantasmi dei suoi genitori ovunque, se l'avesse fatto.

Quella casa era di un suo zio che abitava nel quartiere centrale, che non la usava, e dopo quella notte l'Hokage gli aveva concesso di abitarci, mentre l'intero quartiere Uchiha era stato sigillato per impedire a chiunque di accedervi. Solo con il maestro Kakashi vi aveva fatto ritorno, circa un anno prima, quando avevano letto la stele nel tempio del suo clan.

Uscito di casa, pose un sigillo di confinamento dello Sharingan sul cancello d'ingresso, così che nessuno potesse entrare. Quando sarebbe tornato, voleva che tutto fosse al suo posto.
Perchè si, sarebbe tornato. Una volta compiuta la sua vendetta contro Itachi sarebbe tornato al villaggio, e avrebbe ricostruito il suo clan. Non aveva alcuna intenzione di abbandonare per sempre la sua casa.


Era ormai giunto alla strada che conduceva all'ingresso del villaggio, le mura di cinta erano così vicine che la loro ombra incuteva timore in lui. Nessun suono, il silenzio assoluto regnava in quella notte, nemmeno un alito di vento muoveva l'aria. Se non fosse stato per una mosca che in quel momento gli volò davanti agli occhi, avrebbe potuto dire che il tempo si era fermato.
Con passo deciso, si avviò verso il cancello.

«Sasuke»

Al suono di quella voce, chiaro nel silenzio come una lastra di ghiaccio che si spezza durante il disgelo, Sasuke si fermò di colpo.
No, lei era l'ultima persona che voleva incontrare quella notte. Già era indeciso di suo, avrebbe rischiato di fargli cambiare idea.

«Non dovresti essere in giro a quest'ora di notte, Sakura.»
Cercò di guadagnare tempo, mentre pensava a un modo per uscire da quella situazione.
«Neanche tu dovresti.»
La voce della rosa era calma, ma dentro di lei era terrorizzata. Lo raggiunse e lo abbracciò da dietro con delicatezza, quasi con timore.
«Torna indietro, Sasuke, da quella parte si va fuori dal villaggio.»
Sakura sapeva di aver detto un'ovvietà, ma in quel momento la paura che l'aveva presa l'aveva portata a parlare come si farebbe a un pazzo per calmarlo.

«Lo so. È li che sto andando.»
Sasuke non si voltò, restò immobile, fissando davanti a sè. Sapeva che se l'avesse guardata, se le avesse aperto un'altra volta il suo cuore, non avrebbe più avuto la forza di fare ciò che doveva. Sakura lo strinse più forte.
«Perchè... Che cosa c'è che non va? Perchè vuoi andartene?»
Con quel sussurro, lo stava supplicando di tornare indietro, insieme a lei.

Sasuke non rispose. La verità era che non voleva andarsene, ma non poteva rinunciare alla sua vendetta. C'erano un milione di ragioni valide per restare, ma compiere quel passo era necessario.
«Lasciami, Sakura. Non voglio farti male.»


Sakura lo sciolse l'abbraccio e indietreggiò, impietrita da quel comportamento. Grosse lacrime le solcarono il volto, mentre il respiro le si era fermato. Fece un passo indietro.
«Ti prego... non andartene... io... ho bisogno di te... Non abbandonarmi... Così mi spezzi il cuore...»
Ora aveva iniziato a piangere. Doveva fare tutto il possibile, non poteva lasciare che Sasuke se ne andasse.

«Devo farlo. È l'unico modo. Restando qui non riuscirò mai ad acquisire il potere che mi serve. Solo Orochimaru può darmi ciò che cerco...»
Sasuke mascherò il dolore che stava provando dietro quella voce così fredda, così priva di emozioni.
Da quando aveva assistito al massacro della sua famiglia non aveva più versato una lacrima. Aveva chiuso il suo cuore a tutte le emozioni, solo l'odio era ciò che lo guidava.
Ma quella ragazza era riuscita a penetrare attraverso quel guscio fatto di disprezzo e cinismo, e a fargli riscoprire quell'emozione da tempo dimenticata. Sakura era riuscita a fargli provare di nuovo amore.
Sentirla piangere per colpa sua era una tortura, ogni lacrima che le faceva versare era come una pugnalata al cuore, per lui. Ma non aveva altra scelta.


«Ti prego... non farlo... Non andartene!»
Sakura si fiondò addosso a Sasuke, senza un'idea precisa di ciò che faceva, solo intenzionata a fermarlo. Il nome di Orochimaru era bastato a farle capire la strada che il suo amato stava per prendere, sarebbe diventato un traditore.
Non poteva lasciarlo andare, doveva fermarlo a tutti i costi.

Ma Sasuke agì più rapidamente di lei. Si voltò di scatto e la prese al volo, stringendola tra le braccia. Alla fine aveva ceduto, aveva voluto sentirla un'ultima volta vicina a lui, prima di sparire per chissà quanto tempo.
«Non ti abbandonerò, Sakura. Te lo prometto. Quando la mia vendetta sarà compiuta, tornerò. Te lo giuro sull'onore del mio clan. Te lo giuro sui miei stessi occhi. Tornerò al villaggio. Tornerò da te.»


Sakura non smetteva di piangere, con la testa appoggiata alla spalla del ragazzo.
«Perchè...? Perchè lo fai...?»
«Perchè ti amo, Sakura.»

Sakura riaprì gli occhi, folgorata da quelle parole.
Sasuke non aveva mai mostrato sentimenti per nessuno, ma ora aveva tolto la sua maschera di orgoglio, e aveva pronunciato quelle tre parole: "ti amo, Sakura"

«Tu sei stata l'unica capace di risvegliare il mio cuore da quell'oscurità che lo avvolgeva da anni, è solo grazie a te e a quell'idiota di Naruto se non sono diventato un mostro. Ma non posso rinunciare a ciò che devo fare.
Perciò... ti chiedo di aspettarmi. Ti prometto che tornerò. Fosse l'ultima cosa che faccio, tornerò.»

Sakura continuava a piangere, e così Sasuke le prese dolcemente il mento con una mano, e le diede un bacio da toglierle il fiato.
Incapace di resistere a quel gesto, Sakura ricambiò, con tutta la passione di cui era capace. Non aveva smesso di singhiozzare, grosse lacrime salate si univano a quel bacio dal sapore così amaro.


Dopo lunghi istanti, Sasuke si staccò, guardandola fisso negli occhi.
«Perdonami, Sakura.»
E attivò lo Sharingan, gettando la ragazza in un Genjutsu.
La rosa cadde addormentata, e Sasuke la prese tra le sue braccia. Poi la adagiò sulla panchina lì vicino, coprendola con la sua felpa blu con lo stemma Uchiha sulla schiena. Era rimasto vestito solamente con la sua tenuta nera a lacci.

Sakura avrebbe dormito per circa quattro ore, tempo sufficiente perchè non avvertisse nessuno della sua fuga.
Odiandosi per quello che stava facendo, Sasuke si voltò per l'ultima volta e uscì dal cancello senza guardarsi indietro.

Al di fuori delle mura, i quattro lo aspettavano come da accordi.
«Sei un po' in ritardo.» fece notare Jirobo, che Sasuke ignorò bellamente.
«Andiamo.» disse l'Uchiha, e i cinque si avviarono verso il covo di Orochimaru.


«...Sasuke...»
Sakura si svegliò, trovandosi su una panchina.
Fece mente locale, e dopo qualche secondo capì perchè si trovava lì, ricordando la sera precedente. Tra le mani, si accorse di stringere una maglia blu, con uno stemma degli Uchiha stampato sul retro. La maglia di Sasuke.
E lì Sakura scoppiò nuovamente a piangere. Aveva fallito, non era riuscita a impedire che Sasuke se ne andasse.

D'un tratto le venne un'idea: guardò l'orologio, erano le sei di mattina. Sasuke era partito da meno di quattro ore, il che vuol dire che erano ancora in tempo per recuperarlo!
Disperata come mai in vita sua, scattò alla massima velocità verso il palazzo dell'Hokage.



 

   
 
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