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Autore: slanif    10/11/2014    6 recensioni
KyuMin, Sungmin/Saeun
Sungmin annuì stancamente, stringendo ancor di più le sue braccia che avvolgevano il suo petto come in un abbraccio, tornando a guardare fuori dalla finestra sperando di vederlo arrivare di corsa.
Tuttavia, i minuti passavano e oltre alla neve, null’altro copriva la strada.
Nessun passo. Nessuna orma. Nessun uomo. Non Kyuhyun.
Dove sei?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Sungmin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '50 Prompt'
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Titolo: Neve
Autore: slanif
Fandom: Super Junior
Personaggio/Coppia: Sungmin, Eunhyuk, Shindong, Saeun, Kyuhyun (KyuMin – Sungmin/Saeun)
Prompt: 4
Rating: Verde
Conteggio Parole: 1456
 
 
 
Sungmin guardava fuori dalla finestra della grande villa che avevano appositamente affittato per quella giornata. Il respiro si condensava in una nuvoletta opaca sul vetro ogni qualvolta si scontrava contro di esso. C’era la neve, quel giorno. Era ovunque, a coprire col suo manto bianco e lucente ogni cosa. E a rendere tutto gelido.
Come lo era il suo cuore.
Anche sul suo cuore, uno spesso strato di neve gli stava quasi fermando i battiti.
Era una sensazione strana… si sentiva come se fosse in dormiveglia, come in coma, come se il suo corpo fosse completamente atrofizzato; ma i suoi sensi erano più svegli e ricettivi che mai.
Era così attento a ciò che lo circondava da avere quasi la sensazione di sentire la neve che cadeva a terra, a ricongiungersi con la sua gemella già caduta.
Era così distratto da non ricordare nemmeno che in quella stanza non era da solo.
« Sta tranquillo, arriverà… »
La voce di Hyukjae lo riportò alla realtà.
Era in piedi di fianco a lui, elegantissimo nel suo completo grigio scuro, a strizzargli una spalla come a rassicurarlo.
Un brivido percorse l’intero corpo di Sungmin che sentì il proprio animo più gelido della neve che continuava a scendere copiosa di fuori: « Io non credo… »
« Era solo… » Eunhyuk pensò bene alla parola da usare. « Triste, ieri sera… vedrai che verrà. »
« E’ troppo doloroso. » Per lui. Per me.
« Anche io sono sicuro che verrà, Min. Lui sa che hai bisogno di lui. Oggi più che mai. », lo incoraggiò Shindong, facendoglisi vicino tanto quanto Eunhyuk.
Ma dov’ero io quando lui aveva bisogno di me?
Sungmin annuì stancamente, stringendo ancor di più le sue braccia che avvolgevano il suo petto come in un abbraccio, tornando a guardare fuori dalla finestra sperando di vederlo arrivare di corsa.
Tuttavia, i minuti passavano e oltre alla neve, null’altro copriva la strada.
Nessun passo. Nessuna orma. Nessun uomo. Non Kyuhyun.
Dove sei?
« E’ ora di andare, Sungmin. » La voce della wedding planner lo distoglie di nuovo dai suoi pensieri.
Si voltò a fissarla con gli occhi allucinati e tristi, lucidi, un po’ spenti e persi.
Un attimo di esitazione, poi esalò pianissimo: « Sì… »
« La sposa sta arrivando. », sorrise la donna, uscendo di nuovo dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Sungmin sentì il cuore martellare nel petto. Ma non per la felicità. Era pura e vera paura. Terrore.
Dove sei, Kyuhyun?
« Andiamo, Sungmin. »
Shindong lo tirò lentamente per un braccio e sotto lo sguardo di tutti gli altri membri, lo condusse a passo calmo verso la sala adibita per la cerimonia.
Percorsero il corridoio col tappeto bianco e le colonne di fiori, candele e nastri a entrambi i lati. Tutto rigorosamente bianco e argento come aveva scelto la sposa.
Arrivarono quindi alle cinque scalette che rialzavano la zona dell’altare dove c’era un grande tavolo di marmo con dietro, in piedi, il parroco che lo fissava sorridendo.
Shindong lasciò Sungmin solo quando furono di fronte al parroco, in cima alle scale; quindi andò a sistemarsi alle spalle dell’amico, perfettamente in fila con gli altri.
C’erano tutti. Non mancava nessuno.
Tranne il posto subito dopo Sungmin e subito prima di Eunhyuk.
Quel posto che doveva occupare Kyuhyun.
Kyuhyun che non era ancora arrivato.
Dove sei?
« Signor Lee… non c’è il suo testimone? » Il parroco si avvicinò col busto per parlare con lo sposo.
Sungmin sudò freddo, osservando il bianco della stanza come fosse l’inferno: « N… non lo so. Credo che stia arrivando. »
« La cerimonia inizierà tra pochi minuti. », precisò il parroco.
Lo so.
Si limitò ad annuire.
« E’ una bella data per sposarsi, questa… insolita. Il tredici dicembre. Come mai l’avete scelta? », domandò ancora il parroco, desideroso evidentemente di fare conversazione. O, semplicemente, aveva percepito l’agitazione dello sposo e stava cercando di tranquillizzarlo con delle chiacchiere tranquille non capendo che ciò che avrebbe ottenuto era l’effetto esattamente opposto.
Perché ci siamo innamorati il tredici luglio.
« A maggio partirò per il militare. Considerando i nostri impegni, era l’unica data disponibile. »
Bugiardo. Hai scelto questa data contro altre cinque perché era il tredici del mese.
« Capisco, certo… dev’essere difficile essere una celebrità. »
Sungmin annuì ancora. Gli occhi fissi alla porta.
« Anche sua moglie lo è, vero? »
« Non è mia moglie. », rispose Sungmin senza pensare. Le parole gli uscirono di bocca di slancio e raggelarono il sangue di tutti i presenti.
« C… », provò il parroco, sconvolto; ma Eunhyuk lo interruppe con un pronto sorriso e un: « Sungmin intendeva che non è ancora sua moglie! Vero, Sungminnie? », domandò, guardandolo con sguardo implorante.
Sungmin annuì lentamente.
Lei non sarà mai mia moglie. Lei non è ciò che voglio.
Proprio in quel momento la musica partì. Si sentì un gran vociare, il parroco tornò al suo posto.
Le porte si aprirono e qualcosa di bianco, vaporoso come una nuvola, apparve in controluce.
La gola di Sungmin si chiuse.
Saeun, la sua sposa, era appena arrivata.
E Kyuhyun non c’era.
Il suo unico, vero amore, non c’era.
DOVE SEI! Ho paura. Ho bisogno di te…
Saeun, sorridente e radiosa come tutte le spose, avanzava lentamente verso di lui a braccetto col padre. La marcia nuziale scandiva regolare ogni suo passo.
Ad ogni metro che la ragazza avanzava, la gola di Sungmin si chiudeva sempre di più e la nausea aumentava a dismisura.
L’istinto di scappare lo stava cogliendo sempre più forte e le gambe gli tremavano un po’. Sentiva i muscoli fremere, come pronti allo scatto, come bisognosi di sfogare la loro frustrazione in una corsa furiosa che lo avrebbe portato molto lontano da lì.
Molto lontano da quel posto, da quel giorno, da Saeun.
Lontano da tutto e da tutti.
Ma non da Kyuhyun.
Era lì che voleva correre: da Kyuhyun.
Voleva andare da lui a dirgli che era stato tutto un brutto sogno. Che non doveva sposare Saeun. Che non era successo nulla di tutto quello che era successo. Che tutte le lacrime versate e le urla lanciate non erano servite a niente. Che finalmente potevano piangere di gioia, e non di dolore, perché erano liberi.
« Com’è bella… », sussurrò piano il parroco, sorridendo soddisfatto « Lei è proprio un uomo fortunato, signor Lee. »
No!
Non si sentiva un uomo fortunato. In quel momento, effettivamente, si sentiva il meno fortunato della Terra.
Stava per sposare una donna che non amava perché doveva. Perché aveva trent’anni e ormai era ora. Perché non poteva sposare l’uomo che amava, la società non lo avrebbe mai accettato. Perché altrimenti avrebbero cacciato entrambi e li avrebbero divisi e la loro vita sarebbe stata rovinata. Perché era quello che avrebbe dovuto fare anche Kyuhyun, e il solo pensiero gli faceva venire la nausea ancor più di quella che sentiva per ciò che stava facendo lui. Per ciò che toccava dritto la sua pelle, ustionandola e marchiandola a vita come “uomo sposato”. Fingendo di essere felice, di amare sua moglie. Quella moglie che sì, trovava una brava persona, simpatica, piacevole… ma non aveva niente a che fare con quello che gli faceva provare Kyuhyun.
Quell’amore, quel bruciante ardore, il desiderio assoluto, la connessione di pensieri, capirsi con un solo sguardo, la voglia continua di poterlo tenere sott’occhio e baciare, il desiderio continuo di sentire la sua pelle contro la propria, lasciarlo entrare ovunque. Nel suo corpo, nella sua anima, in ogni suo più intimo segreto.
Kyuhyun, ti prego… dove sei?
Saeun arrivò di fronte a lui.
Le sue gambe tremarono più forte.
Lei gli sorrise e lui riuscì solo a tirare un angolo della bocca verso sinistra, in un sorriso terrorizzato e forzato.
Kyuhyun…
Le porte si spalancarono.
Tutte le teste si voltarono verso di essa, la musica si interruppe.
« Kyu… »
Riuscì solo a sussurrarlo. La saliva gli aveva strozzato la voce.
Il groppo in gola era completamente sparito.
Un’incredibile sensazione di sollievo lo pervase.
E quando Kyuhyun gli fu vicino, posizionandosi subito dietro di lui e cercando di sorridergli nonostante gli occhi terribilmente tristi e pieni di pianto, seppe che ce l’avrebbero fatta.
Insieme, avrebbero superato anche quella.
« Sei arrivato… », sussurrò Sungmin con tono emozionato; finalmente gli occhi di nuovo brillanti e vivaci, felici.
Spingendo il petto contro la schiena di Sungmin, Kyuhyun gli afferrò una mano e la strinse forte, nascosta agli occhi di tutti dalle loro giacche: « Sono qui. »
Sì, sei qui. Ora e per sempre.
La neve che gli copriva il cuore si sciolse.
Ce l’avrebbero fatta.
La neve non sarebbe mai stata troppo alta da superare.
L’avrebbero spalata via insieme.
 
 
 
FINE
 
Prima che scoppi un putiferio o qualcuno mi insulti nei commenti o per messaggio privato o che ne so, specifico subito una cosa: questa è una MIA PERSONALE VERSIONE DEL TUTTO INVENTATA della cosa. Sia perché il matrimonio ancora manco c’è stato, sia perché non sono Sungmin e non ho idea di cosa senta davvero.
Benché io sia felice che Sungmin è felice (con chi, affari suoi), io sono comunque una KyuMin shipper e continuerò a scrivere di questa coppia che amo perché la fantasia è la fantasia e basta e nessuno può fermarla.
Non pretendo col mio scritto di riportare la realtà, perché NON E’ CIO’ CHE VOGLIO.
Auguro a Sungmin una vita felice con sua moglie; poi la mia opinione circa il suo matrimonio non conta, così come non conta quella di nessun altro.
E quindi niente, basta. Spero di essere stata chiara.

   
 
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