Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: StellaDelMattino    10/11/2014    3 recensioni
"Un ballo con il nemico?!" disse la ragione.
"Sì, dai, un ballo non ha mai ucciso nessuno!" ribattè l'istinto.
"Ma un nemico sì!!"
Il mondo in cui vive Gemma è un mondo strano. È un mondo in cui i draghi parlano alla luna, i gatti sono parrucchieri e ci sono sfarzosi balli in cui i reali di ogni regno si incontrano.
È proprio durante uno di questi balli che la Guerriera di Tigerheart accetta di ballare con William, abitante di Secreteyes. Il problema è che tra i due regni sta per scoppiare la guerra e Gemma non ha nessun intenzione di rivelare dettagli sul suo regno. Quell'improbabile ballo fatto di bugie cambierà per sempre il destino dei due giovani, ma anche quello dei loro regni.
Oh, di certo non fu un colpo di fulmine, ma si sa, l'amore per i Guerrieri non è mai stato semplice.
Dal capitolo 1:
-E avete ragione. Eppure sono comunque intrappolato nei vostri occhi coraggiosi come quelli di una tigre.
-In effetti, io lo sono dai vostri profondi come i segreti.
William sorrise, non per niente era il Principe Guerriero di Secreteyes.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 30
Notte senza fine

 

Gli occhioni azzurri di Trevor si spalancarono per la sorpresa.
Gemma non sapeva cosa dire. Cercò di riprendere il proprio contegno, chiudendo la bocca che prima aveva spalancato, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla fingere. Ormai il danno era fatto.
"Cosa ci fa lui qui?" chiese a voce bassa, in un sussurro.
Il re, dal canto suo, sembrava compiaciuto. Sorrise, malvagiamente, prima di risponderle.
"È stato catturato ai confini. Si stava cercando di infiltrare per spiarci: ormai il tuo vecchio regno usa anche i bambini. Giusto, Trevor?"
Il bambino non disse nulla. Guardava torvo Gemma, con uno sguardo che comunicava tradimento. Non sapeva che lei stesse fingendo.
Se non l'ha capito lui che scova segreti da sempre ho qualche probabilità che non l'abbia capito neanche il re, pensò la ragazza. Doveva cercare di non farsi scoprire, ma non avrebbe mai permesso che lo lasciassero lì.
"Trevor, tu capisci che ciò che ti hanno ordinato è inumano, vero? Perché lo è. Tu sei solo un bambino..." disse Gemma.
Lo sguardo di Trevor ci accese di rabbia, ma, ancora, non rispose.
La ragazza si rivolse alla Volpe. "Lui non ha colpe. Il suo animo è stato forgiato dall'ingiustizia del suo regno. Non si merita una punizione."
Il re sembrò pensarci. "Avete ragione, ma dovrà capire questi sbagli, prima di esser rilasciato. Se vorrai, avrai la possibilità di farglielo capire tu. Ora proseguiamo."
Detto questo, ricominciarono a camminare. Gemma lanciò un ultimo sguardo al bambino: ancora non si capacitava della sua presenza.
Durante il resto del giro, non riuscì a pensare che a lui. Solo quando un soldato arrivò urlando di andare nel salone -dove un tempo c'era un maestoso trono, ora sostituito da una goffa sedia di legno- si distrasse.
Quando furono lì, si spalancò il grande portone e fecero il loro ingresso due soldati, che tenevano un uomo. Un ragazzo, più che altro, sporco di terra e sangue, che si dimenava per scappare. Sul suo viso risplendavano occhi verdissimi, color smeraldo. Si muoveva troppo, però, per individuare altro del suo aspetto.
Il re ordinò di portarlo nelle prigioni, con nonchalance, come se non gli importasse nulla.
Il ragazzo, con il fiatone, si mise a urlare, disperato e furioso allo stesso tempo. 
"Non vincerete mai!" diceva "I vostri valori sono falsi!"
C'era qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che Gemma non riusciva bene ad identificare. Non appena il re rispose, però, la ragazza capì.
Il ragazzo aveva l'accento delle Volpi: era un traditore.
 

***

Che cosa?!
Jackson si chiedeva se avesse sentito bene. Il futuro di Gemma? Christine aveva davvero visto il futuro di Gemma? Impossibile, decisamente impossibile.
Vista la faccia sconvolta del ragazzo, Christine sospirò. E ancora non sa cosa ho visto!
"Ho sempre pensato che il futuro fosse incerto..." disse Jackson, in un filo di voce. Stava ancora elaborando ciò che aveva appena appreso e molte domande stavano nascendo nella sua testa.
"Solo chi conosce il futuro può realmente cambiarlo. Eppure, gli avvenimenti più importanti sono immutabili: anche sapendolo, una morte non si potrebbe evitare. L'incontro di William e Gemma, ad esempio, ha cambiato la vita di tutti ed era destino che ciò avvenisse."
Jackson sembrò rifetterci.
"Ma se avessi convinto William a non andare al ballo, cosa sarebbe successo?" chiese.
"Si sarebbero incontrati comunque. Magari qualche giorno dopo, magari non al ballo, ma si sarebbero incontrati." Delle lacrime affiorarono negli occhi della ragazza. "L'unico modo per evitarlo sarebbe stato usare il potere al momento giusto. Vedere il futuro è una cosa complessa: conferma e dà la possibilità di cambiarlo allo stesso tempo. Non puoi capire, ma io lo sento."
Jackson le asciugò una lacrima che le scendeva sulla guancia: per un momento pensò che quel contatto le facesse vedere il suo futuro, ma lei non reagì.
Il ragazzo doveva mettere a posto i pezzi del puzzle.
Il futuro cambiava, ma, nel momento in cui lo si vedeva, i punti fondamentali diventavano certi, mentre si potevano cambiare i dettagli. Era una questione di tempismo, bisognava guardare il futuro quando la prospettiva era più favorevole. E lui era riuscito a rovinare tutto. Riusciva sempre a rovinare tutto.
Ora, però, la domanda era un'altra: come poteva essere il futuro così brutto da farla reagire in questo modo? Proprio Christine, così sicura e fredda da sembrare un soldato più che una giovane ragazza.
"Cos'hai visto?" chiese Jackson.
Lei scosse la testa: "È un peso che non ho intenzione di condividere."
Jackson sorrise. Christine non aveva ancora capito quanto potesse essere persuasivo?
 

***

Appena il re la congedò per alcuni "affari di guerra" -come li aveva definiti lui-, Gemma andò da Trevor.
Si sentiva terribilmente in colpa. Doveva fargli capire subito da che parte stava.
Scese ed entrò in quel corridoio buio e angusto dove stavano le celle e le guardò una ad una per trovare il bambino. Si chiese se fosse lì anche l'altro prigioniero, il traditore, e un altro interrogativo nacque nella sua mente. Perché c'erano solo due prigionieri? Era un castello da cui venivano dirette le più importanti azioni militari e c'erano solo due prigionieri.
"Gemma?" chiamò una vocina.
La ragazza corse verso la cella da cui era provenuto quel suono.
"Oh, Trevor, cosa ci fai qui?" chiese, posando le mani su quelle del bambino, che aveva afferrato le sbarre.
"Io non potevo sopportare di starmene con le mani in mano alla reggia... volevo fare qualcosa di utile. Io scopro segreti e sarei potuto essere una brava spia." disse, con le lacrime agli occhi.
"Ma...? Cosa è successo?"
"Mi hanno scoperto al confine. Sono stato stupido." Il suo sguardo si fece improvvisamente duro. "Tu, invece? Cosa ci fai qui?!" quasi urlò.
Gemma si avvicinò, guardandosi intorno. La prudenza non era mai troppa.
"Devo scoprire i piani del re." gli sussurrò. "Sono anche io una spia."
Trevor ci mise un po' per capire, tanto aveva parlato piano la ragazza.
Poi, però, sorrise e il suo sguardo si illuminò.
"Lo sapevo! Compagni di segreti!"
Gemma lo zittì, dolcemente. "Ti tirerò fuori di qui appena sarò riuscita a trovare ciò che voglio.
 

***

Christine stette nella sua tenda tutto il giorno.
Non voleva uscire. Non aveva nemmeno voluto mangiare.
Spiegare il suo potere a Jackson le aveva ricordato quanto fosse impossibile cambiare il futuro e ora ogni cosa le sembrava senza senso.
Jackson tornò da lei quella sera. Le si sedette accanto sul letto e per un po' rimasero zitti. Non si guardavano neanche.
Poi il ragazzo si alzò e fissò il suo sguardo su di lei.
"Ho fatto proprio un casino, eh?" disse. Il suo tono sembrava quasi divertito, ma i suoi occhi erano tristi. "Come al solito. Sono bravissimo a sbagliare, sai? Non ho mai fatto la cosa giusta, non ho mai rimediato ai miei errori, non penso sia nella mia natura. Data la tua reazione al futuro di Gemma direi di aver rovinato tutto. Ed è ancora tutta colpa mia."
Christine non disse nulla, ma Jackson era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene.
"Lo so che il futuro non può cambiare e il resto, ma io non posso andare avanti sapendo di aver rovinato tutto." continuò poco dopo "Sarà per egoismo, ma voglio fare la cosa giusta, per una volta. Voglio rimediare ai miei errori, Christine. O il senso di colpa mi ucciderà. Quindi ti prego, ti prego fammi vedere il futuro di Gemma. Mal che vada tenterò inutilmente, ma almeno ci avrò provato."
La ragazza lo guardò per un po'. Poi un piccolo sorriso inarcò le sue labbra.
"Posso fare anche di meglio. Te lo posso mostrare."
 

***

William sospirò.
Di quei tempi sospirava un sacco. Era il suo modo per dirsi "anche oggi ce l'ho fatta" e allo stesso tempo: "anche oggi non è cambiato nulla". Tirava un sospiro di sollievo e sospirava per la tristezza.
Entrò nella sua tenda, impaziente di togliersi quell'armatura tanto pesante.
Una lettera, posata sul suo letto, attirò la sua attenzione. L'ultima volta non erano state sicuramente buone notizie e William ormai aveva perso molta di quella speranza che aveva prima di combattere. Aveva visto troppe uccisioni, troppo sangue. Non importava che fosse sangue amico o nemico: era sangue, che mai avrebbe potuto portare buone cose.
I Barbari erano spietati e forti, troppo forti per essere reputati meno preoccupanti delle Volpi. Forza e astuzia, dalla parte nemica.
E loro cosa avevano? Segreti e coraggio. Uomini che non si fidavano degli altri e uomini che agivano impulsivamente.
All'inizio credeva che l'amore che aveva scatenato quella guerra sarebbe riuscito a superare ogni cosa, ma ora non ne era più tanto sicuro. Tra i due, era Gemma quella ottimista.
Prima di iniziare a combattere, l'amore e la vendetta erano le cose più importanti della sua vita, ma ora erano entrambe così lontane...
William sospirò, ancora, e si concentrò su quella lettera. Era di Jackson.
Il ragazzo storse il naso.
Che portasse notizie brutte come quelle della sorella? D'altronde, non sarebbe stato tanto strano. Jackson non era proprio famoso per portare buone notizie: era più uno che portava guai.
Una paura improvvisa avvolse William. Jackson era nello stesso accampamento di Gemma, perché non aveva scritto lei? Che fosse...
Il ragazzo si rifiutò di pensarlo.
Aprì la lettera con una velocità quasi vorace. Come se a un digiuno fosse stata messa davanti una torta al cioccolato. Solo che lui non era spinto dalla fame, era spinto dalla paura.

Caro William,

Già qui capì che non era Jackson il mittente.

Sono la tua Gemma.

Rimase fisso a lungo su questa frase. La mia Gemma.
Un nome e una garanzia. Per lui era così preziosa, lui continuava a combattere guidato dal riflesso luminoso del suo ricordo. Era l'unica cosa che lo facesse andare avanti.
Un sorriso nacque sul suo viso come un riflesso involontario: era sempre così quando pensava a lei.
Eppure, ancora si chiedeva perché il messaggio fosse da parte di Jackson.

Lo sai tu come lo so io che così non vinceremo la guerra: bisogna fare qualcosa. E lo farò.
Sto per andare dalle Volpi.
Sono convinta che sia il Guerriero ad aver progettato la guerra, quindi cercherò di capire il suo piano e scapperò. Devo ancora stabilire i dettagli, ma non puoi fare nulla per fermarmi: probabilmente quando leggerai questa lettera io sarò già là.
Ho fatto mandare questa lettera da Jackson, perché le spie sono ovunque e la prudenza non è mai troppa.
Volevo solamente che sapessi che anche se dirò di esser stata ingannata da te, di non amarti, ciò non sarà mai vero. Io ti amerò sempre.
Le nostre anime sono legate, William. Lo so, lo sento! E sarò sempre vicina a te, in qualche modo. Sempre.
Ti ricordi la nostra promessa? Ci rivedremo. Mi devi ancora insegnare il linguaggio dei draghi!

William sorrise a quell'ultima frase. Era così... da Gemma.
Spesso si era chiesto perché l'amasse. Sul subito, non aveva trovato una risposta, ma poi aveva pensato alle piccole cose che la contraddistinguevano.
Aveva pensato alla fossetta che si formava sul suo viso quando sorrideva, ai suoi movimenti leggeri e impacciati allo stesso tempo. Al suo essere così terribilmente timida e coraggiosa, alla sua paura per l'amore e alla sua semplicità. Era una contraddizione a tutto quello che aveva sempre creduto, un errore in tutta la normalità in cui era vissuto. Un rosso in tutto il grigio che lo circondava. Oh, se l'amava.
Il sorriso morì sulle sue labbra.
Gemma non era mai stata brava a mentire e le Volpi non si facevano ingannare: era in pericolo. Ma la cosa peggiore, era che William non avrebbe potuto fare nulla, se non vincere la guerra.
Ed era come un altro doloroso addio, che sembrava più definitivo degli altri. Era come se la perdesse di nuovo. Si chiese se avrebbe mai smesso di perderla.
Quella guerra era una notte di cui non vedeva l'alba.


*Angolo dell'autrice*
Buonasera! Questa settimana sono puntualissima. 
Beh, non so che dire.
La situazione è sempre più critica, eh?
Mi era mancato scrivere di William. Personalmente lo amo e scrivere di lui mi riesce naturale, è come se mi chiedesse di scrivere di lui.
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
Alla prossima,
StellaDelMattino

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: StellaDelMattino