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Autore: Alexis Cage    10/11/2014    4 recensioni
Ho riscritto la realtà. Anzi, così sminuisco quello che ho fatto: ho salvato il culo a tutto il mondo.
Ora penso di poter tranquillizzarmi, no? Insomma, ho degli amici, dei veri amici, una famiglia che mi vuole bene e, soprattutto, ho ritrovato quel rincoglionito di Evan.
Ma c'è di meglio: i poteri non esistono più. Posso fare la mia tranquillissima vita di merda, finalmente.
E invece...no. Perchè, a quanto pare, ci sono persone capaci di rovinarmi la vita all'infinito, anche dopo la morte...o anche da luoghi molto, molto lontani.
Del resto, non ci sono confini alla mia sfiga. Ormai l'ho capito.
E stavolta non riesco a non chiedermelo: sarò capace di rimettere tutto a posto...di nuovo?
PS AUTRICE: questa è la continuazione della storia (conclusa) "Il diario di una reclusa"...quindi consiglio ai pochi folli che pensano di leggere questa storia di farsi prima un giro nell'altra, o capirete ben poco
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari di gente altamente normale'
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La cosa più bella di questa situazione è che sto passando tutte le fasi di ribellione adolescenziale. Insomma, scappo di casa, scopro che i miei mi hanno adottata, passo del tempo con persone poco raccomandabili una decina di volte e ora sono pure su un furgoncino della polizia. Che ragazza ribelle, gente.

Comunque, il mio culo ha ripreso la consueta forma da posizione scomoda dovuta a un viaggio fin troppo lungo. Ok che la Danimarca è grande ecc ecc, ma dove diavolo ha piazzato la sua base il mio caro fratellone?! Siamo in viaggio non stop da non so quante ore!

-Qualche problema?- chiede galantemente Evan, costantemente in ansia ma perfetto nel nasconderlo. Sì, dai, anche se adesso ostenta un'espressione tranquilla è di certo agitato, nel profondo.

Deve essere agitato.

-Sono una normale adolescente che deve combattere una guerra perchè ha qualcosa in testa che non ha mai voluto avere e deve pure ammazzare suo fratello. Nah, nessun problema.-

-Dovresti esserci abituata, ormai.-

Amo la sua mancanza di tatto.

Stiamo seduti davanti, lui al posto del guidatore e io lì accanto (posizione strategica: così, se i nemici non sono convinti dalla storiella dei prigionieri portati da Evan, io li stordisco al momento); dietro abbiamo un manipolo di gente armata e agitata, chi più chi meno.

-Oh, sì. Ormai mi capita tutti i giorni di dover salvare il culo a tutti, sai.-

-Dovresti esserne felice.-

-Perchè?-

-Avresti preferito una vita normale e noiosa? Qua vai ad ammazzare la gente, è come un videogioco!-

Lo guardo per bene e vedo, nei momenti in cui la luce dei rari lampioni sulla strada illuminano il suo volto, che ha il suo solito ghigno stampato in faccia.

-Non sei divertente.-

-Troppo cattivo?-

-Quello sempre, dolcezza.-

-Se avete finito.- interviene una voce fastidiosa da dietro -Qua stiamo ripassando.-

Mi volto solo per gettare un'occhiata di puro odio a Von Coulsen, purtroppo poco lontano dalla finestrona con sbarre che separa la parte davanti, ideata per i poliziotti bravi, dalla parte dietro, destinata ai bastardi criminali. Un tempo, forse, perchè adesso è piena di gente tanto tanto pronta a fare una carneficina.

-Non c'è bisogno di essere così rudi.- lo richiama Witness, a cui se sopravvivremo dichiarerò amore eterno -Comunque...voi starete davanti. Se il piano di Evan funziona lui ci porterà fin dove tu senti il generatore, se non ci cascano allora tu cercherai di fare il possibile per bloccarli, poi dovrete correre al generatore...-

-Con me.- lo interrompe Adrian -Saremo solo noi tre. Gli altri non verranno con noi.-

-Ah.- dico e basta. Perchè, dai, è evidente cosa c'è sotto.

Non verranno con noi perchè sono tutti sacrificabili. Se ci seguono verranno di certo uccisi da Nathan, cosa che potrebbe accadere benissimo anche ad Adrian e, se sono troppo debole, a me; se non ci seguono si ritroveranno nel pieno di una base colma di gente che li vuole ammazzare.

Io l'ho detto che sono masochisti.

-Non potreste aspettarci fuori, dopo che avremo raggiunto il generatore?- tento io. Cioè, in pratica tutti quelli qua presenti tranne noi tre si stanno dichiarando spontaneamente a morte. -Tanto, se sconfiggiamo Nathan ci saranno ancora i suoi nella base ad ammazzarci, e se non lo fermiamo ci ucciderà...a voi non cambierebbe niente tra lo stare dentro o lo stare fuori...-

-Ma cercheremo di rendervi il più semplice possibile le cose.- m'interrompe Catchlyt.

-Ma...-

-"Ma" niente. Voi raggiungerete il generatore e tu lo bloccherai prima che uccida tutti i non pensatori. Punto.- chiude la questione Catchlyt. Io mi trattengo a stento dallo sbuffare, e Witness riprende:

-...allora, i primi della fila saranno loro tre. Adrian ed Evan difenderanno Evelyn, poi i gruppi due, tre e quattro mireranno ai nemici che attaccheranno da destra e sinistra, mentre il cinque neutralizzerà quelli che attaccheranno da dietro. Ricordatevi, prima provate a condizionarli; solo se non funziona sparate.-

-Certo, capo.- interviene Von Coulsen, facendo roteare su un dito la pistola che gli hanno dato (spero abbia la sicura) -Così loro avranno tutto il tempo di sparare a noi. Geniale.-

-Matt, non stiamo andando a fare una carneficina.-

-Dillo a loro.-

-Non si risponde alla forza con la forza, non porta a niente...-

-Senti, smettila con queste cazzate zen.- scatta il coglione all'improvviso -Io sono qua per mettere fine a tutta 'sta merda, e so che loro mi spareranno, quindi sparerò prima io. Non voglio morire solo perchè tu pensi che ci sia ancora qualche speranza di trovare un po' di pietà, e francamente non capisco nemmeno dove la trovi, questa speranza. Sono più forti e più preparati di noi, spareranno appena ci vedranno. Visto che non voglio morire sparerò per primo...-

-Se ci causerai problemi con questo tuo cazzo di comportamento, giuro su dio che ti ammazzerò io stesso.- lo interrompe Catchlyt. Con calma, senza rabbia. Come fosse un dato di fatto, una cosa normalissima da dire.

Non mi sorprendo neanche più.

Von Coulsen, miracolo, si zittisce. Witness guarda male Catchlyt, e io mi rendo conto solo adesso che nella mia mente li penso tutti sempre chiamandoli per cognome. Vorrei essere più espansiva verso coloro che vogliono morire per permettermi di salvare il mondo...ma non ci riesco. È come se mi si stesse spegnendo il cervello, non mi colpisce più niente dall'esterno.

Sto diventando vuota?

-Ci stanno seguendo.-

Cosa?

-Cosa?- dicono in parecchi dietro. Evan ha gli occhi puntati sullo specchietto laterale dalla sua parte e ha stampata sul volto un'espressione un po' tranquilla, un po' pratica, come fosse nel suo mondo.

-Ci segue da qualche chilometro un furgoncino. Riesci a sentire chi è?-

È rivolto solo a me. Del resto, probabilmente gli altri non sono abbastanza potenti per arrivare a leggere la mente del nostro inseguitore.

A me basta pensarci.

-Sono...no, non ci credo.-

Evan mi getta un'occhiata allarmata, ma quasi non me ne accorgo.

Perchè...beh, perchè non me lo sarei mai aspettata.

-Accosta.- gli ordino.

-Perch...- comincia qualcuno da dietro, probabilmente Catchlyt, ma mi bastano tre parole per zittirlo.

-È mia madre.-

E non sono per niente felice di pronunciarle.

Dopo qualche secondo, Evan gira il volante e blocca il furgoncino della polizia in una piazzola di sosta della stradona che stavamo percorrendo. L'altro furgoncino parcheggia pochi metri dietro il nostro e subito le portiere si spalancano per far scendere la famiglia della muerte al gran completo.

Ah, no, giusto. Manca Maurice.

Mark e Mike hanno delle espressioni terribilmente distrutte. Anche Fenicia e Didime, i cui capelli sembrano emanare luce in questa notte piovigginosa, non scherzano. Mia madre pare come sempre.

-Ivy...stai bene.- dice appena mi vede scendere dal nostro furgoncino. Io non riesco a trovare una risposta più sagace di:

-Sono viva.-

E questo potrebbe non essere bello da dire, contando che qualcuno di molto importante in questa famiglia non lo è più. Ops.

Per fortuna è sceso Catchlyt: si avvicina di qualche passo e dice, con voce quasi umana:

-Mark, Mike...mi dispiace. Davvero.-

-Se l'è cercata.- risponde semplicemente il fratello di mezzo, sorprendendomi. Non ha più l'aria sarcastica che gli ho visto stampata in faccia per il poco tempo trascorso con loro. -Avremmo dovuto accorgercene, ma...insomma...-

-È stata una sua scelta.- lo aiuta Fenicia, guardandolo con una tenerezza tale che mi chiedo come abbiano potuto litigare, la prima volta che li ho visti. Mike si appoggia quasi a lei, come se ne dipendesse la sua vita, distrutto...ma non del tutto.

Vuole combattere perchè tutto questo finisca.

Poi guardo Mark, e vedo il suo esatto contrario. Dio, non è incazzato con noi...ma non sembra nemmeno triste. È assente, non c'è più. Ed è molto peggio.

Se fossi riuscita a salvare Maurice...

Ma Fenicia ha ragione: è stata una sua scelta. Basta sensi di colpa.

E capisco solo adesso che non ho ancora pensato a un "dopo". Cosa farò, dopo che avrò ucciso mio fratello, dopo che l'avrò visto morire? Loro sono distrutti...e io devo ucciderlo. Non potrò più vivere.

È stata una scelta di Nathan passare al lato oscuro...ma ha avuto davvero una scelta?

Non posso farlo.

-Volete unirvi a noi?- chiede Catchlyt, interrompendo il silenzio carico di dolore e incomprensione che era calato. Mia madre guarda solo me mentre dice:

-Ti ricordi quando loro ti hanno portata in questa realtà? Ti abbiamo detto che il Libro avrebbe potuto cancellare completamente i poteri, ponendo fine a questa guerra...-

-Avete il Libro?- interviene all'improvviso Witness. Vedo che sono scesi tutti dal furgoncino, e tutti hanno un'espressione speranzosa che stona con i loro intenti suicidi.

Come risposta, Didime fa qualche passo avanti e rovista nello zaino che si portava sulle spalle. Poi lo tira fuori e lo consegna direttamente a Witness.

Quel stramaledetto Libro di merda.

E...sbaglio, o quella luce famelica negli occhi di Witness è decisamente sbagliata?

Ma gli passa in un istante: solleva lo sguardo dal Libro e guarda mia madre sorridendo come un bambino:

-Grazie, Karen. Davvero con questo potremo annullare i poteri?-

-Sì. Ma prima...beh, penso sarebbe meglio che prima tu distrugga il generatore.- gli risponde lei, rivolgendosi ancora a me. Io annuisco, visto che per una volta sono al passo con i suoi ragionamente.

Perchè chi ci dice che il Libro toglierà i poteri a tutti? Magari Nathan potrebbe tenersi quel tanto che basta per attivare il generatore e uccidere tutti i normali...quindi tutti gli esseri umani, se avremo già usato il Libro. No, meglio tenerselo per dopo, quando Nathan...beh, quando il problema sarà tolto di mezzo.

-Siete sicuri che il libro funzionerà?- chiede Catchlyt, con un'espressione scettica come mai ne ho viste nella mia vita -Insomma, è un libro...-

-Mi ha solo fatto creare una realtà alternativa senza poteri, fai un po' te.- gli rispondo io. Solo a me pare evidente che lui non pensi al Libro con la L maiuscola?

Dio, è come se fossi nella sua testa. Adesso vedo pure come pensa le parole, magnifico.

Devo chiudermi.

Sei debole, stai male. Stai morendo.

Questa è una voce che non mi sarei mai aspettata di captare.

Fenicia non si cura di quello che ci sta accadendo intorno: semplicemente, fa qualche passo verso di me e mi sorride.

-Hai bisogno di un po' di energia?-

-Beh, non sarebbe male...- dico. Indossa ancora gli occhiali, e solo per le gocce sulle lenti di quelli mi accorgo che sta piovendo.

Da quant'è che sta piovendo? Come ho fatto a non accorgermente?

-Fen, ne sei sicura?- le chiede Mike. Lei si volta verso di lui e gli sorride leggermente:

-Sì. Ne ha più bisogno lei di me, del resto.-

Detto ciò, Fenicia si gira di nuovo verso di noi; guarda Evan e gli dice:

-Sta' pronto a prenderla, quasi sicuramente sverrà.-

-Le farà male?- domanda lui. Del resto, gli importa solo quello. Fenicia guarda me, e io sento la mia voce rispondergli un:

-No.-

Perchè solo adesso ho capito cosa intendeva il mostro che era stato Bill, dopo averci bloccati sul ponte (ere geologiche fa), quando aveva detto "Morte alla fenice".

I poteri non danno solo la capacità di leggere nella mente. Possono fare di tutto...basta usarli nel modo giusto.

Fenicia, a quanto pare, ha un modo di usarli tutto suo.

Si toglie gli occhiali e punta i suoi occhi nei miei.

E dentro quelli, semplicemente, c'è il Sole.


Una buca presa male mi riporta fin troppo bruscamente alla realtà.

Sono sull'ennesimo furgoncino con a fianco, come sempre, Evan che guida. Stiamo percorrendo una strada fangosa in un bosco dimenticato dal signore, diretti verso non si sa dove.

Ah, giusto. Nathan e il generatore.

Mi volto leggermente e vedo ciò che mi aspettavo di vedere: un gruppo di gente armata.

-Come va?- mi chiede Adrian, seduto a mezzo metro da me oltre la finestrella munita di sbarre che ci divide. Io gli sorrido leggermente...perchè ho la risposta migliore che possa dargli.

-Sto da dio.-

Ed è vero, incredibile. Non mi fa male la testa, non mi sento stanca...ho stranamente voglia di muovermi. Mi sento viva.

Era da un po' che non stavo così bene.

-Come diavolo ha fatto?- chiedo, giusto per sapere cosa deve subire il mio povero corpo. Da qualche punto oscuro del retro del furgoncino giunge a spiegare la voce di Witness:

-Non ne abbiamo la più pallida idea. Fenicia ha il potere di ridare energia, non sappiamo perchè o come lo faccia.-

-E perchè sono svenuta?-

-Perchè non sai fare altro...?- replica la voce di Von Coulsen, ma Evan lo spegne subito con il suo tono amichevole:

-Sta' zitto o ti sparo nelle palle.-

Lo amo troppo.

-Ragazzi...- mormora Witness per ricordare loro che non è una gita di piacere quella che stiamo facendo nè un tour accelerato sulla flora danese, e miracolosamente Von Coulsen non dice più niente.

Visto che non mi piace che tutti si facciano i cazzi miei, mi volto verso Evan e gli sussurro:

-Mia madre?-

-Non è voluta venire.- risponde subito lui. Si volta leggermente verso di me, quasi volesse valutare la mia reazione.

O forse è semplicemente preoccupato. Come si comporta la gente normale in situazioni del genere?

-Saresti stata più contenta se fosse venuta...?-

-No. È meglio così.- lo interrompo, e sono sincera. È un problema in meno a cui pensare, no? Non posso preoccuparmi per tutto.

Facciamo una curva sul sentiero fangoso e circondato dagli alberi e, all'improvviso, eccoci qua.

Io ed Evan siamo gli unici a vederlo. Del resto, siamo gli unici che possono vedere il mondo fuori dal furgoncino.

-Siamo arrivati?- domando a Evan. Lui annuisce, sempre con quella sua espressione pratica, e mi lancia addosso un paio di manette mentre dice:

-Mettitele. Così penseranno che sei prigioniera.-

-Non sono un po' scomode per dopo?- noto io, chiudendomi una manetta attorno al polso e tentando di fare lo stesso con l'altra senza slogarmi qualcosa.

-Basta che tiri uno strattone forte e si aprono, non temere. Mica ti voglio consegnare a quella brava gente.-

Finisco di mettermi le manette e rialzo gli occhi, non sapendo cosa pensare sulla base di Nathan che abbiamo appena raggiunto.

È un parallelepipedo grigio e senza finestre, sperduto in mezzo agli alberi.

-Certo che gli architetti qua non hanno fantasia, eh.- non riesco a trattenermi dal notare, sempre con questo mio talento del dire cose fuori luogo in situazioni drastiche.

Evan mi ignora bellamente e si volta verso il retro del furgoncino:

-Allora, gente? Andiamo?-

Restano in silenzio per qualche secondo. Qualche secondo di troppo, e tutto questo tempo mi fa pensare che forse rinunceranno a sacrificare le loro vite per aiutarmi e decideranno di tornarsene a casa, ad aspettare che io vinca o perda la mia eterna guerra contro il male...

-Andiamo.- dice una voce. È Robert Nicolson che ha pronunciato la parola magica, e sento che ha parlato a nome di tutti.

Dannati masochisti, se moriranno mi sentirò in colpa fino alla fine dei miei giorni.

Ah, giusto: probabilmente questo è l'ultimo dei miei giorni.

-Andiamo.- ripeto anch'io e, finalmente, Evan guida il furgoncino verso la base di Nathan.

  
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