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Autore: greyflamboyant    12/11/2014    2 recensioni
Sosuke sbuffò, guardando la piscina.
“Era una cosa importante, quella della bibita?” chiese, senza muoversi.
“Può darsi” disse atono, sgranchendosi la spalla. “In realtà, dipende da te”.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La prima cosa che a Rin venne in mente in quel momento fu la prima volta che incrociò Nitori. 
Successe tra i corridoi della Samezuka: stava chiacchierando con un suo compagno di classe, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ai; di così celesti non ne aveva mai visti. Per un attimo gli ricordarono il cielo limpido che si vede in primavera, in pieno periodo di fioritura.
Erano diversi da quelli di Haruka, che gli facevano assaporare la brezza marina, e lo trasportavano tra le profondità dell’oceano e i suoi segreti.
Erano diversi anche da quelli di Sosuke, che al solo pensiero lo facevano rabbrividire, tanto erano glaciali. 
“Senpai?”
Rin fissò quelle iridi pastello per un po’, senza parlare: da quanto tempo erano caduti? Se l’era già dimenticato. 
Nitori si sentiva le guance roventi, e non sapeva come fermare la vergogna che quella situazione aveva creato. Nemmeno lui riusciva ad interrompere quel contatto visivo: era stregato dalla bellezza di Rin. Il senpai chiuse gli occhi per un istante, per poi rivolgere il viso verso il libro, caduto più in là. Spingendo il corpo lateralmente, si lasciò cadere, a fianco a Nitori. Con la mano acchiappò il volume, aperto a metà rilegatura. 
“Tieni” disse, senza girarsi a guardarlo. Il kohai, in silenzio, si riprese il libro che il senpai gli aveva porto. 
Nessuno dei due ebbe più il coraggio di guardarsi per un po’. Si parlavano, si scambiavano piccole brevi frasi dandosi le spalle, imbarazzati per l’accaduto. Il cuore di Nitori continuò a pompare veloce per un bel pezzo.
‘Buffo, ci siamo guardati per così tanto, e adesso nessuno dei due ne ha più il coraggio’ pensò il più giovane, aggiustandosi i capelli con le mani, fissando il tramonto scarlatto. 
‘…eppure, voglio guardarti ancora…’
Sospirando determinato, posò nuovamente gli occhi su Rin, con le gambe raccolte tra le braccia e lo sguardo perso nel vuoto. Nitori nel guardarlo accennò un sorriso.
“Senpai”
“Cosa c’é?” gli rispose, senza muoversi.
Il kohai strinse i pugni.
“Scusami, per prima. Quella cavalletta mi aveva davvero preso alla sprovvista”
“Non preoccuparti” disse Rin, senza distogliere gli occhi da quel punto fisso.
Nitori abbassò lo sguardo, affranto: che ce l’avesse con lui?
“E scusami, se non mi sono segnato la traduzione… Tutto quel lavoro per niente…”
“Posso sempre passartela scritta nei prossimi giorni, non preoccuparti”
“Sul serio?”
“Certo, non mi è di peso. É pur sempre inglese…”
“Grazie, senpai. Sai sempre come salvarmi e rendermi felice…”
Rin si girò, ascoltando quella frase, e i loro sguardi si incrociarono un’altra volta. Nella testa del rosso, risuonò quella frase, vago ricordo pescato chissà dove.
‘…saresti felice?’
Più ci pensava, più si sentiva confuso. Davvero non riusciva a trovare l’origine di quelle parole. Eppure, era sicuro di averle sentite, da qualche parte, ma nessun appiglio sembrava essergli d’aiuto.
“É meglio andare, a breve il cielo si farà scuro” disse, alzandosi dal prato.
Il kohai annuì, stringendo a sé il libro di inglese.
“Ah!” balbettò all’improvviso.
“Che succede?” 
Mentre si incamminavano verso il dormitorio, a Nitori tornò in mente la richiesta di Sosuke: voleva che Rin gli portasse una bibita. Ripensandoci, Nitori si fece geloso, cingendo più forte il libro: almeno per quel pomeriggio, Rin sarebbe stato solo suo.
‘…no’
“Nulla, senpai, nulla di importante” disse, continuando a camminare al fianco di Rin, mentre il sole lentamente si faceva bagnare dal mare.

 

*

 

 

Nitori si buttò in acqua tuffandosi, e la prima cosa che pensò fu che l’acqua quella sera fosse piuttosto fredda. Sentiva la pelle d’oca ad ogni immersione che faceva, e il fastidio persisteva, nonostante ormai avesse fatto quattro vasche. Toccando nuovamente il bordo della corsia, si fermò: aveva i brividi. Portandosi le braccia incrociate sulle braccia, prese a tremare. 
‘Non puoi fermarti adesso’ si disse, stringendo gli occhi. Per un attimo, ripensò a Rin e a quello che era successo quel pomeriggio. 
‘Sarebbe stato bello poterlo baciare di nuovo…’ pensò, sospirando. La tristezza invase il suo animo: sentiva che a Rin non sarebbe importato nulla di quel che era successo. Tantomeno quel sonetto aveva un significato speciale per lui. 
Senza rendersene conto, cominciò a singhiozzare, e le lacrime creavano piccoli cerchi nell’acqua. Straziato, si strinse il petto con la mano: si sentiva solo, come non mai.
“Che stai facendo?”
Nitori sobbalzò: non si aspettava visite a quell’ora. Ma soprattutto, non si aspettava di trovarsi davanti Sosuke, e i suoi occhi glaciali che lo scrutavano con insistenza.

 

*

 

“Da quanto tempo sei qui?”
Nitori si era seduto a bordo vasca, ed evitava il contatto visivo con il senpai, immobile. Sotto sotto, sperava che non avesse visto quelle imbarazzanti lacrime.
“Non molto. E comunque, sapevo che fossi qui”
“E-eh?”
Nitori si girò a guardare Sosuke, che sospirò, con fare seccato.
“Io e Rin ti abbiamo visto allenarti già qualche tempo fa, mentre facevamo jogging. Tranquillo, nessun altro lo sa” continuò, incrociando le braccia. “Piuttosto, io aspetto ancora una bibita”
Nitori sussultò: non se l’era scordato. Si alzò, ma il suo sguardo rimase basso. Dopo qualche istante, fece un piccolo inchino.
“Scusami, Yamazaki-senpai… Me ne sono dimenticato…”
Sosuke sbuffò, guardando la piscina. 
“Era una cosa importante, quella della bibita?” chiese, senza muoversi.
“Può darsi” disse atono, sgranchendosi la spalla. “In realtà, dipende da te”
“C-come? E perché mai?”
Il moro si avvicinò a Nitori, guardandolo dritto negli occhi.
“Nitori”
“S-sì?”
“A te piace Rin, non è così?”
Il kohai si sentì gelare il sudore e accaldare il viso. Abbassò nuovamente il viso, imbarazzato.
“No, non mi piace... Ormai da un po' di tempo ho realizzato che un ‘mi piace’ non è abbastanza…” confessò arrossendo, preso dallo sconforto.
Sosuke alzò un sopracciglio.
“Capisco. Allora la bibita acquista maggiore importanza”
“Eh?”
Sosuke si sedette su una panca, ai lati della piscina.
“Vedi, sono nella tua stessa situazione, eppure io non mi dimentico di fare un favore per approfittarne e farmi avanti”
Nel sentire quelle parole, a Nitori gli si strinse lo stomaco.
‘Allora non era solamente una mia impressione’ pensò, entrando in paranoia. Nella sua testa tutto era diventato più confuso, e nonostante provasse rabbia in fondo al cuore, i sensi di colpa prevalsero: la gelosia lo aveva accecato, sebbene per poco.
“Suvvia, non ti ho detto dove si trovava Rin, senza nessuna malizia?” 
“Sì, lo so… Perdonami. non era mia intenzione renderti nervoso…”
“Però l’hai fatto”
Sosuke si distese sulla panca, chiudendo gli occhi.
“Come posso farmi perdonare?”
“Semplice: rinuncia a Rin”
Nitori si sentì per la prima volta più morto che vivo. Sosuke rise.
“Stavo scherzando”
“Che razza di scherzo è questo, Yamazaki-senpai?!” piagnucolò.
“Beh, con questa siamo pari”
Il ragazzo guardò imbarazzato il senpai: effettivamente se l’era cercata.  Inoltre non sapeva come comportarsi, in una circostanza simile. Aveva paura di poter fare un altro passo falso contro Sosuke, paura di dover realmente rinunciare a Rin. Sentiva tutto il peso di quell’amore schiacciargli la schiena, la testa, senza poterlo sostenere con tutte le sue forze.
‘Io credo di aver paura di vedere cosa c’é oltre i miei limiti’, riaffiorò nella sua mente, assieme alla promessa di essere più forte, fatta all’uomo che amava. Gli occhi di Nitori erano ridotti a due pozze colme d’acqua, e sebbene lo stimolo del pianto fosse forte, continuava a trattenersi. 
“Tanto è tutto inutie…”
“Eh?”
Nitori alzò lo sguardo, dirigendolo a Sosuke.
“Come fai a non capirlo, Yamazaki-senpai? A Rin-senpai piaci tu! Non fa altro che parlare di te, di quanto sia felice di vederti, di allenarsi con te, e di fare la qualunque, basta che ci sia tu in sua compagnia! Vedervi così è doloroso, ma io che potere ho a riguardo? Come posso competere con te, che sei una persona nettamente migliore di me?! Quindi, per piacere, Yamazaki-senpai…”
Il pavimento cominciò a bagnarsi.
“…ti prego, non prendermi in giro così” singhiozzò, raccogliendosi le lacrime con i polpastrelli. 
Sosuke osservò in silenzio il kohai che piangeva, attonito: non si era mai reso conto di quanto il ragazzo tenesse a Rin. Era disposto a scusarsi, ad essere gentile persino con il suo rivale in amore. Rimase sbigottito. Sospirando, si avvicinò a Nitori. 
“Smettila, ti prego. Sei patetico. Credi che piagnucolando così Rin ti porterà mai a letto?”
“C-cosa?! Ma che stai dicendo?!” 
Nitori smise subito di piangere, immergendosi in un oceano di vergogna. Sosuke prese a strattonargli le spalle.
“Andiamo, non dirmi che non ci hai mai fatto qualche pensierino, che non ci credo. In ogni caso, dover competere con un piagnone così mi secca altamente” continuò, voltandosi.
“Yamazaki-senpai… Smettila…” lo pregò il kohai, imbarazzatissimo. “Io non… Non penso a cose simili…”
“É la più grossa bugia che io abbia mai sentito” rispose l’altro, sorridendo con malizia, mentre Nitori cercava un angolo dove nascondersi, colmo di pudore.
“Insomma, perché mi dici tutto questo?” chiese, un po’ seccato.
“Perché almeno in amore, voglio un rivale serio. Ho capito che, quando vuoi, hai una forza pazzesca. Se il tuo amore per Rin è così forte come dici, beh, dimostramelo”
Nitori venne zittito da quelle parole, e per un po’ non ebbe il coraggio di rispondergli. Tutti quegli eventi lo scombussolavano, e non sapeva come maneggiare i sentimenti che gli pervadevano l’animo.
Sosuke girò la testa, e prese a guardare Nitori, che si grattava il collo, nervosamente.
“Allora? Guarda che se non mi dici niente me lo prendo io…”
“…aspetta!”
Sosuke sorrise.
“Hai cambiato idea?”
Nitori prese aria nei polmoni e si inchinò.
“Yamazaki-senpai, sei pur sempre più grande di me, ma ti posso assicurare che non ti lascerò Rin-senpai facilmente!”
Il senpai gli si avvicinò per tirargli un buffetto sul collo.
“Allora giura di non ricorrere a scherzetti come quelli di oggi. Patti chiari, amicizia lunga”
‘…amicizia?’
“Posso fidarmi sul serio?” domandò Ai, sospettoso.
“Che palle, sei fastidioso come un cigno… Vuoi un patto? Tu sei sincero con me e io ti aiuterò ad allenarti per migliorare i tempi in staffetta. Andata?”
Nitori rimase sbigottito da quella proposta: non si spiegava il motivo di tutto ciò, ma ne fu piacevolmente sorpreso.
“…dici sul serio?”
“Mai stato più serio di così. Ma non aspettarti allenamenti come quelli del tuo amato capitano”
“Non ho mai detto una cosa simile, senpai…”
“Allora muoviti e torna in vasca, che qui c’é un immenso lavoro da fare”

 
******
 
Angolo dell'autrice:
Perdonate il ritardo, tra università, feels post Lucca e altre cose che mi distraevano, partorire questo capitolo non è stato semplice.
In realtà non mi soddisfa appieno, spero di poterlo correggere per bene in futuro.
Più vado avanti, più mi affeziono in equal modo a questi tre birbantelli, so già che soffrirò, scrvendo il finale.
Ringrazio chi commenta, chi segue la storia e chi mi ispira: siete fantastici.
E per te Fed, che sopporti i miei scleri, ho questa piccola cretinaggine che ho scritto, perché sì, Sosuke e Nitori pettegoli sono un mio headcanon.
Prendetelo come un extra, che non serve ai fini della storia.
Detto ciò, venite a dirmi la vostra con una recensione, se vi va!
Alla prossima!
- Chri



7.5  Lui
 

“Cos’é che ti piace di lui?”
Nitori guardò perplesso Sosuke, che stava bevendo un succo di frutta: nonostante fosse un senpai, alle volte si chiedeva se Sosuke fosse stupido o facesse finta di esserlo.
“…è così necessario saperlo?”
“Sono semplicemente curioso”
Il kohai si sedette sulla panchina dello spogliatoio, portandosi alla testa l’asciugamano.
“Beh, è una persona davvero fantastica… Certo, alle volte quando si arrabbia fa paura, ma”
“Ma che hai capito. Intendo fisicamente”
“Eeeeh? M-ma non penso tu voglia realmente saperlo…” balbettò, paonazzo,
“Oh, sì che lo voglio sapere. É interessante vedere come due persone spinte dallo stesso sentimento pongano attenzione su dettagli diversi della stessa persona. Su, su, dimmi un po’!” 
‘…Yamazaki-senpai, fai sul serio…?’
“Ecco, io… Ehm… Credo… Credo abbia dei bei polpacci” 
Sosuke cominciò a ridere, sguaiatamente.
“Nitori, sei così ingenuo che mi commuovi”
“Oh, insomma, senpai!” mugugnò, nascondendo il viso nell’asciugamano.
“Sai cosa piace a me? Il suo bacino”
“Yamazaki-senpai, cosa vai a guardare…” 
“Beh, non dirmi che non è un bel bacino”
“Non voglio dire questo, però…” continuò il kohai, con la voce ovattata proveniente dal suo nascondiglio di spugna.
“Allora vedi che pure tu guardi Rin così! La tua copertura da santarellino termina qui”

‘Voglio andare a casa…’ pensò l'altro, sentendosi a disagio.
"Non esiste mica solo il corpo... Rin-senpai è bravo negli sport ed è intelligente... Lo ammiro davvero un sacco!"
Sosuke si trattenne dallo sputare il succo.
"Intelligente lui?! Ma lo hai visto bene?"
"Non sminuirlo così! É davvero un bravo ragazzo..."
"Fidati, già da bambino non era una cima, adesso che ce l'ho in stanza posso assicurarti che un canguro si è mangiato il suo cervello in Australia"
"Yamazaki-senpai, basta!" urlò Nitori, sbattendogli l'asciugamano in faccia. Sosuke lo fissò con fare seccato. Intanto, l'altro realizzò quel che aveva appena combinato, indietreggiando verso l'uscita dello spogliatoglio.
"Ecco, si è fatto tardi! Devo proprio scappar..."
"Torna subito qui, che ti faccio fare altre dieci vasche!"
"Yamazaki-senpaiiii!" mugugnava il kohai, portato con la forza nuovamente in piscina.

   
 
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