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Autore: Miss One Direction    12/11/2014    10 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HARRY'S POV.

 
 
Il 5 gennaio era finalmente arrivato, il che significava... di nuovo a Londra, baby. Il ritorno a casa rappresentava anche il giorno della "rimpatriata" con i ragazzi e, sinceramente, non vedevo l'ora di rivedere e riabbracciare tutti. Ero anche molto curioso di sapere come avessero passato le vacanze; in fondo, a parte Louis, avevo sentito gli altri solo a Natale e Capodanno. La cosa bella della nostra amicizia? Sarebbero potuti passare anche mesi senza sentirci o vederci ma state pur certi che saremmo rimasti sempre uniti. Ne ero più che convinto. 
Dal canto mio potevo andare fiero del fatto che quella fosse stata la vacanza più bella della mia vita fino ad allora, come si fa a pensare il contrario? La mattina dopo la nostra prima volta avevo sperato con tutto me stesso che restasse, che si svegliasse accanto a me per augurarmi un "buongiorno" con la sua classica voce impastata dal sonno e, che ci crediate o meno, mi avrebbe fatto piacere anche un dito medio alzato dovuto alla sua acidità mattutina... peccato che mi fossi ritrovato da solo, invaso dal suo profumo di Borotalco, con un semplice bigliettino come "souvenir". Mi ero anche reso conto però che, per quanto volessi urlarlo, i nostri genitori ancora erano all'oscuro di tutto. Che situazione, uff. Per ritrovare il sorriso mi ci era voluto solo un pensiero: lei, la certezza che da quella notte fosse a tutti gli effetti mia. Serve a qualcosa specificare cosa fosse successo? Penso che anche un bambino lo capirebbe, in fondo. 
Manca solo un commento comunemente maschile... quella ragazza era molto dotata, per non usare termini meno consoni e che rovinino l'atmosfera.
Ero trepidante all'idea di poter baciarla di nuovo senza dovermi preoccupare di chi ci fosse in casa o semplicemente di dirle di nuovo "Ti Amo" e godermi quelle guance rosse che avrebbe mostrato con tanto imbarazzo. Non riuscivo a pensare ad altro. 
Per questo motivo mi ritrovai le dita di mia madre davanti agli occhi impegnate in un schiocco continuo, figura di cacca.
Stavamo aspettando davanti alla mia auto che anche Manuela e i suoi genitori arrivassero, Robin aveva insistito per salutarci tutti insieme. Sia i miei che Frank e Lucy sarebbero ripartiti pochi giorni dopo di noi, giusto il tempo di passare un po' di tempo tra soli adulti: io non riuscivo a capirne il bisogno ma, contenti loro, contenti tutti. Non appena vidi la mia ragazza intenta a trascinare di peso una delle sue 2 valige, mi leccai le labbra godendomi la scena: sembrava una specie di Super Mario al femminile, non sto scherzando. 
 
- Amore, hai preso tutto? - le chiese, forse non per la prima volta, Lucy. 
- Sì, mamma. - rispose sbuffando la mia ragazza sollevando una valigia per superare i gradini.
- Mangia, capito? - continuò la madre senza nemmeno preoccuparsi di sembrare troppo protettiva o altro.

C'è da dire però che, tralasciando l'espressione abbastanza scocciata di Manuela, quella donna rappresentava davvero la tenerezza. è così dura vedere i propri figli crescere... che pensiero profondo, mi stupisco di me stesso.

- Sì, mamma. - rispose di nuovo la cosidetta "figlia" di Super Mario.
- Stai attenta, non parlare con gli sconosciuti, vai a letto presto, comportati bene, non far arrabbiare le ragazze, non dire troppe parolacce e non cacciarti in qualche guaio come sai fare tu. - 

Guai? Se si riferiva a figure di cacca allora era meglio se si metteva l'anima in pace: Manuela, alcune volte, mi sembrava quasi una calamita attira-figuracce. Non che io non ne facessi ma ehy: chi mai avrebbe potuto battere quella ragazza? 

- SI, MAMMA. HO CAPITO. - alzò tremendamente la voce quest'ultima, facendomi prendere un colpo.

Appena arrivati a casa le avrei dato un bel calmante, sì sì. 
Avrei giurato che Lucy ci fosse rimasta male, invece un secondo dopo stava stringendo la figlia in una stretta fortissima; potevano anche stuzzicarsi a vicenda, fare le pazze o altro ma quelle due sarebbero sempre state uguali, ne ero più che convinto. Tutto quell'affetto materno mi fece così intenerire che decisi anch'io di aggiungermi a modo mio: misi un braccio intorno alle spalle di mia madre e le lasciai un bacio sulla tempia prima che le sue braccia mi avvolgessero. Mi sarebbe mancata tantissimo però chissà: magari avrei potuto anche andarla a trovare da lì a poco. 
Dopo tutti quei gesti d'affetto salutai anche io Lucy e Frank con baci e abbracci e nello stesso lasso di tempo Manuela fece lo stesso con mia madre e Robin, in fondo eravamo stati bene entrambi (cenone escluso). Il momento imbarazzante arrivò quando, dopo aver sistemato i bagagli in macchina, fummo costretti a "salutarci" noi due... cavolo, non mi era nemmeno passato per la testa: avremmo dovuto far finta di salutarci davanti ai nostri genitori senza farci scoprire. Peccato che io volessi solo stringerla forte e non farla più scappare. Chiunque altro al mio posto si sarebbe arrabbiato dopo aver fatto l'amore con la propria ragazza per poi non trovarla la mattina dopo, io invece ero stato felice comunque: una sorta di vocina nella testa continuava a ripetermi che, se ne avesse avuto la possibilità, sarebbe rimasta e quel pensiero pieno di speranza non ammetteva cose brutte di nessun genere. 
Rimanemmo entrambi paralizzati, simili a dei pezzi di ghiaccio, fin quando la mano di mia madre non spinse la figura di Manuela dritta dritta sul mio petto. Ops... Avete presente quella voglia di sparire dopo una figuraccia? Ecco, io stavo provando proprio quella sensazione. Dopo un - Ehm... - balbettato da entrambi commettemmo il grande sbaglio di incrociare i nostri sguardi: un altro secondo e l'avrei baciata lì davanti tutti, poco ma sicuro. Fu solo grazie alla risatina di mia madre che reagii: la strinsi leggermente, giusto per fare un po' di scena, e subito dopo corremmo ognuno alla propria macchina. Prossima vacanza tutti e 6? Alle nozze, se ci arriviamo. 
 




 
MANUELA'S POV.


Se lo scivolone che avevo scampato per un pelo all'inizio mi era sembrato una figuraccia... bhe, "l'abbraccio" di Harry risultò molto peggio. Le mie guance non avevano smesso di accaldarsi per un solo secondo, le gambe mi erano diventate molli per tutto il tempo e le spalle avevano iniziato a pizzicarmi sotto lo sguardo attento dei miei genitori. Che situazione imbarazzante, mamma mia. 
Non vedevo l'ora di tornare a Londra, mi mancava la mia città... ok, lo ammetto: ero ansiosa di scapparmene dalla presenza costante dei miei genitori. Ero contenta di averli rivisti ma dopo un po' basta: in fondo, ero voluta diventare indipendente proprio per cavarmela da sola (e per smetterla di sentirmi oppressa dalle loro continue attenzioni). 
Rivolsi un sorriso a quella massa di adulti imbarazzanti e mi allacciai la cintura: se le guance non mi sono ancora scolorite, mi prendo a pugni da sola, giuro. 
 
Se vuoi ti aiuto io, non mi dispiacerebbe per niente colpire quella faccia da schiaffi che ti ritrovi. 

Criceto, non è il momento ora. Sparisci.
Misi in moto la macchina, accesi le luci e attivai un paio di volte i tergicristalli per togliere quei pochi fiocchi di neve caduti quella stessa mattina: ero pronta. 
Rivolsi uno sguardo a Harry, per controllare a che punto fosse  nella sua Audi, e mi accorsi di aver fatto le sue stesse identiche cose nello stesso arco di tempo: sembrava ci fossimo messi d'accordo. Da un lato era così: i nostri genitori erano a conoscenza della città "in comune" quindi il fatto che facessimo la stessa strada non poteva risultare significativo o sospetto agli occhi di nessuno. Va bene il segreto ma dovevamo pur tornare a casa, no? Dopo aver fatto retromarcia entrambi, lasciai che Harry partisse per primo: non avevo per niente voglia di riattivare quel cosetto indemoniato, quella voce sarebbe potuta uscire e violentarmi. 

Una voce? Una voce potrebbe violentarti? Sei seria?

Ho detto che devi sparire, sciò! 
Avrei tranquillamente potuto raggiungere il mio ragazzo, se la presenza di Anne non mi si fosse parata affianco, dall'altra parte del finestrino. A parte il futile particolare che mi avesse fatto perdere 10 anni di vita come minimo, il panico si impossessò in un attimo del mio corpo: cosa voleva? Che avevo fatto di male? 
Abbassai lentamente quel sottile strato di vetro che ci divideva e sul mio volto si fece spazio un sorriso quasi inquietante: voglio tornare a casa, lasciatemi libera, vi prego...

- Manu, prima che tu vada volevo dirti una cosa - dichiarò sorridente.
- Sì? - risposi con voce più acuta, ingoiando un bel po' di saliva. 

Stavo iniziando anche a sudare, bene. Si avvicinò al mio orecchio prima che un - La prossima volta non lasciate un preservativo usato sul pavimento, per favore. - non mi fece diventare un peperone peggio di prima. Porca vacca.

Figura di merdaaaaaaaa.
 
La guardai con la bocca socchiusa, non riuscendo a emettere nessun suono, fin quando non scoppiò a ridere.

- Comunque siete stati bravi, sapete fingere benissimo - continuò allontanandosi il giusto per farmi riprendere a respirare. 

M-ma allora... no, si sta prendendo gioco di me... vero? Spalancai ancora di più gli occhi, impossessata dal panico e l'imbarazzo, prima che tanti piccoli avvenimenti mi tornassero alla mente: la sicurezza di Anne durante il cenone sul fatto che il figlio avesse una fidanzata, il fatto che i miei genitori non si fossero arrabbiati con me quando ero scappata alla vista di Harry il 23 dicembre... 
In fondo però non era niente di che: i nostri genitori avevano sempre saputo della nostra relazione, nonostante noi ci avessimo messo l'anima per mantenerla al sicuro. Non era niente di così scandaloso... se non fosse per il fatto che:
1) Anne aveva trovato il preservativo che, già di per sé, è una cosa a dir poco imbarazzante;
2) chissà quante volte dovevano averci trovati a dormire insieme per poi mantenere la bocca chiusa il giorno dopo;
3) chissà quante prese per il culo ci avevano "dedicato" in tutto quel tempo.
Ripeto: niente di che, no no. 

- Allora voi... - sussurrai terrorizzata guardando dietro di lei.
- Siamo i vostri genitori, lo abbiamo capito dal primo momento - rispose alzando le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo. 

Annuii ancora con gli occhi fuori dalle orbite e finalmente mi decisi a scappare da quella villa, non prima però che Anne mi facesse un occhiolino accompagnato da un - prenditi cura di lui, ti prego. -. 
Quella frase mi lasciò perplessa per tutto il resto del ritorno a casa: cosa significava? Harry ormai era grande e vaccinato: non aveva di certo bisogno di una baby-sitter... eppure, riflettendoci, quelle parole mi sembravano così profonde... come se avessero un significato da comprendere, da interpretare. 
Mentre seguivo la sua Audi, lungo le strade innevate dell'Inghilterra per tornare a casa, non prestai nemmeno attenzione alle note di Somebody To You dei The Vamps e Demi Lovato provenienti dalla radio accesa: volevo solo capire cosa significassero quelle parole pronunciate da Anne prima che me ne andassi. Più che al significato, stavo cercando di capire perché le avesse dette proprio a me: ero la sua ragazza, questo è vero, ma non mi sentivo tagliata per prendermi cura di qualcosa o addirittura di qualcuno. Non riuscivo a prendermi cura nemmeno di me stessa, figuriamoci della persona più importante della mia vita. Mi sentivo una sorta di responsabilità addosso, responsabilità che non mi sentivo in grado né di meritare né di saper reggere. 
Fu il cellulare a risvegliarmi in più di un'occasione: le prima due volte grazie alle telefonate di Daniela e Margaret per sapere verso che ora saremmo arrivati, la terza grazie a un messaggio di Harry,  nonostante fossimo distanti pochi metri.

Sono già 3 volte che ti guardo dallo specchietto retrovisore e in tutte e 3 ho notato una certa preoccupazione... Tutto bene, amore? Xx H.-       

Chissà se anche lui sapesse che il nostro piano per mantere segreto tutto era andato al diavolo, per non dire un'altra cosa... nah, non poteva saperlo o me lo sarebbe già venuto a dire. 
Rivolsi di nuovo lo sguardo verso la strada (concentrandomi sulla sua macchina) e incrociai il suo sguardo per un secondo, un secondo nel quale gli rivolsi un sorriso per fargli capire che fosse tutto okay: stavo sperando solo che ci credesse perché non ero molto in vena di dare spiegazioni, soprattutto per le 3 ore di viaggio successive. 
Sbuffai istintivamente ma, alzando il volume della radio, decisi di pensare ad altro: ci avrei ragionato in un altro momento. 
 


 
                                                                                                  *******


 
 
- E così Liam si è ritrovato a dormire sul divano. - concluse Margaret incrociando le braccia al petto mentre nel salotto tutti scoppiavano a ridere.
- Amore, dai! Lo sai che è stato uno scherzo di Niall: io non ti avrei mai regalato un tanga per Natale. - rispose Liam cercando di farla cedere con bacetti qua e là.
- Intanto adesso nell'armadio ho un tanga rosso e nero! - esclamò la mia amica alzando le braccia al cielo.

Un tanga rosso e nero? Oh, cielo. Io, esattamente come Margaret, non mi sarei mai sognata nemmeno lontanamente di indossare un coso simile: far eccitare chi ti sta di fronte è un conto, diventare magicamente una spogliarellista, un'altro. 

- Che ne sai: magari in una notte più focosa... - la provocò Mara sollevando le sopracciglia. 
- Vorrei vedere te con un coso striminzito nel culo - rispose acidamente la diretta interessata scatenando un fischio di divertimento (e forse di apprezzamento al solo pensiero) da Zayn.

Per l'ennesima volta in quella sera, scoppiammo di nuovo tutti a ridere fino alle lacrime: Dio solo sa quanto mi fossero mancati i miei amici per tutto quel tempo. 
Eravamo seduti comodamente in cerchio sul tappeto e, secondo un ordine casuale deciso da una bottiglia al centro, ognuno di noi doveva raccontare la propria esperienza natalizia. All'appello mancavano solo Giulia e Louis, che sarebbero arrivati il giorno dopo verso l'ora di pranzo: mi sembra scontato dire che fremevo all'idea di riabbracciare anche loro. Fino a quel momento avevamo parlato io, Zayn e Margaret lasciando il dolce alla fine: Niall e Daniela, nonostante alcune volte non volessero ammetterlo, erano di sicuro i più dolci del gruppo, la coppia perfetta che nessuno potrebbe separare. Meglio lasciare lo spettacolo alla fine, no?
Mara e Zayn erano tornati in Italia, avevano passato le feste con i genitori della mia amica e, dai loro racconti, dovevano essersi annoiati parecchio. Chiariamoci: io, all'intero gruppo, non ero stata di certo l'unica a volermene scappare da quel paese. Anzi, le altre erano state anche più propense di me. 
Erano rimasti chiusi in casa, per la troppa neve caduta, e non avevano fatto altro che giocare a tombola e mangiare panettone: ecco, li avevo invidiati solo per quest'ultimo motivo. Anche se non l'avevano specificato però, ero più che convinta che si fossero fatti più di una risata: vi immaginate Zayn in Italia, a parlare "italiano"? Io pagherei per vederlo, sinceramente. 
Margaret e Liam, alla faccia di tutti noi altri, si erano divertiti come non mai: avevano passato romantiche serate vicino all'Another Place e camminato per ore lungo la fascia di spiaggia adiacente alla statua, per non parlare delle pattinate sul ghiaccio e il classico "Bacio di Mezzanotte" la notte di Capodanno. In fondo avrei dovuto aspettarmelo: con il cuore enorme di Liam, era scontato che avrebbe scelto il meglio per la sua principessa. Un'avvenimento particolare era avvenuto la mattina di Natale nella loro casetta in affitto: la mia amica, come ci aveva raccontato pochi minuti prima, aveva scartato tutta eccitata un pacchetto decorato alla perfezione... per poi ritrovarsi davanti a un tanga praticamente inesistente. Solo l'idea della faccia di Margaret a quella vista mi faceva venire i crampi allo stomaco dalle troppe risate, altra cosa che avrei pagato pur di vedere.
Io, per non tirarla troppo per le lunghe, avevo raccontato in grandi linee le cose più importanti: l'incontro casuale, la relazione segreta e la mia "dimostrazione d'amore" dal balcone. Non avevo intenzione di cadere in argomenti depressivi con il cenone, non quella sera. E forse nemmeno in futuro... 
Harry mi aveva guardata con un sorriso tenero per tutto il tempo, senza smettere per un solo attimo: all'inizio mi aveva fatta sentire un po' a disagio ma successivamente avevo iniziato ad abituarmici, in fondo non era tanto male sentirsi ammirati da qualcuno (soprattutto se questo qualcuno è la persona che ami), ti fa sentire speciale. 
Niall e Daniela erano stati tutto il tempo ad ascoltare i nostri racconti, con occhi a cuoricino e lasciandosi scappare più volte qualche "Awww" unisono, chissà perché ma avevo il presentimento che sperassero di svignarsela prima di parlare di loro: sì perché dovete sapere che, nonostante i loro animi così giocherelloni, quando si parlava del loro amore diventavano magicamente timidi. Ennesimo motivo per cui mi scioglievo appena mi capitava di assistere ad un loro semplicissimo gesto d'amore. 
Ma, in fondo, avrei comunque scoperto successivamente cosa avrebbero fatto anche quei due. Parola di Manuela.

E di cricetino!

Si è svegliato dal pisolino anche lui, a quanto pare.  
Avrei posto la mia domanda cruciale se delle urla fa fuori non ci avessero fatto rizzare le orecchie: chi mai urlerebbe alle 10 di sera, il 5 gennaio? 
Ci alzammo tutti in un secondo, troppo curiosi per far finta di niente, e ci arrampicammo l'uno sull'altra per dare una sbirciatina fuori dalla finestra: viva la curiosità! 
La neve aveva iniziato a scendere fitta, impedendo la visuale anche a due metri di distanza, ma potemmo comunque riconoscere tre figure farsi sempre più vicine a casa nostra: oddio, i ladri...

E certo: perché i ladri sono così imbecilli che si annunciano prima di fare irruzione in casa. Mi sembra più che logico. 

Tu pensa a dormire, piuttosto. 

- Ragazzi, chi pensate che siano? - chiese, con un po' di perplessità, Niall.
- Ladri - 
- Assassini -
- Drogati - 
- La Befana! - esclamai istintivamente, senza pensarci nemmeno un attimo.

Ero perfettamente a conoscenza che la Befana esistesse solo in Italia, ma ehy: da piccola mi aveva sempre portato dolci, perché quell'anno non avrebbe dovuto? Sia i ragazzi che le ragazze si girarono lentamente verso di me per poi guardarmi come se avessi appena detto l'idiozia più grande della mia vita: l'ho davvero sparata tanto grossa? 
Continuarono a guardarmi così per qualche minuto prima che, sempre con una sincronia spaventosa, non tornassero a guardare fuori; mi sento presa in giro, parecchio. 
Mi allungai sulle punte, essendo dietro le figure di tutti, e, per quanto potessi vedere, vidi di nuovo quelle figure farsi sempre più vicine.
 
- Ehm... ragazze, la casa è vostra: fate voi. - ci congedò Zayn seguito da Liam, Niall e Harry.

Cioè, fatemi capire: 4 ragazzi, uno più grosso dell'altro, stavano avendo paura? Mi state prendendo in giro? Alla faccia degli uomini duri, eh. 
Li guardammo scioccate tutte nello stesso momento mentre quei polli si nascondevano su per le scale, cose da matti.  

- Ed è in momenti come questi in cui mi rendo conto di che grandi uomini duri abbiamo al nostro fianco. - commentò sarcastica Mara, strappandomi praticamente le parole di bocca. 

Scossi un paio di volte la testa, esasperata, per poi dirigermi verso la cucina con la braccia alzate stile "io preferisco non commentare!". Mi avvicinai al ripostiglio delle pentole e, dopo averne prese 4 a caso, tornai dalle ragazze in salotto: meglio essere prudenti. Mi sarei aspettata anche solo un misero "grazie"... quello che ricevetti, invece, furono occhiate perplesse peggio di quelle di prima: possibile che qualsiasi cosa facessi risultasse così insulsa? Chiesi con lo sguardo cosa volessero ma loro, esattamente come nella situazione precedente, preferirono passare avanti: che qualcuno mi faccia sentire accettata, ve lo chiedo per favore. 
Alla fine, per fortuna, ognuna prese una padella e le impugnammo come mazze da baseball in direzione della porta d'ingresso: per fortuna che almeno noi avevamo le palle in quella casa. Cioè... non proprio, ma andiamo: il senso è quello. 
Ci scambiammo tutte uno sguardo d'intesa e, non appena sentimmo dei passi da fuori, prendemmo un bel respiro.

Una botta  e via, Manuela. Non ci vuole molto... oddio, sembra una frase perversa...

Spero che quei tizi mi catturino, così mi controlleranno in testa e ti faranno al forno una volta per tutte.

E il tuo animo hippie dov'è andato a finire?

Sta prevalendo quello punk, ora.

... Ti voglio bene anch'io, cogliona. 

Ci avvicinammo quatte quatte alla porta e, dopo un leggero annuire generale, Daniela allungò la mano verso la maniglia.

- Ragazze... - sentimmo dalle scale.

Okay, avrei ammazzato chiunque fosse stato solo per il semplice fatto di avermi fatto perdere 10 anni di vita: quella mattina ci aveva pensato Anne, poi ci si dovevano mettere anche i ragazzi? Gente, calma: non sono ancora così vecchia. 

- Vi amiamo, ricordatevelo - 
- E voi ricordatevi di scappare appena finito qui, perché queste padelle saranno ancora in mano nostra. - risposi gelandoli con lo sguardo. 

Presero la saggia decisione di tornare nell'ombra e, per la seconda volta, ci mettemmo in posizione di attacco: una cosa veloce, istantanea. 

- Pronte? - chiese Margaret facendoci annuire.

3... 

I passi si fecero sempre più vicini alla porta.

2...

Presi un bel respiro per frenare l'istinto di scappare dai ragazzi.

1...

Successe tutto in un millesimo di secondo: Daniela aprì la porta di scatto e tutte 4 ci fiondammo su una di quelle persone, cercando di colpirla nello stesso momento. Essendosi creata una confusione totale nel colpire, solo la mia padella riuscì a prendere in pieno la testa della vittima all'assedio.
L'uomo in questione cadde di faccia in avanti, svenuto, perdendo il cappello durante la caduta. Per i primi momenti mi sentii fiera di me stessa... ma quando riconobbi Giulia e Louis fuori dalla porta, fortunatamente scampati all'attentato, rimasi perplessa. 
Ma non dovevano essere a New York?
Stavano guardando la scena con occhi spalancati, tappandosi la bocca con le mani mentre: io tenevo ancora la padella in mano, le ragazze erano rimaste confuse quanto la sottoscritta e il resto del gruppo era sceso di corsa per le scale, attirato dal forte rumore. 
Voltai lo sguardo in tutte le direzioni prima di guardare meglio quella specie di cadavere davanti ai miei piedi: era un uomo molto materiale (con una bella pancia rotonda, per chi non lo avesse capito), coperto da un giubbino invernale nero, cappello nero accanto a lui, pantaloni e scarpe nere. Un possibile ladro, no? 

- Ma che cazzo avete fatto?! - urlò Giulia presa da un panico improvviso.

Tutti e 6 (esclusi gli ultimi arrivati) puntarono il dito contro di me e in quel momento iniziai a guardare torva ogni presente in quella stanza: sempre colpa mia, eh? 

- Ho atterrato un ladro, ecco che ho fatto - risposi con le mani sui fianchi.
- Ladro? Ma di che diavolo stai parlando?! - rispose isterico Louis entrando in casa. 

Guardai per l'ennesima volta quel corpo ma non notai niente di strano... finché una scritta bianca sul cappello non mi fece gelare il sangue. Mi coprii la bocca con le mani prima di afferrare l'oggetto e farlo vedere a tutti gli altri: inutile dire che ebbero la mia stessa reazione. 
Cazzo, ho quasi ucciso un poliziotto...







Spazio Autrice: *cerca di tenere gli occhi aperti* eh? Sì, ci sono. 
SALVE! :D
Da quanto tempo, eh? Non ne vado fiera, tranquille. 

Ora, vi starete di certo chiedendo con quale decenza io sia ora qui, a postare questa cacchetta di Kevin, dopo un mese... e io potrei rispondervi:"Ho avuto troppo da fare tra la scuola e il cazzeggiare" e blah, blah, blah. 
Da una parte è così (considerando il fatto che ho avuto 3 compiti in classe in una settimana, ho postato 2 video su YouTube, aggiornato su Wattpad, disegnato, avuto la cervicale e la febbre) ma la vera ragione è: un libro. 
Sì, un libro. Un tesoro che ho comprato 3 settimane fa e, quando l'ho finito, sono caduta in depressione. Sul serio. Il protagonista maschile si chiama Michael, in arte Mike: come quell'unicorno colorato dei 5 Seconds of Summer che mi porterò all'altare, compatitemi. 
Comunque: il capitolo è una bip, lo so. Non ha senso, non succede niente (o quasi), non c'è niente di niente. Il vero motivo per cui l'ho postato? Leggendo di persone che mi considerano "ritardataria" mi sono sentita una merda, davvero. Vi assicuro che non lo faccio apposta a postare così tardi, e lo sapete, quindi vi chiedo scusa se il capitolo non è perfetto o degno delle vostre aspettative. è stato un periodo un po' così, anch'io ho i miei problemi... ma in fondo, chi non ce li ha?
Domande del giorno:

1) ci sono un paio di parti "divertenti": quale parte vi ha fatto sorridere, o addirittura ridere?
2) qual è stata la prima cosa che avete pensato quando Anne ha svelato la verità a Manuela?
3) cosa avete pensato quando i ragazzi hanno sentito delle voci esterne avvicinarsi?
4) secondo voi cosa accadrà? (non accetto risposte come: non ne ho idea. u.u)

Vi ho lasciato con la suspance proprio per spronarvi a recensire ma, come sempre, non siete assolutamente costrette: siamo in un paese libero, no? E riecco il mio spirito hippie *-* io vado a studiare u.u (sono una vampira, lo so). Adios!
Peace and Love
Xx Manuela


P.S: a quanto pare la gif che ho scelto per il capitolo sta antipatica al mio pc, chiedo scusa per l'inconveniente. 
   
 
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