Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    12/11/2014    2 recensioni
Tratto dalla storia:
Sequel di: "How To Train Your Sherlock"
Tratto dalla storia: "Questa è Londra, il segreto meglio custodito di questa parte di… be’… nulla. Sì, forse non sarà il massimo della bellezza, ma questo mucchio di rocce e palazzi riserva un bel po’ di sorprese. La maggior parte della gente di solito ha passatempi come leggere o sferruzzare caldi maglioni invernali. Noi invece, preferiamo fare una cosa che ci piace chiamare… CORSE DI DRAGHI!!!"
Johnlock, con accenni di Mystrade. Dedicato a chi impara, cresce e vive leggendo, figlio di innumerevoli mondi e personaggi che, ad ogni parola accarezzata dagli occhi di chi legge, sbocciano tangibili intorno all'anima del lettore per trascinarlo in avventure mozzafiato che egli saprà custodire in eterno nella purezza del proprio cuore.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Ragazzo? Ti senti bene?-
Una voce, il timbro ovattato di un suono appena più acuto dell’originale. È un rumore fastidioso, che stona col volto che ha davanti. Quella voce non è abbastanza profonda. Quella voce gli appare distorta, come ascoltata attraverso una radio difettosa. Non è il suono giusto, John Watson questo lo sa. Lo sa perché conosce bene il viso che ha davanti, nonostante i capelli poco più lunghi del normale, lo sa perché quello è il volto che ama, la creatura che lo ha lasciato appena due giorni prima.
E non dovrebbe essere lì. Non è giusto, non è naturale. È tutto troppo distorto, troppo macabro, malato. Sherlock è morto e John è vivo. Eppure, il drago è lì davanti a lui e lo fissa in silenzio, gli occhi indagatori, la mano poggiata sulla sua spalla.
-Credo che abbia battuto la testa.- dice una voce femminile alle spalle del drago.
-Non è colpa mia!- sbuffa lui, piccato.
-Non ho detto che lo è, Sherrinford.-
-Non l’hai detto, però lo hai pensato!-
Quando il drago alza la voce, John si riscuote dallo stordimento iniziale. Sente il terrore vibrargli nel petto, contro le costole, pulsante come un secondo cuore più che funzionante. Non riesce a staccare gli occhi dal drago, e il suo imbarazzo aumenta quando si accorge che, così come lo era Sherlock quando lo incontrò la prima volta dopo la cattura, anche egli è nudo.
E anche il corpo non può che somigliare in tutto e per tutto a quello del compagno di John.
Longilineo, flessuoso, possente. Muscoli intrecciati di nervi e vene in rilievo, avvolti dalla pelle sottile come carta velina, preziosa di bagliori madreperlacei. Quel corpo, John lo ha toccato ed esplorato troppe volte per impedirsi di notare l’esagerata somiglianza che c’è con quello di Sherlock. Quel corpo ha gli stessi nei, le stesse cicatrici, gli stessi fasci muscolari. E anche le stesse scaglie lucenti d’oscuro arcobaleno che come minuscoli punti luce irradiano bagliori contro le pareti della caverna rocciosa, coperta di stalattiti… e piena zeppa di draghi selvatici.
-Cazzo, cazzo, cazzo…-
John indietreggia strisciando fino a premere la schiena contro la parete fredda e umida di rugiada alle sue spalle. Si appiattisce, respira lentamente mentre draghi mai visti prima lo fissano di rimando, gli occhi brillanti come macabre scintille di avvertimento nella semioscurità.
Provare a difendersi sarebbe una follia. I draghi sono troppi e troppo grossi e John è stordito e… dannazione, con sé ha solo una pistola. Non se ne fa niente di qualche stupido proiettile se dall’altra parte c’è un intero branco di maledettissimi rettili alati. Altro punto a suo sfavore: John non conosce le loro abilità. Non sa se sputano fuoco o veleno, se sono veloci o lenti, se sparano punte acuminate o chissà quale altra diavoleria. Tentare di attaccarli sarebbe un suicidio.
Abbassa lo sguardo sul sosia di Sherlock, che finora non si è mosso. Se ne sta accovacciato, i gomiti poggiati sulle ginocchia, gli occhi indagatori fissi nei suoi. Per qualche motivo, John sente che se i draghi lo attaccassero, lui non lo proteggerebbe. È uno di loro, è selvatico esattamente come le creature che lo circondano.
Eppure, è Sherlock.
I draghi avanzano, stringendo il cerchio mortifero di scaglie e punte acuminate che lo circonda. Alcune bestie si sono addirittura arrampicate sul soffitto, e adesso lo fissano dall’alto, coi capi reclinati all’indietro. No, reagire non è decisamente una buona idea.
-S… Sherlock…-
-Io non sono Sherlock.-
Il sosia di Sherlock lo fissa, inclina il capo. Le corna ad anelli baluginano sinistre e bellissime, le scaglie splendono di grandezza così come John le ha sempre ricordate. Quello non è Sherlock. Ma continua a somigliargli in maniera esponenziale.
Improvvisamente, un rumore alle spalle della creatura spezza l’impasse della situazione. Qualcuno cammina, si staglia imponente alle sue spalle. Deve essere una donna, John lo capisce dal fisico sottile e dalle spalle strette. Ne sarebbe maggiormente sicuro se soltanto il seno emergesse dalla sinistra armatura che indossa, ma il pettorale le comprime il petto, sagomandosi al corpo come una gabbia.
La donna appoggia una mano sulla spalla del sosia di Sherlock… Sherrinford? Lei lo ha chiamato così, prima.
-Me ne occupo io.-
Dà una spinta e scavalca con un agile balzo la creatura, che continua a fissare John senza muoversi, come se lo stesse studiando. Forse non sarà Sherlock, ma il suo sguardo trasuda intelligenza esattamente come quello del defunto compagno di John.
“Ci rivedremo ancora”, aveva detto.
Improvvisamente, un macabro sospetto si insedia in John come un seme maligno che poco a poco sboccia di certezze, idee, conferme.
Non può essere un caso che Sherlock li abbia spinti a nord e che, stranamente, durante il tragitto abbiano incontrato il sosia spiccicato della Furia Buia. Sherlock non si è mai occupato di casi, e per lui i casi non esistono. Lo disse, una volta.
John fissa lo sguardo sulla donna che poco a poco si avvicina. Non la vede in volto, ma i riflessi cangianti della fioca luce riflessa dalle scaglie di Sherrinford rigettano sulla sua armatura dei bagliori sinistri, quasi paurosi. L’involucro si adatta perfettamente al corpo magro e longilineo di giovane donna, coi suoi fianchi stretti e le spalle piccole. Placche d’argento sovrapposte si modellano ai fianchi per consentirle movimento, mentre gambali e bracciali di cuoio le coprono braccia e gambe. Gli spallacci sembrano artigli ricurvi, l’elmo un teschio di drago. Ha corna piccole e ricurve d’avorio, zanne che cadono a coprire il volto, un muso appena accennato che sporge di poco all’altezza del naso di chi lo indossa. I fori per gli occhi sono taglienti, sagomati in un’espressione minacciosa che John non vorrebbe mai provocare. Da essi, sbucano due occhi chiari dal colore indistinto, che pare verde. John non può esserne certo. In mano, la donna stringe un bastone lungo, di pietra, dalla punta scolpita a forma d’artiglio stretto intorno a un cristallo lucente.
Cerca di indietreggiare ancora, prova a schiacciarsi maggiormente al muro. Non vuole mostrarsi troppo intimorito, ma ha la sensazione che quel bastone faccia male e lui non ha intenzione di testarne l’utilizzo. A maggior ragione, se accompagnato da un elmo irto di zanne.
La donna piega le ginocchia, cerca di guardarlo dal basso. Si accosta ancora, mentre il semicerchio di draghi intorno a loro si stringe. Sherrinford non si muove.
Poi, improvvisamente… la donna si ferma. John la vede irrigidirsi, sbarrare i grandi occhi dalle ciglia lunghe e bionde. Lo fissa in volto con un’intensa sorpresa che quasi lo spinge a distogliere lo sguardo.
-Non è possibile…-
John trattiene il respiro quando lei indietreggia, come a volerlo guardare da un’altra prospettiva. Si sposta di lato circospetta, china il volto, lo inclina, ma John è sempre lo stesso.
Poi, a sorpresa, la donna tende una mano calda e troppi piccola per toccargli il volto.
È un tocco amico, piacevole, femminile. Ma non ha niente a che fare col dolce calore di un drago, di Sherlock. John sente di riconoscere quelle dita sottili, quella pelle olivastra, quegli occhi dal colore indefinito. È una sensazione bizzarra, perché tutti coloro che John conosceva, in realtà sono morti durante la guerra. Perché quella donna dovrebbe essere diversa? Perché è diversa?
-Ci… conosciamo?-
Lei balbetta, lentamente si ritrae. Poi solleva il viso.
-John. John Watson.-
Al sentire il suo nome pronunciato con tanta sicurezza, John sbarra gli occhi. Quella donna lo conosce davvero, e lui conosce lei. Non è una semplice sensazione, non più.
-Chi sei?-
-Per quanto possa essere stato imperdonabile il mio comportamento…-
Lentamente, la donna afferra l’elmo e se lo sfila.
 -… sappi che una così vecchia amica non dimentica facilmente il volto di chi ha voluto bene in passato.-
Una cascata di capelli biondi cade lungo la schiena, il viso tirato e non giovanissimo della donna si svela. John la fissa, cerca di sovrapporre i tratti di un ricordo a quegli zigomi alti, alle labbra sottili, allo sguardo stanco ma sereno. Lui conosce quella donna, ma non riesce a collocarla nella cerchia delle sue vecchie conoscenze. Deve essere qualcuno che risale alle sue amicizie antiche, ma anche questa teoria svela dell’assurdo: una sua amica di vecchia data… lì? In mezzo ai draghi selvatici? Non ha senso.
-John.- mormora. –Sono io.-
Quella voce. John la conosce, ma non sa perché.
-John.-
Un ricordo, un morbido sussurro di bambina. Qualcuno grida il suo nome, un piccolo corpo si allontana, stretto tra macabri artigli di diamante.
“JOHN!!!”
John si ricorda bambino, si rivede intento a correre tra i detriti di Londra nella disperata speranza di raggiungere il piccolo tesoro che gli stanno portando via. Ricorda le sue stesse lacrime, ricorda quel maledetto masso che lo fece inciampare e cadere mentre la sua amica veniva trascinata via in volo da una macabra bestia nera…
La sua amica. Aveva un nome, e forse ce l’ha ancora. Si chiamava…
-Mary Morstan.-
La sua espressione si oscura improvvisamente, si fa vacua, lontana, come se stesse pensando a qualcos’altro. E forse è effettivamente così.
-Allora è vero.-
John si allontana appena dal muro, la curiosità ormai più forte di qualsiasi timore. Più guarda quella donna, più scorge in lei quei ricordi di bambina che non lo hanno mai abbandonato, in passato come nel presente. La ricorda ancora, la sua amica d’infanzia, così come ricorda i momenti terrificanti in cui una grossa bestia nera, simile a un’ombra devastante, la afferrò tra gli artigli per trascinarla via ancora urlante, come piccola trota pescata all’amo dal più abile dei pescatori.
-Mary? Sei… veramente tu?-
John tende una mano, prova a toccarla, ma lei si ritrae. Indietreggia, scivola sinuosa verso Sherrinford, i cui muscoli adesso sono tesi, in allerta, come se il drago fosse in procinto di scattare. Fissa la donna, in attesa di un comando o di un suggerimento, il che conferma a John quanto lui e Sherlock siano diversi: Sherlock Holmes si sarebbe mosso autonomamente e in maniera assolutamente esatta, senza attendere ordini da nessuno.
-Seguimi.- mormora la donna, voltandosi.
Gli altri draghi si ritraggono, Sherrinford si sposta di lato quasi gattonando, come un felino che tiene d’occhio la preda.
-Seguimi, John.-
E John la segue. Si infila in una piccola galleria di roccia, innervosendosi quando alle sue spalle sente avanzare Sherrinford. La massa delle sue ali chiude totalmente l’uscita dietro di lui, come a volergli impedire una via di fuga. John vorrebbe indietreggiare perché è al buio, perché sente l’oscillare di affilate stalattiti di roccia sulla sua testa. Se una di queste cadesse, non è certo che Sherrinford lo proteggerebbe. Ma forse è meglio così: raggiungerebbe Sherlock, se morisse.
Improvvisamente, un piccolo puntino luminoso compare nel suo campo visivo. Si allarga poco a poco, mentre il trio si accosta all’uscita, scavalcando rocce e acquattandosi quando il soffitto si fa basso.
-Volevo dirtelo, John.- mormora Mary. –Volevo avvisarti, ma non avresti capito… forse non capiresti nemmeno adesso.-
-Di cosa stai parlando?-
Mary raggiunge l’uscita, sparisce nell’abbraccio di una luce folgorante che improvvisamente ferisce gli occhi di John. È come avere un gigantesco faro puntato in faccia.
John si copre il viso, sbatte le palpebre, cerca di schiarire la vista. Inizialmente, si affida agli altri sensi, almeno per provare a orientarsi. Mare. Profumo di oceano e… fiori. E aghi di pino appena spiccati. E legna arsa. Sono così tanti gli odori che John si sente più stordito di prima.
Suoni. Sciabordio d’acqua contro rocce. Rumore di vento leggero e masse che tagliano l’aria. Ali. Qualcuno sta volando. E ruggendo. E scudisciando la coda.
Draghi.
Improvvisamente, John apre gli occhi… e trattiene il fiato dinanzi all’imponente magnificenza che ha davanti.
Fino a quel momento, ha creduto di aver visto di tutto. Ha osservato il mondo dall’alto e dal basso, è annegato nell’aurora boreale, si è tuffato nell’oceano insieme a Sherlock… ma nessuna meraviglia può surclassare l’ineguagliabile bellezza che ha davanti.
Ghiaccio e pietra, cielo e oceano. L’ambiente è immenso, circondato da massicce pareti di ghiaccio alte fino al cielo, come mastodonti appuntiti, dai bordi irregolari e pesantemente frastagliati. John le vede stiracchiarsi come diamanti luminosi, bucate a intervalli da stalattiti di zaffiro, di oro, di ametista e di qualsiasi altro cristallo o materiale grezzo sia mai esistito. Geoidi minerali sfaccettati di cristalli variopinti emergono come punti luce dal ghiaccio, riflettendo tutto intorno un’intricata ragnatela di luci che rimbalzano tra i cristalli, cambiando colore a seconda della pietra colpita.
Lungo le pareti, sul ghiaccio e tra i minerali, sgusciano le piante. Edere rigogliose, rampicanti fioriti, boccioli di rose e di gemme che John non ha mai visto in vita sua. È un’accozzaglia colorata di elementi luminosi talmente vari e vasti che John non sa nemmeno dove guardare.
Questo, finché non posa gli occhi su tutto il resto.
John poggia i piedi su un grosso spuntone di roccia madreperlacea, simile a tanti altri che sbucano sotto di lui, nascendo dallo sciabordare torbido della gigantesca cascata che fora un lato della parete ghiacciata più vicina. L’acqua piove dall’alto, metri e metri d’acqua che si tuffa scintillando come diamante nel piccolo oceano sottostante.
Dal centro esatto di esso, nasce una colonna di madreperla più grande, frastagliata, coperta d’edera, fiori e cristalli preziosi. John la vede innalzarsi verso l’alto, fin quasi ad eguagliare l’altezza spropositata della cascata. Sulla sua sommità, vi è una statua marmorea di drago alta otto metri. Impennata sulle zampe posteriori, col lungo collo ripiegato e le zampe anteriori strette intorno al diamante più grosso che John abbia mai visto. È così luminoso da parere un punto luce, come una torcia volta a illuminare perpetuamente le pareti di cristallo e l’acqua purissima che piove dall’alto.
Poi, ci sono i draghi veri. Quelli che vivono, respirano, volano disordinati intorno a loro. Bestie variopinte, luminose più di qualsiasi cristallo, potenti più di qualsiasi cascata. Sono centinaia, di qualsiasi specie e John ne ha visti così tanti solo durante la guerra, quando Sherlock chiamò a sé le potenze del suo mondo.
-Che posto è questo?-
John avanza lentamente, timido, sconcertato. Si guarda intorno, sfiora con le dita una gigantesca ametista che sbuca dalla parete ghiacciata. Dovrebbe fare freddo, ma non è così.
-Ti… piace?-
Mary si avvicina titubante, il corpo avvolto dall’armatura ma silenzioso come quello di un gatto. Alle sue spalle, Sherrinford giace ancora nudo, appoggiato alla parete, e fissa John con interessa.
John si volta, guarda Mary in viso e sorride. –È meraviglioso.-
Quello è il mondo di Sherlock, del suo Sherlock. Un mondo dove i draghi vivono selvaggi, dove la natura li protegge. Un mondo sereno, che il suo compagno avrebbe amato osservare e studiare.
-J… John?-
Una calda lacrima scappa dalle ciglia e scivola sul suo viso, bagnandogli il viso di tristezza cristallina, pulita. Vorrebbe guardare quel mondo attraverso gli occhi di Sherlock, ma glielo hanno portato via.
-Tutto bene?- domanda Mary, sporgendosi per guardarlo in viso.
John scrolla il capo, siede lentamente sul bordo dello spuntone roccioso. Poi, anziano di troppe emozioni vissute e troppi dolori sofferti, solleva lo sguardo sul paradiso che lo attornia. Pensa a Sherlock, ai suoi occhi, al suo entusiasmo quando scopriva qualcosa di nuovo.
Il suo drago, il suo angelo.
John si riprende con un sobbalzo, fissa Sherrinford ancora immobile alle spalle di Mary. Lo squadra, cerca di convincersi che quello non è Sherlock, il suo Sherlock. E questo gli fa rabbia, perché Sherlock non c’è più, mentre il suo sosia è in circolazione. Non è giusto, non è leale.
-Chi sei tu?-
Sherrinford sorride, l’accenno di canini affilati ad accarezzargli le labbra carnose, le stesse che John ha baciato tante volte e che invece non potrà sfiorare mai più.
-Non si vede?- Sherrinford si raddrizza, china il busto con fare teatrale e lo fissa attraverso la cortina scura di capelli scompigliati. –Sherrinford Holmes, gemello di Sherlock e ufficialmente ultimo rimasto della mia razza.-
 
Angolo dell’autrice:
Sono in ritardo. Di nuovo. Porco gatto!
Mrs Hudson: cos’hai contro i gatti?
Niente, era un modo di dir…
Mrs H: I GATTI SONO CREATURE MAGNIFICHE, VA BENE?! MAGNIFICHE!!! I DUGONGHI SONO ORRIBILI, INVECE!!! PRENDITELA CON LORO!!!
John: credo che abbia preso le pillole sbagliate, stamattina… inveisce contro i dugonghi da ore, ormai. Cosa le hanno fatto?
Mi fate scrivere!? Espatriate, tutti e due!!!
Ecco, torniamo a noi… ah, sì! Un ringraziamento speciale a coloro che come al solito con immensa pazienza hanno recensito e reso possibile la pubblicazione del nuovo capitolo!
Kimi o Aishiteiru
Kcolrehs_41175
Luna moontzuzu
Sonia_0911
Grazie di cuore, davvero! E a prestissimo!

Tomi Dark Angel
 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel