EPILOGO
Passarono dieci anni da quel giorno.
«Papà! Mamma!» esclamò un bambino dai disordinati capelli rossi, correndo incontro ai genitori che lo aspettavano sorridenti fuori da scuola.
Nel correre inciampò in una stringa ed andò a sbattere contro un altro uomo che lo afferrò al volo, prima che cadesse rovinosamente a terra.
«Hey piccolo, ti sei fatto male?» domandò l’uomo, rimettendolo in equilibrio.
«Capitano! Fai attenzione» lo sgridò la madre, prendendolo per mano.
«Mi scusi, a volte è un po’ distratto» si scusò il padre, notando che l’altro si appoggiava ad un elegante bastone da passeggio.
«Non si preoccupi, ho anche io un maschietto di quell’età e la capisco benissimo. Se posso permettermi di chiedere, come mai lo ha chiamato capitano?» aggiunse lo sconosciuto, incuriosito.
«È da quando è piccolo che ha una passione smisurata per i pirati e ogni tanto gli piace fingere d’essere il capitano di una nave. Ormai sono anni che io e mia moglie lo chiamiamo così» rispose il padre del bambino.
I due si guardarono negli occhi per un istante.
Gli occhi verdi del misterioso uomo col bastone s’illuminarono per un istante di uno strano lampo familiare.
«Ci siamo già visti?» chiese il primo, osservando il volto dello sconosciuto.
Era sicuramente un bell’uomo, nonostante la barba leggermente incolta. I capelli scuri rendevano magnetico il suo sguardo smeraldino.
«Non saprei, ma ho anche io la stessa impressione. Mi chiamo James Bell, molto piacere» rispose tendendogli la mano.
«Peter. Peter Young – rispose l’altro, stringendogliela – Lei è mia moglie Wendy e lui p il piccolo James. Piacere mio».
Il signor Bell fece una leggera riverenza alla moglie di Peter, che sorrise dolcemente.
«So che potrà sembrarvi strano, ma l’ultima volta che ho provato una sensazione simile è stato quando ho conosciuto mia moglie. Che ne direste di venire a cena? Lily e il piccolo Peter saranno sicuramente felici di conoscervi».
In quel preciso momento arrivò un altro bambino, coetaneo del piccolo James, che abbracciò il padre.
«Eccolo qui, appunto, il mio piccolo eroe» disse James, presentando il figlio alla coppia.
«Noi ci conosciamo già. Siamo nella stessa classe» disse il bimbo rosso, sorridendo all’amichetto.
«Ecco allora chi è il famoso bimbo che si chiama come me» disse il signor Young.
I tre adulti risero.
«Signor Bell, sarà un piacere. Ditemi voi quando preferite».
«Stasera per le sette va bene?» domandò.
«Perfetto» rispose Peter Young.
Si scambiarono i numeri di telefono, quindi James e la sua famiglia fecero ritorno a casa, per prepararsi.
«Guarda un po’ che caso. Lui si chiama come nostro figlio e il suo bambino si chiama come te» disse Wendy.
Peter si voltò a guardare quello strano sconosciuto che con passo fermo zoppicava, aiutandosi col bastone, al fianco del bambino.
«Già, che buffo scherzo del destino».
Bene signori e signore siamo arrivati alla fine.
Come promesso ho
caricato tutto in fretta e furia e ora mi ritiro, in attesa di qualche
anima
buona che vorrà farmi sapere cosa ne pensa di questa
storiella buffa e
sconclusionata che mi è venuta in mente al lavoro. Ripeto,
è un’idea nata e
completata in un paio di giorni, quindi abbiate pietà della
mia anima.
Ora vi saluto (nella speranza che chi segue
l’altra long su Hunger
Games non decida di uccidermi, visto che non aggiorno da secoli e
secoli)
Bye e grazie a tutti quelli che hanno letto ;)
Un abbraccio dalla vostra cara e pazza Shayla!