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Autore: LucaKun    13/11/2014    0 recensioni
{Ci sono dei giorni in cui, non faccio altro che pensare a lui, anche quando cerco di distrarmi con il mio manga shoujo preferito. Ogni volta che appare nei miei sogni, mi sveglio in lacrime, con la speranza di ritrovarmelo al mio fianco, pronto a riscaldarmi con il calore del suo corpo.}
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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10/11/2014 Una data che mi rimarrà impressa per il resto della mia vita.
L'autunno si percepiva dalle foglie che cadevano dai rami.
Nel frattempo mi recavo verso la scuola con Miharu, l'amica di sempre.
Quel giorno mi sentii particolarmente strana, Miharu mi parlava di luna park e di argomenti che considero interessanti, di cui parliamo tutti i giorni, ma il mio interesse in quel momento era pari a zero.
Mi veniva in mente quel maledetto giorno, ovvero quando ricevetti la lettera di quel ragazzo dagli occhi nocciola.
Quando si fecero le 14:30 suonò la campanella, ma per me la tortura ancora non finì, siccome mi aspettava il recupero di matematica.
Salutai Miharu con un sorriso forzato, sperando che non sospettasse di nulla, poiché non mi piace apparire una ragazza debole.
Durante il corso di matematica, a stento riuscivo a mantenere la penna, mi sentivo stremata, a malapena riuscivo a tenere gli occhi aperti.
«Signorina Ling, spero che questo inconveniente, non accada mai più, altrimenti mi costringe a prendere dei provvedimenti disciplinari, sappi che la prossima volta non ci penserò due volte»
La voce del professore in quell'istante, rimbombava in un modo talmente forte, che mi venne istintivo tapparmi subito le orecchie, implorandogli scusa fino allo sfinimento.
Una volta uscita da quell'inferno, ancora del tutto stordita, stranamente non c'era Panda, che si fa trovare ogni volta fuori al cortile della scuola.
Forse sarà in compagnia di Kuma? ipotizzai.
Macchè cosa vado a pensare?!
Molto probabilmente era rimasta a casa a ingozzarsi col bambù, oramai è un classico.
Mi incamminai verso casa, questa volta non presi il pullman, non mi andava di stare in contatto con le persone, e tanto meno di essere scaraventata via.
La strada da fare era ancora lunga, purtroppo il cellulare si scaricò, quindi non avendo nulla da fare, aprii la cartella con un broncio stampato in volto, presi il libro di matematica, e incominciai a ripetere.
Mentre ripetevo le formule a voce alta, d'improvviso sentii qualcuno pronunciare il mio nome, era una voce familiare.
Continuai a camminare, credendo che fosse soltanto il frutto della mia immaginazione, fino a quando non sentii nuovamente quella voce.
«A quanto pare, sei rimasta la solita frana in matematica, vero?»
Questa volta, ero sicura che non mi fossi sbagliata.
Sentii un lungo brivido percorrere la mia schiena, e mi voltai in velocità fulminea.
Ed ecco che apparve la sua figura.
C'era una cosa in particolare che mi sorprese tanto, egli indossava il gakuran del Politecnico Mishima, non è che abbia deciso di riprendere le lezioni?
I nostri occhi si incontrarono subito, rimasi impietrita per qualche secondo, le mie lacrime scendevano all'impazzata, bagnando le mie guance calde e arrossate. Singhiozzavo di continuo, non riuscivo a tenere il controllo del mio corpo, tant'è che mi cascò il libro di matematica.
«Jin» sussurai incredula.
In quell'istante, coprii il viso con il braccio destro, poichè volevo mostrarmi più matura e meno frignona, ma purtroppo, il mio obbiettivo fallì prima del previsto.
Non riuscivo più a trattenermi, avevo bisogno di intrufolarmi tra le sue braccia.
Appoggiai la cartella a terra, continuando a coprire il mio volto, mi feci coraggio e corsi verso di lui.
Rimase fermo ed aprii le braccia, cogliendo a pieno le mie intenzioni.
Mi strinse forte a se, e dopo di che, decise di accarezzarmi lievemente i capelli.
I suoi occhi parlavano, mi suscitavano serenità e nostalgia, e ciò mi rendeva estremamente felice.

«Questa volta resteremo per sempre insieme vero, Jin?»
Abbassai rapidamente il capo dall'imbarazzo, quasi stavo per pentirmene di aver interrotto quel magico silenzio.
«Sempre, te lo prometto mia piccola Ling»
Alzai lentamente il capo, strofinando più volte gli occhi, facendo fatica a realizzare che fosse la pura realtà.
Improvvisamente, mi prese in braccio, prendendomi per i fianchi, con le sue mani grandi e calde, mi fece roteare delicatamente.
Fu così, che i nostri sguardi si incontrarono nuovamente, eravamo persi l'uno con l'altro, e senza esitazione, mi baciò appassionatamente, tirando fuori la lingua che tanto ci sa fare.

“Se ciò che stavo vivendo era un sogno, pregai al Signore stesso di non svegliarmi mai più.”

  
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