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Autore: Crumble    26/10/2008    3 recensioni
Dopo un sacco di tempo, sono riusciti a convincermi! eccovi il seguito di 'A New Twilight'!
"Ero quasi completamente ricoperta di omogenezzato. Già, perchè il nostro caro, piccolo e perfido Andy, aveva imparato un bel giochetto. Appena gli mettevo in bocca un pò di omogeneizzato, lo risputava addosso a me. E poi rideva. Come adesso. "Non c'è niente da ridere!" lo apostrofai. Continuò imperterrito nonostante tutto. Sapevo perfettamente chi gli avesse insegnato quel giochetto. "Emmett!" chiamai."
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A New Twilight'
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CAPITOLO NOVE: AMAREZZA
Sangue.
Le mura, i mobili della cucina, tutto coperto da una patina scura e vischiosa. Se la luce fosse stata accesa credo che sarei impazzita a quella vista.
Non tutti i giorni ti ritrovi la cucina coperta di sangue.
Sopra al ripiano dove di solito preparavo il cibo per Andy, c’era un ammasso informe e molle, sembrava quasi un budino. Per terra si vedevano altri pezzi sparsi.
Chi aveva scelto la nostra cucina per un bagno di sangue? C’erano posti migliori!
Alzai la testa per osservare il soffitto. C’erano schizzi anche lì. Ma che era stata una guerra?
Il lampadario sembrava diverso dal solito, come se avesse delle orecchie e non era nemmeno al solito posto. No, quello non era il nostro lampadario.
Sentii qualcuno sulla soglia della cucina, vicino a me, osservava la scena.
“Accendi la luce” mormorai.
“Non credo sia una buona idea” rispose Edward.
“Accendi” volevo vedere con chiarezza, nonostante trattenessi il respiro e avessi un certo ribrezzo.
Ero certa che quello fosse sangue, ma non mi attirava, era come se non fosse umano.
Edward fece come avevo chiesto e accese la luce, che illuminò all’istante la stanza.
Quello che avevo scambiato per il lampadario in realtà era una testa. Charlie.
Sentii una risatina in sottofondo, ma non ne fui sicura.
Aveva ragione Edward, non era stata una buona idea.
I miei occhi si chiusero da soli, mentre un odore acre, di fumo mi riempiva il naso.

Riaprii gli occhi e riconobbi il soffitto della camera; ero distesa sul letto, ma non avevo idea di come ci ero arrivata. Mi misi a sedere e le immagini dello scempio in cucina mi tornarono alla mente all’improvviso, facendomi boccheggiare. Cercai di fare lunghi respiri per riprendere il controllo e ci riuscii più o meno. Mi rifiutai di credere che fosse la realtà, sperai davvero che fosse stato un sogno. In fondo mi ero risvegliata sul letto, perché non poteva esserlo stato?
Vicino a me, Andy dormiva beatamente e preferii non svegliarlo. Gli sistemai una ciocca di capelli ramati che gli ricadeva sulla fronte e mi alzai. La stanza era buia, le tende tirate non lasciavano passare la luce del sole. In parte ne fui contenta, al buio stavo bene.
Scesi di sotto lentamente; nell’aria notai uno strano odore di bruciato che mi pungeva il naso. Sentivo delle voci, ma non c’era nessuno in salotto. Seguii il brusio delle voci e mi diressi alla sala da pranzo.
Emmett stava sulla soglia della porta, appoggiato alla parete con una spalla. Sentendomi arrivare si voltò a guardarmi. “Ti sei svegliata”
Annuii. Un nodo allo stomaco mi mozzò il respiro. Forse non era stato un sogno, forse avevo visto giusto. Avevo sentito odore di bruciato prima di svenire. Mi misi accanto a Emmett per guardare chi c’era dentro la stanza. Non mancava nessuno all’appello.
Edward fece un sorriso che non raggiunse i suoi occhi. Si, era tutto vero, non avevo sognato niente.
Mi avvicinai a lui. “Cos’è successo?” la mia vice suonò più sicura di quello che ero in realtà.
“Si tratta di Charlie, era lui nella cucina” rispose Rosalie.
Annuii anche se lo sapevo già. Seppur coperta di sangue sapevo riconoscere la testa di mio padre. “Ma… a-anche se è morto, può sempre rigenerarsi no?” chiesi. Era la cosa in cui speravo di più; i vampiri, per essere morti sul serio, devono essere fatti a pezzi e poi bruciati prima che si ricompongano. Anche se quello che avevo visto ieri sera era terribile, speravo che potesse rigenerarsi anche mio padre.
L’espressione compassionevole di Carlisle mi fece tremare quasi. “Teoricamente avrebbe potuto farlo nonostante fosse ridotto male” rispose.
“Ma?” sapevo che c’era dell’altro. Mi era sfuggito qualcosa.
Edward mi prese per mano e mi guidò a sedere sulle sue ginocchia. “Ma non è possibile, Bella… dopo che sei svenuta, qualcuno ha dato fuoco alla cucina” rispose.
Ecco spiegata la puzza di bruciato che impestava la casa. Gli avevano dato fuoco. Era finita davvero.
“Ma-ma com’è possibile? Chi è stato?” ero sul punto di iperventilare.
Esme mi accarezzò la guancia, come la più premurosa delle madri.
“Quando sei svenuta Bella, qualcuno ha appiccato il fuoco alla cucina” spiegò Carlisle.
“Esatto, sono quasi sicuro che si trattasse di Felix” continuò Edward.
Ecco di chi era la risatina che avevo sentito; non me l’ero immaginata. “Ma perché lo hanno fatto? Che gli aveva fatto di male Charlie? Se non lo volevano più potevano riportarlo senza fargli del male! Perché ucciderlo!?” stavo urlando, disperata.
Mio padre se n’era andato per sempre e non avevo la minima idea di dove potesse essere mia madre. Stavano cercano di colpire me, ma per quale motivo?
Mi alzai. “Vado di sopra, ho lasciato Andy da solo… se davvero sono qui non posso rischiare niente” annunciai.
Uscii dalla stanza e tornai di sopra, dove Andy stava ancora riposando tranquillamente, ignaro che aveva perso uno dei suoi nonni.
Mi distesi con lui e piansi tutte le lacrime che avevo. Charlie era stato un ottimo padre, sempre attento e premuroso nonostante non invadesse mai i miei spazi. Avrei dovuto salvarlo, prendermi più cura di lui e non lasciarlo morire in quel modo.
Restava mia madre. Dovevo trovarla e prendermi cura di lei; le avrei detto la verità se necessario ma dovevo davvero occuparmi di lei. Chi mi assicurava che non fosse anche lei da qualche parte, in pericolo magari.
Mi addormentai con il pensiero di mia madre, determinata nel ritrovarla.
  
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