Accordarsi
A
mani quasi vuote
«
È un crimine? »
«
Come scusa? »
Sakura
pose l’ennesima
stoviglia sullo scolapiatti e, senza togliersi i guanti in plastica si
sporse
dalla porta per sentire meglio. Sasuke era più vicino di
quanto si aspettasse.
«
Come scusa? » ripeté.
«
Non mi parli. Da tre ore.
» le fece notare lui. Stava rollando una sigaretta.
«
Sto lavando i piatti. »
alzò le mani in alto, e il giallo dei guanti di plastica fu
ben visibile.
«
Lavi piatti da tre ore. »
le rispose, prima di leccare la parte della cartina che si sarebbe
dovuta
attaccare con la colla ad un’altra estremità e
permettergli di fumare. Ci
ripassò sopra con il dito indice.
«
Tanto tempo per una che in
casa ha la lavastoviglie. »
Sakura
serrò le labbra e,
stranamente, ripensò al suo primo incontro con Shikamaru
Nara, l’uomo della
verità, in una delle tante aule del conservatorio, quando
l’aveva avvertita che
nello sguardo di Sasuke Uchiha, quando è convinto di stare
dalla parte del
giusto e non ha alcun problema nel fartelo notare, c’era
qualcosa al limite
della sociopatia.
«
Io sto- »
«
Lavando i piatti, certo. »
«
La lavastoviglie consuma
troppo! » gli disse, alzando la voce, cercando di farsi
sentire mentre le aveva
voltato le spalle per raggiungere la finestra dell’ingresso.
Sentì che la
apriva e il rumore dei meccanismi dell’accendino sfregare gli
uni contro gli
altri per produrre la fiamma.
«
Allora lo consideri un
crimine. » lo sentì dire. Sakura roteò
gli occhi e decise di non rispondere.
Tornò a guardare il lavabo.
Sasuke
tornò a passo lesto
in cucina chiudendosi la porta alle spalle, la sigaretta ancora accesa
tra le
dita. Lui le tolse, rischiando di bruciarle la pelle in più
di un’occasione, i
guanti in plastica, buttandoli nel lavello ancora pieno.
«
Ti ho fatto gli auguri. »
si giustificò.
Accanto
alla sociopatia,
doveva esserci anche una dose non indifferente di infantilismo.
«
Grazie mille, me lo
ricordo. »
La
spintonò fuori dalla
cucina fino all’uscio della camera da letto.
Sasuke
iniziò slacciandole
il grembiule dietro la schiena con una mano e aprendo la porta di
camera sua
con l’altra, la sigaretta finita chissà dove.
Candele
– le sue candele
aromatizzate, che lei aveva
comprato e nascosto in un
cassetto che Sasuke doveva aver frugato in maniera certosina
– erano
accese.
Ottimo.
Sasuke
sapeva rimediare bene
ai guai.
Salve a tutti,
carissimi/e. È tipo mezzo secolo che non aggiorno, e mi
sto vergognando tanto, tantissimo, tanto tanto tantissimo. Devo dire
che per un
attimo ho pensato di abbandonare il fandom di Naruto approdando da
qualche
altra parte, visto che ho decine di altre storie sul computer che non
credo
avrò mai il coraggio di pubblicare, ma poi,
all’improvviso, Naruto si è
concluso, le ultime scan sono uscite, e mi è sembrata un
po’ un’eresia lasciare
questa storia incompiuta, visto che io in primis non sopporto le storie
lasciate a metà. Quindi credo che – per vostra
sfortuna – bazzicherò qui da
queste parti ancora per un po’, anche perché la
raccolta, nei miei sogni,
dovrebbe durare molto, ma molto di più.
Ok, a parte
questa breve parentesi, vorrei ringraziare tutti coloro che
stanno seguendo questa storia e coloro che stanno sprecando un
po’ del loro
tempo per recensirla e farmi sapere cosa ne pensate, vi sono molto
grata per
questo, e ringrazio in anticipo coloro che continueranno a farlo
nonostante le
mie sparizioni potrebbero essere lunghe ed inattese. Spero che questo
compleanno non festeggiato vi sia piaciuto!
Un bacio
umavez
E
oltretutto, avendocene un
altro paio pronte, forse in giornata pubblico qualcos’altro,
ma non ci metterei
la mano sul fuoco.