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Autore: Nami93_Calypso    13/11/2014    2 recensioni
"La Barca" è un centro d'aggregazione giovanile dove gli assistenti sociali mandano i cosiddetti ragazzi difficili, criminali, delinquenti per evitare, o prevenire, che abbiano altri problemi con la legge.
La storia parlerà proprio di questo centro e dei ragazzi che vi partecipano, ragazzi con storie e caratteristiche diverse ma uniti da un legame indissolubile.
Tra i personaggi della storia ho messo solo Law e Nami perchè sono i principali, ma non mancheranno altri personaggi di One Piece e nuovi personaggi.
Spero che la mia idea vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autore:
Domando infinitamente scusa per il ritardo! è stato un periodo molto impegnativo.
Ad ogni modo non dovrebbe mancare molto alla fine della storia perciò in questi giorni mi impegnerò per finirla così da poter aggiornare più frequentemente.
Buona lettura :)




Continuo a guardare l’orologio ma sembra che le lancette non si muovino. Non vedo l’ora di uscire da qui. Non riesco più ad evitarlo.
Ieri sera dopo il furto, dopo il bacio, Law mi ha riaccompagnato a casa e non ci siamo detti una parola!
E anche oggi quando sono entrata al centro e l’ho visto non sapevo cosa dirgli, ero troppo in imbarazzo. Ed è andata a finire che l’ho ignorato per tutta la giornata.
Lui invece continua a lanciarmi occhiate di quando in quando. Sembra che voglia dirmi qualcosa ma ho paura!
Non so cosa significhi quel bacio per lui e nemmeno per me. Non so come affrontare la situazione.
Finalmente è finita la giornata. Non appena gli educatori ci dicono che possiamo andare a casa mi sfilo il grembiule che stavo usando per il laboratorio di cucina e indosso il mio cappotto afferrando rapidamente lo zaino.
“Ciao a tutti!!” dico con un piede già fuori dalla porta.
Attraverso i vetri vedo che Max, Kya e Usop mi guardano in modo strano. Sicuramente si staranno chiedendo da dove nasca tutta questa fretta.
Mentre mi avvio alla fermata del pullman metto le auricolari nelle orecchie e mi perdo nel mio mondo.
Voglio mettere più distanza possibile tra me e Trafalgar. Non voglio dargli la possibilità di avvicinarsi a me e parlarmi, non reggerei per l’imbarazzo!
Dopo pochi minuti il mezzo sosta davanti a me e apre le porte.
Come al solito prendo posto accanto al finestrino e subito mi perdo a guardare fuori.
Nonostante abbia le cuffie nelle orecchie sento qualcuno rivolgermi la parola. Mi volto verso il mio interlocutore sfilandone una per poter capire cosa mi stia dicendo.
Con mio immenso stupore mi trovo davanti Law, con il fiato corto, che mi osserva in attesa di risposta. Risposta che non arriva in quanto non ho udito la sua domanda.
“Allora, posso sedermi?” mi chiede dopo aver ritrovato un respiro regolare e il suo solito ghigno.
Arrossisco visibilmente e gli faccio un segno d’assenso con il capo. Non posso certo ignorarlo in una situazione del genere.
Prende posto accanto a me sfilandosi lo zaino dalle spalle.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
“Tutto bene?” mi domanda poi facendomi sobbalzare.
“Sì… Tu?” gli chiedo più per educazione che per vero interesse.
“Tutto bene” risponde atono.
Mi viene in mente che lui non è solito prendere il pullman
“Stai andando da tuo zio?”
“In realtà no. Volevo parlare con te” mi dice guardandomi con sguardo duro, sguardo che non riesco a sostenere e mi ritrovo ad abbassare il capo mentre le mie guance si imporporano ancor di più.
Maledizione. Perché ne vuole parlare per forza? Non saprei nemmeno cosa dirgli! Però qualcosa dovrò pur inventarmi, non ho vie di scampo.
“Senti, per ieri sera…” inizio a parlare con tono incerto ma lui mi interrompe immediatamente.
“Non volevo parlare di ieri sera” dice secco.
Sorpresa riporto l’attenzione sul suo volto. Ha un’espressione seria e contrita.
Non riesco a immaginare cosa abbia di così urgente da dirmi.
“Ti ho mentito” esordisce atono.
Un’espressione confusa e interrogativa compare sul mio volto ma non faccio in tempo ad esprimere i miei dubbi ad alta voce che lui continua con il suo discorso.
“Quando mi hai chiesto perché spacciassi ti ho risposto per noia. Ho mentito”
Si volta per puntare lo sguardo di fronte a sé prima di proseguire.
“La verità è che… Lo faccio per soldi. I miei genitori hanno grossi problemi finanziari e l’unico modo veloce e comodo che ho trovato per aiutarli è stato questo. Mi rendo conto quanto questa cosa sia sbagliata ma nella situazione in cui mi trovavo non riuscivo a vedere altra alternativa. In realtà io sono sempre stato contro la droga, ogni volta che vendevo sostanze a qualcuno e lo vedevo cadere nella spirale della differenza per causa mia avvertivo un profondo dolore. Inutile dire che quando i miei genitori lo hanno scoperto si sono infuriati moltissimo nonostante abbiano capito le mie ragioni. Hanno deciso di mandarmi a La Barca per evitare che potessi entrare in giri più grandi e peggiorare la situazione”
Lo vedo incurvare la schiena e poggiare i gomiti sulle ginocchia.
“Oltre agli educatori, che conoscono tutte le nostre situazioni per ragioni lavorativo, ne ho parlato solo con Rachel. Mi è stata molto d’aiuto, mi ha dato molti consigli utili su come evitare determinate situazioni. Ti ricordi che il primo giorno che ci siamo visti ti fissavo in modo strano? Mi ricordavi molto una mia ex cliente e avevo paura che sarei ricaduto in quel giro di affari”
Ammutolisce.
Io lo fisso con gli occhi sgranati.
Quindi mi ero sbagliata. Non è un ragazzo idiota, superficiale e immaturo come tutti gli altri. Porta dentro di sé il peso di una situazione familiare precaria e la vergogna per aver rovinato la vita di tante persone. E non ha mai mostrato questo dolore, nascondendolo sempre dietro il sarcasmo e l’indifferenza.
Ma vedendolo ora qui, così abbattuto e abbandonato, non posso provare rancore o disgusto per lui. Ha solo cecato un modo per rimanere a galla con i mezzi che aveva, come molti di noi del resto.
Vorrei consolarlo, dirgli che va tutto bene, che io lo capisco, ma mi precede.
“Ho deciso di parlarne con te per ricambiare la fiducia che tu hai mostrato ieri nei miei confronti. Bè, non solo per questo, anche perché mi fido di te”
Si porta una mano tra i capelli in un gesto teso.
“Scusami per quello che ho fatto ieri sera, non volevo infastidirti. È solo che… Non lo so… Quando sto con te mi sento un normale diciassettenne e dimentico momentaneamente i miei problemi. Però non volevo in alcun modo turbarti quindi dimentica pure ciò che è successo”
Avverto una strana sensazione allo stomaco. Ora che conosco la sua vera natura non vorrei mai dimenticare. Ora che so chi è e cosa prova posso finalmente dar libero sfogo ai miei sentimenti che avevo tentato di inibire per paura delle conseguenze. Ma ora la paura può lasciar spazio alla speranza.
Dolcemente appoggio una mano sulla sua guancia e imprimo una lieve pressione per voltare il suo viso verso di me. Lui mi guarda un po’ confuso da quel gesto per lui inaspettato.
Senza dire una parola mi avvicino a lui socchiudendo gli occhi e poggio le mie labbra sulle sue in un bacio totalmente diverso da quello di ieri sera.
È lento, pacato, romantico. Voglio trasmettergli tutta la dolcezza, l’affetto e la comprensione che gli sono mancati e di cui è in cerca.



Nome: Monkey D Rufy
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Scientifico, 3° anno
Crimine: Nessuno
Note: Si trova a La barca perché i genitori sono spesso assenti: la madre è sparita da molti anni e il padre è spesso via per lavoro. Nonostante questi problemi è sempre spensierato e allegro. Adora mangiare e i suoi migliori amici sono Usopp e Nami, insieme formano un trio inseparabile







Nome: Eustass Kidd
Età: 17 anni
Scuola: Istituto Professionale- Indirizzo Meccanico, 3° anno
Crimine: Violenza a pubblico ufficiale
Note: Ragazzo pieno di sé, crudele e aggressivo. Ha picchiato un poliziotto che si era intromesso per fermare una rissa in cui lui era coinvolto fuori da un locale. È fidanzato con Bonney: la loro relazione è caratterizzata da alti e bassi e spesso litigano, ma tornano sempre insieme.


 
   
 
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