Videogiochi > Slender Game
Segui la storia  |       
Autore: Shetani Bonaparte    13/11/2014    1 recensioni
Ecco una storiella creata da me, ove narro a modo mio le origini dell'Uomo Snello e del perché faccia ciò che fa. Origini un po' inventate, magare nemmeno belle, ma io amo questa mia storia.
(Dal testo) "Girò il viso, un giovane in manette lo vide"
Genere: Dark, Horror, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciauz!
Da un po’ che non ci si vede, eh?
Spero che vi piaccia, il capitolo. Lo so, ho variato le origini dei ‘fratelli’ di Slendy, però lo faccio con chiunque.
Vi chiedo di recensire, please, anche se la vostra recensione è neutra o negativa: noi ficcinari viviamo di questo.
Un bacione,
Shetani
 
 
 
 
 FOLLOWS – parte quarta: ansia, influenza, Splendorman
 
 
Matt si stiracchiò abbondantemente e scalciò un piede, tentando di levarsi il lenzuolo che vi si era attorcigliato a guisa di boa. Sbadigliò e sbruffò; strascicò i piedi fino alla cucina e mangiò una fetta di crostata all’albicocca.
Amava la propria vita: era comoda e agiata, suo padre gli aveva lasciato una ricchissima eredità che gli sarebbe durata per moltissimi anni, dato che risparmiava e comprava solo ciò di cui aveva veramente bisogno, questa nuova vita casta e pura aveva quasi totalmente cancellato – o ‘deletato’, avrebbe detto quando era ancora un piccolo teenager nerdaccione – quella fatta di ricatti, vandalismo e paura. E di questa nuova vita amava in particolar modo fare dei lavoretti gratuiti di restauro, di manodopera e quant’altro – forse una sorta di ennesima ammenda a quella terribile notte, chissà…
Come se fosse stato reduce d’un terribile sforzo, si sedette di peso sull’amaca nella veranda, accendendo il Wi-Fi del cellulare e lasciando che Matisse gli si acciambellasse sullo stomaco.
“Huh”
Internet non andava molto bene – beh, togliamoci pure il ‘molto bene’.
Guardò l’orologio sul cellulare: le quattro e mezza di notte.
Bah.
L’insonnia era sempre più prepotente, negli ultimi giorni. Non se ne sapeva dare una ragione, era forse dovuta ad un altrettanto inspiegabile ansia, una lievissima paranoia – quasi inesistente.
Si fece una doccia, giusto per distrarsi dall’inquietudine, mangiò latte e cereali con Matisse sulle ginocchia che tentava di persuaderlo a lasciargli mangiare i cereali che mai aveva e avrebbe assaggiato e accese la radio.
Oggi la radiocronaca diceva: “…ero a letto, mi sveglio e vedo questo tizio in felpa nera e jeans che mi fissa con la sua maschera blu dagli occhi neri versanti nere lacrime dipinte. Tenta di accoltellarmi e scappo…”; poi l’inviato interruppe il discorso, blaterando sul cannibale in circolazione da vent’anni.
Il biondo cambiò stazione: di quel ‘Eyeless Jack’ non poteva importargli di meno.
Sbruffando, ancora in pigiama, Matt andò svogliatamente a controllare la posta. Nella cassetta delle lettere trovò la bolletta della luce, un fascicolo pubblicitario di un qualche campeggio che non lesse nemmeno e un sacchettino nero sul quale, con la tecnica punto-croce e del filo marrone, vi era disegnato uno smile triste. Lo aprì, curioso, e vi trovò una cassetta VHS.
‘Siamo nel 2014, chi le guarda le VHS!!!’ pensò.
La cassetta non aveva il titolo, nessuna particolarità; entrando in casa la mise su un comodino e se ne dimenticò in fretta.
Stropicciò il sacchettino per gettarlo via ma esso produsse un rumore cartaceo. Dentro, infatti, v’era la busta di una lettera, senza indirizzi o altro. La aprì ed estrasse un foglio. In maniera piuttosto infantile e stilizzata, v’era disegnato un uomo privo di viso con qualche albero. Scritta verticalmente, v’era la parola “FOLLOWS”.
‘Follows?’ pensò Matt. ‘Segue… seguire…?’
Il biondo sbatté le mani lungo i fianchi; in effetti si sentiva seguito… spiato… o si stava solo facendo impressionare?
Con un autocontrollo invidiabile – nonostante l’inquietudine – andò nel ripostiglio, rovistò in mezzo a tutti gli scatoloni e ai ninnoli che conteneva ed estrasse un lettore VHS, lo collegò al televisore nel minuscolo salotto e prese in mano la cassetta. Esitò ad inserirla, gli tremavano lievemente le mani, ora.
Di che aveva paura?
Dello stupido scherzo di qualcuno?
O forse… forse temeva di scoprire di non aver avuto allucinazioni, quella sera di diciassette anni prima… quella notte di fuoco e di morte…
No. Non doveva temere il frutto della sua immaginazione… ciò che gli aveva narrato Ren sul fascicolo di disegni e su ciò che era inspiegabilmente avvenuto nell’ufficio del commissario erano tutte coincidenze… di sicuro l’animazione era ripartita in loop per un guasto tecnico… sì, aveva bisogno di dirsi che era così.
Premette il tasto ‘play’ e il vecchio apparecchio riavvolse il nastro per poi farlo partire.
 
La prima inquadratura era incentrata su un foglio bianco con un disegno: un cerchio contrassegnato da una ‘x’.
Poi il teleobbiettivo si mosse. Il sole stava sorgendo, vi fu un primo piano della finestra che dava nel salotto della casa di Mat, colui che faceva le riprese si allontanò lentamente fino a far entrare nello schermo tutta la piccola casa.
Si voltò e si diresse verso il piccolo bosco. Quel regista improvvisato camminò per interi minuti, poi si fermò e puntò verso l’alto.
Matt gemette e trattenne a stento un conato di vomito: appeso ad un albero, con dei rami che gli trapassavano il corpo in punti non vitali, v’era Renato, che si contorceva e gemeva.
Il biondo si ritrovò congelato al proprio posto, guardò come in trance la propria casa, lo sconosciuto che sbloccava qualcosa nel suo coputer. Quel qualcosa era il video inviatogli da sua sorella.
“Ti prenderà” disse l’intruso.
Poi il video terminò; Matt prese il telefono e chiamò la polizia, correndo frettolosamente verso il bosco.
 
Erano passati anni.
Ci aveva provato davvero, a non crederci, ma ancora ricordava quella creatura così cupa, così spaventosa, intoccata dalle fiamme che corrodevano la casa di George Cooper.
Era forse una maledizione, quella sua e dei suoi due fratelli? Quella di divenire dei mostri?
Evidentemente sì.
Gli sovvenne alla mente il suo fratello maggiore, quando l’unica donna a cui offrì il proprio cuore, lui si suicidò, e poi tornò dall’aldilà grazie ad un uomo elegantemente vestito che gli offrì vendetta in cambio dell’anima di colei che aveva spezzato quel cuore. Ma l’uomo elegante, che poi lui aveva riconosciuto come Mefisto, aveva intrappolato suo fratello – conosciuto come Sexual Offenderman – in un circolo infinito di seduzione e sangue: quella donna era ormai morta; e nessuno, oltre al minore dei fratelli, avrebbe mai saputo che aveva rifiutato il più grande per non obbligarlo a starle accanto negli ultimi mesi di vita lasciategli dal cancro.
Poi pensò al mezzano dei fratelli: anche lui intrappolato in un’infinita scia di sangue, anche lui senza memoria, condannato a cercare un figlio che non esiste più.
E lui?
Lui com’era diventato un mostro?
Ricordava di aver assistito all’arresto dei vandali che avevano incendiato la casa del fratello, di aver visto quello che tutti chiamano Slenderman tra le fiamme, e poi di essersi ritrovato così, con la faccia bianca, un perenne sorriso, occhi neri e profondi, cappello a cilindro, papillon rosso, smoking nero a pois colorati.
Morto per un infarto, avevano detto i paramedici sul posto. Non c’era stato più nulla da fare.
Era caduto nella trappola di Mefisto, ora avrebbe dovuto mietere vittime su vittime sperando di beccare i fratelli dei quali non rimembrava nulla, attirandole con canti, balli e risate.
E invece aveva ingannato il Diavolo: lui non aveva accettato quel patto per ripicca, ma per fermare le stragi che i fratelli compivano. Lui, l’Anima non l’aveva mai persa, così usava i propri poteri per divertire davvero, per proteggere. Lui ricordava che Slenderman e Sexual Offenderman erano i suoi fratelli, ricordava perché erano così.
Voleva metter fine a tutto ciò.
Splendorman.
Lo chiamavano Splendorman.
E ora si trovava in un bosco, ad Altissimo, a guardare Matthew Giusti che piangeva e si disperava mentre la polizia estraeva dei rami dal corpo martoriato di Renato Sandri, ormai freddo e in pieno rigor mortis
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Slender Game / Vai alla pagina dell'autore: Shetani Bonaparte