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Autore: CassandraLeben    26/10/2008    15 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona domenica a tutte!
Ragazze, vi ringrazio molto!!! 1009 commenti!!!!!!!!!!! Data la settimana scolasticamente orribile (credo di aver preso l’insufficienza in matematica e in latino LATINO!!!! Di solito ho 8 in queste materie!!! Matematica, passi, la prof ha messo delle cose che non avevamo fatto ma LATINO!!!! Tutta colpa di CICERONE!!!!! Sigh sob) queste piccole soddisfazioni aiutano, non vi pare? Grazie XD
Fra poco sarà un giorno speciale per me, un giorno in cui sono sempre abbastanza triste. Quindi, per scacciare la tristezza, pubblicherò qualcosa di speciale XD preparatevi! (venerdì)
Prossimo aggiornamento previsto per mercoledì.
PS: Hanairo, siamo a quota tre… alla 4 scatta la penale XD (scherzo!) un bacio gigante a te e alle ragazze che hanno appena scoperto la mia storia! È molto bello per me sapere di scrivere per voi.
Per chi mi segue da un po’, un abbraccio gigante ed un bacio.
PPS: Questo cap è un po' strano. non preoccupatevi per l'inizio. andate avanti a leggere e capirete. ricordate che io sn per la coppia: Edward\Bella XD Spero che vi piaccia come è piaciuto a me scriverlo XD
Ora andrò a fare… fisica o latino? Questo è il problema…
Allora, buon pomeriggio a tutte!
Un bacio da Milano…

                                       Cassandra!

< Emmett? Emmett? > Chiamai sussurrando nell’oscurità. Arrancando nel buio, inciampai nei miei stessi piedi nudi.  Avevo lasciato le pantofole nell’ingresso per non farmi scoprire da Edward.

Protesi le mani avanti e caddi nell’erba. Mi sbucciai la base dei polsi e le ginocchia contro la terra irregolare. Fortunatamente salvai la faccia riparandomi con i gomiti.

< Ehi? Ohi, sei viva? > mi domandò sottovoce Emmett prima ridacchiando e poi un po’ preoccupato, vedendo che non mi rialzavo, anche se, ne ero certa, non per me ma per la reazione che avrebbe avuto Edward scoprendo cosa stava succedendo.
< Bella? >  
< Sì? > biascicai io appoggiandomi ai gomiti. Lui si osservò intorno con fare sospetto e poi si avvicinò a me. In un istante mi rimise in piedi e mi trascinò dietro all’albero dove era rimasto fino a quel momento. Eravamo nella parte più isolata del giardino. Tutti erano andati a caccia ed io, insieme ad Edward, ero restata a casa con Elizabeth.
Tenendomi per le spalle, Emmett fece aderire la mia schiena alla corteccia ruvida dell’albero. Dato che indossavo un abito leggero, sentii la mia pelle che si graffiava. Cercai di allontanare Emmett, le cui mani erano ancorate saldamente ai miei avambracci come se temesse, lasciandomi andare, che potessi cadere.
< Emmett, lasciami… > gli bisbigliai.
Dovevamo tenere la voce bassissima. Non potevamo farci scoprire, altrimenti sarebbe successo chissà cosa e tutto sarebbe andato all’aria.
< Sicura di riuscire a restare in piedi? > Mi chiese un po’ divertito e un po’ scettico mentre lasciava la presa, permettendo al mio sangue di circolare di nuovo anche nelle mie braccia.
< Certo che lo sono… > Gli dissi irritata. Lui abbozzò un sorriso e poi mi disse: < Pensavo non venissi più… con tutto il tempo che ho aspettato… e la fatica che ho fatto per liberarmi degli altri…
Ci mancava solo che tu mi dessi buca. > < Edward non si allontanava mai. diceva che aveva voglia di stare solo con me, a guardare un film… penso che si sia un po’ demoralizzato, dopo martedì scorso… >

Il giorno in cui mi erano venute le mestruazioni per la seconda volta dopo il parto.
Le prime mestruazioni post partum infatti erano arrivate tre mesi dopo la nascita di Elizabeth.
I miei medici personalissimi mi avevano detto che erano arrivate così tardi perché allattavo…
Da quel momento io ed Edward avevamo cercato di avere un altro bambino.
Dato che quel mese ero stata in ritardo di tre giorni, speravamo di essere riusciti nel nostro intento ed invece, martedì…
Sì beh, insomma, martedì Edward mi aveva avvisato, con lo sguardo triste e sentendosi evidentemente in colpa, che avrei dovuto andare in bagno di li a poco e che i miei mal di pancia non erano colpa della cucina di Rose. 
Quando i suoi sensi super sviluppati ed estremamente sensibili, soprattutto al sangue ed in particolare al mio, gli permettevano di conoscere le cose a mio riguardo prima di me, mi sentivo particolarmente irritata.  
Emmett interruppe i miei pensieri trattenendo le risate.
< Beh, insomma… lo so che ci siete riusciti al primo colpo con Elizabeth, ma non per questo Edward deve pensare che sia infallibile… Insomma, nonostante tutto è sempre un uomo… >
< Emmett, non dirglielo… si offende. Quando ci ho provato io a spiegarglielo, mi ha detto che se non riesco a restare incinta è solo colpa sua. Carlisle teme che dopo Elizabeth non possa più avere figli e lui se ne sta convincendo.
Io ed Edward inoltre avevamo deciso che, se non ci riesco entro il primo anno, rinunciamo. Ormai sto per compiere vent’anni… non posso aspettare troppo altrimenti comincerò a diventare troppo grande… non posso aspettare troppo per decidere a farmi cambiare… > e tentai di sorridere. < Solo che se lui non vuole più provarci… > Emmett afferrò il mio mento e mi obbligò a guardarlo negli occhi. < Vedi di non diventare pessimista come lui… e poi, ti assicuro. Avrai il tuo bambino prima diventare vecchia. >
E poi mi cinse le spalle con un braccio per consolarmi. Mi prese per mano e mi guidò nel boschetto fino ad un punto nascosto.
< Sei sicuro che funzionerà in questo modo? >
< Certo, non preoccuparti. In queste cose sono un maestro. Resterai soddisfatta. >
< Mhm… chissà perché, ho paura di quello che stai dicendo… spero che Rose non mi uccida. >

< Non preoccuparti… lei sa essere molto comprensiva. Quando le ho detto quello che avevamo intenzione di fare mi ha dato molti consigli utili. >

< Sicuro che gli altri non sappiano niente di quello che abbiamo in mente? Non vorrei che Edward scoprisse che… Sì, insomma… si sentirebbe molto a disagio a sapere che ho chiesto aiuto a te invece che a lui… >
Mi impedì  di proseguire poggiandomi un dito sulle labbra. < Non preoccuparti. Alice lo sa, ma a lei non si può nascondere niente… capiscimi… Però, mi ha assicurato che alla fine funzionerà. Oltre a lei, e Rose, gli altri non sanno niente. Il segreto è al sicuro tra di noi. > E mi sorrise complice. Sospirai cercando di tranquillizzarmi. Segreto al sicuro? Ma se lo sapeva metà della famiglia? Mi sembrava di essere una criminale.
< Su dai, sbrighiamoci prima che Edward s’insospettisca… > Annuii facendomi coraggio e gli sussurrai: < Va bene. Muoviamoci. >
Rise del mio vacillare nella voce.
< Dai, ecco. Pronta? >
< Ma cosa diavolo c’è là dentro? È enorme!!!Come puoi pensare che io… >

< Senti, ti ho svaligiato tutto il negozio. Rose ha scelto i colori, le misure… io invece mi sono occupato di scegliere i modelli. Dovrebbero far cambiare idea ad Edward…
per lo meno, io la cambierei. > Ed ammiccò porgendomi  l’enorme sacchetto gonfissimo che avevo visto poco prima. < Non riuscirò mai a portarlo in casa senza che mi scopra. >
< Allora scegli qui in fretta… Ti abbiamo comprato un po’ di tutto. > Mi disse aprendo il sacchetto e facendomi segno di cercare qualcosa di adatto. Un po’ indecisa, cominciai a cercare. < Emmett, non ti sembra un po’ … esagerato? > gli domandai mostrandogli un reggiseno molto succinto che tenevo con la punta delle dita.
< Senti, vuoi convincerlo? Questo è il modo migliore. >

Non sapendo cosa scegliere, afferrai un corpetto nero con degli intricati disegni formati dai laccetti di seta, le relativa culottes con il pizzo, un completino di seta azzurro e un altro completo piuttosto trasparente…

< Grazie Emmett, ti devo un favore… >
< Non preoccuparti. È stato utile anche per me. Rose ha trovato un paio di cosine davvero carine…
con quelle addosso a te, Edward non sarebbe riuscito a dirti di no per niente al mondo.
Rose però ha detto che per te era presto per provare certe cose e che ti saresti sentita a disagio…
Nel caso però tu sia interessata, fammelo sapere che te ne procuro uno… >
< Grazie Emm, ma credo che ne faro a meno… per intanto bastano quelli. > Ed indicai con il capo il sacchetto rigonfio.
Arrossii pensando a cosa si fosse comprata Rose. Lei mi aveva consigliato di essere audace con gli uomini ma in quella circostanza mi preoccupai del reale significato che lei dava a quella frase. Lei mascherava bene la sua indole, a differenza di Emmett che non avrebbe parlato d’altro che di sesso. Stava già per darmi quelli che lui riteneva preziosi consigli quando decisi che poteva bastare…
< Ok Emmett, adesso vado che se no si accorge che non sono in bagno… era in camera con Elizabeth prima. Oddio! Come farò a metterlo?? > Mi lamentai osservando meglio il corpetto. Lui mi prese i capi che avevo scelto dalle mani e li mise in un sacchettino piccolo e scuro, poi me li ripassò.

< Divertiti, sorellina > Ridacchiò Emmett sparendo nell’oscurità.

Rassegnata, tornai quatta quatta in casa.

Non feci a tempo ad Entrare che Edward, in un lampo, mi raggiunse. Mi baciò sulla guancia prima che potessi rendermi conto della sua presenza. < Amore? Cosa ci facevi in giardino? > Mi domandò seducente. Non mi lasciai ingannare dalla sua voce di velluto e, nascondendo il sacchetto dietro la schiena, gli dissi: < Mi mancava un po’ l’aria… senti, vado a farmi una doccia. Tu aspettami in sala… Va bene? > Il mio tono, che voleva essere seducente, pareva implorante. < Tutto bene? > Mi domandò accarezzando il lato del mio viso con dolcezza. Io annuii e gli sorrisi, o meglio, ci provai. Mi misi sulle punte per sfiorarlo con le labbra e poi, quasi di corsa, andai in bagno. Mentre ero nella doccia, a cercare di rilassarmi, sentii Edward che, nella stanza affianco, metteva a dormire Elizabeth. Dopo poco, bussò. < Bella, ti manca molto? Se vuoi, il film possiamo guardarlo domani… è tardi, dovresti andare a dormire. > Secca gli risposi: < Non ho sonno… e poi, non l’ho mai visto quello che ha comprato Alice… aspettami di sotto… > < Va bene… a dopo. > e poi, la tv al piano inferiore si accese. Finii in fretta di lavarmi e poi mi asciugai il più velocemente possibile. Avvolta nell’asciugamano, andai in camera e recuperai una sottoveste nera di pizzo, regalo di Alice. Non avevo intenzione di presentarmi in mutande…

Tornata nel bagno, scelsi quale dei regali di Emmett indossare. Li provai tutti e tre ma, davanti all’enorme specchio, decisi di optare per il corpetto e le culottes. Il nero del pizzo risaltava sulla mia pelle bianca. Fu difficile cercare di allacciare tutto e, alla fine, fui quasi sul punto di scaraventare il completino fuori dalla finestra. Fu solo la vergogna che qualcuno lo ritrovasse a farmi desistere. Dopo non so quanto, riuscii a fare tutti i fiocchetti e i gancetti parvero tutti al loro posto…
I capelli intanto si stavano asciugando e si erano formati dei morbidi ricci castani. Ravvivai il tutto con le dita e poi mi infilai anche la sottoveste, corta e molto trasparente. Ricadeva morbidamente sul mio corpo  formava dei bellissimi svolazzi con il pizzo nero. Ricalcava le forme del mio corpo in modo morbido, accentuando il seno e ricadendo gentile sul mio ventre. Il mio braccio sinistro mostrava i segni della mia permanenza a Volterra ma non c’era modo di nasconderlo. Fui sul punto di togliermi tutto e mettermi il pigiama ma poi mi dissi: “ Tanto, non posso farci niente… tanto vale … ” Un modo come un altro per farsi coraggio.
Mi sciacquai di nuovo la faccia e, facendo un respiro profondo, uscii dal bagno. Da sotto, Edward mi chiese: < Tutto a posto? Sei rimasta chiusa lì dentro per una vita… > < Sì. Tutto ok, scusa. Sto arrivando… un secondo. > Diedi un ultima occhiata al mio riflesso nel vetro della finestre e poi, in punta di piedi, scesi le scale. Quando toccai l’ultimo gradino, il legno cigolò, ma Edward non si mosse intento com’era ad ascoltare un concerto di musica classica trasmesso da una rete locale.

Mi mossi con cautela, cercando di non attirare la sua attenzione. Il fruscio della stoffa sulla mia pelle accompagnava i miei movimenti. Riuscii ad arrivare dietro di lui, seduto sul divano, senza che lui si voltasse. Piegandomi lentamente in avanti oltre lo schienale del divano, feci aderire il mio seno alla parte superiore della sua schiena. Sentii il sangue irrorare le mie guance più del dovuto. Gli copri gli occhi con le mani nello stesso istante e gli baciai la guancia sfiorandolo appena. I miei capelli gli accarezzavano il viso e gli ricadevano morbidamente sul collo. Chinando il capo all’indietro, lo poggiò sul mio seno ed io, mi chiedo come fu possibile, arrossii ancora di più.

Voltò il viso per porgermi le labbra ed io avvicinai le mie alle sue. Lentamente, lasciai scivolare le mie mani lungo il suo collo. Teneva gli occhi chiusi.

Quando li aprii, lo vidi inghiottire e cercare di ritrovare la voce. Cercando di darsi un contegno, contegno che il suo volto aveva perso nel momento in cui il suo sguardo si era bloccato sulla mia sottoveste e su quello che questa lasciava intravedere, si schiarì la voce e dolce mi sussurrò: < Amore? > < Edward, senti… > Gli dissi io cercando di imitare il suo tono da ora-ti-ammalio e girando intorno al divano tenendo un dito sulle sue labbra finché non fui davanti a lui. < pensavo che, visto che siamo solo io e te… > e piegandomi in avanti gli baciai la fronte mentre spostavo il dito dalle labbra al suo petto < Potevamo provare a stare un po’ insieme… senza cercare di ottenere niente. Solo una serata dolce, io e te… > e mentre cercavo di sedurlo, giocherellavo con i suoi capelli. Lui mi accarezzò le guance che mi sembravano in fiamme. Mi vergognavo da matti ma non volevo che se ne accorgesse. Volevo cercare di farlo sentire a suo agio, che non si sentisse sotto pressione…

Mi morsi un labbro quando pensai a quello che stavo cercando di fare, o per lo meno al modo in cui ci stavo provando. Lui però parve gradire. Mi cinse il bacino con le mani e mi fece scivolare a cavalcioni sulle sue ginocchia. Appoggiandomi a lui, cominciai ad accarezzargli la schiena.

Dato che era un po’ esitante, decisi di agire. < Edward… > gli sussurrai vicino all’orecchio mentre gli sbottonavo la camicia. < Senti, perché non proviamo a stare insieme e basta? Vedrai, sarà bellissimo… > gli sorrisi conciliante ma lui scosse la testa e cercò di allontanarmi. Sembrava abbattuto. < Bella, ti prego… non me la sento di deluderti… non chiedermi questo. Questa sera non sono dell’umore giusto… Mi dispiace, davvero. Domani devo andare a Gibson. Ti ricordi quel vestito che Alice ti aveva mostrato? Ti vado a comprare quello, per farmi perdonare. > < Edward… > gli dissi io delusa dal suo atteggiamento. < Di lunedì mattina i negozi sono chiusi. E il pomeriggio mi dovevi portare al fiume. Lo hai promesso. Ti prego! Ci proveremo. Se non funziona, fa niente… Sarà stato bello comunque. Con te è sempre bello. E non me ne importa del vestito. Io voglio te… >

Lui mi allontanò poggiano i palmi delle mani sul mio petto. Scuoteva la testa e sembrava arrabbiato con se stesso. Dato che stavo per mettermi a piangere e già sentivo le lacrime bagnare gli occhi, decisi di tentare il tutto per tutto. < Mi stai respingendo? Come quella volta a casa? Non ti piaccio? Neanche vestita così? > Va bene, lo ammetto… sono stata un verme… mi sono approfittata del suo buon cuore. Come previsto infatti, lui alzò lo sguardo e mi asciugò le lacrime provvidenziali. Come per scusarsi mi balbettò: < Ma no, Amore, come potrei mai? > i suoi occhi viaggiarono lungo il mio copro a malapena coperto e si soffermarono sul corpetto che affinava la mia vita e faceva risaltare il seno. Inghiottì a vuoto e poi, poggiando il naso nell’incavo del mio collo, mi sussurrò: < Io ti desidero, ma non voglio deluderti. Aspettiamo un po’… > poi borbottò qualcosa sul mio abbigliamento mentre abbassava gli occhi cercando di non osservare la vertiginosa scollatura o la pelle lasciata intravedere dal pizzo. Rassegnata mi abbandonai a lui che cominciò a cullarmi, stringendomi le braccia intorno alla schiena . Quando voltai il capo poggiando la guancia sulla sua spalla, riuscii a fissarlo negli occhi. Lui però stava osservando il mio copro. Gli occhi erano diventati nerarsti e fissavano la fine della vestaglia. Dove c’erano le culottes. Arrossii e mi nascosi tra i suoi capelli. < Ti sei messa questo… > e sollevò la stoffa facendosela scorrere tra le dita e facendola ricadere sulla mia pelle in un fruscio < solo per convincermi a fare l’amore con te? > Vergognandomi troppo per rispondere, mi limitai ad annuire. Lo sentii sussurrare a denti stretti: < Come se ce ne fosse bisogno. > Sentivo che stava perdendo il controllo ma non volevo mettergli fretta. Volevo che fosse lui a dare il via. Mi limitai ad accarezzarlo, un po’ provocante, con le mani.

Ad un certo punto, mi prese il capo con una mano mentre con l’altra mi reggeva la vita. La stanza vorticò per un secondo e alla fine mi accorsi di star fissando dritto davanti a me… e vedevo le travi del soffitto. Ero sdraiata supina. Le sue mani stavano accarezzando la mia pelle sotto la vestaglia. Mi obbligò ad alzare le braccia e me la levò velocemente. Avevo il sangue alla testa. Nonostante ormai fossi quasi abituata a fare l’amore, ogni volta mi emozionavo. Mi resi conto di trovarmi sdraiata sul tappeto solo quando, voltando il capo per permettergli di baciarmi il collo, vidi la sottoveste a pochi centimetri dal mio naso.  < Edward, come mai qui? > gli chiesi curiosa. Non era mai capitato… ma forse, se lo ispirava… < Sopra c’è la bimba… > mi disse con la voce resa roca dalla circostanza. Chiusi gli occhi e mi lasciai coccolare dalle sue mani sempre più audaci. Quando lo accarezzai mi resi conto che non aveva più i vestiti che, notai poi, giacevano poco lontano dalla mia sottoveste. Lo sorpresi con le dita a giocare con i cordini del mio corsetto. Tirando il laccetto centrale, liberò il mio petto dal pizzo e dalla stoffa. Con gentilezza me lo sfilò, baciando la pelle che man mano si scopriva.

< Ti amo. > mi sussurrò mentre mi baciava il collo. In risposta, gli accarezzai il capo e gli sorrisi, poi chiusi gli occhi e voltai la testa per permettergli di arrivare fino all’orecchio con le labbra.

Sentii le sue mani sulla mia pelle, ovunque. Percepii appena i movimenti con cui mi liberò degli indumenti che ancora avevo indosso. Quando si chinò per carezzare con le labbra il mio seno, gli avvolsi la testa con le braccia. Sdraiato su di me, si soffermava con le mani su ogni centimetro di pelle. Mi fece un massaggio alle spalle poi da quelle, scendendo lentamente lungo i fianchi muovendo i pollici in modo da formare cerchi immaginari sulla mia pelle, arrivò al bacino. Si bloccò un secondo ed io, per incoraggiarlo, appoggiandomi ai gomiti, mi sollevai quel che bastava per baciargli il mento. Lui si abbasso per posare le sue labbra sulle mie e, mentre mi baciava, le sue mani ricominciarono ad esplorare il mio corpo con attenzione, cura, gentilezza. Quasi con timore, come se fosse la prima volta… La gentilezza del suo tocco mi fece tenerezza e provai la necessità di stringermi di più a lui, di stargli ancora più vicino. Avevo bisogno di saperlo reale, mio. Quando glielo dissi, rise e mi abbracciò stretta, ma senza farmi male. i suoi capelli rossi si mescolavano ai miei e, seguendo i nostri movimenti sempre più veloci, svolazzavano e ricadevano con grazia.

Notai però che, nonostante cercasse di non darlo a vedere, lui era agitato. Non volevo che non si divertisse perché ossessionato dall’idea di farmi felice. Se il bambino doveva arrivare, sarebbe arrivato altrimenti, pazienza… in fondo Elizabeth era stata un miracolo. Che diritto avevamo di reclamarne un altro?
Glielo dissi, o per lo meno ci provai tra un gemito e l’altro. Lui mi sorrise e mi sussurrò: < Sei sicura? > < Edward, per favore… perché non mi credi mai?certo che sono sicura di quello che dico. L’unica cosa che voglio, è amarti ed essere amata da te, in tutte le forme possibili. > Probabilmente fui abbastanza convincente dato che i suoi gesti si fecero più decisi e lui… bhe, diciamo che capii che si era fatto prendere dalla situazione e che non lo faceva più solo per farmi felice…
Ad un certo punto cominciai a non riuscire più a discernere la realtà dalla magnifica illusione di un dio che mi abbracciava e mi lasciai completamente andare ai sensi.
Sentivo solo il suo corpo sul mio. Sentivo la sua pelle gelata di pietra sfregare contro la mia, fragile morbida e calda, delicata. Sentivo il suo respiro nella mia bocca, sulle mie palpebre, tra i miei capelli…percepivo la sua voce chiamarmi e dirmi parole dolcissime. LE sue mani vagare ovunque sul mio corpo e soffermarsi proprio dove più volevo. Il resto non lo presi neanche in considerazione. Il freddo era attenuato dal calore ustionante che sentivo dentro di me. La scomodità del pavimento era moderata dal soffice tappeto e dalla capacità di Edward di far collimare i nostri corpi come fossero uno solo. Le mie sensazioni mi travolsero poco dopo aver visto Edward serrare i pugni intorno ai miei polsi. Nonostante mi facesse male, non avevo la forza o la voglia di dirglielo. Poi persi anche l’ultimo barlume di coscienza e mi lasciai precipitare in un mare di sensazioni che, ad ogni nostra esperienza, erano sempre diverse, sempre più intense…

Quando, contro la mia volontà, mi ripresi, assaporai la gioia che sentivo dentro di me. Edward mi stava accarezzando con la punta delle dita. < Tutto bene? > 
< Ceeertooo! > Gli sbadigliai voltandomi di lato per poter gettargli le braccia al collo ed obbligarlo a starmi più vicino.
< Sei stanchissima e hai freddo. > constatò gentile notando il mio tremore. < Dai, ti porto al piano di sopra… > E mi prese tra le braccia, le mie gambe a ciondoloni mentre le mani erano saldamente strette attorno alle sua spalle. Appoggiato il capo al suo petto, chiusi gli occhi per inspirare il suo odore. Mi lasciò al centro del letto e poi mi raggiunse. Sistemandomi i capelli dietro l’orecchio, con il volto a due centimetri dal mio, mi sussurrò: < Allora, soddisfatta? > < Sììì > gli dissi io con un gridolino ed un sorriso prima di gettargli nuovamente le braccia al collo. Lui mi allontanò di poco e mi fissò: < Credo di essere… si insomma… per esserci ci sono riuscito… ma non saprei… > Era così strano vederlo impacciato, in difficoltà… non volevo che si sentisse a disagio e per interromperlo gli posai il palmo della mano sul volto. Lui a sua volta prese la mia mano nella sua. < Edward, non ha importanza se sei riuscito a ... sì insomma... L’importante è che ti sia piaciuto… > Lui chiuse gli occhi e sorrise. < Bella, è stato meraviglioso. > Appoggiò la sua fronte alla mia guancia e mi strinse a sé. Cominciai ad accarezzargli i capelli e poi le spalle. Ci coccolavamo a vicenda stretti in un abbracciò che non aveva niente di malizioso. Era solo tanto, tanto tenero.  In quel mentre mi addormentai. Mi resi appena conto delle sue mani fredde che mi infilavano un pigiama. Prima che però perdessi del tutto il comando del mio corpo sopraffatta dalla stanchezza, mi chiese: < Dove lo hai presi quel completino molto… particolare? > Restai in silenzio rannicchiandomi di più tra le sue braccia. < Mi piace tantissimo. Ti sta d’incanto. Mi ha fatto… molto piacere vedertelo addosso. > Disse limitando le sue parole per evitare di essere volgare.
< Grazie > gli sorrisi nascondendomi tra il suo braccio e il suo fianco. Lui mi baciò i capelli e comincio a mormorare la mia ninnananna. E sulle note della sua voce, scivolai nel sonno. Non ricordo cosa sognai ma so che la mattina dopo la prima cosa che vidi fu Edward a pochi metri da me. Era stato il pianto di Elizabeth a farmi alzare.

Dato che i primi raggi di sole inondavano la casa e il giardino, doveva essere già mattina. Edward mi porse la bambina che si avvinghiò subito al mio seno. Mentre cucciava ritmatamene, Edward si sedette accanto a noi e ci abbracciò entrambe. Mentre ero tra le sue braccia, avvicinò le labbra al mio orecchio e mi sussurrò: < Dì ad Emmett che gli devo un favore… e che mi deve dire in che negozio è andato. > Non sembrava adirato. Arrossendo gli sussurrai: < Te lo ha detto? Ma sono già tornati? > 
< No, no… Sai, sebbene non possa leggere nei tuoi pensieri, sei tu stessa a permettermi di vederli, di intrufolarmi nella tua testa, di tanto in tanto… le notti… quando sogni…  Sei dolcissima quando borbotti nel sonno… E anche molto sexy. >

< Edward! > poi, cercando di non apparire a disagio, gli domandai: < Non sei arrabbiato? > < E perché? > < Perché ne ho parlato ad Emmett. È una cosa privata… mi dispiace. > Lui piegò le labbra in un sorrisino e poi le appoggiò alla mia guancia. < No… certo, è strano sapere che mio fratello compra biancheria osé a mia moglie per permetterle di sedurmi… E poi, lo sai che, se mi avessi chiesto di comprarteli, io lo avrei fatto molto volentieri. A me puoi chiedere tutto. > < Certo, me lo avresti comprato, ma non ci sarebbe stato l’effetto sorpresa. > gli feci io divertita. 
< Sì, anche questo è vero. Emmett è stato bravo a non pensarci in mia presenza. E poi, ti stava proprio bene. Il corsetto era molto… aderente. > Lo vidi deglutire ripensando alla sera precedente. < Eri molto… attraente. Anche se in realtà lo sei sempre. > < Dai sciocco… > Gli dissi prima di dargli un bacio. Mi accarezzò il seno scoperto e poi scese a fare carezze sulla testolina di Elizabeth che pian piano stava finendo di mangiare. Al contatto con la pelle gelida di Edward, mosse la piccola bocca e tirò indietro la testa. Sbattee gli occhi insonnolita e poi, dopo aver emesso un vagito, affondo il visino nel mio seno come per sfuggire al freddo.

Dopo circa due ore gli altri tornarono a casa. Quando sentii l’auto parcheggiare, sobbalzai e dissi: 
< Edward! Vedranno tutto il casino di sotto! Chissà cosa penseranno! > < Bella, non preoccuparti. Ho messo tutto a posto questa notte. Non si accorgeranno di niente. Ah, se non ti togli quel rosso dalle guance, capiranno che abbiamo qualcosa da nascondere. > Ero arrossita, di nuovo. Sbuffai e cercai di ricompormi. Edward prese Elizabeth, a cui aveva infilato un grazioso vestitino tosa e un capellino, e scese al piano di sotto con lei in braccio. Mi sistemai i capelli e poi scesi. Salutai tutti e notai come Emmett mi fissasse curioso. Rose mi guardava come se si aspettasse un mio resoconto lì, davanti a tutti… Alice invece mi osservava e sembrava concentrata. Emmett mi afferrò per il braccio e mi trascinò in camera sua, seguito a ruota dalle altre due. Edward fece finta di niente e cominciò a parlare con Carlisle mentre Elizabeth si sporgeva per giocare con la camicia del nonno.

Una volta prigioniera in camera di Rose, Emmett mi domandò: < Allora? > < Allora cosa? >
< Allora com’è andata? > Arrossendo e toccandomi le punte delle dita, sussurrai: < Bene… > < Ma bene bene, o bene ci è riuscito? > < Emmett, la metti a disagio. > lo rimproverò Rose.
< Diciamo che il completino ha funzionato. > Dissi semplicemente, senza scendere nei particolari.
< Speriamo allora che vada tutto bene. > Mi fece Rose carezzandomi una spalla.
Io annuii e poi aggiunsi: < L’importante è che Edward non lo viva come un dovere. Fare… l’amore… deve essere una cosa spontanea, piacevole… > Sussurrai rischiando di annegare nella vergogna. Poi ripetei loro quello che avevo detto ad Edward: < In fondo, abbiamo Elizabeth. Cosa potremmo chiedere di meglio? Se un altro bambino deve nascere, nascerà… altrimenti, significa che non era destino. > 

Lei annuii sorridente ed aggiunse: < Elizabeth è stata una grazia. Hai ragione. > Poi, salutandomi con un bacio sulla guancia, si dileguò insieme ad Emmett.
< Alice? > < Sì? > Mi disse come se non avesse ascoltato una parola.
< Tu vedi niente? > Si concentrò un secondo e poi mi disse: < Bella, anche se fosse… adesso è troppo presto. Ma non disperare. > < Va bene. >

Mi abbracciò ed io ricambiai. Con la guancia poggiata ai suoi capelli le bisbigliai: < Ti voglio bene… > < Anche io. > e poi mi strinse più forte. Quando il mio stomacò brontolò, entrambe ridemmo e lui mi suggerì: < Andiamo a mangiare? > < Basta che tu non mangi me… > Le feci e lei, sorridendo, mi prese per mano guidandomi verso la cucina. < Non credo che Edward mi perdonerebbe… > entrambe ridemmo mentre Edward ci fissava curioso. Elizabeth gli tirò i capelli per reclamarela sua attenzione e poi sbadiglio. Lui le carezzò le labbra con le dita ed uscì in giardino. Mentre mengiavo, lo osservavo da dietro la finestra. Seduto sull'erba, teneva la piccola tra le braccia e e cantava una canzone...

  
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