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Autore: shimichan    14/11/2014    7 recensioni
[Post Organizzazione] [ShinShiho paring]
Se è vero che nessun paradiso può durare a lungo se vi convivono un uomo e una donna come se la caveranno lo Sherlock Holmes del Terzo Millennio e l'ex donna in nero a condividere lo stesso tetto?
#1. Trasloco [ovvero quando la distanza non conta ]
#2. Scatoloni [il segreto di una relazione sta nel compromesso]
#3. Risveglio [nota: mai lasciare una copia di chiavi ai vecchi proprietari]
#4. Cinema [ovvero mai fidarsi dei poliziotti felicemente sposati]
#5. Gelosia [di diete, tradimenti e bruciante passione]
#6. Detective Boys [di innocenti rancori e indiscrete curiosità]
#7. Amici [metti una sera, a cena...]
#8. Agasa [di abitudini da perdere e di abitudini da prendere]
#9. Esperimento [pronto a tornare cavia, Kudo?]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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#2. Scatoloni
[il segreto di una relazione sta nel compromesso]

 
 
 
«E questo?» chiese, cercando di aggiustare la voce affinché non apparisse troppo chiaro il crescente nervosismo che quella situazione stava montando in lei.
Mancavano solo quegli scatoloni da svuotare e Shiho era del tutto intenzionata a non impiegare l'intera mattinata in quel modo, nonostante l'ostracismo del fidanzato.
Solo così infatti si poteva definire l'atteggiamento con cui Shinichi, comodamente seduto su una delle poltrone della biblioteca, aveva bocciato, una dopo l'altra, le sue proposte.
«Sei impazzita?! È una rara edizione di Uno studio in rosso!».
«Ma qui ne hai un'altra copia!».
«Quella - e la indicò con un'enfasi quasi feroce - mi serve, nel caso in cui un giorno volessi rileggere Uno studio in rosso!».
Silenzio.
Shiho avvertì una strana sensazione morderle lo stomaco e da lì risalire su, fino alla gola, alle labbra, dove opportunamente si arrestò. Doveva essere superiore.
Doveva ingoiare l'improperio che l'ossessione di Shinichi meritava e ragionare con logica freddezza. Freddezza che vacillò di nuovo e pericolosamente all'ennesimo no.
«Akagawa?».
«È ancora in attività e odio non completare una collezione».
«Simenon?».
«Ha uno stile originale. Potrebbe mancarmi».
«Christie?».
«La leggevo da bambino. È un ricordo della mia infanzia».
Età che potrei farti rivivere a breve, pensò, affilando lo sguardo contro l'espressione annoiata e vagamente indispettita del detective, che si reggeva la testa con un gomito puntato sul poggiolo in attesa di sentire una soluzione accettabile.
«Insomma Kudo» esordì rassegnata e insieme volenterosa di porre fine a quell’inutile perdita di tempo «la tua mente geniale ha per caso elaborato qualche alternativa per far spazio in biblioteca ai miei libri?».
Shinichi si alzò e, con un sorriso che ben esprimeva la sua soddisfazione personale, le strinse le spalle. Un gesto rassicurante e fin troppo sospetto ai suoi occhi: preannunciava qualcosa di molto sgradito.
«Senti, perché intanto non li lasciamo negli scatoloni? Troveremo con calma una soluzione».
Lo sguardo le si ritrasse ancor più diffidente sotto le ciglia, mentre quello di Shinichi ostentava un’irritante sicurezza.
Quando aveva accettato di condividere lo stesso tetto, decisione che per inciso aveva richiesto un periodo di riflessione moderatamente lungo, Shiho era ricorsa ad una frase: ci ho pensato e si, accetto. A patto che tu sia disposto a scendere a compromessi.
Ora, Shinichi, dopo aver atteso ventisette giorni e mezzo, non aveva prestato particolare attenzione alle parole che avevano seguito quel si, anzi si era lasciato sfuggire un tutto quello che vuoi, la cui paternità gli era sembrata dubbia fin da subito.
Forse aveva esagerato, ma in quel momento le braccia di Shiho attorno al suo collo avevano funto da narcotico impedendo al suo cervello di elucubrare qualche scusa in grado di smorzare quella promessa.
Era stato il suo primo errore.
Perché compromesso significa accordo in cui ciascuna delle parti rinuncia a qualcosa, definizione che sottintende l’avanzamento di alcune pretese.
Rinnovare il salone, cambiare camera, liberare il garage, aiutare nelle pulizie di ogni singolo angolo della casa, scrostare i cancelli. Bazzecole insomma!
Sapeva che sarebbe stata questione di giorni prima che toccasse alla biblioteca, per questo aveva consentito a comprare un armadio più grande.
Adesso era Shiho a dover incassare.
E lo fece. Con invidiabile aplomb.
«Sai che ti dico? Hai ragione» e ripose i libri negli scatoloni.
Il rumore del nastro adesivo equivaleva al trionfo. Shinichi doveva solo suggerire la soffitta come prossima destinazione e poi avrebbe potuto baciarsi allo specchio tanto lo inorgogliva la riuscita della sua strategia.
«Ti aiuto a portarli di sopra…» buttò lì, allungando le braccia per afferrare due lembi di cartone.
«Di sopra?».
«Si, pensavo che per il momento potremmo incastrarli…».
«…nel vecchio studio di tuo padre!».
In soffitta.
L’aria gli si ritirò in gola rapida a tal punto che faticò a chiederle: «Che…cosa?».
«Si. Nello studio di tuo padre. È un’ottima idea. Così potrò lavorare senza disturbarti».
Shinichi si ritrovò a lottare contro l’afflizione che invitava le sue braccia a stendersi lungo i fianchi. «Ma…ma credevo fossimo d’accordo. Lo studio l’avrei usato io».
«Certo. Però, vedi, come hai fatto giustamente notare tu, la biblioteca non può ospitare i miei libri e si dà il caso che a me servano parecchio. In fondo sono sicura che ti troverai benissimo qui! Potrai contare anche sull’aiuto di Maigret, Poirot, Miss Marple e come non citare il buon vecchio Holmes!» e sorrise.
Non un sorriso qualsiasi, di quelli che allargano le labbra fino a formare due fossette sulle guance, no. Shiho stava ridendo anche con lo sguardo, acceso di quella certezza che hanno i criminali prima di farla franca. In quell’istante la consapevolezza lo folgorò. Lei sapeva.
Evitò di perdere tempo dietro a macchinosi ragionamenti che lo portassero a capire dove aveva sbagliato o in che cosa si fosse tradito, cercando di racimolare fiato per dar modo al suo masochismo, qualità che purtroppo ignorava di possedere e di cui quindi non conosceva alcun freno, di manifestarsi.
«E che ne è di tutta la storia del compromesso? Mi sembra di aver esaudito i desideri del tuo guardaroba, dunque spetta a me scegliere dove mettere i libri. E io dico che…».
Shiho si voltò, trafiggendolo con un battito di ciglia. «Kudo, se non sbaglio tu – e marcò sul pronome – ti sei già pronunciato a sfavore della biblioteca…».
«Ma…».
«…e poi…» aggiunse modulando la voce come la più navigata delle seduttrici. «…dividiamo lo stesso letto. Come lo chiami questo se non compromesso?».
 
 
 







Angolo Autrice
Ciao a tutti! Piccola sopresina (in anticipo visto che avevo parlato di dicembre) per dimostravi che sono viva e non mi sono dimenticata di voi! ^///^
Per chi se lo stesse chiedendo si, questo significa che la raccolta procederà (e ci tengo a specificare non sempre su questi toni)!
Basta, il sonno comincia a farsi sentire, quindi vi lascio. A presto!

 
  
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