Non
era la prima volta che metteva piede a Splendid Bay, negli ultimi
anni aveva spesso goduto del sole e delle spiagge di quel bellissimo
villaggio turistico. Arrivò all'ingresso della cittadina
accompagnato da sua figlia.
Già, sua figlia. Era infatti
parecchio anziano, aveva ormai superato gli ottanta, ed era rimasto
vedovo pochi anni prima. Cominciò a frequentare Splendid Bay proprio
per riprendersi dalla depressione in cui cadde dopo il lutto e per
passare i suoi ultimi anni usando i risparmi di una vita di fatiche
per rilassarsi.
In quanto villaggio turistico, Splendid Bay ha
solo un parcheggio per le auto all'esterno del cancello principale,
rendendo l'intera cittadina una grande area pedonale. Questo, in ogni
caso, impedì alla giovane donna di accompagnare il venerando padre
fino alla reception.
“Sicuro che non devo accompagnarti?”
continuava a chiedergli preoccupata, ma la risposta era sempre la
stessa.
“Prenderò la navetta, parte dal parcheggio delle auto e
arriva alla reception sulla spiaggia. Impiega solo 10
minuti”.
Arrivata la navetta a mezzogiorno in punto, i due si
salutarono e l'anziano turista salì sulla navetta elettrica, ripose
le valige su un sedile e si sedette su quello di fianco. Le porte si
chiusero e il mezzo partì.
Vuoi per l'età, vuoi per la
stanchezza del viaggio, dopo pochi minuti il povero vecchietto si
addormentò profondamente, sicuro comunque del fatto che l'autista lo
avrebbe svegliato una volta giunto a destinazione.
Si risvegliò
15 minuti dopo. Probabilmente il suo sesto senso gli fece capire che
qualcosa non andava e che il viaggio stava durando troppo.
Guardando
l'orologio si rese effettivamente conto che era passato fin troppo
tempo da quando erano partiti e decise di guardare fuori dal
finestrino accanto al suo sedile.
Autostrada.
“Mi scusi”
chiese rivolto all'autista preoccupato “Dove stiamo
andando?”.
Nessuna risposta.
Ripose la domanda alzando la
voce, ma senza risultato.
A fatica si alzò dal sedile e camminò
mantenendo l'equilibrio fino alla postazione dell'autista. Si
affacciò al piccolo finestrino che separa i posti dei passeggeri
dalla postazione di guida ma si rese conto con sgomento che essa era
vuota.
Nessuno teneva il volante.
Spaventato si spostò
rapidamente verso il suo sedile per rendersi conto di un dettaglio
che inizialmente non l'aveva colpito affatto: la navetta era
completamente vuota.
Guardando fuori dal parabrezza vide che
stavano per entrare in una galleria priva di illuminazione, in
un'autostrada completamente deserta. Confuso cercò di aprire la
porticina che chiudeva il sedile dell'autista, solo per scoprirla
chiusa a chiave.
Nel
frattempo l'entrata della galleria era stata varcata.
Nel buio più
assoluto, il povero vecchietto non poté fare altro che reggersi alle
maniglie di sicurezza del mezzo per non cadere a terra e chiuse gli
occhi per qualche minuto, sperando di trovarsi in un brutto sogno.
Quando li riaprì, qualcosa era effettivamente cambiato.
All'esterno
della navetta non c'era più una galleria buia, ma un'enorme caverna
illuminata solo da un lago di lava incandescente. La temperatura
all'interno del piccolo autobus, innalzata in buona parte anche dal
riscaldamento della carrozzeria, spinse l'uomo a sbottonarsi i primi
bottoni della camicia per trarre almeno un minimo sollievo.
Tornò
a sedersi guardando spaventato fuori dal finestrino. Il cuore
cominciava a battergli all'impazzata.
La strada, iniziata a due corsie e ora proseguita con solo una, grande appena abbastanza da far passare la navetta, proseguiva in discesa, sempre più pericolosamente vicina al lago di lava sottostante, ma proprio quando il bus stava per immergersi nel liquido incandescente, l'uomo chiuse nuovamente gli occhi.
Passò
un intero minuto.
Quando li riaprì, la navetta stava sfrecciando
a tutta velocità in una strada immersa nella lava. Sfidando tutte le
leggi della natura, la strada proseguiva per almeno un chilometro in
un tunnel all'interno del liquido, senza che nessuna struttura lo
sorreggesse. L'uomo gettò un lungo sospiro. Non riusciva a capire
cosa diavolo stesse succedendo, ma non poteva far altro che accettare
la cosa e calmarsi, se voleva evitare di morire per un attacco
cardiaco.
Ma proprio quando sembrava starsi rilassando, sentì un
poderoso urlo all'esterno. Non era un urlo normale, sembrava
terrorizzato, ma allo stesso tempo rimbombante, come se provenisse
dalle profondità della terra. Nuovamente preoccupato, fu costretto
ad affacciarsi dal finestrino.
Riusciva a vedere solo il tunnel di
lava, che emetteva una luce tanto accesa da quasi accecarlo, tanto
che decise di bollare quell'urlo come semplice frutto della sua
immaginazione. Proprio quando stava per staccarsi dalla lastra di
vetro che lo separava dall'esterno, una misteriosa figura emerse
dalla lava e andò a schiantarsi contro la navetta proprio davanti a
lui, gettando l'urlo udito prima.
Essa restò attaccata alla
carrozzeria abbastanza a lungo da permettere al vecchietto di
esaminarla per bene dopo essersi ripreso dallo spavento. Spavento che
si trasformò in terrore quando si rese conto che si trattava di un
essere umano (difficile dire in quelle condizioni se si trattasse di
un uomo o una donna) completamente carbonizzato.
Il vecchietto
prese le valige e fece per spostarsi in un altro sedile per non dover
più assistere a quell'orrido spettacolo, ma proprio quando impugnò
la maniglia del suo trolley il corpo carbonizzato girò la testa come
per fissarlo. Gli occhi terrorizzati dell'uomo incontrarono le orbite
cavate della misteriosa figura per almeno mezzo minuto, finché la
bocca di quest'ultima non si aprì in un nuovo, poderoso, grido e la
figura non si staccò da sola dalla carrozzeria della vettura per
nascondersi nuovamente in mezzo al tunnel di lava.
Il cuore gli
scoppiava nel petto dalla paura.
Difficile
dire quanto tempo era passato, ormai. La navetta aveva proseguito
senza sosta in questo tunnel con un unico passeggero che aveva deciso
di sedersi in fondo alla vettura e chiudere gli occhi fingendo che le
continue grida non esistessero neanche. Improvvisamente, però,
qualcosa decise di cambiare.
Le grida, che finora erano state
isolate e intervallate da parecchi minuti l'una all'altra,
cominciarono a farsi più frequenti, finendo quasi per assommarsi tra
loro in vari momenti, impedendo al vecchio villeggiante di ignorarle
ancora. Si affacciò dal lunotto posteriore per controllare cosa
stesse accadendo all'esterno, vedendo solo la lunga scia dei cadaveri
carbonizzati che erano caduti dalla carrozzeria dopo essere usciti
dalla lava e lì si contorcevano come se fossero destinate a sentire
il dolore della morte per l'eternità, impedite a morire.
Di
colpo, la navetta tremò pericolosamente. Una decina, no, forse una
ventina di corpi carbonizzati erano saltati ai lati della vettura, ma
a giudicare dal calore emanato dal tettuccio interno era facile
supporre che alcuni di essi fossero caduti anche dall'alto. Ormai
rassegnato al terrore, il povero vecchietto chiuse gli occhi e si
fece piccolo piccolo nel suo sedile, finché, pochi minuti dopo,
tutte le figure non iniziarono ad urlare contemporaneamente e
muoversi scuotendo la piccola e leggera navetta che sembrava poter
ormai capovolgersi da un momento all'altro.
Terrorizzato all'idea
di finire nella lava, l'uomo cominciò a battere con forza sui
finestrini, cercando di far perdere la presa ai corpi carbonizzati.
Qualcuno effettivamente finì per staccarsi e cadere sull'asfalto, ma
erano troppi per un uomo solo e alla fine ebbero la meglio, facendo
cadere la navetta dentro la lava.
Di nuovo, il povero vecchio
chiuse gli occhi in preda al panico.
Quando
li riaprì, la navetta stava sfrecciando sulla piccola stradina
dentro la caverna con il lago di lava, come se nulla di tutto ciò a
cui il vecchio aveva assistito dentro quel tunnel di lava fosse stato
reale. Sprofondò sul sedile più vicino tentando di dimenticare
quell'orrendo spettacolo. La sua mente andò a sua figlia, la sua
unica figlia, che era stata tanto cara da volerlo accompagnare a
piedi fino alla reception e che lui aveva salutato per preferire la
navetta elettrica. La sua figlia, l'unica gioia rimasta nella sua
vita, che molto presto avrebbe potuto dargli dei nipotini e renderlo
di nuovo felice e che invece forse non lo avrebbe mai più rivisto. E
non aveva neanche potuto abbracciarla un'ultima volta.
I suoi
occhi iniziarono a lacrimare.
Era terrorizzato.
Forse era morto
appena la vettura si era messa in moto e questo era l'inferno, o era
una prova per la sua anima per vedere se la sua Fede fosse
all'altezza del Paradiso.
La navetta riprese improvvisamente a
subire dei tremori. Ormai stanco e in lacrime il povero vecchio si
affacciò nuovamente dal finestrino, solo per vedere altri corpi
carbonizzati che si agitavano in mezzo alla lava sotto la strada e
che tentavano di afferrare le ruote della vettura con le mani,
finendo per tranciarsele di netto. Non era uno spettacolo cruento
come può sembrare: non vi era sangue, solo pezzi di carne e pelle
duri come il legno che schizzavano ad ogni mano che veniva staccata
dal suo braccio. Probabilmente, immaginò il vecchio, quei corpi
erano li da talmente tanti anni che perfino il sangue era ormai
carbonizzato.
Tuttavia la paura non tornò. Adesso si sentiva al
sicuro: finché le ruote della navetta avessero continuato a girare,
quei mostri non avrebbero potuto fargli nulla. E in ogni caso, la
carica della batteria era probabilmente illimitata, considerato che
ormai erano lì dentro da almeno un paio d'ore e di certo si sarebbe
già dovuta scaricare. Ma proprio quando l'uomo cominciò a
rilassarsi in questa idea, il motore perse dei colpi e la vettura
rallentò gradualmente.
L'uomo cominciò a scuotere la testa con
movimenti brevi e rapidi, continuando a ripetere “no, no, no” a
bassa voce. Ma questo non impedì alla navetta di
arrestarsi.
Batteria scarica.
L'uomo strizzò violentemente gli
occhi, sperando che ancora una volta appena li avrebbe riaperti si
sarebbe trovato in un altro luogo, magari proprio nella reception di
Splendid Bay. Ma il vecchietto fu deluso dalle piccole oscillazioni
della vettura, che veniva scossa a destra e a sinistra dalle mani dei
corpi carbonizzati, troppo bruciati per avere muscoli, ma troppo
forti per essere dei cadaveri. In breve tempo le oscillazioni si
intensificarono, mentre il vecchio si affacciava alla porta per
guardare cosa stesse accadendo: un centinaio di mani tenevano
saldamente le ruote e scuotevano l'intera carrozzeria, mentre altri
corpi carbonizzati schizzavano fuori dal lago di lava e si
schiantavano sulla carrozzeria, aumentando la forza di
oscillazione.
Sommerso dalle grida infernali, reggendosi appena in
piedi a causa dei movimenti e con gli occhi annebbiati dalle lacrime
di terrore, il vecchio si fece forza tra una maniglia di sicurezza e
l'altra, prese il martelletto di emergenza e sfondò il lunotto
posteriore, per lanciarsi fuori dal mezzo finalmente fermo. Alzandosi
a fatica e dolorante, si voltò verso la navetta, che nel frattempo
arrestava le sue oscillazioni. Le orbite cavate dei cadaveri
ambulanti fissarono in silenzio il vecchio per un po'. Tutti i corpi
lasciarono la navetta per rituffarsi nella roccia fusa e lasciare
che, inspiegabilmente, essa ripartisse.
L'anziano vide quindi il
mezzo che fino a pochi minuti prima lo aveva lasciato preda dei
demoni dell'inferno, riprendere la sua corsa verso quella che
sembrava essere l'uscita dalla lunga galleria. Mosso da un naturale
moto di adrenalina, il vecchio cominciò a muovere passi rapidi e
decisi verso l'aria aperta, convinto che forse aveva vinto questa
prova ed era pronto ad uscire e trovarsi a Splendid Bay. O in
Paradiso, magari, ma ormai non aveva alcuna importanza, ciò che
contava era uscire. Ma come spesso capita in questi casi, la paura
mista all'adrenalina accecò la ragione dell'uomo, impedendogli di
rendersi conto del pericolo che correva in quella stretta stradina,
ancora circondata dalla lava abitata da strani mostri carbonizzati.
E
infatti, improvvisamente, uno di essi gli saltò in spalla,
bloccandogli i movimenti.
Il vecchio cercò di mantenere
l'equilibrio, ma la stanchezza gli impedì di reggersi sulle gambe e
cadde rovinosamente a terra. Si dimenò per liberarsi da quella morsa
incandescente, ma si trovò ben presto cinque mani nere come la morte
che lo afferravano da destra e lo trascinavano verso il ciglio della
strada. A causa del corpo che lo abbracciava, era impossibile opporsi
a tale movimento.
Le lacrime di paura erano l'unica cosa che gli
davano sollievo dal caldo infernale in cui era immerso.
Ma ben
presto, furono destinate ad evaporare.
Nel momento in cui l'uomo
cadde nella lava.
Cominciò a contorcersi e urlare, grida di
terrore che riuscivano misteriosamente a rimbombare nel lago in cui
si trovava, trasformandosi in urla infernali, grida che non potevano
fermarsi. Il suo corpo si fece rapidamente nero, il sangue si
asciugava, i vestiti si riducevano in cenere, i capelli cadevano, gli
occhi si asciugavano e si staccavano dalle orbite.
E in poco
tempo, era morto carbonizzato.
Ma, nonostante ciò, il suo corpo
continuava a contorcersi e gridare, destinato forse a farlo per
sempre.
La
navetta raggiunse la reception, la carrozzeria era stata riscaldata a
puntino dal calore del sole di mezzogiorno. Come spesso capitava a
questi orari del giorno, essa era priva di passeggeri. Ma stavolta
c'era qualcosa di diverso.
Un piccolo trolley abbandonato sul
sedile.
L'autista guardò l'orologio. Erano le 12:10.
Come
sempre, aveva impiegato solo 10 minuti.
Note di Xaririen
Mi
sono reso conto che non avendo voluto aggiungere per scelta
stilistica delle note in fondo ai miei racconti, non ho mai spiegato
nulla riguardo L'ultima
vacanza di Splendid Bay.
Non voglio stare qui a spiegare il racconto, non serve a nulla e
credo potrebbe facilmente essere visto come nocivo per il racconto
stesso, però voglio comunque parlare della raccolta di racconti in
sé.
Perché ho deciso di scriverla? Perché da quando mi sono
avvicinato al mondo dei racconti brevi mi sono soprattutto
avvicinato, come il mio avatar su questo sito testimonia, al mondo
del macabro descritto dallo scrittore Howard Phillips Lovecraft, che
per chi non lo conoscesse è uno dei più importanti scrittori
horror. Proprio a causa di questa mia ispirazione e anche per il mio
amore verso questo genere ho deciso di fare questo salto e tentare di
scrivere una raccolta di racconti horror il più possibile ispirati
allo stile e ai temi trattati dallo scrittore americano.
Non so se
leggendomi qualcuno riesca anche solo lontanamente a ravvisare
qualcosa di lovecraftiano, ma sono consapevole del fatto che ho
appena iniziato e ancora devo esercitarmi in tal senso. Ciò che
spero è che alla fine chi leggerà questa raccolta capirà al volo
la mia ispirazione, come tributo a questo grande scrittore.
Detto questo, riguardo al racconto non dirò nulla, come già detto, ma mi sento comunque di ringraziare con tutto il cuore la mia fidanzata per aver impiegato il suo tempo, invece che a divertirsi, leggendo questo racconto e facendomi da beta-reader.