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Autore: _Aly95    14/11/2014    2 recensioni
(REVISIONE in corso capitoli)
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"Durante quel racconto aveva ricordato ciò che il corpo non aveva mai dimenticato: la sua pelle, le sue mani fredde, che si infilavano sotto la propria carne, quel suo sangue di ghiaccio, da predatore paziente e calcolatore, implacabile. E quel suo senso di superiorità e di potere che sprigionava con ogni parte del suo essere, la sua natura possessiva e misteriosa: sbagliato, forse morboso, ma era ugualmente eccitante. [...] Era rabbrividita, con un certo timore: un essere del genere, avrebbe mai trovato la pace, in particolare nella sua folle vendetta..?
Si stava sciogliendo. Sciogliendo tra la neve."
[Pre-Thor] / [Post-Avengers] - [Thor: The Dark World] - [Post- Thor: The Dark World]
Il destino mescola le carte e noi giochiamo _ Arthur Schopenhauer
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, vediamo un po' come presentare questa ff... * si schiarisce la voce:
- La protagonista, Anirei, è un personaggio inventato/ partorito dalla mia mente stramba...ehm cioè intendevo sana, sanissima al 100% (sentitevi liberi di identificarvi, se vi va)
-La storia segue più o meno i film della Marvel, e magari, e dico magari(sono la prima a sperarci) qualche episodio dei miti, ma non i fumetti comics
-Non mi intendo molto di mitologia norrena, quindi perdonatemi se sbaglierò alcune cose e/o ne inventerò delle altre
Per il resto, spero vi piacerà questa ff...
Buona lettura


                             


                                                       Souls: Destiny

 
  1. A new Life..
 
-Io, ******, ****** ** *****, ti maledico: verrai privata dei tuoi poteri e della memoria legata ad essi fino a quando non scioglierai i tuoi folli propositi e tornerai in te stessa. Ti bandisco per sempre da questo regno, e da questo mondo. Lungi da me diabolica creatura, va’ ovunque la tua anima scellerata scelga di portarti -.
 
 
                                                                                      ***


Il Bifröst si illuminò improvvisamente accecando la notte fredda e buia. Un rombo. Poi, la terra tornò tranquilla e silenziosa come lo era stata qualche istante prima. Tra le braccia di qualcuno, la nuova arrivata perse i sensi mentre il fianco le si incideva a fuoco.
 



-Madre, Padre – dissero all’unisono i fratelli spalancando la gigantesca porta dorata della sala del trono. Il dio Odino, re e protettore dei Nove Regni, Padre degli Dèi, ricambiò i loro sguardi con un’espressione altrettanto stupita. La Madre regina si alzò, pronta ad obbedire agli ordini dell’amato marito. La notte non sembrava più così silenziosa.

 
                                                                                       ***


Dov’era?
Un dolce profumo di miele e lavanda l’avvolgeva. Si issò appena sulle braccia appoggiando le mani sul letto e assaporandone la fresca morbidezza, le coperte che le scivolavano sui fianchi. I capelli le cascavano lunghi e sciolti sulle spalle e le accarezzavano delicatamente la schiena. Erano lucenti come mai prima di allora. Si guardò intorno, meravigliandosi della bellezza maestosa della stanza che, al contempo, le infondeva una calda accoglienza.
Sentì aprirsi la porta. La ragazza che era appena entrata, una giovane fanciulla che non doveva avere nemmeno la sua età, la guardò con i suoi occhi tondi e ingenui. – Buongiorno – l’accolse con un leggero inchino. – O buonasera piuttosto – precisò poggiandosi educatamente la mano sulla bocca sorridente – Ben svegliata. Il mio signore e la mia signora vi stanno aspettando-.
Dov’era finita?
Cercò di calmare i battiti veloci e martellanti del suo cuore con un angoscioso respiro che quasi la soffocò. -Da quanto tempo sono qui? Dove mi trovo?- le domande le rimbalzavano in testa senza sosta, rendendola ancora più confusa e angosciata. Non riusciva a ricordarsi molto, era tutto sfocato; si sentiva intontita, e quell’aroma dolciastro che pervadeva la stanza sembrava toglierle l’aria. Come per diretta conseguenza, il petto cominciò a muoversi affannosamente. –Avete dormito per quasi due giorni – rispose quella porgendole dei vestiti di velluto finissimo –Ma alle vostre domande, perdonatemi, non posso rispondere. Non mi è stato concesso -. Se lo sarebbe dovuto immaginare. Prese i vestiti: erano di un tenue colore blu notte. Scorse la mano sul tessuto, come se il tatto con le vesti potesse rivelarle segretamente il carattere di colui che le aveva commissionate. Non poté fare a meno di notare l’elevata lavorazione dei dettagli che sarebbero potuti sfuggire ad un'occhiata poco attenta.
La ragazza dagli occhi tondi e ingenui la preparò con cura, mentre l’estrema tranquillità con cui indugiava sui particolari contrastava con l’agitazione e il groppo allo stomaco di Anirei. Ma come era capitata lì? Non se lo ricordava proprio: i pensieri le si accavallavano e le si sfocavano ogni volta che provava a raggiungerli. –Ho finito – le disse dolcemente la ragazzina scortandola alla porta. Anirei si voltò un momento per osservare il suo riflesso nello specchio che troneggiava imponente sul comò di legno antico. Fu un momento, poi oltrepassò la soglia. Non le importava molto il suo aspetto; aveva altro a cui pensare.
   Arrivò dinanzi al portone intarsiato d’oro in un battito di ciglia. Non pensava a niente. La testa era vuota e il nodo che aveva allo stomaco le si strinse ancora di più, togliendole il fiato. Le porte si aprirono.
-Vieni, mia cara – le si rivolse amorevolmente la leggiadra figura che si trovava accanto al trono. Mosse incerta il primo passo, consapevole che quello fosse il più facile, e cominciò ad avvicinarsi all’alto scranno sperando di non mettere un piede in fallo e cadere. Non appena individuò il volto severo dell’uomo che sedeva sul trono, le gambe iniziarono seriamente a tremare rischiando di farla cadere per davvero e di costringerla ad abbandonare l’instabile dominio di sé, lasciandosi andare ad un pianto di paura e di confusione poco dignitoso. Quando si fermò, l’uomo si alzò assieme a tutta la sua autorità, presentandosi: -Ti trovi al cospetto del dio Odino, re e protettore di tutti i Nove Mondi, Padre degli Dèi; e questa è Asgard, il mio regno. Con chi ho l’onore di parlare? -. Il momento era arrivato. Anirei abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello del re. Il vecchio aveva un occhio solo, ma sapeva, la ragazza, che gli sarebbe bastato per penetrare nella sua testa e vedere laddove c’era da vedere. Non avrebbe potuto mentirgli. Non del tutto almeno.


                                                                                     ***


-Quanto ci mette Padre?- sbottò il Dio del Tuono, quasi tentato di aprire la porta a calci. L’attesa non era fatta per lui. –Vedo che non perdi mai l’occasione di scalciare e nitrire, fratello. Non sai che la pazienza è la virtù dei forti?-. Il Dio dell’Inganno fece la sua comparsa uscendo dall’ingresso poco illuminato alle sue spalle. Il principe biondo rispose al ghigno del fratello con un’espressione ancora più derisoria –Allora tu ne sei la nemesi-. Il moro accusò il colpo, resistendo all’impulso di bruciargli il mantello. Rispose quasi sibilando. –Allora sarà meglio per tutti sapere che al momento opportuno non avrò pietà. Non avrò né voglia né tempo per ascoltare le loro suppliche-. Il Dio del Tuono scoppiò in una fragorosa risata. Quel suo fratello, riusciva sempre a sorprenderlo… con le parole. Gli gettò uno sguardo eloquente.
Improvvisamente sentirono levarsi alta la voce imperiosa e potente di Odino – Questi sono i miei preziosi figli. Thor, Dio del Tuono e protettore di Midgard, e Loki, Dio dell’Inganno-. I due giovani entrarono baldanzosi, mostrandosi al loro meglio nella loro aria di superbia e superiorità. Solo una volta affiancatisi al loro benemerito padre si concessero il lusso di osservare la ragazza che si stava inchinando di fronte a loro. Davanti ai loro occhi avidamente curiosi, e allo stesso tempo diffidenti e sprezzanti, si presentò la figura snella di una creatura in piena fioritura. I capelli bruni le scendevano sulle spalle e la schiena, a volte assecondando, a volte sottolineando sensualmente il suo fisico, mentre la pelle chiara e diafana sembrava un incastro perfetto di pietre brillanti e traslucide. E gli occhi…
Loki posò lo sguardo sulla ragazza, intento a studiarla così profondamente da poterne apprendere a pieno i segreti più oscuri e nascosti. Indugiò più a lungo su quelle parti del corpo verso cui un brivido profondo e misterioso lo spingeva. I suoi occhi verdi staccarono pezzo a pezzo quella figura così maledettamente stuzzicante, mentre il dio si divertiva come un ebbro di quel gioco tanto intrigante. Ma gli occhi.. non riusciva ad acchiapparli, erano già sgusciati via quando credeva di averli afferrati.
Curioso.
Perché fuggivano tanto?
-Mia cara ragazza- sentenziò con voce solenne Odino – la tua storia è molto curiosa, e sono certo che col tempo troveremo modo di approfondirla. Chiederemo al più presto aiuto al nostro guardiano protettore Heimdall affinché possa ricondurti verso casa. Nel frattempo, dal momento che la mia adorata moglie ha sempre desiderato una figlia, spero ci allieterai della tua presenza in questo immenso palazzo. Ma ora va’- concluse il Padre degli Dèi – sarai ancora molto scossa e turbata da questa nuova situazione. Ritirati nelle tue stanze-. Anirei sollevò decisa lo sguardo sull’uomo che aveva appena finito di parlare. Si inchinò con appena un po’ di esitazione e incertezza, tanto da rischiare nuovamente di perdere l’equilibrio. –Grazie mio signore-. Si voltò indietro appena un attimo dopo il cenno di consenso del suo nuovo re. Anirei non riusciva a pensare a niente; aveva a malapena ascoltato l’ultimo discorso del Padre degli Dèi. Ma dove era finita? Dèi? Asgard? Non capiva davvero dove si fosse andata a cacciare questa volta. Gonfiò le labbra, cercando di trattenere le lacrime finché non si fosse ritrovata da sola nella sua stanza. Non conosceva né la ragione né il modo in cui si era ritrovata in quell’enorme castello. Tremava dalla tensione, il sudore freddo che le scivolava sul collo scendendo lento e invisibile. Sentiva la mente come schiacciata da una pressa, tanta era l’angoscia e i dubbi che l’assillavano. Ma una domanda, su tutte, la inquietava maggiormente. La stessa che le aveva posto il re: qual era l’ultima cosa che ricordava? Non ne era sicura. Aveva un’immagine vaga di se stessa che scappava; niente di più. E poi? Provò a calmarsi con qualche lungo respiro; sentiva la morsa al petto che l’attanagliava da quando si era svegliata farglisi più larga e permetterle di respirare. Si strinse tra le braccia e si avviò a passo svelto verso le sue nuove stanze senza lasciar trasparire quella grazia che si era sforzata di mostrare al re.
  Ma non era la sola con oscuri pensieri in quell’immenso palazzo. Loki, ancora nella sala del trono con la famiglia, si era appena leccato le labbra con un ghigno divertito stampato sul volto emaciato. Ci era riuscito. Nell’attimo stesso in cui la ragazza aveva alzato lo sguardo, il dio aveva visto quel pezzo mancante, nonché fondamentale: due occhi grandi, da cerbiatto, dal colore castano scuro. Schivi e allo stesso tempo penetranti. E quasi neri, come tendenti al baratro delle tenebre. Si girò verso Thor. Neanche il fratello aveva spiccicato parola e sul viso gli era rimasta un’espressione vagamente rapita. Il Dio dell’Inganno incrociò lo sguardo del Dio del Tuono. Entrambi sapevano che era cominciata l’ennesima sfida.



 
   
 
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