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Autore: Rue Meridian    26/10/2008    8 recensioni
Era una giornata cupa, la ricordo bene. Il cielo era grigio e minacciava pioggia. Era una giornata triste e non capivo il perché. Non mi accorsi delle barche che arrivarono in porto, ma mi accorsi degli uomini che ne erano scesi: come non notarli? Erano vestiti strani, troppo leggeri per quel freddo, con corte tuniche che gli arrivavano al ginocchio, le gambe nude, come le braccia. .... Anche i loro volti erano diversi dai nostri. La pelle scura abbronzata, gli occhi ed i capelli neri come la pece, così diversi da noi. .... Il giorno dopo, mi trovavo sull’isola di Lìtla Dìmun ed il maestro Cormac mi insegnò la prima lezione.
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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17. Incubi


Alla fine, la nebbia aveva fatto ritorno: avevano camminato a lungo, per tutta la mattinata, silenziose pecore dietro al loro pastore. Intorno a loro il verde delle colline d'Irlanda, interrotto solo dalle sottili linee dei sentieri, costeggiati da siepi e da muri a secco.

Avevano seguito Cormac senza fiatare, evitando perfino di domandare a loro stessi quale fosse la loro meta: saperlo non avrebbe portato certo loro giovamento.

Quei viaggi in Irlanda erano una caratteristica di Cormac: prendeva un gruppetto di allievi e li portava con sé nella sua terra natia, lasciando gli altri affidati a sé stessi.

Gli apprendisti non sapevano se temere di più se partire con lui o meno.

Giunsero ad un crocevia e presero il sentiero che saliva, inerpicandosi lungo una collina: sopra di essa, spiccava, in pietra, un'antica croce celtica, intarsiata con quegli intrecci tipici di quelle regioni.

Giunti lì in cima, non ebbero però tempo di ammirarne la fattura: la meta infatti si stagliava loro davanti. Adagiata in mezzo alla valle sorgeva un'antica chiesa diroccata: le mure alte, seppure incomplete, si stagliavano verso il cielo, in quelle vertiginose salite tipiche del gotico.

Procedendo fra quelle pietre, avendo il cielo come soffitto e l'erba come pavimento, pareva di entrare in quel mondo di fate e di piccoli esseri che tanto infestavano e rallegravano quella terra. Le “faeries”, gli abitanti di Faerie, che quella strana popolazione fondeva tranquillamente con una profonda fede cristiana.

Anche adesso, il procedere del maestro li condusse oltre, nello spiazzo che un tempo si sarebbe trovato alle spalle della chiesa: lì, le piante erano così alte da sfiorare le loro ginocchia.

Cormac si fermò sedendosi su una roccia ed i ragazzi si mossero per fare altrettanto; le dita di Némain sfiorarono la superficie della pietra verso cui si era diretta, ma si fermò presto: la pietra liscia e levigata era percorsa da incisioni poco profonde, che fece presto ad intendere.

- Cosa stai aspettando?- La voce di Cormac era secca, ma priva di un tono interessato.

- E' una lapide!- Affermò inorridita, scostandosi da essa e guardandosi intorno – Sono tutte lapidi! Questo è un cimitero!-

Se i suoi compagni furono sconvolti da quelle parole, non lo diedero certo a vedere: immobili, quasi statue protettrici su quelle tombe, aspettavano solo le parole del maestro.

- Di che ti preoccupi? Sono morti. A loro non interessa. Nessuno si cura di loro.-

La danese rimase immobile, novella statua di sale, per poi raddrizzarsi e sussurrare decisa: - Io sì.-

Némain non si sedette a quella lezione: le parole del maestro fluirono nel silenzio del cimitero, profanando forse la sacralità di quel luogo, istruendo i giovani sui segreti dell'universo intorno e racchiuso dentro di loro.

La lezione fu lunga, fin oltre il tramonto del tiepido sole: ma Némain ascoltò in piedi.




La Grecia non è terra adatta alla guerra.

Il pensiero di Milo contraddiceva la sua intera vita, ma a guardare le colline illuminate dal sole, gli olivi simboli di quella città, le antiche silenziose rovine del Partenone, lo scintillante spettacolo del mare di fronte a lui, trovava che il suo destino di Saint fosse un amaro e terribile scherzo della vita.

Riprese il suo cammino verso le Dodici Case, ma decise infine di svoltare in direzione dell'Arena, seguendo il desiderio di non tornare subito all'Ottava.

L'Arena rispecchiava nella sua struttura la funzione cui era chiamata: a forma ellittica, le gradinate di marmo declinavano lungo la naturale china del terreno, rendendo l'acustica di quel luogo perfetta. Si sarebbe potuto sussurrare al centro dell'arena ed uno spettatore sulla più alta gradinata avrebbe udito perfettamente.

Solo lì, si disse, solo lì, su quello spiazzo di terra battuta, sotto il caldo sole greco, circondati dalla folla urlante o soli contro un avversario, gli scontri avevano motivo d'essere.

Lì, l'unica regina era la competizione, che della guerra è pallida e cortese imitazione; in quel luogo, nessuno si sarebbe mai arreso, eppure nessuno sarebbe mai morto. Lì, a placare l'infinita sete di gloria di quei giovani, arrivava l'arbitrio umano: la folla ed i giudici avrebbero indicato il vincitore. Se poi lo sconfitto non avesse sopportato la vergogna di quella umiliazione, gridando a sé stesso che avrebbe preferito la morte, aveva poca importanza.

Perché loro non erano morti.

Loro non sapevano... non conoscevano il terrore della solitudine e dell'oscurità.

Loro non avevano sperimentato l'eternità.

La morte aveva segnato il Cavaliere di Scorpio più profondamente di quanto egli desse ad intendere.

Esteriormente non appariva cambiato: adempiva ai suoi doveri di Saint con lo stesso fervore di prima, viveva la sua vita col solito sorriso ironico, si relazionava con gli altri con uguale giocosità.

Nessuno aveva visto l'ombra che era entrata nel suo cuore: non lo vedevano fissare il soffitto con gli occhi sbarrati, nelle lunghe notti insonni. Non sentivano le sue grida di orrore dopo gli incubi, che martoriavano quel poco sonno che gli era concesso.

La notte ricorda troppo la morte.

L'oscurità che l'avvolgeva, la cappa d'umidità dell'aria greca che gli impediva di respirare, la solitudine in quell'immensa casa che sentiva sempre più la sua tomba.

Temeva di addormentarsi perché non aveva garanzie sul suo risveglio.

Non era vero che la morte portava a termine ogni sofferenza del loro inquieto vivere: se il corpo veniva risparmiato, l'anima era colpita con più foga di prima.

Milo di Scorpio temeva la morte.

Ne aveva paura.

Ne era terrorizzato.

Ed il ritorno alla vita non era stato conforto sufficiente: perché sapeva che in quell'incubo ci sarebbe tornato. Prima o poi.

Era l'eternità ciò che lo spaventava di più: l'ineluttabilità di quella condanna, la consapevolezza che quell'oscurità sarebbe durata eternamente e lui avrebbe avuto i sensi per afferrare quell'eternità che, come mortale, in vita gli era negata.

Scese le gradinate lentamente, fino a giungere allo spiazzo ricoperto di sabbia, al centro dell'arena: la sabbia era bianca, colorata dalle ombre e dai riflessi del sole che sorgeva.

Ma lui l'aveva vista rossa, macchiata di sangue: il sangue dei suoi allievi, dei suoi amici, dei suoi fratelli.

Il suo sangue.

Era un cavaliere: per anni aveva desiderato di poter combattere per Athena, per anni era stato fiero della sua armatura.

Aveva desiderato morire.

Morire in battaglia, morire onorevolmente, combattendo per la giustizia: aveva quasi temuto l'idea di poter morire di vecchiaia.

Ed ora... ogni certezza è infranta, ora.

Nel profondo del suo cuore, odiava essere Cavaliere, odiava esporsi volontariamente alla morte. I valori, gli ideali che l'avevano mosso non parevano abbastanza di fronte al terrore vissuto.

Cosa può valere più della mia vita? Cosa più di questi attimi rubati alle Parche?

Perché non era vero che, dopo, non c'era nulla, che, dopo, ogni consapevolezza di sé veniva meno: egli possedeva un'anima immortale. E mai come ora la odio.

Sospirò sedendosi sull'ultimo gradino e fissando il cielo sopra di sé, che si tingeva dei toni rosati dell'alba, e gli si strinse il cuore: la guerra è alle porte.

La morte sta venendo a prendermi.

Lo sconforto lo assalì per l'ennesima volta e soffocò un gemito che premeva sulle sue labbra: che fine ha fatto il mio coraggio di combattente?




Rieccomi qui...

Passato il tempo vero?

Speravo di farcela per una settimana fa ma questo capitolo è stato complesso da scrivere... La prima metà è venuta facile, facile... La seconda è stata un parto travagliato, poi è venuto fuori Milo...

E questo è il risultato: attendo tranquillamente i vostri cori di OOC, ma spero che l'idea vi sia piaciuta. D'altronde, è improbabile che una persona morta e risorta non sia in un certo senso segnata da questa esperienza... E Milo mi pare il tipo di persona da rimanerne più segnata: forse per la sua vitalità e positività che vi ho sempre letto.


Spero stiate tutti bene: io sono un po' preoccupata per l'università, ma ancora navigo tranquilla.


Il prossimo aggiornamento?? Non prima dell'inizio di Dicembre: gli esoneri si avvicinano e mi metterò a scrivere solo dopo...


Un enorme applauso ad ALEXIEL MIHAWK per il perfetto lavoro da beta: sist, questa FF senza di te varrebbe meno della metà!


Passiamo ai ringraziamenti:


X war: Grazie per la “sintonizzazione”^^ Son rimasta così O.O scoprendo che Camus non ti esalta come personaggio e che la mia versione ti sia piaciuta: è stata una bella soddisfazione (del tipo Kurumada 100- Rue 1... ma almeno ho il goal della bandiera!!). Speriamo che questa versione di Milo non ti faccia rimangiare tutto^^ Per gli accadimenti irlandesi... beh, dovrebbe vedersi qualcosa nel prossimo capitolo, se la Musa non mi suggerisce altrimenti: questo capitolo mi ha infatti portato in mente una nuova ideuzza^^ Vedremo... Un abbraccio^^


X EriS_SaN: Questa volta la mancanza è durata di meno^^ Il tuo commento è stato fin troppo lusinghiero e spero che questo capitolo ti soddisfi altrettanto... Quanto alle tue supposizioni... beh il momento della verità è vicino, per cui non posso scoprire le mie carte in gioco^^ Quindi, entro in silenzio stampa XD Grazie ancora e non dire che sei tonta: quel pezzo è enigmatico apposta, comunque, i miei flashback sono corsivi e quello no... Vedrai!!Quanto alla questione macchine da guerra, è un argomento complesso, su cui credo alla fine ognuno di noi arriva ad una diversa posizione.


X Snow Fox: Perdona ancora la attesa, son contenta che ti abbia soddisfatto^^ Mi farai arrossire con tutti questi complimenti... Némain è una creazione importante ed ogni giorno provo a renderla il meno Mary Sue possibile... Speriamo di riuscirci! Camus avrà il suo spazio e spero di evitare l'OOC estremo il più possibile, ma non garantisco... Lo stesso per Milo: che ne dici di lui? Grazie ancora ed alla prox


X anzy: Grazie mille per l'approvazione di Camus e lieta che la lunga pausa non ti abbia indotto all'abbandono^^


X Gufo_Tave: Mi sa che la mia edizione non coincide con la tua perchè non riesco a capire il dialogo cui fai riferimento: mi daresti più indicazioni? Credo che anche questo capitolo sia abbastanza lento, ma presto le cose saran fin troppo agitate!! Grazie mille del commento e della “fedeltà” XD!!


X Kikkina90: Camus OOC a quanto vedo riscuote parecchio successo XD, forse normalmente fa troppo ghiacciolo XD... Quanto a June... vedrai... ^^ Grazie mille del commento e goditi questo capitolo!!


Un bacio a chi recensisce!! *fu così che nessuno recensì XDDDD*

   
 
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