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Autore: TsunamiZN    15/11/2014    4 recensioni
Erano alla resa dei conti, dovevano rispettare l'accordo pirata stretto con Trafalgar Law, un alleanza decisa dal loro capitano ma di cui ogni componente della ciurma doveva farne parte. Ognuno il suo ruolo e quello di Zoro al momento era ostacolato da quell'enorme uomo di roccia che gli si parava davanti. O era quella stupida bambola che si ostinava a restare attaccata alla sua gamba?
**Dedico a tutte le utenti del Midori Mikan, in onore del 10° anniversario, che mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere.^^**
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donquijote Family, Franky, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice: Dopo anni di astinenza mi rimetto a scrivere una Fanfiction, dedicata alla mia coppia preferita in assoluto e alle ragazze del Midori Mikan che mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere. Mi ci è voluto un pò per riafferrare le redini caratteriali dei personaggi e spero di esserci riuscita....consigli e critiche sono ben accetti, ringrazio anticipatamente quelli che si metteranno a leggere il frutto della mia mente malata XD.


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Ora era tutto più chiaro: l'incontro involontario con quel soldatino di legno senza una gamba aveva chiarito molti dubbi sulla popolazione di quell'isola. I giocattoli che convivevano pacificamente con gli abitanti di quel luogo non erano solo mero strumento di divertimento per bambini: erano speciali non solo perchè si muovevano, non erano gli invisibili fili del potere di DoFlamingo a farlo. Loro pensavano, parlavano, avevano coscienza di pensiero e di sentimenti. Proprio per questo non riusciva a trovar risposta alla sua domanda: perchè quella stupida bambola di pezza aveva scelto la sua gamba da usare come appiglio? Aveva tirato ripetutamente l'orlo del suo pantalone nero, cercando di catturare il suo sguardo. Sferrava calci al suo piede, voleva che il suo unico occhio si posasse sulla sua faccina di stoffa.  

Non appena era scattato riprendendo la sua corsa ignorandola, quella bambola si era gettata verso lui e con tutta la sua forza, afferrandogli lo stivale.
Cosa voleva da lui quell’insulso giocattolo? La presa delle sue manine di pezza era ferrea e salda nonostante non avessero dita ben definite; la polvere e i detriti dei combattimenti intrapresi intorno a loro la colpivano, ma non la scoraggiavano a mollare quella stretta caparbia. Di certo non sarebbe stato quell'inesistente peso a fermare la sua corsa, aveva altro a cui pensare: il suo compito era di sconfiggere quell'uomo di roccia scagnozzo di DoFlamingo, non aveva tempo da perdere con quella bamboccia.

Le pareti del corridoio che stava percorrendo assunsero la forma di numerosi aculei, che cercarono di colpirlo deformandosi nella sua direzione. Riuscì a schivare l'attacco grazie ad un balzo veloce, impugnando poi saldamente la Wado Ichimonji e facendola roteare lentamente davanti a sè, sferrando il suo colpo più potente. Il fendente tranciò tutte le spine assicurandogli momentaneamente la salvezza, ma una scure granitica comparve davanti ai suoi occhi colpendolo al torace e schiacciandolo a terra. Riuscì a evitare il secondo affondo incrociando due spade davanti a sè per poi togliersi con uno scatto dalla traiettoria. Fu quel gesto così brusco e inaspettato che fece perdere la presa alla bambola di pezza, la quale accusò il successivo colpo al posto suo. Senza il tempo di un respiro, la roccia assunse le sembianze di un enorme pugno che si scagliò verso lo spadaccino, il quale con una semplicità disarmante, lo tagliò con una stoccata. Nonostante il combattimento in corso, Zoro non riusciva a distogliere lo sguardo da quel giocattolo,rimasto schiacciato in una crepa del terreno e dovette aspettare diversi istanti, prima di captarne i piccoli movimenti.

Nonostante fosse una bambola di pezza, poteva sentire dolore e ne era letteralmente piegata. Si portò una manina alla spalla e tirandosi sulle ginocchia si scosse la polvere dalla salopette che indossava. Fu la difficoltà nel compiere quel gesto che le fece realizzare con stupore che il suo braccino destro non era stato solo ferito, ma tranciato di netto, e si trovava a pochi passi da lei.  Tastò nuovamente la spalla, incredula: piccoli pezzi di cotone cadevano al suolo come fossero silenziose gocce di sangue. Ebbe la forza di trascinarsi fino al suo arto osservandolo per lunghi, silenziosi secondi. Volse poi lo sguardo allo spadaccino, impegnato nella lotta, prima di tornare a osservare quella parte staccata del suo corpo.

<< Hey, è stata colpa tua che hai voluto seguirmi nel combattimento!! >> Urlò il ragazzo sentendosi tirato in causa. Quella bambola continuava a fissare il braccio amputato che stringeva  al petto con quello rimasto; quei neri bottoni cuciti sull'ovale del viso a rappresentarne gli occhi si velarono di tristezza, o almeno fu quella la sensazione che ebbe. Era strano pensare che un simile sentimento potesse nascere in un oggetto creato per divertire i bambini. Con uno slancio nella sua direzione, la afferrò per portarla al sicuro, lontano dal luogo dello scontro.
<< Non preoccuparti>> disse Zoro mosso dai sensi di colpa << Lo riparo io, sono bravo con le suture>>.
Sorrise spavaldo, indicandosi la lunga cicatrice sul petto. Il giocattolo chinò la testa di lato squadrandolo: nutriva forse dei dubbi?

<< Però lo farò dopo! Ora devo sconfiggere quel maledetto uomo roccia! >>. Portando una mano sull'elsa della spada, girò su se stesso per tornare a gettarsi nel combattimento.

Sarà stata anche una bambola, ma i suoi occhi funzionavano perfettamente: lo vide sbagliare clamorosamente direzione, quello stupido spadaccino riusciva a perdersi nonostante avesse davanti punti di riferimento visivi. Si portò la mano alla testa sconsolata e cercò di arrampicarsi con non poca difficoltà lungo il pantalone, attirando la sua attenzione. Allungò quindi il braccio rimasto verso l'alto per farsi tirare su e raggiungere più agilmente la spalla, dalla quale gli tirò il lobo con i 3 orecchini, per indicargli il lato giusto. Quella manovra non fece altro che irritare Zoro, il quale la afferrò spazientito mentre sbraitava coloriti insulti. La sua rinomata intelligenza di certo non gli aveva fatto comprendere il significato di quel gesto, ma ci pensò un attacco sferrato nella loro direzione a portare a compimento il piano che si era prefissata: lo spadaccino aveva recuperato il senso dell’orientamento. Il suo sguardo freddo era saldamente posato sull’avversario.
<< Non possiamo perderci questo divertimento, eh piccina?>>
La infilò all’interno del completo nero che era stato costretto a indossare per camuffarsi, insieme a quei ridicoli baffi. Un sorriso di soddisfazione comparve sulle sue labbra, compiacimento, la possibilità di saggiare la propria forza .

Lei ne avrebbe fatto volentieri a meno, perciò si acquattò all’interno della tasca come uno struzzo proteggendosi la testa con l’unico braccio rimastole, aspettando la fine di tutto. Fin dal loro primo incontro era consapevole che Zoro e il buonsenso, erano stati separati alla nascita.



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