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Autore: MiaBlack    15/11/2014    9 recensioni
Grave mancanza mia, queste storie sono tutte legate alla terza stagione quindi attenzione SPOILER
Ho cambiato il titolo e ora cambio l'introduzione, ho deciso di fare una raccolta di storie brevi, ogni capitolo è una storia a se i personaggi principali sono quelli di Arrow ovviamente:
-Il dolore di un amicizia
-Casetta per gli uccellini
-Terapia d'urto
-Canto di Natale (NUOVA STORIA)
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Casetta per gli uccellini

 

L'enorme casa era silenziosa, una giovane donna era in cucina ferma davanti al piano di lavoro a guardare distrattamente fuori dalla finestra, era appena tornata a casa, quel giorno era uscita prima da lavoro per fare alcune commissioni, quello era un giorno speciale che a loro piaceva passarlo insieme per ricordare una persona speciale.

La donna si mosse per la grande cucina iniziando a sistemare la spesa, nonostante fossero passati molti anni da quando era andata a vivere li si sentiva ancora un estranea in quella casa e le faceva uno strano effetto definirla casa sua. Ogni tanto si chiedeva se stesse sognando, se quello che le era accaduto non fosse troppo bello per essere vero, ma poi ricordava quello che aveva perso in quegli anni e capiva che non era un sogno era solo la vita che beffarda prima ti dava qualcosa e per poi toglierti qualcosa altro.

Felicity si era incantata nuovamente a guardare fuori dalla finestra, gli alberi del giardino avevano iniziato a buttare le prime foglioline, tra tutte le stagioni la primavera era quella che le piaceva di più, tutto si tingeva di verde, i fiori sbocciavano e i colori si facevano più intensi e caldi. Un uccellino passò davanti alla finestra, piccolo e giallo con i suo cinguettio allegro, Felicity posò la mano sulla spalla scoprendo il tatuaggio che si era fatta molti anni prima.

-Mamma! - una bambina entrò in cucina correndo, la piccola si sedette sullo sgabello alto sporgendosi in avanti per osservare la madre.

-Dimmi? - Felicity si voltò e guardò la figlia.

-Ho fame. - rispose semplicemente lei. La figlia era la luce dei suoi occhi, l'adorava, dopo tutti gli alti e bassi che aveva passato per poter stare con suo padre quella piccoletta era la giusta ricompensa, era il loro tesoro e nessuno dei due riusciva mai a negarle niente: bionda come il padre e con gli occhi azzurri della madre, era il loro piccolo angelo.

-Ecco qua la merenda... - le posò il piatto con la mela tagliata, la piccola ne prese un pezzo e lo morse come se fosse la cosa più buona del mondo.

-Mamma che cosa è quel disegno che hai sulla spalla? - chiese tra un morso e un altro sputacchiando pezzi di mela mentre parlava.

-E' un tatuaggio... - rispose accarezzando piano la pelle dove c'era il disegno.

-Che cosa è? - chiese ancora.

-E' un canarino. Li hai visti, in primavera ci sono sempre in giardino... - la bambina sembrò pensarci su per qualche istante, poi annui.

-Quelli gialli? - Felicity annui.

-Esatto. - le sorrise.

-Ne voglio uno, lo prendiamo? - la piccola si tirò su allungandosi sul tavolo e mettendo i piedi sopra lo sgabello, avvicinandosi il più possibile alla madre guardandola con gli occhioni azzurri spalancati, in attesa che le rispondesse.

-No amore, i canarini sono animali che amano la libertà non puoi chiuderli in gabbia morirebbero...- cercò di spiegarle.

-Oh... - sospirò tristemente la bambina tornando a sedersi per bene.

-Potremmo fare una casina per gli uccelli e metterla in giardino, tra poco farà caldo e loro torneranno, avranno bisogno di una casa. - propose Felicity.

-Si e dentro gli metteremo del cibo per dargli il benvenuto! - scese dallo sgabello e iniziò a saltellare felice.

-La facciamo? - chiese correndo verso la finestra e guardando fuori, dove i primi uccellini erano arrivati e volavano da un albero all'altro.

-Chiediamo aiuto a tuo padre, io non ne sono capace. - sorrise all'entusiasmo della bambina.

-Tra quanto torna? - chiese eccitata, lei voleva fare la casetta subito non voleva aspettare.

-Chi state aspettando? - sulla porta della cucina apparve un uomo che guardava le due sorridendo, il giovane si era tolto la giacca e la teneva in mano mentre con l'altra si allentava la cravatta.

-Papà! - urlò correndogli incontro, l'uomo posò la giacca sul mobile li vicino appena in tempo per afferrare la bambina che gli si era lanciata tra le braccia.

-Aspettavate me? - chiese dandole un bacio su entrambe le guance

-Voglio fare una casetta per i canarini! - esclamò, gli occhi le brillavano mentre parlava a raffica facendo sorridere ancora di più l'uomo.

-Sai i canarini sono animali liberi e non possono stare in gabbia così io gli voglio fare una casetta in giardino! - continuò.

-Che bella idea, vai a vestirti che usciamo a comprare le cose per costruirla. - la posò a terra e quella corse via veloce verso la sua camera.

-Come le è venuta questa idea? - domandò avvicinandosi alla donna e dandole un bacio, non c'era rabbia nella sua voce, solo un velo di tristezza e di curiosità.

-Ha visto il tatuaggio... - spiegò coprendo la spalla con la mano, lui le bloccò la mano lasciando il tatuaggio in vista.

-So che tu lo odi Oliver... - iniziò lei senza guardarlo in faccia, quando l'aveva fatto i due avevano avuto un accesa discussione, ma alla fine il corpo era il suo e lei poteva farci quello che voleva.

-Io non lo odio... Solo che ogni volta che lo guardi ti rende così triste e io odio vederti triste Felicity...- guardò il disegno: un piccolo canarino che con le ali spiegate spiccava il volo.

-Mi manca, è un modo per averla sempre con me e sentire meno la sua mancanza... - spiegò lei posando la propria mano su quella di lui.

-Manca anche a me, lo sai. - Oliver baciò il tatuaggio e poi baciò Felicity.

-Come è andata oggi? - le chiese abbracciandola e baciandola dolcemente, non c'era fretta, lei non sarebbe andata da nessuna parte, loro si appartenevano, ormai lo avevano capito, dopo tanto negarselo alla fine Oliver aveva ceduto e aveva accettato l'inevitabile: Felicity lo amava e lui amava lei, non poteva farne a meno, aveva mandato al diavolo tutte le sue paure e si era messo in gioco.

-Oliver siamo stati insieme fino a un ora fa... - gli rispose tra un bacio e un altro divertita.

-Lo so, ma mi sembra di non vederti da una vita... - la strinse tirandola ancora più vicina a se.

-Sono pronta andiamo? - la loro bellissima figlia era tornata in cucina pronta per uscire a comprare l'occorrente per la casetta per gli uccellini.

-Vieni anche tu mamma? - lei scosse la testa.

-Devo preparare tra poco arrivano lo zio John e la zia Layla... -

-Viene anche Sara? - chiese riferendosi alla figlia dei due.

-Certo. - rispose Oliver.

-Ma perché io e Sara ci chiamiamo nello stesso modo? - i due rimasero un attimo in silenzio guardandosi, cercavano un modo per spiegare alla figli il significato del suo nome.

-Vedi amore, sia io, che tuo padre, che lo zio conoscevamo una ragazza che si chiamava così. Tutti noi le volevamo molto bene per questo entrambe vi chiamate come lei.-

-E adesso lei dove è? - chiese curiosa.

-E' volata in cielo... - la bambina la guardò un attimo cercando di capire quelle parole.

-Come un canarino? - chiese di getto, gli occhi di Felicity si fecero umidi e nella gola le si formò un nodo, ricacciò indietro le lacrime che le si erano formate a gli angoli degli occhi e annui.

-Si proprio come un canarino.-

fine

 

 

L' ho scritta alle due di notte quindi non potete pretendere molto, ero a letto e la storia si è formata da sola nella mia testa e l'ho annotata tutta su l'ipod <.< che poi non ha collaborato molto, quindi non scrivo queste cose perché vi odio, ma il mio cervello le partorisce perché odia ME! v.v ormai è appurato.

Un bacione
Mia

   
 
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