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Autore: Isidora Anadiomene    15/11/2014    2 recensioni
Ho deciso, per questa volta, di raccontare un'Ichigo diversa, un'Ichigo con un problema che accomuna molte ragazze e che ha accomunato anche me e che si fa ancora un po' sentire.
Il mio intento è quello di trasmettere speranza. Per una volta, voglio scrivere una storia, nella quale vinca la forza, perché, dopo il buio, ci possono essere la luce e la vita.
"Finché c'è vita, c'è speranza... per quanto amare possano essere le acque"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Due settimane dopo
 
Ichigo si guardò allo specchio e si passò stancamente una mano sul volto. Le profonde occhiaie e il colorito pallido la dicevano lunga su quanto poco riuscisse a dormire.
Non valeva niente lo stato d’animo che sentiva, non importava come stesse o cosa facesse. Era come se non esistesse più nulla, se non quella profonda insoddisfazione verso se stessa, il suo modo d’essere e il suo corpo. Salì sulla bilancia. Trattenne il fiato ad occhi chiusi e quando li riaprì vide quel 46 lampeggiare sul display. 2 kg in due settimane, poteva definirsi sulla tabella di marcia.
Uscì dal bagno e trovò sua madre ad attenderla.
“Ichigo, non fai colazione? C’è una fetta di crostata alle fragole che ti ho lasciato sul tavolo”
“Prenderò lo yogurt, mamma, non ho fame” si limitò a rispondere.
Una volta entrata in cucina, un’indicibile nausea la colse. La fetta di crostata giaceva sul tavolo e Ichigo si sentiva dilaniata tra il desiderio di mangiarla con violenza e quello di vomitare. Prese di corsa la borsa e uscì di casa, salutando frettolosamente.
 
La lezione di Archeologia e storia dell’Arte Romana sembrava non finire più. Ichigo prendeva appunti velocemente, cercando di concentrarsi il più possibile.
Le quindici scattarono e il professore dichiarò la fine delle lezione. Si ritrovò a fuggire fuori senza neanche accorgersene. Prese un grande respiro, nel petto sentiva un vuoto che pesava.
“Ichigo-chan, ti senti bene?” le chiese Yasuko, una sua compagna di università.
“Si, Yasuko-chan, sto bene” rispose sorridendo e ostentando una sicurezza che non le apparteneva.
“Ichigo-chan, io non ti vedo molto bene. Sei sempre così pallida e inquieta e sei dimagrita un po’. Sei sicura di stare bene?” proseguì Yasuko con una nota di preoccupazione nella voce.
“Ma certo, Yasuko-chan! Non sono dimagrita, sarà una tua impressione, con tutto quello che mangio la vedo dura! Adesso devo scappare, devo andare al Caffè. Ci vediamo domani!”
Non seppe nemmeno lei perché inziò a correre, la costante voglia di non essere in nessun posto continuava a perseguitarla. C’era un’angoscia che le albergava nel cuore che da qualche tempo la perseguitava. Si sentiva costantemente in ansia e così sola.
I contorni di se stessa sembravano diradarsi sempre di più, sentiva che il colore della sua anima si stesse sbiadendo. Ma era lei a volerlo. Era lei a desiderare insistentemente di scomparire.
L’unico rimedio a quella morsa era il dimagrire. La leggerezza del suo corpo poteva darle nuova vita. Doveva spogliarsi dei suoi stessi abiti, gli abiti di Ichigo. Ichigo… che non le stava più bene, che odiava, che avrebbe voluto veder volare via.
Arrivò al Caffè e entrò dal retro. In cucina, Yukiko era seduta al tavolo e mangiava un pezzo di torta.
Yukiko mangiava tranquillamente, lei non pensava di essere orribile davanti un pezzo di torta e non odiava tutto ciò che si potesse ingerire di dolce.
“Ichigo, sei in ritardo, come al solito. Va a cambiarti” tuonò Ryou alle sue spalle.
“Ho fatto tardi perché… perché ho mangiato fuori. Ciao Yukiko-chan” disse piano.
“Ciao Ichigo, come stai?” Yukiko sorrideva sempre ed era sempre così gentile.
“Sto benissimo, tu come stai?”. Le girava la testa e l’occhio le cadde sui biscotti al cioccolato poggiati sul tavolo. Non poteva e non doveva.
“Ichigo, va a cambiarti. Il locale è pieno”. Ryou le si parò davanti a braccia conserte. Da quando aveva reso ufficiali le cose con Yukiko, le rivolgeva sempre un tono spazientito e stizzito, accompagnato da un atteggiamento insofferente.
Ichigo lo guardò con astio, senza trovare le parole giuste da dire, poi si rivolse a Yukiko: “Ci vediamo dopo, Yukiko-chan, sempre se Ryou abbia la pietà di farmi prendere una pausa”
 
Durante il pomeriggio, Ichigo vide Yukiko e Ryou dirigersi verso la camera del biondo. Continuava a chiedersi cosa la spingesse a provare astio nei confronti di Ryou. Non erano affari suoi se lui aveva deciso di fidanzarsi e neppure il fatto che Yukiko fosse così maledettamente bella e così… magra.
Ichigo non era mai stata una patita della forma fisica. Nel suo metro e sessanta, era sempre stata nel peso giusto o forse con qualche chiletto in più che, secondo sua madre, non faceva che bene. Non aveva mai considerato il suo corpo attraente, le gambe le erano sempre parse un po’ grandi e quella poca pancia sempre un po’ scomoda. Tutte le volte che il pensiero di essere grassa l’aveva sfiorata, aveva sempre provveduto a scacciarlo via. Si era abituata, con il tempo, a mangiare con il senso di colpa, al desiderio di voler mangiare qualunque cosa pur di riempire quel vuoto che si portava dentro da un po’. Quel vuoto non era quello tipico di tutti gli essere umani, era un vuoto… diverso. Era una fame d’amore che derivava dall’odio che Ichigo provava nei confronti di se stessa.
Ma, da qualche tempo, quella vocina che le sussurrava quanto sgraziata fosse si era fatta più forte e più insistente e le aveva distrutto ogni barriera per potersi difendere.
Tutte le volte che le capitava una foto di qualche modella palesemente denutrita, Ichigo non vedeva alcuna bellezza. Le ossa in una ragazza non le erano mai piaciute, era una grande sostenitrice delle forme e della bellezza reale. Eppure la pesantezza la perseguitava, solo lei era così pesante da meritare di scomparire. Non poteva meritare quell’atto d’amore verso se stessi che era… mangiare.
Un forte bussare alla porta dello spogliatoio la fece sobbalzare. “Ichigo, sei sola?” era Ryou.
“Si, le altre sono andate via, se devi uscire con Yukiko, va pure. Provvedo io alla chiusura!”
Pregò che Ryou se ne andasse, che non fosse costretta a vederli di nuovo insieme.
“Yukiko è andata via, esci quando sei pronta. Devo parlarti”
Ichigo entrò in agitazione, le sembrò di non avere aria. Non voleva parlargli, non voleva sentirlo. Cercò di calmarsi e uscì, provò a pensare ad una scusa per fuggire.
“Ho sentito Minto dire a Keiichiro che non mangi abbastanza”. Perché Ryou sembrava sempre arrabbiato con lei?
“Minto esagera sempre, sto cercando semplicemente di non mangiare tutti quei dolci che mangiavo prima. Non era un modo sano di mangiare” rispose lapidaria.
Accennò a muoversi verso la porta, ma Ryou le prese il polso.
“Ichigo, quei jeans non ti stavano larghi prima. Sei dimagrita”
“Ti dico di no invece! Non sono affari che ti riguardano, hai capito? Lasciami andare, Ryou, devo tornare a casa”. Aveva alzato la voce e adesso Ryou la guardava risentito e incredulo.
“Hai ragione, non sono cose che mi riguardano. Ci vediamo domani, buona serata, Ichigo”







° Anadiomene.
Nel prossimo capitolo, ci saranno altre spiegazioni al comportamento di Ichigo. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio.

 
  
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