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Autore: cuore di carta    15/11/2014    2 recensioni
Gwendolyn è una ragazza di sedici anni fisicamente nella norma, ama leggere e guardare film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica Audrey Hepburn, una yorkshire. Ma non tutto è come sembra. Dall'età di nove anni soffre di una grave malattia che le ha impedito di vivere una normale vita, ed è proprio a causa di questo male che è costretta a trasferirsi nella grande città di Londra. La sua sola preoccupazione è quella di non far soffrire chi le sta intorno allontanando chiunque possa avvicinarsi al suo essere così distruttiva. Ma qualcosa cambierà, nel momento per lei più difficile, dove quel poco di felicità rimasta verrà messa a dura prova, avrà al suo fianco una piccola luce che la aiuterà regalandole un po' di quella vita che non ha mai potuto godere.
Riuscirà ad aprirsi mostrandosi in tutta la sua bellezza?
Ha messo un lucchetto nel suo cuore, chi sarà in grado di aprirlo?
A chiunque decida di immergersi nelle pagine della mia storia: buona lettura!
Tratto dalla storia.
[...] Vuoi sapere cosa sei Gwendolyn? Sei la debole e fragile margherita fiorita in un campo di rose rosse, così tanto invisibile, così tanto spettacolare.
COMPLETA.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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È uno strano dolore, morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.
-Alessandro Baricco.
CAPITOLO UNO.
Non ho mai fatto l'amore con un ragazzo.
Fin dai 9 anni ho un cancro al fegato. Ho passato circa un anno di chemioterapia, il momento più brutto di tutta la mia vita, poi dei farmaci hanno cominciato a farmi stare meglio e a tenere il tutto sotto controllo, ma il tumore è proprio in un posto di merda. Per questo motivo vado a Londra, devo vedere cosa è meglio fare adesso, le medicine iniziano ad avere un riscontro negativo sul mio corpo. Ho dei dolori lancianti ogni notte, butto fuori anche l'anima. Sono finita al pronto soccorso sette volte solo questo mese. Ho sempre avuto paura di morire, così da un momento all'altro, e capire solo in quel momento che non avevo vissuto a pieno. Ed è così. Io non sto vivendo affatto come una qualsiasi sedicenne.
Ricordo quando ho dato il mio primo bacio a Matteo, un ragazzo che mi trovava carina, avevo tredici anni ed eravamo a scuola. Mi aveva preso completamente alla sprovvista, tanto che dalla vergogna corsi in bagno. Ma ero felice, anzi felicissima, Avevo baciato un ragazzo, l'avevo fatto davvero, ero come tutte le ragazze del mondo, avevo dato un bacio, per un giorno non mi sono sentita diversa. Come vorrei fare tutto ciò che fanno i miei coetanei, mangiare schifezze, uscire, andare a ballare, ubriacarsi, fumare, divertirsi e non pensare ad altro. Sarebbe un sogno liberarsi una volta per tutte di questo dannato peso che mi porto dietro da anni ormai. Siamo appena arrivati a Londra, abiteremo in un piccolo quartiere il cui nome non ricorderò mai.
-Che posto meraviglioso!- Cinguetta mia mamma Tiziana, chiamata da tutti Titti.
-Oh, hai ragione amore mio.- Concorda mio padre Eden.
-E tu Gwenny, tesorino che ne pensi?- Mi chiede mia madre sorridendo.
-Trovo tutto bellissimo.- Dico ricambiando il sorriso.
Come si fa a non amarli? Sono i genitori migliori del mondo, darei la vita per loro. Anche la mia bellissima Audrey Hepburn, chiamata così in sua memoria, una yorkshire di 8 anni, sembra felicissima. Ci dirigiamo tutti insieme verso la nostra nuova casa, e devo dire che è proprio bella. Una villetta arredata, di due piani con una mansarda tutta per me. Appena entriamo ci accoglie un bellissimo salotto, con a destra la sala da pranzo, e a sinistra la cucina. Al piano di sopra ci sono due bagni, la camera da letto dei miei genitori e uno studio grandissimo dove mio padre può portare il lavoro da ingegnere a casa. E poi c'è la mia bellissima mansarda, dotata anche di un bagno. Mi metto a sistemare i vestiti nell'armadio guardando Frozen il regno di ghiaccio, amo quel cartone animato. Inizia a far tardi così decido di farmi una doccia, appena finisco mangio il solito cibo al vapore preparato da mia madre, prendo le mie pillole e vado a dormire. Domani sarà una lunga giornata.
Mi sveglio alle cinque credendo fossero le sei, dannato fuso orario. Ma è inutile rimettersi a dormire, quindi mi butto a capofitto nella vasca da bagno e mi rilasso per circa un'ora, esco e inizio a vestirmi, metto un paio di leggings neri, una camicetta di jeans e le mie amate Nike bianche. Mi lego i capelli in una treccia laterale a spiga di grano, metto le lenti a contatto e mi trucco leggermente. Sono le 7.30, devo essere a scuola per le 8:30, non sapendo quanto dista da casa mia decido di farmi accompagnare da mia madre, dopo aver preso le dannate pillole. Seguendo tutte le indicazioni stradali arriviamo a destinazione in 5 minuti. Fantastico, ora cosa faccio per 55 minuti? Noto nel cortile una panchina ben riparata sotto un albero, mi siedo, metto le mie cuffiette e inizio a leggere qualche poesia dal libro che porto sempre dietro. D'un tratto qualcuno decide di interrompere la mia quiete, un ragazzo dai capelli palesemente tinti di rosso.
-Ragazzina vedi di andare, questa è mia. - Dice indicando la panchina con aria seccata.
Io decido di non dargli conto,mi rimetto le mie cuffie e torno al mio libro. Il ragazzo a cui non piace il proprio colore di capelli, immagino, mi stacca le cuffie e mi chiede di nuovo:
-Vuoi andare?!- Si stava arrabbiando.
-Io non vado proprio da nessuna parte!- Dico io, irritata.
Lui sbuffa e si siede accanto a me, e.... cosa sta facendo? Sta fumando? Mi alzo di scatto. Non posso stargli vicino, ho pur sempre un cancro.
-Che c'è? Hai paura bambina?- Chiede divertito.
-Fumare fa male.- Rispondo sicura di me, ed entro a scuola.
Mancano 5 minuti al suono della campanella e decido di andare a chiedere quale fosse la mia classe in segreteria. Entro ma non trovo nessuno, poi sento un tonfo, faccio il giro della scrivania e vicino agli armadietti c'è un ragazzo steso a terra con un mare di fogli sparsi in giro.
-Mamma mia, ti aiuto io!- Dico raccogliendo i fogli da terra.
-Oh mi dispiace, scusa, sono scivolato, mi dispiace, scusa ancora. - Il ragazzo è molto imbarazzato, si ricompone sistemandosi la camicia bianca e continua -Comunque cosa ti serve? Io sono Nathaniel, il segretario delegato - Chiede più rilassato.
-Sono Gwendolyn Rossi la nuova alunna, vorrei sapere qual'è la mia classe.- Dico.
-Rossi, Rossi... Si certo! Eccoti qua Gwendolyn - Dice cercando tra dei moduli contrassegnati dalla lettera R. - La tua classe è la III B, l'aula qui davanti.- Mi sorride.
-Grazie mille, adesso vado, e stai attento.- Rispondo ed esco.
Entro nella mia classe con dieci minuti di ritardo, e trovo, immagino, il professor Faraize, almeno c'è scritto così sulla lavagna.
-Scusi il ritardo, ma sono nuova e non sapevo quale fosse la mia classe così sono andata a chiedere, mi chiamo Gwendolyn Rossi - Spiego.
-Va bene signorina Rossi, faremo le presentazioni dopo, adesso sto spiegando, siamo a metà simestre le ricordo, si sieda pure vicino a Castiel, il ragazzo dai capelli rossi.- Dice indicandomi il mio nuovo compagno di banco.
Il ragazzo mestruato di stamani, ma era una persecuzione! Mi siedo senza dirgli niente.
-Che c'è bambina, hai perso la lingua?- Domanda.
  
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