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Autore: genesisandapocalypse    15/11/2014    1 recensioni
Incomprensibile è la fuga di Deborah.
Incomprensibile è la scelta di Beatriz.
Incomprensibile è la bellezza di Jamaica.
Incomprensibile è il fastidio di Kriziana.
Incomprensibile è il pianto non avvenuto di Calum
Incomprensibile è l’autostima a terra di Michael.
Incomprensibile è la preferenza di Luke.
Incomprensibile è la gioia esagerata di Ashton.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Incomprensibile.

RISVEGLI, IMBARAZZO E MASCOLINITÀ.
 
Agli ottimini al cioccolato, che sono troppo buoni e rischiano di farmi ingrassare tre chili al giorno,
Al mio migliore amico, con cui non riesco mai ad arrabbiarmi e questo mi fa imbestialire,
A Lui, che mi vuole un gran bene e lo dimostra con tutto sé stesso, anche se, nei miei sogni, vorrei qualcosa in più.
 
 
Risvegliarsi tra le braccia di Calum è stata la cosa più bella negli ultimi due mesi.
Il viso a poca distanza, le labbra schiuse e il respiro caldo a sbatterle delicatamente sul naso.
Deborah alza una mano e, con delicatezza, passa un dito sul profilo delineato di Calum, accarezzando la pelle liscia e ambrata. Lo sente smuoversi di poco sotto il suo tocco e, poco dopo, gli occhi neri di lui guardarla con gioia.
Aveva avuto paura, per un attimo, di non trovarla accanto a lui, la mattina seguente, Calum. E invece è tra le sue braccia, con lo sguardo più amorevole al mondo e una mano sul suo viso.
«Scusami, non volevo svegliarti,» mormora sulle sue labbra, facendolo sorridere istintivamente. Calum la stringe più a sé e ispira il profumo sbiadito di cocco misto al suo.
«Tranquilla,» borbotta lui, allungando di poco il mento per sfiorarle le labbra. Le è mancata da morire e ora, riaverla lì, lo rende così felice. Ha il cuore che gli scoppia nel petto e le mani che tremano ancora.
Giusto la mattina prima, lei non c’era.
Si china a baciarla per bene, delicatamente, fregandosene che, al mattino, nessuno dei due dovrebbe avere l’alito migliore al mondo. La stringe a sé, possessivo, e porta una mano a circondarle il viso, accarezzando la pelle e intrecciando le dita con i capelli mori di lei che sfiorano la guancia.
Quando si staccano, Deborah sente che è il momento di chiarire seriamente.
«Cosa vogliamo fare, Calum?» gli chiede, portando la mano libera alla mano di lui e intrecciando le loro dita. Lo vede alzare gli occhi verso il soffitto e sospirare profondamente.
«Non lo so per niente, insomma, è una cosa così strana..» dice, stringendo le loro dita.
Insomma, Calum ha paura, che un bimbo a diciotto anni mica è una passeggiata.
Deborah sospira a sua volta e poggia il viso tra la spalla e il collo di lui.
«Lo so, Cal, non è facile - borbotta lei, accarezzando con il pollice il dorso della mano e dando un flebile bacio sul collo di lui, che ha un enorme brivido - ma dobbiamo decidere, dobbiamo capire cosa fare,» e Calum annuisce lievemente, perché sì, devono farlo.
Ha diciassette anni e una ragazza incinta, tempo che partorisce e lui ne avrà diciotto. Insomma, non sarà una passeggiata, lo sa, ma non scapperà assolutamente, perché alla fine se lo sente che, anche se è una situazione con cui non si scherza, porterà gioia.
Un bimbo è una gioia enorme, almeno secondo lui.
Non ha avuto il tempo di parlarne con i suoi genitori e di tenere conto del pensiero di Mali, sua sorella, che dà ottimi consigli, forse perché non ha avuto il tempo di riflettere da solo.
Sa che, qualunque cosa, non vuole lasciar perdere Deborah, nemmeno per sogno.
Apre la bocca e la chiude più volte, indeciso su cosa dire.
Cosa vuole fare? Bah, probabilmente preferirebbe vivere la fine della sua adolescenza tra discoteche e ubriacature, tra sigarette e rincasate alle cinque del mattino, tra le coperte insieme a Deborah e le docce più sensuali del solito, tra il prendere un brutto voto a scuola e imbastirgliela ai professori per riuscire a superare l’anno, tra la consapevolezza di poter poltrire sul divano per qualche anno, prima di cercare lavoro, e il suono del suo basso.
Ma non può, non potrà più. E, sinceramente, preferisce questo o lo stare perennemente al fianco di Deborah e, anche se presto, crearsi una mini famiglia?
Gli mancheranno davvero le sbadataggini adolescenziali? Perché, a pensarci, potrebbe mancargli di più Deborah e la presenza di un possibile pargolo scorrazzante per casa.
Cosa se ne fa del fumo, delle discoteche, dell’alcol, delle notti in bianco, dei brutti voti e del poltrire?
Nulla, assolutamente nulla.
Potrebbe cercare qualche spicciolo con la musica per iniziare, poi, magari più in là, trovarsi un lavoro vero, di quelli che fanno tutti gli uomini di famiglia. L’amore con Deborah può farlo lo stesso, no?!
E sembra pulsare nella sua testa solo una frase.
Si abbassa a baciare Deborah dolcemente, accarezzandole un fianco e sorridendo sulle sue labbra, poi si stacca piano e la osserva, passandole una mano sulla guancia e socchiudendo gli occhi.
«Diventiamo una famiglia, che dici?»
 
Luke e Kriziana stanno abbracciati sul divano di quest’ultima, che sta piangendo disperatamente e sta singhiozzando rumorosamente.
Kriziana chiude gli occhi e altre lacrime, per la pressione dovuta alle palpebre chiuse tra loro, scendono velocemente.
«Mi era mancata così tanto!» sospira, asciugandosi con la manica del pigiama e poggiando una guancia sul petto, ormai bagnato, del ragazzo, che le accarezza i capelli con delicatezza.
«E ora è qui, di nuovo con noi, Krizi,» dice lui, sorridendo appena, perché è stato bello ritrovarsi la sua migliore amica tra le braccia, giusto la sera prima.
«E se dovesse riandarsene?» chiede fievolmente, alzando gli occhi neri e incrociandoli con quelli azzurri e limpidi di Luke, che aggrotta la fronte e scuote la testa con veemenza.
«Non si deve nemmeno azzardare, Krizi, non lo deve fare! - brontola, infastidito dal solo pensiero - e non credo che abbia l’intenzione di farlo, ha chiarito con ognuno di noi e Calum non è scappato di fronte alla sua confessione, perché mai dovrebbe andarsene e farci soffrire ancora? Perché mai dovrebbe privarsi da sola del nostro bene? E perché dovrebbe privare un bimbo di una famiglia? Io so cosa Calum sceglierà e non sarà l’aborto, ne il lasciarla sola, probabilmente immagina che sia una figata la storia del bimbo, anche se hanno solo diciassette fottuti anni,» dice, rassicurandola, anche se a Kriziana sembra che stia parlando più con sé stesso che con lei.
Cerca di calmarsi notando che, le parole di Luke, non fanno una piega. Si ricompone e si mette a sedere, osservandolo e accarezzando con lo sguardo i lineamenti precisi e delineati.
«Se dovessi mettermi incinta, tu cosa faresti?» chiede a brucia pelo, curiosa di sapere se rimanesse con lei o scappasse di fronte ad una responsabilità tanto grossa. Luke sgrana gli occhi e la osserva, timoroso e sorpreso.
«Io… io, non lo so.. insomma, avrei paura, tanta, ma non penso che scapperei, almeno non da te, piuttosto da mia madre - e Kriziana ridacchia, perché conosce bene Liz - beh, io… penso che rimarrei, seppure un bimbo è una certa responsabilità, ovvio,» e   Kriziana si slancia per baciarlo, anche se, alla fine, non ha detto granché, ma il fatto che rimarrebbe accanto a lei la tranquillizza.
«Perché questa domanda?» chiede, poi, Luke, curioso. E a Kriziana si smorza il sorriso, mentre svaga con lo sguardo e si torce le mani.
«Beh..» e Luke sobbalza sul posto e sente lo stomaco contorcersi, mentre dimena la testa a destra e sinistra, spaventato.
«Ti prego, dimmi di no..» borbotta, sentendo già il terrore sovrastarlo e osservando come il viso di Kriziana si contorce in una smorfia timorosa e triste.
«Io…» e Luke sente il respiro mozzarsi e la voglia di urlare, di piangere, mentre osserva la sua ragazza incrociare i suoi occhi.
Gli occhi neri di Kriziana mostrano solo una cosa: derisione.
Un ghigno beffardo si apre sul viso di lei, che inizia a ridere sguaiatamente dell’espressione di terrore del ragazzo. Luke la osserva a bocca aperta, incredulo che lei abbia osato fargli uno scherzo del genere, poi affina gli occhi e incrocia le braccia, offeso.
«Vattene a quel paese!» borbotta, girando gli occhi dall’altra parte, mentre Kriziana si slancia su di lui e l’abbraccia.
«Oh, dai, volevo farti uno scherzo!» dice, dandogli minuscoli baci sul collo delicato, mentre Luke sente brividi salirgli sulla schiena e arrivargli al cervello.
«Ti odio,» brontola, girandosi verso di lei e osservandola piccato. Kriziana si avvicina alle sue labbra e sorride, divertita, prima di sfiorarle leggermente.
«Ti amo anch’io, suscettibile,» e poi lo bacia, ancorando le sue braccia dietro il collo di lui e avvicinandosi.
 
Michael stringe Beatriz al petto, mentre quest’ultima prepara la colazione
Hanno passato la loro prima notte insieme, l’uno nelle braccia dell’altra, assaporandosi e sfiorandosi per ore e ore. Beatriz si è alzata per prima, poi, dopo aver passato la notte più bella della sua vita, con un enorme sorriso, si è ritrovata a scorrazzare per la cucina del ragazzo, pronta a preparargli la sua colazione preferita.
Frittelle e cioccolata calda.
«Buongiorno, amore,» sospira lei, buttando l’ultima frittella sul piatto e spegnendo il fuoco sotto la padellina.
Michael poggia il viso nell’incavo del collo di lei e ispira l’odore di Beatriz: c’è un retrogusto di rose, il profumo da lei utilizzato la sera prima, di letto e, per finire, Michael riesce a scorgere il suo stesso profumo, su di lei, sentendosi improvvisamente contento di aver segnato Beatriz come sua.
Non  che ritenga la ragazza come un oggetto, ma l’idea di averle lasciato un segno come segnale di possessione, a livello sentimentale, ovviamente, lo rende così orgoglioso di sé stesso.
«Buongiorno a te, micia,» scherza lui, mollandole un tenero bacio sulla spalla e acchiappando il piatto con le frittelle per portarlo a tavola. Beatriz si lascia scappare un risolino, prima di seguire il proprio ragazzo al tavolo e sedersi accanto a lui, afferrando la tazza con la cioccolata, ormai tiepida, e incrociando le dita con quelle di Michael della mano libera.
Un silenzio, per niente imbarazzante, si alza tra di loro e Beatriz pensa che, lei, vorrebbe ogni mattina in questo modo. Risvegliarsi accanto a Michael, scendere giù a preparare una colazione speciale per il suo uomo e poi consumarla insieme, in un silenzio che, a lei, potrebbe persino sembrare romantico.
«Beh..uhm… come è stato, sì, insomma, come ti è sembrato?» brontola Michael, portandosi una mano fra i capelli rosso acceso e girandosi a guardarla. Beatriz arrossisce e sorride a denti scoperti, grattandosi la punta del naso con l’indice.
«Oh, ecco.. io… io credo che sia stato bellissimo - sospira, alzando gli occhi e incrociandoli con quelli del ragazzo - sì, insomma, mi è piaciuto davvero, sei stato molto dolce,» aggiunge, alzando le spalle e mordendosi un labbro carnoso.
Michael sorride soddisfatto, poi, a furia di guardarla mordersi il labbro con forza, non riesce proprio a resistere e si butta sulle sue labbra, baciandola con passione e dolcezza. Forse, però, la passione offusca il rumore della porta che si apre e che sbatte.
«Oh, Michael?» e i due ragazzi si staccano di botto, imbarazzati, mentre alla porta spunta una donna che tutto voleva che Michael fosse, tranne sua madre.
«Ma-mamma?» balbetta Michael, alzandosi in piedi e sistemandosi la maglietta, prima di guardare al volo in direzione di una Beatriz imbarazzata e sorpresa.
«Cosa ci fai qui? Credevo tornassi ‘sta sera,» brontola, avvicinandosi a lei e abbassando la voce. La madre, che si ritrova a sorridere divertita, osserva la ragazza dagli occhi bassi e le guance rosse.
Secondo lei è decisamente bella.
«Cambio di programma, tesoro, mi hanno richiamato dal lavoro dicendo che servo più qui che lì - poi lo sposta di lato con una spinta e si avvicina alla ragazza - e io credevo che ti fossi fidanzato con una tipa tutta tatuaggi e piercing - scherza, facendo alzare di scatto il viso della ragazza, che sorride lievemente -sei tu Beatriz, quindi, tesoro?» chiede dolcemente, allungando una mano verso Beatriz, che la stringe delicatamente e allarga di poco il sorriso, felice che Michael abbia parlato di lei a sua madre.
Si benedice per aver avuto il buon senso di vestirsi prima di scendere a fare colazione.
«Sì, piacere di conoscerla,» dice, timidamente, prima che Michael si avvicini e, circondando con un braccio le spalle della madre, la porti brontolando verso la camera dei genitori.
«Sarai stanca, mamma, vatti a riposare, Beatriz la conoscerai più in là,» grugnisce, prima che sua madre si chiuda la porta alle spalle con una grossa risata divertita come sottofondo.
 
Ad Ashton non è mai piaciuto camminare, soprattutto se per tanto. Però, quando tocca incamminarsi fino a casa di Jamaica, che sono ben venti minuti a piedi, sorride rigorosamente per tutto il tragitto.
Sa che Jamaica l’aspetta a casa e benedice il fatto che non c’è nessuno da lei. Il loro rapporto è nato da poco e non ha il coraggio di presentarsi come il suo ragazzo.
Quando arriva di fronte alla porta di legno bianco, non fa in tempo a bussare che si apre di scatto e Jamaica lo accoglie con un sorriso.
«Ti ho visto dalla finestra,» dice, prendendolo per mano e avvicinandoselo a sé di botto. Ashton le cade quasi addosso, ma riesce a tenersi in equilibro e, ridacchiando, la stringe a sé con possessione e divertimento.
Poi si chiude la porta alle spalle e le circonda un fianco con un braccio, portandosela verso il divanetto nel salotto.
Si siede con calma e tranquillità, come se fosse casa sua, portandosi appresso la castana, che si stringe al suo corpo. Jamaica sospira e accarezza con una mano il petto di lui, perché a lei piacciono i petti ben fatti, quelli con i pettorali e qualche pelo per conferire mascolinità, e Ashton è proprio così.
Ashton è così.. maschio. Ed è forse per questo che le piace talmente tanto anche fisicamente, perché esprime mascolinità in tutto. Nel modo di camminare, nel modo di vestire, nel modo di guardarla, nel modo di toccarla.
E poi è così gioioso che riesce a rendere felice persino la depressione in persona. È estremamente sorridente e ridacchiante, sempre pronto a tirare su di morale e a stare accanto a chiunque ne abbia bisogno.
Jamaica, in più, si sente protetta, tra le braccia di lui, perché sono grosse e muscolose, sembrano minacciare qualunque pericolo quando si avvolgono con prepotenza e possessività attorno a lei.
E ha voglia di sentire le sue labbra, perché quelle l’ha sentite una sola volta e per troppo, troppo poco. Ha voglia di saltargli addosso e baciarlo come se non ci fosse un domani, a dirla tutta.
Perché Ashton le piace di carattere come le piace d’aspetto, che ha trovato il suo ragazzo perfetto.
E forse non ci pensa granché, non sta nemmeno ascoltando cosa sta dicendo, persa nei suoi pensieri, che si ritrova a slanciarsi e a poggiare le labbra su quelle di lui, preso alla sprovvista.
Ashton sgrana gli occhi e li sbatte più volte, sorpreso, dopo un po’ si ritrova a ricambiare il bacio con un sorriso sul volto. Le circonda il viso con una mano e spinge ancora di più le labbra su quelle di lei, chiedendo accesso con la lingua.
Jamaica non aspetta altro. Incrocia le dita tra i capelli ricci e si sposta direttamente sopra di lui, schiudendo le labbra e lasciando che il ragazzo faccia incontrare le loro lingue.
Si sente bene e le farfalle allo stomaco sembrano svolazzare con potenza, creando enormi uragani con tanto di tempeste ed eruzioni vulcaniche.
Si sente bene tra le braccia di Ashton.
Si sente bene tra le labbra di Ashton.

 
***
Ehilà,
come va?
Scusatemi tantissimo per il mega ritardo, ma non ho avuto il computer per un po' e non ho potuto né scrivere né postare.
Comunque, cosa ne pensate di questo capitolo? Ho voluto scrivere di tutte e quattro le coppie perché, a dire il vero, credo che sia l'ultimo prima dell'epilogo.
Ci sono Calum e Deborah, a cui tocca prendere una decisione bella grande, però sembrano convinti, o almeno Calum lo è.
C'è Kriziana che si diverte a fare gli scherzi a Luke, che porello, già è paranoioco di suo.
Poi Beatriz e Michael, la loro prima notte insieme e una visita inaspettata.
E infine Jamaica che trova Ashton così... maschio. Ebbeh! Ma l'avete visto?
Insomma, non ho molto da dire, ora.
Non so quando riusciràò ad aggiornare, perché il computer sono riuscita ad averlo oggi e non so quando riuscirò a riaverlo.
Speriamo bene!
Bye bye,
Judith.

 
  
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