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Autore: Himeko _    16/11/2014    6 recensioni
Quando un cuore viene ferito ci mette molto per risanare la ferita. Esso crea attorno a sé delle barriere per impedire che venga nuovamente fatto a pezzi.
Ma cosa succederebbe, se lì fuori, con più di sette miliardi di persone nel Mondo, trovasse proprio la sua metà?
Sarebbe capace di abbassare le barriere, per battere all’unisono insieme alla sua metà?
[Estratto]
«Avrò del tempo per me, con te?».
Shade non rispose, limitandosi ad osservarla.
Rein era bella, bellissima, anche con i capelli spettinati raccolti in un'altrettanto disordinata treccia, il suo maglione addosso e quelle ridicole pantofole a forma di panda ai piedi.
Mi ami?, sembravano domandare gli occhi verde-acqua, vigili, nonostante la notte in bianco.
Non puoi immaginare quanto, rispose, cingendole delicatamente la vita, facendo scontrare lievemente le loro fronti per poter catturare ogni singola sfumatura del suo sguardo.
«Avrai tutto il tempo del mondo, con me».
// SOSPESA per mancanza d'ispirazione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The reasons of the heart


• Capitolo cinque •

First meeting.


«Signorina, non si corre nei corridoi!»
Rein sbuffò, sorridendo affabilmente al bidello che l'aveva richiamata; se non fosse stata in ritardo perché dopo avere spento la sveglia aveva avuto la brillante idea di seppellirsi nuovamente sotto le coperte, se sua madre non l'avesse fermata sulla soglia della porta ordinandole di accompagnarla al supermercato nel pomeriggio, se la lezione di giornalismo politico del professor Toma non fosse iniziata già da una quindicina di minuti, si sarebbe volentieri fermata per rispondergli atono «Non sto correndo, sto semplicemente camminando a passo svelto», – probabilmente ripensandoci in un secondo momento avrebbe concordato con l'uomo, chiedendogli mentalmente scusa –, e dato che era di pessimo umore avrebbe aggiunto anche un bel «forse dovrebbe mettere un cartello davanti ai servizi, giusto per evitare che qualcuno scivoli sul pavimento bagnato e le faccia causa». Senza accennare a diminuire l'andatura, quasi a sfidare il bidello, svoltò a sinistra entrando in un corridoio che proseguiva parallelo al cortile interno dell'edificio – un’ottima scorciatoia quando si era in ritardo, quel giorno inaccessibile a causa della pioggia che cadeva imperterrita da giorni: quattro, per la precisione.
Con un sospiro accelerò lievemente il passo: ora sì che stava correndo.
Voleva raggiungere l'aula il prima possibile; non tanto per seguire la lezione, quanto per un desiderio personale: perdersi negli occhi azzurro ghiaccio di Toma ed inebriarsi della sua voce. Era dallo scorso venerdì che non lo vedeva, ci aveva semplicemente parlato al telefono e le era sembrato insolitamente distaccato. Se solo avesse potuto si sarebbe immediatamente recata nel suo appartamento per scoprire il motivo che si celava dietro la sua freddezza, ma non avendo a disposizione l'auto – a cui qualcuno, molto gentilmente, aveva danneggiato lo specchietto laterale e lei si era vista costretta ad ordinarne uno nuovo, che a detta del meccanico non sarebbe arrivato prima della prossima settimana – e non volendo prendere un mezzo di trasporto dagli orari improponibili, o camminare – di sera, da sola, sotto la pioggia – fino in centro, aveva dovuto rinunciare.
A rendere quel fine settimana peggiore di quanto non fosse già, ci aveva pensato sua madre.
Quando Rein era rientrata a casa, la donna le era corsa incontro con un asciugamano in mano ed aveva cominciato a frizionarle amorevolmente i capelli, rimproverandola di non essersi portata dietro un ombrello e di non averla chiamata, poi scostandole alcune ciocche dal collo aveva notato il segno violaceo, ma prima che potesse proferire parola la porta d’ingresso si era aperta rivelando Toulouse ed Elsa aveva avvolto l’asciugamano attorno al collo della figlia, facendole intendere con uno sguardo che la cosa non finiva lì. La ragazza aveva sperato che la madre se ne dimenticasse, invece il giorno seguente, quando il padre era dovuto correre a lavoro per un'emergenza, Elsa l’aveva intrappolata e Rein si era sentita come un topo in gabbia, perdipiù nella propria camera. A nulla era valso accampare la scusa “mi sono bruciata con la piastra”, così dopo le insistenti domande della donna, la blu aveva confessato che si vedeva con un ragazzo da diversi mesi, sperando che la questione finisse lì, ma non aveva considerato la curiosità della madre e, dopo essersi fatta promettere che non avrebbe riferito nulla al marito ed alle amiche, la ventenne si era inventata un ragazzo, stupendosi nel constatare che la madre credesse che al mondo esistesse qualcuno con i capelli viola e gli occhi cobalto.
L’unica nota positiva di quel weekend disastroso era arrivata domenica mattina con una telefonata inaspettata: Fine e Bright sarebbero tornati in Giappone la prossima settimana e l’avevano invitata a pranzo a casa loro.
Meccanicamente, ancora persa nei suoi pensieri, Rein svoltò nuovamente a sinistra e solo per un caso fortuito riuscì a fermarsi in tempo, evitando un impatto frontale, ed una rovinosa caduta, con la persona che correva nella sua direzione.
«Mi scusi, non l’avevo vista. Questa mattina mi sono svegliata tardi, piove da giorni e sono stressata, non ho fatto colazione, il pullman era in ritardo ed ora sto facendo tardi a lezione. Mi mancava solo investire una persona per iniziare al meglio la giornata. Mi scusi, è tutta colpa mia» disse velocemente la turchese, inchinandosi più volte per scusarsi.
«Nono, scusami tu. È colpa mia. Mi sono svegliata tardi e come se non bastasse l'auto mi ha lasciata a piedi ed ora non riesco a trovare l'aula 201» si scusò a sua volta la donna, inchinandosi nell'esatto momento in cui Rein alzava il capo: questa volta lo scontro fu inevitabile.
Entrambe arretrarono di un passo tenendosi la fronte con la mano ed un'espressione sofferente dipinta sul volto, poi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Solo allora la ragazza, con gli occhi appannati da un velo di acqua, si accorse dei lunghi capelli corvini gocciolanti della donna. «Venga, le mostro il bagno così può darsi una sistemata».
«E la lezione?»
La turchese guardò distrattamente l'orologio al polso. «Mancano trentacinque minuti e dubito capirò qualcosa, mi farò dare gli appunti».
La donna rise lievemente, catturando l'attenzione della ventenne. «Perdonami, mi ricordi me alla tua età. Comunque io sono Eliza» disse porgendo la mano, che venne subito afferrata dalla ragazza.
«Rein. Stava cercando l'aula di giornalismo politico?» domandò, avviandosi verso il bagno poco lontano.
«Sì, il corso del professor Toma. Volevo mettermi d'accordo con lui sugli approfondimenti di Letteratura Giapponese così da essere al passo con il suo programma e dare agli studenti maggiori spunti di collegamento».
«Oh, allora è lei che andrà a sostituire la dottoressa Olivia! Le prometto che non arriverò tardi a lezione», giurò solennemente la ragazza, facendo ridere entrambe.
«Segui giornalismo politico?» le chiese Eliza, appoggiando l'asciugamano su un ripiano e prendendo il phon.
«Sì, voglio diventare una giornalista, ma non credo di riuscire ad arrivare ai livelli a cui mi vede il professor Toma».
«È proprio da lui spronare gli altri, soprattutto coloro che posseggono il talento», rispose Eliza perdendosi nei suoi ricordi.
«Lo conosce?»
«Eravamo compagni di banco al corso di storia giapponese», la donna spense il phon, «dimmi, è sempre severo o con il tempo si è addolcito?».
«Non saprei cosa risponderle, pretende sempre il meglio da noi, esattamente come lui dà il massimo per noi, ma allo stesso tempo si mostra gentile e disponibile con tutti».
«Sai Rein, da come ne parli si direbbe quasi che tu ne sia innamorata», disse Eliza, uscendo dal bagno, tenendo la porta aperta per permetterle di passare.
«C-Cosa? No! Io non sono… insomma, è un bell'uomo, ma no… io...» farfugliò in imbarazzo la turchese.
«Non preoccuparti, stavo solo scherzando. Anche se tu ne fossi innamorata non ci sarebbe niente di male», disse la corvina facendole un occhiolino. «Ora vai a lezione, ti ho già fatto perdere fin troppo tempo. Mi raccomando, credi nelle tue capacità; Toma lo sta facendo».
«Grazie» sussurrò la turchese, inchinandosi, per poi avviarsi verso l'aula 201: per parlare con Toma sarebbe stata in grado di saltare anche la lezione successiva.



«Avevo ragione, sei proprio tu. Sei cresciuto bene».
«Eliza», sussurrò tra i denti il ragazzo. «Cosa ci fai qui?»
«Oh, Shade, non sei contento di vedermi?»
«Dovrei?»
«Non ce l'avrai ancora con me, vero? Eravamo d'accordo; nel nostro rapporto non era implicato alcun tipo di sentimento. Se ti sei innamorato di me non è di certo colpa mia». Disse la corvina con una lieve nota di freddezza nella voce.
Il cobalto sospirò. «Cosa ci fai qui?»
«Sono qui per la cattedra di Letteratura Giapponese, il rettore in persona mi ha chiamata, inoltre devo sistemare una questione irrisolta».
«Chi è?»
«Cosa ti fa credere che io sia qui per una persona?», domandò Eliza sorridendo maliziosamente.
«Dopo due anni di turbolenta relazione, credo di conoscerti abbastanza bene, non trovi?» domandò retoricamente Shade.
«Touché. Mi dispiace, tesoro, non ti è dato saperlo. Stammi bene e salutami la piccola Milky», disse la donna allontanandosi con un sorriso, ancheggiando lievemente.
Shade espirò profondamente, mentre il profumo di quella che un tempo era stata la sua amante lo inebriava. Anche a distanza di anni riusciva a farlo rabbrividire con un solo sguardo, facendolo sembrare piccolo ed inesperto, un ragazzo alle prime armi con l'amore. Tuttavia i brividi che l'avevano colto questa volta non avevano niente a che fare con i sentimenti che aveva provato verso quella donna, poco più grande di lui, che aveva rappresentato il suo primo vero amore e la sua delusione più grande. Tra di loro, anche se Eliza lo negava, inizialmente c'era stato del sentimento, poi questo amore – se lo si poteva chiamare realmente così – era diventato unidirezionale e Shade, anche se lo aveva intuito – negandolo con quell'ingenuità che si possiede quando si è innamorati – date le loro discussioni quasi giornaliere, lo aveva capito solamente quando lei lo aveva lasciato per un uomo ricco, che le aveva promesso il Mondo. E ci era rimasto male, inutile negarlo a se stesso ed agli altri. Aveva passato mesi a cercare di capire cosa fosse successo, dove avesse sbagliato, perché avesse assunto determinanti comportamenti, eppure non era riuscito a trovare una risposta. Era stato Pastel insieme alla sua ragazza, Mirlo – la quale non perdeva occasione per parlargli di una ragazza il cui nome somigliava alla parola “pioggia” in inglese –, a rimetterlo in piedi, a fargli rivivere la realtà, senza che cadesse ulteriormente in depressione. Sua madre non aveva detto niente, conscia del fatto che il figlio si sarebbe chiuso ulteriormente in se stesso, mentre il padrino aveva cercato di cavargli le parole di bocca senza successo, arrendendosi e lasciando che la questione facesse il suo decorso, pronto però a sostenerlo in qualunque momento. Milky l'aveva semplicemente guardato e gli aveva sussurrato con voce ferma un «Io te lo avevo detto» per poi abbracciarlo e dirgli di non pensare a quella donna, aggiungendo che l'avrebbe trovata lei la ragazza perfetta per lui, sotto la pioggia, ed era stata categorica nell'affermare che avrebbe dovuto avere i capelli ondulati a tal punto da ricordare le onde del mare che ai due fratelli piacevano tanto.
Un sospiro gli fuoriuscì dalle labbra, mentre fissava Eliza svoltare l'angolo. Era strano come rivedendola adesso non si fosse sentito intimorito dal suo sguardo, sebbene si fosse sentito rimpicciolire un poco, non provava più niente nei suoi confronti, nessun sentimento; né amore, né infatuazione, né rancore, solo gratitudine per avergli aperto gli occhi sull'amore. Era vero che il cuore aveva aumentato leggermente il suo ritmo, ma il tutto era dovuto alla sorpresa di essersela trovata davanti all'improvviso, non ad altro.
«Shade, non vieni?» lo chiamò un compagno di corso al quale rispose con un cenno e, scuotendo lievemente la testa per scacciare i pensieri che l'avevano colto, lo seguì nell'aula di anatomia.



«Ne eri innamorato?» domandò Rein con un sospiro, adagiandosi meglio contro lo schienale del divano presente nello studio di Toma.
«Se ti dicessi di no, mentirei. Probabilmente quello che teneva maggiormente al nostro rapporto ero io piuttosto che lei. Rein non volevo tenertelo nascosto, pensavo di parlartene, solo più avanti, e mi dispiace essere stato così scostante in questi ultimi giorni; volevo trovare il modo migliore per dirtelo, ma ora temo di risultare un codardo ai tuoi occhi perché se tu non fossi venuta da me, io non avrei trovato il coraggio di dirtelo. Ti capisco se vorrai prenderti del tempo per pensare, d'altronde il mio passato non è dei migliori».
Rein espirò profondamente, mentre si alzava con studiata lentezza dal comodo divano ed altrettanto lentamente si avvicinava a Toma, in piedi accanto alla scrivania, su cui si poggiava con i palmi aperti delle mani.
«Sei stato sincero con me e ti ringrazio di ciò, solo non mi spiego una cosa; perché dovrei allontanarmi?» domandò posizionandoglisi davanti, ma non ricevendo alcuna risposta gli prese il volto tra le mani e lo obbligò a fissarla negli occhi. «Non ti lascio a meno che non sia tu a volerlo. Ti ricordi le nostre prime uscite? Nessuno dei due credeva di arrivare fino a questo punto. E guardaci ora, stiamo insieme da quasi un anno e non abbiamo mai discusso, personalmente lo ritengo un bellissimo record. Quindi, no, non ti allontano da me solo perché mi hai detto che la tua ex porterà avanti un corso che seguo».
Toma accennò un lieve sorriso, alzando di poco l'angolo della bocca. «Suppongo che avrai delle domande...»
«Possono aspettare», lo zittì Rein posando le sue labbra su quelle dell'uomo.


 
*


«Preferisci mangiare una macedonia o una torta alle pere e cioccolato?»
«Mamma, tanto lo sai anche tu che alla fine decidi sempre tu».
«Hai ragione» rispose Elsa, facendole l'occhiolino. «Senti, quel ragazzo di cui mi hai parlato...»
«Sotto ricatto», la interruppe Rein mettendo nel carrello un pacco di biscotti integrali.
«Non essere così tragica, mi preoccupo per te e sapere che hai ricominciato a frequentare i ragazzi mi fa tranquillizzare, non tantissimo, ma  lo fa. È pur sempre un segno positivo dopo la fine della tua storia con Fango».
«Mamma, non c'è bisogno che ti preoccupi: sono grande».
«Vent’anni non fanno di te un'adulta ai miei occhi. Per me e tuo padre sarai sempre quella bambina di sei anni che correva verso di noi con un disegno in mano ed un sorriso sulle labbra».
La turchese abbassò lo sguardo in imbarazzo, non sapendo come rispondere a questa affermazione che l'aveva piacevolmente colpita, provocandole una lieve scossa in tutto il corpo.
«Senti, quel ragazzo con i capelli viola e gli occhi cobalto, come ti ha conquistata?» domandò Elsa, imbarazzata come la figlia, cercando di cambiare argomento.
«Mamma!»
«Lo so che sono tua madre, ti ho tenuta nella mia pancia per nove mesi e mi stupisco che tu non sia diventata una calciatrice. Sono solo curiosa; ce l'avrà un nome, no?»
«Certo che ce l'ha un nome!», ribatté Rein mordendosi la lingua. Sua madre sapeva bene quali tasti toccare per ottenere delle informazioni da lei.
Elsa inarcò un sopracciglio invitandola a continuare.
«Non penso sia importante sapere il suo nome. Non lo conosci», disse la ventenne, spingendo il carrello lungo la corsia del supermercato.
«Dici?» la sfidò la donna, seguendola.
«Sì, mamma. Si è trasferito da Kyoto parecchi anni fa per motivi personali», rispose seccata Rein, sperando che la madre non l'assillasse ulteriormente o sarebbe stata costretta a rivelarle la verità. Se c'era una cosa del suo carattere che odiava riguardava proprio il mentire per troppo tempo; dopo qualche piccola pressione diceva sempre la verità e quando erano piccole, Fine sfruttava questo suo difetto-pregio a suo vantaggio.
«Shade!» urlò una bambina, correndo accanto alle due, catturando l'attenzione di Elsa che la seguì con lo sguardo.
«Non mi avevi detto che aveva una sorellina», mormorò la donna, continuando a tenere gli occhi fissi in fondo al reparto dolci.
«Chi?» domandò Rein, approfittando della distrazione della madre per mettere nel carello una confezione di cioccolata fondente in più.
«Shade».
«Chi sarebbe Shade?»
«Il tuo ragazzo», rispose Elsa, voltandosi a fissare la figlia.
«Il mio che? … Ah, sì! Sì, stavo scherzando. Volevo vedere se eri attenta. Ahah», rise nervosamente la turchese portandosi una mano dietro la nuca con fare tutt'altro che disinvolto.
«Su andiamo, fammelo conoscere. Ne ho tutto il diritto ... a meno che tu non ti sia inventata tutto per distogliermi da qualcun'altro», disse la donna osservandola di sottecchi con un sorriso furbo dipinto sul volto, che non passò inosservato alla turchese.
«Ma cosa vai a pensare, mamma! Sai che non lo farei mai».
«Rein!»
La turchese sentendosi chiamare si voltò e vide una bambina, dai capelli rosa raccolti in due code, salutarla agitando la mano. Prima che potesse rispondere a quel saluto, la madre le diede una abbastanza dolorosa gomitata nelle costole, facendola voltare con un'espressione, che Elsa ritenne fosse da Oscar: non riusciva a capire se la sua secondogenita fosse più irritata per quella lieve gomitata o perplessa per il gesto.
«Non mi presenti il tuo ragazzo?» sussurrò sorridendo alla bambina, che si stava avvicinando seguita da un ragazzo, che Rein non aveva mai visto prima.
«Oh… ehm… ecco...» quando me lo sono inventata non pensavo che esistesse davvero un ragazzo con i capelli viola e gli occhi cobalto, concluse mentalmente la ventenne, distogliendo lo sguardo da quella figura maschile.
«Salve signora, io sono Milky. Lei deve essere la mamma di Rein, la futura suocera di mio fratello, Shade», disse con entusiasmo la bambina facendo le presentazioni.
«Milky», la richiamò il ragazzo abbassando lo sguardo sulla sorella.
«Piacere di conoscerti, caro» disse Elsa porgendo la mano a quello che doveva essere il ragazzo della figlia. Non c'erano dubbi; Rein sapeva sceglierseli proprio bene i ragazzi, uno più bello dell'altro e doveva avere preso da lei. Non poteva certo avere preso da Toulouse che ai tempi del liceo usciva con quell'arpia di Camelia!
«Ehm… come stai?» domandò Rein abbassandosi all'altezza di Milky, giusto per non essere scoperta e per non venire fulminata dallo sguardo che le stava lanciando il ragazzo prima di afferrare la mano della madre.
«Bene. Ora che ci penso ti devo ancora ridare la sciarpa».
«Figurati, tienila pure. Te la regalo in segno della nostra amicizia», rispose Rein sorridendo. «Siamo amiche vero, Milky?»
«Sì», urlò la piccola abbracciandola. «Hai visto? Io ho fatto due code e tu hai fatto una coda. Siamo in sintonia come due amiche del cuore!»
«Hai ragione», concordò con entusiasmo la turchese. «Senti, posso chiederti un piccolissimo favore?» domandò a voce bassa staccandosi dalla rosa, che annuì vigorosamente diventando seria. «Potresti distogliere l'attenzione di mia madre da tuo fratello? Non vorrei metterlo nei guai».
«D'accordo, ma tu devi uscire con lui uno di questi giorni», rispose Milky e uno strano luccichio le attraversò gli occhi celesti.
«Ci sto. Non smetterò mai di ringraziarti», sussurrò la ventenne dandole un lieve bacio sulla guancia.
«Mi basta che tu esca con il mio fratellone», rispose la bambina avviandosi verso Elsa. «Scusi signora, dovrei andare in bagno, ma non voglio che mio fratello venga con me; gli ho detto che sono grande. Ecco, mi chiedevo se...»
«Certo, piccola» rispose la donna prendendola per mano, allontanandosi dai due ragazzi, non prima di avere lanciato uno sguardo malizioso alla figlia.
Una volta rimasti soli, entrambi s'immersero nei propri pensieri e quando il silenzio cominciò a diventare imbarazzante, Rein decise di romperlo. «Scusa, mia madre deve averti scambiato per qualcun'altro».
«Fammi indovinare; il tuo finto ragazzo?» domandò con tono strafottente il ragazzo.
«Ehi, io ce l'ho il ragazzo!» ribatté la turchese, incenerendolo con lo sguardo.
«Sarà, ma io non lo vedo. Dove l'hai nascosto? Nella confezione della cioccolata?» domandò Shade, scuotendo la scatoletta. «No, non è qui. Al momento tutto quello che so è che tua madre crede che noi due abbiamo una relazione».
«Te lo ripeto: deve esserci stato un errore».
«Certo», le diede ragione il ragazzo.
«Infatti. Non ho nulla da nascondere, io».
«Nemmeno un ragazzo?» domandò il cobalto, che stava cominciando a trovare l'intera situazione divertente.
«Nemmeno». Rispose la ragazza, incrociando le braccia al petto. Decisamente, pensò, Milky era molto più simpatica di… quell'essere che si stava divertendo a contraddirla.
«Sarò lieto di conoscerlo».
«Non ti prendere tutta questa confidenza. Io non ti conosco».
«Nemmeno io, ma si dà il caso che noi due siamo “fidanzati”», rispose Shade mimando le virgolette con le mani, facendo arrossire Rein, che abbassò lo sguardo, mordendosi lievemente il labbro inferiore.
«Aspetta, non dirmi che sei una di quelle che mi vengono dietro e sperano così di ottenere un appuntamento con me».
«Ahah, non mi metterei con te nemmeno se tu fossi l'ultimo ragazzo sulla faccia della Terra», rispose Rein, fulminandolo con gli occhi verde-acqua che al cobalto, in quel momento, ricordavano un mare in tempesta.
«Vedremo», rispose semplicemente il ragazzo sorridendo come non faceva da tempo. Quella ragazza aveva proprio un bel caratterino e gli ricordava l'amica che Mirlo gli descriveva, sperando di farli incontrare.
Non appena la turchese vide Milky correre nella loro direzione, senza salutare Shade, si diresse velocemente dalla madre – ringraziandola mentalmente come non avrebbe mai pensato di fare – ed agguantandola per un braccio le intimò di recarsi alla cassa il più velocemente possibile.
«Rein, ma cosa…?» provò a domandare la donna, che non ricevendo risposte, pensò che la figlia avesse discusso con il fidanzato. «Vedrai che ti chiamerà e risolverete tutto».
«Non lo voglio più vedere», rispose a denti stretti Rein, facendo sorridere Elsa, che scosse lievemente la testa; decisamente, Rein aveva preso da lei.




 
Note dell’Autrice:
Buonasera!
Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare, anche se con grandissimo ritardo: un mese e dieci giorni dopo la data che vi avevo detto.
Eh, l'anno universitario si sta rivelando più duro rispetto a quello precedente ed io quest'anno non mi accontenterò del 28.3, aspiro ad ottenere il 110 e Lode e devo alzare la mia media se voglio farcela. Quindi, mi dispiace, ma non posso scusarmi per non avere aggiornato prima o per stare dedicato meno del minimo del tempo che ho a disposizione per continuare a scrivere le mie storie. Posso e devo però scusarmi per non avere mantenuto la promessa di aggiornare il 05 Ottobre. Gomen nasai.
Parlando del capitolo: ritengo che il titolo sia perfettamente azzeccato per il contenuto. Ci sono stati parecchi primi incontri: Rein ed Eliza, Elsa e Shade, Rein e Shade.
A proposito di questi ultimi, vi è piaciuto come li ho fatti incontrare? So di non essere stata molto originale e che farli litigare sta diventando un cliché ed io ho sempre paura di caderci dentro, però ho riscritto il pezzo miriadi di volte e questa mi sembrava l'idea migliore di tutte. Ma non temete, non ho alcuna intenzione di scrivere la solita storia in cui i due protagonisti s'incontrano, non fanno altro che litigare e durante una di queste litigate si danno il fatidico bacio. Anche perché la cosa suonerebbe leggermente surreale. Vorrei lasciare un'impronta di quotidianità all'interno della fanfiction, quindi vorrei evitare - per quanto mi sarà possibile - di inserire scene che nella vita reale non accadranno mai, eccezion fatta per qualche raro caso. Ed ovviamente io non rientro in questi ultimi. ^^
Allora, il testo è venuto fuori più lungo del previsto, ho provato ad accorciarlo, ma non potevo eliminare delle parti a caso. Ogni singola parte di questo capitolo è fondamentale per capire. Non voglio fare come il Governo che taglia a destra e a manca: sto ancora dando in escandescenza per la questione del "Pronto Soccorso", ma non è questo il luogo giusto per parlarne.
Dicevo, senza divagare ulteriormente ed allungare inutilmente queste note, che ci sono alcuni punti fondamentali su cui spero di avere focalizzato la vostra attenzione.
Primo fra tutti l'entrata in scena della misteriosa "Lei" del precedente capitolo, che finalmente ha un volto ed un nome: Eliza, la ragazza che all'interno dell'Anime andava dietro a Fango. In questa invece è più grande e ha avuto una storia con … Shade. Ma ci pensate? Shade ed Eliza! E con questo mi sono tolta un altro piccolo sfizio. XD
Ci tengo a precisare che la frase "[...] negandolo con quell'ingenuità che si possiede quando si è innamorati [...]" è del tutto soggettiva. Alcuni sostituirebbero molto volentieri la parola "ingenuità" con "sicurezza", ma io non sono tra queste. Per me in amore non si è mai sicuri ed esserlo troppo di qualcosa, spesso ti rende arrogante. Ritengo che l'ingenuità sia proprio alla base del sentimento, se non si fosse almeno un poco ingenui non si riuscirebbe ad essere spontanei, non trovate? Ovviamente questo non è un dogma e siete liberi di contestare la mia visione.
Eheh, devo dire che nessuno aveva indovinato, anche se Ayako Yume è riuscita ad indovinare un pezzo importante della vita di due personaggi: brava! Sappi che leggerai in anteprima non un piccolo spoiler, ma l'intero paragrafo dello spoiler, quindi preparati! ;)
A proposito, vi ho sconvolto con la Eliza/Shade? Mia sorella era leggermente scossa e ha detto che ho persino battuto la trasformazione di Shade nella seconda stagione. Non credo di essere arrivata a tanto, credo. Spero.
Toma e Rein si sono incontrati, qualcosa è stato svelato, ma ci sono ancora delle domande che alleggiano nell'aria, prima fra tutte: Toma è ancora innamorato della sua ex?
Rein ed Eliza si sono incontrate, o per meglio dire scontrate, abbiamo scoperto che la donna è piuttosto perspicace e conosce Toma. Inoltre abbiamo scoperto che i bagni giapponesi sono super accessoriati! A questo proposito metto le mani davanti e vi dico che questo dettaglio me lo sono inventata: non so se in Giappone i bagni si presentino in tal modo, però ho voluto farvi vedere come vorrei trovare il bagno quando piove ed io debbo asciugarmi i capelli bagnati …
Tralasciando, chi lo avrebbe mai detto, la bugia di Rein le si sta ritorcendo contro: "[…] la ventenne si era inventata un ragazzo, stupendosi nel constatare che la madre credesse che al mondo esistesse qualcuno con i capelli viola e gli occhi cobalto." Eheh, non avrebbe mai potuto immaginare che l'avrebbe incontrato al supermercato e che frequenta pure la sua stessa Università. Eh, il Destino, o meglio: l'Autrice. xP
L'incontro c'è stato e spero di non avervi deluso, Milky progetta qualcosa, Elsa è a tratti seria, a tratti comica. Soffermiamoci su questo punto: ritenete che abbia esagerato con il dialogo tra made e figlia che sfiorava la comicità mancata? Avreste un'idea su come cambiarlo?
Le parole che ha detto Elsa a Rein sono le stesse che i miei genitori mi ripetono quando dico loro che sono grande e che posso prendere alcune - non tutte, per carità - decisioni da sola. Mi sa che vedono ancora la bambina con le gonne, il grembiulino rosa con lo stemma [?] del cavalluccio marino e i capelli raccolti in una coda o due code...
Cosa avranno scelto le due: torta alle pere e cioccolato [l'ispirazione è venuta perché l'ho preparata ieri XD] o la macedonia? Uh, pare che questo sia il problema fondamentale del capitolo.
Vi ricordo che Rein e Mirlo sono migliori amiche, Pastel e Shade sono migliori amici e Mirlo e Shade si conoscono: cominciate a mettere insieme i pezzi del puzzle. Vi rimembro anche che c'è un appuntamento nell'aria … XD 
Dimenticavo: ho separato l'ultima parte del capitolo dal resto perché avveniva verso il tardo pomeriggio, mentre tutti gli altri eventi accadevano nell'arco di poche ore.
Ora vado, mi sono dilungata sin troppo!
Un bacio,
Himeko
  
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