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Autore: acvxht    16/11/2014    3 recensioni
Are you mine? Are you mine tomorrow, or just mine tonight?- ripetei la strofa fino alla fine, lasciai andare anche l'ultimo accordo, voltai la testa verso Calum che cantava in parte a me, i nostri sguardi si incrociarono, non so perchè, non so come, allo stesso tempo girammo la tracolla, in modo che non ci fossero strumenti fra di noi, mi attirò a se premendo le labbra sulle mie. Vi assicuro che era come respirare di nuovo, una boccata d'aria fresca, me ne fregai del fatto che più di cinquanta persone aveva gli occhi fissi su di noi, era quello che volevo e niente e nessuno avrebbe rovinato quel momento.
-Are you mine?- mi sussurrò vicino alle mie labbra.
-I wanna be yours- sussurrai a mia volte rincastrando le labbra sulle sue.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 23. AND IF I WAS...

Spensi l'aggeggio infernale che continuava a suonare ininterrottamente, erano le 10 del mattino, Calum, Luke e Michael avevano iniziato la scuola, anzi Luke no, negli ultimi giorni non è stato bene. Allungai il braccio verso il comodino agguantando il cellulare, un messaggio: Calum.
“Vero che mi vieni a prendere a scuola alle quattro, così posso farmi figo ahaha :) P.s. Buongiorno principessa” h 7.30 am
Gli risposi velocemente dicendogli che sarei venuta. Mi alzai lasciando il telefono sul letto, andai in cucina, incrociai Abby.
-Ma tu non dovevi essere all'università?-
-I corsi iniziano alle dieci e mezza-
-Ah okay- sorrisi, prendendo una cialda di caffè dalla confezione e poi la mia tazza “hug me” con il cactus. La riempii per metà mettendoci dentro anche un po' di crema alla vaniglia. Mi sedetti su uno degli sgabelli della cucina fissando il televisore spento.
Oggi doveva arrivare la combriccola per la vacanza studio, a mezzogiorno sarei dovuta essere all'aeroporto.
-Che hai?- mi chiese Abby sventolandomi una mano davanti.
-Niente, tranquilla- se ne andò raccogliendo tutte le sue cose per poi uscire di casa.
Decisi di farmi una doccia, regolai il getto dell'acqua, in modo che fosse fresca. Mi tolsi velocemente i pantaloncini e la canottiera buttandomi sotto l'acqua, chiusi gli occhi bagnandomi del tutto. Lasciai che i capelli mi scivolassero fra le scapole leggermente sporgenti, non potevo negare di essere nervosa, non che avessi dovuto fare quel granchè, ma l'idea di rivederli mi tormentava. Uscii dalla doccia appoggiando i piedi sul tappetino bianco, mi avvolsi in un asciugamano per poi fare la stessa cosa con i capelli grondanti.
Zampettai fino in camera, mi sedetti davanti allo specchio tirando fuori quello che mi sarebbe servito per truccarmi, fondotinta, correttore, eyeliner e mascara. Iniziai a spalmarmi quello schifo su tutto il viso, ebbene si, lo definisco così ma non posso farne a meno, cioè, se voglio essere presentabile lo devo usare, coprii del tutto la mia carnagione ancora pallida.
 
Ero vestita, immancabili skinny strappati neri e canotta sbracciata (motivo per il quale dovetti mettere il top) degli AC/DC e le Vans nere. Finii di asciugare i capelli, rendendoli lisci il più possibile, le punte fucsia c'erano ancora anche se un po' sbiadite, ero a posto, ed erano le 11 e mezza, per arrivare all'aeroporto ci voleva un quarto d'ora in taxy. Presi il telefono, le cuffie e una sigaretta con l'accendino.
 
-Arrivati- mi avvisò il tassista quando fummo esattamente davanti all'edificio, pagai il tragitto e poi scesi dal taxy, detti un'occhiata all'orario: 11.50, avevo tempo di accendermi una sigaretta. Non buttai la sigaretta a terra fino a che non mi accorsi che ormai ero arrivata all'inizio del filtro. Entrai lottando con i miei piedi che mi dicevano di tornare indietro, alla fine, con estrema calma mi fermai fuori dal gate del volo che stava atterrando. Iniziai a torturarmi le pellicine a lato delle unghie, rigorosamente dipinte di nero. Mandai un messaggio a Cal.
“Sono arrivati” h. 11.58.
Li vidi scendere dall'aereo con i bagagli a mano, c'erano tutti, non ne mancava uno, neanche per sbaglio. Stavano passando la sicurezza, speravo vivamente che non mi notassero, o quanto meno che un aereo gli investisse in pieno, non mi sembra di chiedere tanto. Mi alzai dalla panchina su cui ero comodamente seduta. Li vidi indicare nella mia direzione, benissimo, anzi perfetto mi avevano notata, tolsi le cuffie ritirandole nella tasca anteriore dei jeans, riguardai il telefono per la cinquantesima volta, Calum non mi aveva ancora risposto, ma d'altronde, era a scuola.
-Alex!- sbraitò l'insegnante d'inglese.
-Sono qui- alzai la voce facendomi notare.
“Alex, devi essere forte, non devi permettere che delle enormi teste di cazzo ti rovinino la vita, comportati come quando sei sbarcata a Sydney, sicura di te stessa, fottitene di quello che stanno pensando, dopo tutto non sanno fare niente di meglio che giudicare” mi ripetei nella mente le parole di Michael.
-Ciao cara, siamo venuti proprio tutti- quanto le avrei voluto spaccare la faccia solo Dio lo sapeva.
-Buongiorno, com'è andato il volo? Spero bene- spero male.
-Tutto bene, grazie mille, non saluti i tuoi amici?- emisi un finto colpo di tosse sfoggiando il più falso di tutti i sorrisi.
-Ciao ragazzi!-
-Ciao Alex!- ricambiarono, due delle arpie, mi squadrarono dalla testa ai piedi, facendo subito dopo una faccia schifata.
-Il vostro pullman dovrebbe essere qua fuori-
-Oh si- mi diressi a passo molto spedito verso l'esterno fermandomi in parte al pullman, gli altri mi raggiunsero poco dopo.
-Tu vieni con noi?- chiese Alice.
-No, intanto noi ci rivediamo nel pomeriggio no?-
-Si, per che ora allora?-
-Alle 5 fuori dal college, dividetevi già in tre gruppi- li lasciai andare, io invece mi diressi a piedi. Maledissi mentalmente il momento in cui avevo deciso di lasciare a casa il pacchetto di sigarette e prenderne solo una...
 
-Ciao bellissima-
-Ciao Cal- mi baciò davanti a più di cento persone che stavano nel cortile.
-Vuoi proprio farti vedere eh?- annuii, scorsi in lontananza un gruppetto di ragazze, mi guardavano malissimo, in risposta lo ribaciai.
-Sai che dobbiamo andare vero?-
-Non gli puoi scaricare in mezzo alla strada, ti prego fallo, intanto cos'hai da perdere?-
-Fondamentalmente niente, ma voglio vedere la faccia che faranno quando mi presenterò con te e Michael-
-Qualcuno mi ha nominato?-
-Io, dobbiamo muoverci, mi hanno anticipato l'orario di incontro-
-Perfetto, andiamo- schioccai un bacio sulla guancia a Mike, che non avevo ancora salutato e poi prese per mano Calum.
Durante il tragitto cercarono di distrarmi parlando del più e del meno, obiettivo mancato, dato che ad ogni passo mi sembrava di essere sempre più vicina al patibolo.
I ragazzi erano già fuori.
-Ciao!- attirai l'attenzione.
-Ciao-
-In english please- corresse l'insegnate di inglese.
-Anche perchè loro non capiscono una mazza di italiano- dissi indicandoli.
-Grazie eh-
-Di niente, comunque loro sono Michael, mio fratello e Calum-
-Il suo rag...- gli tirai una gomitata ben assestata.
-Gruppo 1 con Michael, 2 con Calum e 3 con me-
 
Un’eternità dopo
-Sono a casa!- urlai spalancando la porta di casa, ero a dir poco esausta, non ricordavo quanto pesante ed insolente, e insopportabile e fracassa coglioni potesse essere quella banda di idioti.
-Com’è andata?- grugnii ad Abby in risposta, facendole capire che non volevo parlarne.
-Tu invece, l’università?-
-Oh tutto bene-
-Novità?-
-No niente di particolare…-
-Mmh, okay- chiusi lì l’argomento rintanandomi in camera.
 
ABBY’S POV
Alex non sapeva di quello che era successo a Capodanno, in realtà nessuno lo sapeva… Oggi all’università avevo incontrato Ashton, aveva fatto come al solito, come se nulla fosse, era passato per i corridoi con il suo solito gruppetto e non mi aveva degnata di uno sguardo, in generale da quella sera non mi aveva più rivolto la parola, magari neanche se lo ricordava, forse era ubriaco, probabile. E poi, fra tutte le ragazze che gli sbavavano dietro presenti a quella festa, proprio me aveva beccato. Bhà… avrò una calamita per gli ubriachi drogati…
ASHTON’S POV
Il primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale era stato senz’altro duro… l’unica cosa che forse, perché neanche io lo sapevo, “bella”, diciamo così… era stato incontrare Abby per i corridoi. Riusciva sempre a mettermi di buon umore, e pensare che erano già un paio di mesi che frequentavamo la stessa università, ma è servita Alex per farci riincontrare. Me ne stavo lì, steso su quel letto enorme, in quella casa enorme, forse troppo per un ragazzo che passa la maggior parte del tempo da solo, comunque stavo lì fermo a fissare il soffitto, cercando in tutti i modi di non chiudere gli occhi, ogni volta che lo facevo mi restava in pressa in mente l’immagine di Abby: se ne stava appoggiata ad un armadietto con un libro in mano e le cuffie nelle orecchie, i capelli biondi erano legati in una treccia che faceva capolino dal cappellino grigio che indossava, portava degli skinny color jeans slavato e una t-shirt verde acqua, ai piedi le all star bianche. I suoi occhi scuri erano immersi nella lettura, scorrevano veloci le parole del libro, soffermandosi di tanto in tanto su una frase particolare, ogni tanto faceva ondeggiare la testa a ritmo di musica tornando poi a concentrarsi sul libro.
Aprii gli occhi, rendendomi conto di essermi perso nei miei pensieri, dopo quello che era successo a Capodanno non le avevo più rivolto la parola, forse per orgoglio forse perché sono un emerito coglione… più probabile la seconda. Mi chiedevo se magari in quel momento stesse pensando a me… magari pensava che in quel momento fossi ubriaco, ma non era così, mi ero tenuto bene alla larga dagli alcolici, dovevo rimanere lucido per riuscire a baciarla e ricordarmelo il giorno dopo, calai le palpebre, beandomi del vuoto allo stomaco che provavo quando pensavo a quel momento, mi ricordavo esattamente la posizione delle sue braccia aggrappate al mio collo, per cercare di mantenere l’equilibrio sui tacchi che affondavano nella sabbia. Le sue labbra erano così morbide, sapevano di rossetto, e forse anche un po’ di birra, e poi di lei, soprattutto di lei.
“Ash…”
“Shh”
Ripercorsi mentalmente quei momenti, da quando l’avevo urtata per attirare la sua attenzione mentre baciavo la prima ragazza ubriaca che avevo trovato per cercare di farla ingelosire almeno un po’… Tornai indietro di qualche settimana…
“So che non è un buon momento, ma io sono Ash… Abby sei tu?”
“Ehm si, sono io”
 
“Ashton, credo di non stare molto bene” 
“Ti dispiace se io vado di là, sai sono leggermente debole di stomaco”
“Ashton…”
“Dimmi”
“Scusa”
la guardai in faccia, sembrava uno zombie, le tolsi le scarpe e le appoggiai di fianco al divano, la feci alzare con calma e la guidai in bagno, le porsi uno spazzolino nuovo e le dissi di farsi una doccia.
Pensavo che avrebbe dovuto dormire qua, era troppo esausta per ritornare a casa.
“Ashton” sentii una flebile voce provenire dal bagno, mi alzai e mi affacciai alla porta, era in asciugamano.
“Ti porto una maglietta” tornai in bagno con la mia maglietta di “Santa Cruz” e un paio di boxer puliti.
Uscì dal bagno poco dopo, si teneva la mano sinistra sullo stomaco e faceva pressione.
“Ti fa male lo stomaco?” annuì debolmente, mi rialzai e la guidai lentamente nel letto, la feci distendere su un fianco, con la mano destra la avvolsi e inizia a massaggiarle la parte dolorante.

 
La smisi di tormentarmi con i miei stessi pensieri alzandomi e andando a farmi un giro, nonostante la stanchezza.
 
ALEX’S POV
-Venerdì sera io e i ragazzi, andiamo ad una festa di un nostro ex compagno di calcio, mi dispiace- Calum aveva deciso di fare un salto da noi dopo cena.
-Non preoccuparti, davvero- gli sorrisi accarezzandogli una guancia paffuta.
-Poi sabato sera sei tutta mia…- mi lasciò un bacio veloce sul collo, o meglio nell’incavo fra la spalla e il collo.
-Ma sta mania di baciarmi il collo?-
-So che lo adori-
-E come?-
-Si vede da come reagisci- arrossii di colpo nascondendo la faccia sotto il cuscino.
-Vieni fuori-
-No, perché dovrei- la mia voce parve ovattata a causa del cuscino.
-Perché ho una sorpresa-
-Okay- uscii di malavoglia dal mia nascondiglio, mi si illuminarono gli occhi alla vista della Polaroid che aveva in mano.
-Dammela!- gliela strappai di mano, alzandola, ci mettemmo in posa e scattai la fotografia, una volta stampata, lasciai che l’inchiostro si rapprendesse un attimo.
-E’ bellissima-
-Lo so- sorrisi, alzando nuovamente la Polaroid, girai il volto incontrando le labbra soffici di Calum, scattai abbassando la macchina fotografica ma senza abbandonare le sue labbra, mollai la presa su di essa portando entrambe le mani attorno al collo di Cal che mi morse dolcemente il labbro inferiore tirandolo.
-Mi piace il piercing- sorrisi rimpossessandomi di ciò che era mio di diritto.

CIAO RAGAZZE, PUNTUALE ANCHE STA VOLTA,
STO MIGLIORANDO VERO? AHAHA
QUESTO E' UN CAPITOLO DI TRANSIZIONE, NON MI 
ASPETTO CHE VI PIACCIA QUANTO IL PRECEDENTE, MA
OGNI TANTO SERVONO QUINDI...
UN BACIO xX Vittoria :)


CI TENEVO A RINGRAZIARE TUTTE LE RAGAZZE
CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA ALLE PREFERITE.
COLORO CHE L'HANNO INSERITA FRA LE SEGUITE.


E INFINE, MA NON MENO IMPORTANTI TUTTE COLORE CHE HANNO
RECENSITO, RAGAZZE MI AVETE RALLEGRATO LE GIORNATE, VERAMENTE,
CREDO DI AMARVI AHAHA.


UN BACIO xX Vittoria :)
   
 
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