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Autore: AlekHiwatari14    16/11/2014    2 recensioni
Storia ispirata a quella precedente di My Life like a Vampire.
Un tempo, quando erano bambini, i Sakamaki fanno i conti con i loro problemi. Problemi che li ha portati ad essere ciò che sono, ma se qualcuno incrociasse il loro cammino e in quel passato eviterebbe i loro cambiamenti, come diventerebbero i Sakamaki? Chi e/o cosa li farà cambiare? E sopratutto, perchè?
Raccontata con gli occhi e le emozioni dei Sakamaki, ma sopratutto di Subaru, e preparatevi ad entrare nel loro passato per vedere e comprendere passo dopo passo i loro cambiamenti e le mille e più avventure che li aspettano con un nuovo personaggio del tutto imprevedibile.
Buona lettura.
Genere: Commedia, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Subaru Sakamaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My Life like a Vampire'
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Capitolo 17



***
Edgar/Yuma
***


Mi svegliai ritrovandomi nel bosco. Non sapevo chi ero, ma lì trovai una bambina dai capelli castani e occhi azzurri che mi fissava. Aveva un aria familiare, ma non riuscivo proprio a ricordare chi fosse. Avevo un mal di testa enorme.

Edgar:Dove sono?
?:Tranquillo. Sei sano e salvo.

Mi disse con aria dolce e protettiva mentre guardava i resti di qualcosa che era ormai cenere.

Edgar:Cos'è successo?
?:Ti racconterò tutto dopo. Adesso alzati e seguimi! Non devono trovarti qui.

Rispose prendendomi la mano e aiutandomi ad alzare. Mi portò in città. Non ricordavo nulla di me ed ero tormentato dal fatto di non sapere quella piccola chi fosse. 

?:Aspettami qui! Compro qualcosa e torno.
Edgar:Io....
?:Ehi. Tranquillo! Vuoi uno zuccherino? Così ti calmi un pò e parliamo di ciò che è appena successo.

Detto questo mi porse una borsetta di veluto. All'interno c'erano molte zollette di zucchero.

Edgar:Grazie.

La piccola entrò nel negozio, mentre io rimasi fuori a sgranocchiare quelle zollette. Erano così buone e quella piccola era tanto gentile con me. Ad un tratto vidi un gruppo di mal viventi ribelli che derubavano. Mi alzai di scatto.

Edgar:Ehi! Che state facendo?

Urlai e quel gruppo incominciò a scappare. Odiavo a morte le ingiustizie così decisi di seguirli, buttando a terra quei zuccherini. Arrivai in un vicolo cieco dove quel gruppo si fermò a guardarmi e mi spinsero a terra.

??:Ma guarda, guarda! Cos'abbiamo qui?

Chiese un ragazzo. Probabilmente capo di quella gang strana.

Edgar:Non potete rubare!! E' sbagliato.
??:Ma noi non rubiamo affatto! Prendiamo in prestito e poi già ci sono i politici che rubano. Noi facciamo solo il nostro meglio per mangiare e sopravvivere.
Edgar:Cosa?
Venturi:Io sono il capo di questa gang. Mi chiamo Venturi. Sembri un pò perso. Qual'è il tuo nome?
Edgar:Veramente...io....non lo so.

Dissi e tutti incominciarono a ridere. Mi sentivo così ridicolo. Venturi venne da me e si inginocchiò, vedendomi perso e confuso, proponendomi:

Venturi:Che ne pensi di diventare un mio seguace? 
Edgar:Un tuo seguace?
Venturi:Si. Vivremo liberi e andremo contro tutti proponendo un mondo libero e uguale per tutti, senza classi sociali o lacune. Che ne pensi?
Edgar:Non chiedo di meglio.
Venturi:Bene....da oggi in poi ti chiamerai Orso visto che non sai il tuo vero nome.
?:Il suo nome è Edgar e voi non potete prenderlo con voi!

Esclamò una voce femminile provenire dietro di me. Mi voltai ed era la bambina che era con me. Tra le mani aveva una busta con del pane caldo e guardava contrariata Venturi.

Venturi:Oh...chi sei dolcezza?
Rita:Mi chiamo Rita e sono la sorella del suo miglior amico. Ti consiglio di lasciarlo stare e non fargli avere stupide allusioni.
Venturi:Oh...una femminuccia come te non può stare mica con noi maschiacci?
Rita:Per la cronaca sono molto meglio di voi, e poi non voglio stare con voi. Io voglio che Edgar ricordi tutto e tutti, così quando si troverà di fronte al suo migliore amico, non si eviteranno.
Venturi:Tsk....che vuoi che gliene importi? Adesso ha noi come migliori amici. Giusto Orso?

Chiese mettendomi la mano sulla spalla. In quel momento non sapevo che fare. Lei era l'unica che sapeva di me, ma era anche un occasione per diventare qualcuno, liberare il mondo ed essere un eroe. Così, con basso sguardo, dissi:

Edgar:Giusto.
Rita:Beh...so che ti hanno illuso e se questa è la tua scelta non posso far altro che lasciarti vivere il tuo destino.

Disse avvicinandosi a me e mettendomi quella busta tra le mani.

Rita:Sappi che comunque vada, ci rivedremo all'orfanotrofio proprio per causa sua. 
Edgar:C...cosa?
Rita:Ricorda che viviamo in un epoca dove la guerra è morte sicura. Adesso c'è la guerra in città e presto si farà viva davanti ai vostri occhi. Divertitevi anche, rubate, ma tra qualche giorno verrà l'esercito in città con i carri armati e truppe. Stermineranno tutto e tutti, tranne te Orsacchiotto.

Rivelò scompigliandomi i capelli sorridendo e aggiungendo:

Rita:Se vuoi stare con loro tanto ci vedremo lì, in orfanotrofio. E poi ho tante altre cose da fare, ma ricordati di questo nome... Shuu Sakamaki. 
Edgar:Shuu Sakamaki?
Rita:Si. Lui è il tuo miglior amico. Poi ti racconterò tutto all'orfanotrofio, ok?

Era così sicura di se. Era strano. Non avevo mai conosciuto nessuno così prima d'ora. Almeno tra quelle persone era quella più strana. Si alzò da terra e se ne andò lasciandomi lì con la mia nuova famiglia e a mangiare quel pane caldo. Mi sentivo in colpa. Forse non avrei dovuto lasciarla andare, ma ormai ero un seguace di questa gang di strada. Venturi diceva che le femmine erano strane e  riteneva quella piccola una pazza senza un briciolo di cervello che spara scemenze a raffica. In poche parole... la derise. Così incominciai ad aiutare Venturi. La mia mansione era quello di rubare del cibo da dare a tutti i suoi seguaci, ma l'idea di rubare non era da me. Incominciai a lavorare come uno schiavo, o ciò che rivendicavo come "animali", al fine di ottenere soldi per pagare il cibo come è bene fare. Venturi aveva visto chiaro in me. Il mio sogno era ed è, ancora tutt'ora, quello di vivere un mondo senza guerre, in cui tutti sono liberi e uguali, senza classi sociali o lacune. Volevo mettere a nudo i politici corrotti e gli aristocratici viziati e arroganti del loro status, al fine di purificare il mondo della sua sporcizia. Tuttavia, accadde proprio come aveva detto quella bambina di nome Rita. I giorni passavano e la guerra si faceva sempre più sentire. Dopo due o tre giorni, mentre compravo del pane per darlo al gruppo, udii improvvisamente dei suoni di sparo, delle urla assordanti e una confusione assurda. Uscii dal negozio e da dove scappavano le persone proveniva del fumo. Vedendo la scenda, mi cadde la busta col pane da mano. Pensai alle parole della bambina e corsi lì impaurito della profezia che aveva detto. Arrivato lì mi imbattetti in ciò che aveva predetto. L'esercito era venuto in città con i carri armati e truppe. Si erano imbattuti nel mio gruppi di ribellione, ovvero quello di Venturi, e quando arrivai lì vidi tutti morti. Il fumo, la confusione, quel sangue ovunque, mi sentivo male. Non so cosa successe. Ricordo che sentivo gli occhi pesanti e affaticato. Caddi a terra perdendo i sensi. Al mio risveglio ero in una stanza. Su di me c'era un soffitto grigio. Era forse l'orfanotrofio di cui aveva parlato Rita? Dov'era ora? Perchè mi trovavo lì? L'avrei rincontrata? Beh...lo scoprirete nel prossimo capitolo. Un bacio dall'orsacchiotto Edgar!
   
 
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