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Autore: CowgirlSara    27/10/2008    16 recensioni
"Sapeva che a lei ci pensava, ogni tanto, si domandava come stesse e se pensasse a lui." Sono passati più di sei mesi, da quel caldo autunno, ma c'è ancora qualcosa di irrisolto... Seguito di "Autumn Song"
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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thunder roasd
Secondo capitolo. Era anche l’ora, non trovate? Beh, finite l’attesa, vi regalo la seconda parte di questo seguito. La storia comincia ad entrare nel vivo e vengono fuori le prime tensioni! Spero che vi stupiranno…
Vi lascio alla lettura, i ringraziamenti alla fine!

Alla prossima, baci!
Sara


Capitolo 2 ~ You Don't Fool Me

You don't fool me - those pretty eyes
That sexy smile - you don't fool me, uh
You don't rule me - you're no surprise
You're telling lies - hey, you don't fool me
(You don’t fool me – The Queen)

“Prova a metterla nell’altro senso.” Suggerì distrattamente Bill, con un braccio piegato intorno al torace e l’altro sollevato a tenere la sigaretta, mentre Richard, piuttosto sudato, tentava di infilare l’enorme valigia del cantante nel suo bagagliaio in modo che poi si chiudesse.
“Senti…” Sbottò infine il ragazzo, mettendosi dritto e asciugandosi il sudore. “…non ci entra.”
“Facciamo così, allora.” Affermò Bill con tono condiscendente. “La borsa più piccola la tengo vicino a me sul sedile.”
“Te lo devo spiegare col linguaggio dei segni che non ce ne entra nemmeno una? Cosa vuoi che me ne importi della terza!” Esclamò spazientito Richard.
Il cantante fece un’espressione di sufficienza, aggiustandosi con calma una ciocca di capelli. “Nella macchina di Tom ci è sempre entrato tutto.” Dichiarò poi.
“Si può sapere che cazzo di macchina ha il tuo Tom, per essere riuscito a farci entrare tre valige titaniche dal peso approssimativo di sedici quintali l’una?!” Sbottò l’altro.
“Una molto grossa.” Rispose Claudia alle sue spalle, mentre sistemava una piccola borsa frigo davanti al sedile del passeggero.
“Ascolta…” Riprese Bill, sventolando la sua sigaretta in quel modo che Richard non sopportava, infatti roteò gli occhi.
“No, ascoltate me.” Intervenne Gustav, arrivando in mezzo ai due. “Le valige di Bill le mettiamo nella macchina di Georg e qui mettiamo quelle delle ragazze, che sono più piccole, ok?”
“Vedi?” Fece Bill a Richard, irritandolo ancora di più. “Era tanto difficile?” Aggiunse, prima di spostarsi dal bagagliaio del fuoristrada del ragazzo.
Richard sbuffò sonoramente, prima di voltarsi per andare a prendere le altre valige; Claudia lo guardò con comprensione e sorrise.
“Sarò il suo bersaglio per tutto il fine settimana?” Le chiese lui.
“Temo di sì.” Rispose lei rassegnata.
“Che palle!”
Stephanie, nel frattempo, osservava il suo piccolo trolley rosso sentendosi un po’ stupida; lei si era portata solo poco roba, la valigia e un’altra borsetta per le scarpe e le cose da bagno. I ragazzi, invece, avevano tutti valige belle grandi…
“Non sentirti a disagio.” Le disse una voce dalla sua destra; Stephanie alzò gli occhi e vide quella che le era stata presentata come Silke, la ragazza di Gustav. “Ti abituerai ai loro bagagli.”
“Dici?” Fece lei perplessa.
“Oh, sì! Loro sono esagerati, specie Bill, dobbiamo essere sagge noi, come vedi.” Spiegò allora, dando una pacca al trolley nero delle stesse dimensioni di quello della collega.
“Vedo che ormai sei un’esperta…”
“Direi.” Annuì Silke. “Ho anche avuto l’onore di fare un breve viaggio sul tourbus!”
“Oh, il tourbus, che luogo meraviglioso!” Esclamò sarcastica Annika, mentre recuperava la propria valigia rimasta accanto alle altre due.
“Se hai lo stomaco per entrarci, allora puoi fare qualsiasi cosa a questo mondo.” Rincarò inorridita Silke, mentre Stephanie le fissava divertita.
“Fa così schifo?” Chiese sorridendo. Le altre due ragazze fecero smorfie indifferenti, guardando altrove. “Vedo che vi rifugiate in un educato riserbo…”
La sua curiosità fu interrotta da Georg, che la prese per le spalle; si guardarono sorridendo, entrambi contenti di poter passare finalmente insieme più di poche ore.
“Allora è tutto a posto?” Chiese Silke al bassista, mentre anche Annika li ascoltava.
“Sì.” Annuì lui. “Ho telefonato e mi hanno detto che è tutto pronto, hanno riempito la dispensa e il frigo, acceso lo scaldabagno e preparato le cinque camere da letto.” Spiegò poi.
“A cosa ci servono cinque stanze, se siamo quattro coppie?” Domandò Annika, mentre si legava i capelli sulla testa. “Qualcuno vuole dormire separato?” Scherzò quindi.
Stephanie guardò Georg un po’ preoccupata; loro due non avevano mai dormito insieme e quindi temeva che lui avesse avuto un eccesso di zelo e le avesse preso una camera separata.
“Una è per Tom.” Rispose però Georg alla ragazza, rassicurando anche Stephanie. “Ci raggiunge domani mattina.” Aggiunse il bassista.
“Come?” Fece Annika sorpresa. “Tom non doveva venire…”
“Ha deciso di raggiungerci, invece.” Ribatté Georg tranquillo. “Bill non te lo ha detto?”
La ragazza, il cui viso nel frattempo si era trasformato in una maschera pericolosa, rispose: “No, Bill non me lo ha detto…”
Uno sguardo allarmato passò da Georg a Silke, fino a Gustav, che si era aggiunto in quel momento al gruppo, mentre Stephanie si domandava cosa stesse succedendo. Annika, in quello stesso momento, fece una specie di ringhio e diede le spalle a tutti, dirigendosi verso il cantante.
“Bill…” Lo chiamò sibilante.
“Sì, Pippi?” Fece lui, che stava chiacchierando con Claudia, prima di girarsi con un largo sorriso. L’allegria, però, gli morì sulle labbra quando vide l’espressione di Annika.
“Bill, ieri sera, ti sei dimenticato di dirmi qualcosa, tra «Ciao, Pippi» e «Quanto sono carine le tue mutandine»?” Gli chiese lei minacciosa.
Il ragazzo si ritrasse un po’ spaventato. “Ehm…” Biascicò quindi, alzando gli occhi, ma incrociò lo sguardo di Georg e capì. “Alludi alla faccenda di Tom?” Domandò allora ad Annika.
“Alludo.” Rispose secca lei.
“Beh, presumo che quando ti ho vista…” Iniziò, ma fu bloccato dallo scettico sopracciglio di Annika che si alzava. “Devo… devo essermene dimenticato…”
“Te ne sei dimenticato…” Ripeté lei poco convinta. “Qual è il problema che hai, eh? Il tuo cervello sta troppo in alto e gli manca l’ossigeno?”
“Sei cattiva, Pippi!” Sbottò lui, con il faccino accartocciato in una smorfia piagnucolosa.
“Non mi chiamare Pippi!” Esclamò Annika furente.
“Uhhh!” Fece lui disperato, coprendosi la bocca con le mani.
Gli altri ragazzi, che stavano assistendo alla scena, non capivano perché Annika si fosse arrabbiata tanto. Loro non sapevano della conversazione che c’era stata tra lei e Claudia solo un paio di giorni prima. L’amica le aveva confessato che preferiva che Tom non andasse con loro in montagna, perché nonostante il tempo trascorso, per lei era ancora meglio stargli lontano. E Annika sapeva che quella non era che la punta dell’iceberg, i sentimenti di Claudia per Tom erano ancora profondi, molto più di quanto lei stessa fosse disposta ad ammettere. E ora ci si metteva anche quello scemo di Bill, santo cielo! Era sicurissima che lo aveva fatto apposta a non dirle di Tom.
“Si può sapere che cosa stai macchinando in quella tua testolina sempre in movimento?!” Gli chiese quindi, puntandogli l’indice affusolato contro il petto.
“Io… io non sto macchinando niente!” Replicò il ragazzo offeso. “Ti giuro che non l’ho fatto apposta!”
“Non ci credo nemmeno se ora ti colpisce un fulmine e tu mi scoppi davanti!” Gridò Annika, mentre lui spalancava gli occhi con aria innocente.
“Pippi!” Implorò allora lui sull’orlo delle lacrime.
“Non-mi-chiamare-Pippi.” Ribadì lei con l’indice alzato; Bill si morse le nocche di una mano. “E… e guarda, è meglio se sali in macchina con Georg e gli altri…” Aggiunse, con meno sicurezza, evitando di guardarlo negli occhi, perché sapeva che non avrebbe resistito al suo sguardo triste.
“Ma… ma la mia valigia…” Tentò supplicante il ragazzo.
“Non ti preoccupare.” Ribatté mesta Annika, afferrando la grossa borsa dei trucchi di Bill. “La tengo accanto a me sul sedile.” Aggiunse, prima d’infilarsi in macchina senza guardarlo di nuovo.
Il cantante rimase lì, immobile, mentre gli altri cominciavano a sistemarsi nelle auto, pronti a partire. Aveva un’espressione incredula e sconvolta. Georg, mosso a pietà, gli si avvicinò e lo prese gentilmente per le spalle.
“Dai, andiamo.” L’incitò poi, trascinandolo via dalla sua posizione. “È ora di partire, o arriveremo giusto per pranzo.” Bill, rassegnato, seguì l’amico, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata disperata ai capelli di Annika oltre il vetro posteriore.   

Il viaggio era iniziato da circa un’ora e la meta era ancora lontana. Bill si era accomodato sul sedile posteriore, vicino al finestrino e poi rifugiato nel silenzio, cosa assai preoccupante. Stephanie si era rassegnata al posto centrale, che, essendo quella una macchina di lusso, non era scomodo come solitamente sulle auto comuni. Silke occupava il lato destro, mentre Georg guidava e Gustav gli sedeva accanto. I due ragazzi, ad un certo punto, si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Bill.” Esordì il batterista, voltandosi indietro per chiamare l’amico.
“Eh?” Fece lui, senza togliere gli occhi dal finestrino.
“Ci vuoi spiegare perché non hai detto ad Annika di Tom?” Gli chiese allora Gustav, continuando a guardare indietro dal sedile anteriore.
“Me ne sono dimenticato!” Sbottò il cantante.
“Certo…” Commentò sarcastico Georg, mentre guidava tranquillo.
Bill, dopo averlo sentito, fece un’espressione offesa. “Si può sapere perché non mi crede nessuno?!”
“Andiamo, Bill…” Commentò Silke, sotto lo sguardo curioso di Stephanie.
“Andiamo cosa?!” Esclamò lui, sporgendosi verso la ragazza.
Gustav decise d’intervenire di nuovo. “Non ti abbiamo creduto perché, primo, sei un bugiardo patentato e, secondo, non sei stato molto credibile.” Gli spiegò.
“Bell’amico che sei Gustav!” Berciò Bill deluso.
“E dì la verità, per una volta, Bill!” Intervenne Georg. “Magari così saremo più comprensivi!”
Il cantante mugolò qualcosa, incrociando di nuovo le braccia e rintanandosi nel suo angolino contro il finestrino. Georg e Gustav ridacchiarono, scambiandosi un’occhiata.
“E vabbene…” Esalò Bill qualche istante dopo. “Diciamo che non me ne sono proprio dimenticato…” I due compagni si sorrisero furbi. “…ma che la mia può essere stata piuttosto un’omissione d’informazioni del tutto involontaria…”
“E cosa l’avrebbe causata?” Si permise di chiedere Stephanie.
“Solo la volontà di Bill di riunire i perduti amanti.” Rispose Georg ironico; il cantante sbuffò.
Gustav rincarò: “O quella di liberarsi del tizio che…”
“HA DETTO CHE NOI SIAMO UNA BOY BAND!” Cantilenarono in coro bassista, batterista e ragazza di quest’ultimo.
“Ma Silke, lo sai anche tu?!” Chiese incredulo Bill.
“Per forza!” Replicò lei. “Non parli d’altro da una settimana, ce l’hai menata all’infinito!”
“Perché è una cosa gravissima!” Esclamò lui con le mani sul petto e l’aria scandalizzata. “No, dico, lo ha fatto davanti a me!”
“Sì, lo capisco, Bill…” Rispose rassegnata Silke.
Il ragazzo, allora, si rivolse a Stephanie. “Tu pensi che siamo una boy band?” Le domandò minaccioso; lei si ritrasse un po’, perché Bill le stava praticamente addosso, nel ristretto spazio del sedile posteriore.
“Attenta a come rispondi, Effie…” Le consigliò Georg, con la sua solita aria divertita.
Lei guardò Bill, che la spronava a rispondere con cenni del capo. “Beh, ecco… io non vi conosco così bene, musicalmente…” Biascicò infine. “…ma le boy band di solito non suonano strumenti…”
Il viso del cantante s’illuminò di un sorriso abbagliante. “Questa sì che è una ragazza intelligente! Io l’ho capito subito! Abbiamo fatto un bell’acquisto!” Proclamò subito dopo, strizzandola in un abbraccio stritolante.
“Visto?” Fece Gustav a Stephanie, intercettando il suo sguardo perplesso. “Ci vuole poco a conquistare il suo affetto, basta dargli il biscottino giusto!”
“Bill, ad ogni modo…” Intervenne Georg, quando il cantante mollò Stephanie. “…Annika è incazzata di brutto, cosa pensi di fare?”
Bill tornò a sistemarsi nel suo posto. “Non lo so, se l’è proprio presa, dovrò trovare un modo…” Rispose poi mesto. “Intanto… ti fermeresti alla prossima area di servizio? Ho fame e mi scappa la pipì…”

Stephanie si era aspettata che la casa che li avrebbe ospitati fosse una di quelle bianche, modernissime ville con un terrazzo a palafitta che s’infilava direttamente nel lago, invece si trattava di un classico chalet di montagna, anche piuttosto rustico e il lago c’era, ma non era così vicino.
La casa aveva un basamento in muratura, fatto di grandi pietre e poi continuava completamente in legno. Un grande portico delimitato da una balaustra fatta di tronchi chiari e abbellita da gerani rossi, anticipava l’entrata: una semplice porta in legno.
L’aria era limpida, fresca e profumata e tutti si sentirono bene respirandola, dopo essere scesi dalla macchina. Il bosco era vicino e ombreggiava tutto il giardino posteriore.
I ragazzi si ripresero dal viaggio per qualche minuto, prima che Georg, portatore delle chiavi, invitasse tutti ad entrare. La prima cosa che fecero le ragazze fu visitare in un rapido tour tutto il pian terreno, mentre i ragazzi discutevano della distribuzione delle camere. Fu deciso, alla fine, di lasciare la stanza da letto del piano inferiore a Tom, che sarebbe arrivato il giorno dopo.
Circa un’ora dopo, era quasi mezzogiorno, Bill e Annika stavano sistemando la propria roba nella camera prescelta. Non era una stanza molto grande, come le altre del resto, arredata con mobili di legno scuro: un letto con sponde alte, due comodini, un grande cassettone con maniglie dorate e un armadio solido. La finestra era coperta da tende a doppio strato, uno di pizzo bianco e uno di velluto verde. Una piccola poltrona era posizionata proprio sotto la finestra.
La ragazza stava sistemando la biancheria nel primo cassetto e lui la osservava. Lei si muoveva tranquilla, nella luce proveniente da fuori e Bill era quasi ipnotizzato dal movimento dei suoi lunghi capelli biondi. Avrebbe avuto voglia di abbracciarla, ma non era così stupido da provarci. Si decise, infine, a chiederle quello su cui rimuginava da quando erano entrati in camera.
“Pip… Annika.” Chiamò, correggendosi appena in tempo.
“Sì?” Fece lei, mentre continuava a sistemare la roba nei cassetti, anche la sua.
“Mi domandavo se… ecco…” Esordì Bill, dopo aver deglutito, era molto nervoso.
“Cosa?” Lo spronò Annika.
Il ragazzo prese un lungo respiro. “Se per te è un problema, io potrei dormire giù, nella camera di Tom e domani far preparare l’altro letto.” Proclamò poi, tutto d’un fiato. Lei fece tanto d’occhi.
“Ma cosa dici?!” Esclamò stupita.
“Beh, pensavo che… dopo la discussione di stamattina…” Ribatté lui titubante, giocando nervosamente con le dita.
“Bill…” Fece allora Annika, abbassando le braccia su cui teneva due paia di pantaloni. “…il fatto che sia arrabbiata, non significa che non ti voglio bene.”
“Mi vuoi bene?” Chiese Bill speranzoso.
“Che domande…” Rispose lei con un sospiro. “Lo sai.”
“Allora non è un problema se dormiamo insieme?” Incalzò ancora il cantante.
“Certo che no.” Negò la ragazza scuotendo il capo.
“E… e…” Tentò di nuovo Bill.
“E adesso basta.” Lo bloccò però Annika. “Ora fammi finire, è quasi ora di pranzo.” Aggiunse, prima di rimettersi a disfare le valige.
“Ok.” Replicò lui, facendosi mesto.
“E metti a posto la tua roba.” Gli ordinò poi la ragazza.
“Ok…” Accettò lui ancora più mesto.
Annika gli aveva concesso di dividere il letto con lei, ma questo non significava che lo avesse perdonato o che quella notte sarebbe successo qualcosa di più del dormire. E Bill si sentiva depresso solo all’idea.

Fu quel pomeriggio che Georg e Stephanie riuscirono finalmente a passare un po’ di tempo da soli. Camminarono nel bosco, fino al lago, scherzando. Lei adorava la meravigliosa ironia di lui. Arrivati alla riva presero posto su una panchina, ma non diedero molta importanza al paesaggio. Si baciarono a lungo, scambiandosi tenerezze, abbracciati davanti al lago inondato di sole.
“È un campeggio, quello laggiù?” Domandò Stephanie, accoccolata tra le braccia di Georg, una volta finito di baciarsi, indicando il piccolo insediamento dall’altra parte del lago.
“Sì.” Rispose lui, prima di baciarle ancora una volta il collo.
“Mi piace andare in campeggio.” Affermò la ragazza, ricambiando.
“Io non ci vado da quando avevo dodici anni.” Replicò lui, con un sorriso storto. “E piovve tutta l’estate…”
“Ohhh, il buon vecchio adorabile clima della Germania dell’est!” Esclamò in risposta una divertita Stephanie. Georg rise. “Però è divertente infilarsi nella tenda la sera…” Aggiunse allora lei, lanciandogli un’occhiata maliziosa, il bassista la osservava incuriosito. “…stretti nel sacco a pelo…”
“Tu hai sempre delle idee molto interessanti…” Ribatté Georg piuttosto interessato.
Stephanie fece un’alzata di sopracciglia. “Che ne dici di riparlarne dopo cena, in un posto, diciamo… più confortevole di una panchina?” Suggerì quindi.
“Sono assolutamente favorevole.” Concordò il ragazzo. Allora si scambiarono un lungo eloquente sguardo, preludio ad una nuova, appassionata, sessione di baci.

Silke girò l’angolo della casa. Voleva osservare un po’ i sentieri che partivano per il bosco, così da decidere dove andare, non appena Gustav l’avesse raggiunta. Il suo intento, però, non andò a buon fine, perché, appena alzò gli occhi, vide Bill che ciondolava, seduto su una panchina ricavata da un tronco. La ragazza, incuriosita, si avvicinò.
“Che ci fai qui tutto solo, Bill?” Gli chiese, fermandosi a pochi metri da lui.
“Mi sento stupido e inutile!” Piagnucolò il cantante, mentre Silke gli sedeva accanto.
“Perché?” Domandò lei.
“Claudia, Richard e Annika sono andati a fare una passeggiata nel bosco.” Rispose vago. “Annika non mi ha neanche chiesto se volevo andare…” Continuò tristemente. “Ora staranno ridendo e scherzando e io… io sono qui ad annoiarmi!” Concluse con tono patetico.
“Bill, ma hai provato a parlare con lei, a chiederle scusa?” S’informò la ragazza, sporgendosi leggermente verso di lui.
“E come faccio!” Sbottò il cantante. “Non crede alle mie giustificazioni!”
“Ma non devi giustificarti, devi dirle la verità!” Replicò Silke. “Non c’è altro modo per farti perdonare.”
“La fai facile tu…” Biascicò Bill, scuotendo e abbassando il capo. “Sarebbe semplice farsi perdonare, se potessi dirle che l’ho fatto perché so che Tom prova ancora qualcosa per Claudia e viceversa e voglio farli rimettere insieme in un finale pieno di cuoricini svolazzanti e petali di rosa, ma non è così!” Aggiunse, con enfatici gesti teatrali.
“E allora si può sapere perché le hai mentito?!” Domandò Silke con un certo impeto.
Bill la fissò negli occhi per un lungo istante. “Odio Richard.” Confessò infine.
La ragazza tentò di trattenersi per qualche secondo, poi abbassò la testa e si coprì la bocca con la mano, cominciando a ridere, prima piano, poi sempre più forte. Bill la guardava interrogativo, con la fronte aggrottata.
“E tutto… tutto per quella storia…?” Cercò di chiedergli la ragazza ridendo.
“Sì!” Esclamò indignato lui. “Mi ha profondamente offeso!” Aggiunse con le mani posate sul  petto.
“Dammi retta, Bill.” Fece improvvisa Silke, girandosi verso di lui e prendendogli le mani. “Vai da Annika e chiedile perdono in ginocchio, è l’unica cosa sensata da fare.”
“Dici?” Lei annuì. “Consiglio femminile?”
“Assolutamente sì.” Confermò Silke annuendo ancora.
Il cantante sospirò e si stiracchiò, portando le braccia dietro la testa, poi si mise a fare delle buffissime smorfie riflessive, davanti alle quali Silke si dovette trattenere dal mettersi di nuovo a ridere.
“Allora, Bill…” Gli chiese, dopo un po’. “…che cosa intendi fare adesso?”
“Mhhh, vado a fare la cacca.” Dichiarò lui rispondendo, la ragazza si sentì cadere le braccia. “Ho un paio di riviste che…”
“Io intendevo con Annika…” Soffiò Silke quasi disperata.
“Ahhh…” Fece lui. “Ci penserò dopo.” Lei si portò una mano alla fronte, scuotendo il capo.
“Silke, sei pronta?” Domandò Gustav, sopraggiungendo in quel momento.
“Sì, andiamo.” Rispose la ragazza, mentre si alzava per raggiungere il batterista.
“Mi lasciate tutti solo…” Mormorò piagnucoloso Bill.
“Fai il bravo.” Gli consigliò Silke, camminando all’indietro verso Gustav. “E apri la finestra del bagno, dopo averlo usato.”
“Ok…” Annuì il cantante, salutandola distrattamente con la mano.
“Bill, hai qualcosa che ti cammina sulla gamba…” Accennò il batterista, mentre lui e Silke si allontanavano sul sentiero dietro la casa.
“Oddio! Dove?! Che cos’è?!” Gridò l’amico saltando su e spolverandosi nervosamente i pantaloni.
Gustav si perse in una risatina maligna, continuando ad allontanarsi verso il bosco. Silke gli lanciò un’occhiata severa ma divertita.
“Sei perfido…” Affermò, lui rise ancora. “Bill, stava scherzando!” Urlò poi la ragazza, cercando di rassicurare il povero cantante ormai già isterico.
“Ecco! Mi rovini tutto il divertimento!” Esclamò Gustav, prima di ridere ancora, stavolta con dolcezza, prima di prendere la sua divertita ragazza per spalle.

Nel salone della casa c’era una grande tavola di pesante legno scuro, circondata da rustiche panche. Le ragazze l’apparecchiarono e prepararono la cena.
I discorsi e le battute si susseguirono tranquillamente, quando tutti si furono seduti a tavola, ma ognuno dei presenti avvertiva una certa tensione provenire dal fondo della tavola.
Bill era seduto in fondo alla fila, accanto a Claudia, davanti a lui Annika e Richard accanto alla ragazza. Annika non era particolarmente brillante, mentre Bill mangiava lento e mesto.
“Pip…” Fece per chiamare il cantante, ma un’occhiata glaciale di lei gli impose di correggersi. “Annika, mi passeresti il pane?” Chiese quindi.
La ragazza glielo passò un po’ bruscamente e lui lo prese, scrollando il capo con sguardo rammaricato e arreso, poi ringraziò. Claudia, a quel punto, sbottò.
“La vuoi smettere?!” Berciò ad Annika, sollevando la voce oltre quelle degli altri.
“Di fare cosa?!” Replicò l’amica, spalancando gli occhi.
“Di trattare Bill in questo modo!” Rispose Claudia, indicando la figura rattrappita del ragazzo.
“Non lo tratto in nessun modo!” Reagì l’altra.
“Appunto!” Ribatté lei. “Lo vuoi capire o no che per me non è un problema?!”
“Peccato che io non ci credo.” Affermò Annika, aggiustandosi con aria scettica il tovagliolo sulle gambe. Un silenzio imbarazzato, nel frattempo, era calato sui commensali.
“Tu sei troppo malfidata, dovresti provare almeno a darci il beneficio del dubbio.” Dichiarò Claudia, l’altra scosse il capo poco convinta. “Non è vero, Bill?” Fece però lei, voltandosi verso il ragazzo.
“Non mettermi in mezzo per favore…” La supplicò lui.
“Sei tu che non capisci, Claudia.” Riprese Annika, ignorando ancora una volta il cantante. “Io so perfettamente cosa pensi davvero…”
“No, tu non lo sai!” Protestò l’amica. “I miei sentimenti sono miei e se ti dico che va tutto bene, per favore, prova almeno a crederci!”
Tutti gli altri, a quel punto, si sentivano piuttosto a disagio, ma quelli messi peggio erano Bill, che aveva la sensazione la panca su cui sedeva stesse diventando incandescente, e Richard, che non ci stava proprio capendo un tubo.
“Si può sapere che succede?” Domandò infine alla sua ragazza, seduta di fronte a lui.
“Niente.” Sbuffò Claudia, voltando il capo, mentre anche Annika lo faceva, evitando di guardare chiunque.
“No, ora mi spiegate!” S’impose Richard, sbattendo le mani sul tavolo.
“Domani arriva mio fratello Tom.” Spiegò stancamente Bill, spalle curve e sguardo remissivo.
“E allora?” Fece l’altro con aria interrogativa.
Annika rivolse a Claudia un’occhiata stupita ma retorica, cui lei rispose con un cenno di sfida. L’aria tra le due ragazze era elettrica.
“Non glielo hai detto…” Soffiò Annika.
“Che te ne frega?!” Ribatté Claudia incrociando le braccia.
“Vedi che avevo ragione io!” Sbottò allora l’amica.
“Vaffanculo Annika!” Seppe solo risponderle l’altra, poi si rivolse a Richard. “Io e Tom abbiamo avuto una storia, ma è finita da un secolo…” Gli disse, con noncuranza.
“Ah…” Esalò il ragazzo, poi lanciò un’occhiata allo splendido viso contrito di Bill, domandandosi quanto potessero somigliarsi lui e suo fratello.
“Sei contenta ora?” Domandò, nel frattempo, Claudia ad Annika.
“Claudia, io non l’ho fatto per…” Tentò di rispondere l’altra ragazza.
“Non me ne frega proprio niente.” La interruppe l’amica. “Questo tuo modo di fare non lo sopporto più, fatti gli affari tuoi, da ora in avanti!” Aggiunse, prima di sfilarsi dalla panca e allontanarsi dal salone, verso l’interno della casa.
Annika prese un lungo respiro, poi si alzò, posando il tovagliolo sulla tavola. “Scusate.” Mormorò e anche lei lasciò la cena, uscendo sul terrazzo.
Bill cercò di alzarsi in fretta, per raggiungerla, ma s’incastrò col piede tra il tavolo e la panca, cadendo poi malamente seduto. Imprecò contro le panche, mentre Georg faceva quello che non era riuscito a lui, seguendo Annika fuori, dopo essersi scusato con gli altri. Al cantante non restò che sospirare, deluso e arreso.
“Senti, Bill…” Lo chiamò in quel momento Richard, lui lo invitò a proseguire con un gesto stanco. “Tu e tuo fratello vi somigliate molto?” Gli chiese con aria ingenua.
“Si da il caso che siamo leggermente gemelli…” Rispose, con tutto il sarcasmo che gli era possibile in quella situazione.

Il grande balcone che affacciava sul lago in lontananza era praticamente buio, se non per la luce proveniente dalla portafinestra della sala da pranzo. Annika era appoggiata alla balaustra, nel punto più lontano, dove si vedeva meglio il panorama.
“Hey.” La chiamò Georg avvicinandosi. La ragazza si girò e gli fece un sorrisino amaro. “Le cose non vanno tanto bene, eh?” Le chiese allora lui, mentre si sedeva su una delle sdraio di legno dietro di loro.
“Ho fatto una pessima figura con tutti, vero?” Replicò mesta Annika, appoggiandosi di spalle alla balaustra di legno.
“Diciamo che non siamo così abituati a vederti… arrabbiata.” Rispose dolcemente Georg. Lei fece una smorfia rammaricata. “Dai, vieni qui.” L’invitò allora lui, battendosi una mano sul ginocchio.
Annika non se lo fece ripetere e andò subito a sedersi in braccio al bassista, stringendogli le braccia intorno al collo. Il rapporto tra i due, con l’andare del tempo, era diventato molto profondo e decisamente fraterno; Georg era la persona con cui più le piaceva confidarsi, dopo Claudia. Il ragazzo sapeva spesso dirle la cosa giusta, farla rendere conto dei suoi errori e rimetterla in carreggiata. E poi era bello farsi coccolare da lui.
“Non pensi di essere stata un po’ troppo severa?” Le domandò Georg, mentre le carezzava piano i capelli; lei aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.
“Ma io l’ho fatto per…” Cercò di rispondere la ragazza.
“Annika…” Intervenne però lui. “…per quanto tu possa essere un buon giudice, di te stessa e degli altri e sappia capire le persone, non è detto che c’indovini sempre.” Lei sospirò afflitta contro il suo collo. “I sentimenti sono una cosa complicata.”
“Lo so.” Mormorò lei. “Ma so per certo che Claudia non è così indifferente come dice…”
“Perché non la lasci libera di fare i suoi errori, allora?” Suggerì Georg, prima di sistemarsi meglio la ragazza sulle ginocchia.
“Perché so quanto ha sofferto per questa storia di Tom!” Ribatté immediata lei.
“Piccola, onestamente, ma che ti frega, alla fine?” Si permise di dirle il bassista. “Sono grandi, se vogliono sbatterci di nuovo il muso, cazzi loro…”
“Ma Georg, Claudia è la mia migliore amica!” Replicò offesa la ragazza, sollevandosi dalla sua posizione adagiata contro di lui. “Non voglio vederla star male.” Aggiunse, affievolendo gradualmente la voce.
“Sarà sempre lei a decidere e non potrai farci niente.” Sentenziò lui. Annika lo fissò per un lungo istante, poi abbassò lo sguardo e si strinse di nuovo a lui.
“Hai ragione.” Sussurrò sconsolata. Georg la cullò per qualche secondo.
“Passiamo ad un altro punto, ora: cosa cacchio c’entra Bill?” Riprese il ragazzo, dopo un po’.
Annika sospirò. “Forse voglio solo fargliela scontare un po’, se lo merita, non può fare sempre quello che gli pare!” Affermò quindi.
“Andiamo! Lo sai che l’unico intento che aveva era quello di prendersi una piccola rivincita su Richard!” Sbottò Georg. “Bill non è cattivo, solo un po’ impulsivo a volte… e terribilmente egocentrico.”
“Lo so e lo amo così, però…” Replicò Annika, rintanandosi contro di lui. “Vorrei solo andare da lui e abbracciarlo, adesso…” Soffiò poi.
“E che aspetti a farlo, scema!” La rimproverò lui, con un delicato pugno in testa.
“Se non mi chiede scusa non lo faccio.” Dichiarò la ragazza compunta.
“Testona.” L’appellò allora, con un sorriso bonario. “Sei proprio sicura di non voler andare da lui, guardarlo nei suoi occhioni supplicanti e perdonarlo, sapendo benissimo che si è clamorosamente pentito del suo gesto?” Le chiese poi.
Annika diede l’impressione di rifletterci per un momento. “Ci penserò, voglio tenerlo sui carboni ardenti un altro po’, deve imparare l’umiltà.” Aggiunse altezzosa; il bassista rise. “Grazie, Georg.”
“E di che cosa?” Replicò lui, sempre sorridendo.
“Per questa chiacchierata, ha fatto bene anche alla mia di umiltà…” Rispose lei, abbassando timidamente gli occhi.
“Oh, lo spero davvero, principessa!” Scherzò allora il ragazzo, Annika sorrise imbarazzata.
“Ti voglio bene, Georg.” Affermò poi, stringendolo appena un po’ di più con le sue braccia magre.
“Anche io ti voglio bene, Annika.” Rispose lui, prima di sfiorarle le labbra con un lievissimo bacio. “Torni dentro?” Le chiese quindi, mentre si alzavano.
“Sto qui qualche altro minuto, ok?” Lui annuì, la salutò con una carezza sulla guancia e si allontanò. Annika si rimise a scrutare taciturna il lago.

Georg entrò in camera, sorrise a Stephanie, che era seduta sul letto e si spalmava la crema sulle mani; lei indossava dei pantaloncini corti blu e una canottiera rossa.
Dopo cena, risolto il piccolo dramma scoppiato a tavola, i ragazzi si fecero una partita a Monopoli, mettendosi poi a raccontare ai nuovi arrivati (Richard e Stephanie) alcuni aneddoti sulla vita del gruppo. Claudia si era unita di nuovo alla compagnia, mentre Annika aveva preferito andare a letto.
Il bassista, adesso, era arrivato, in un certo senso, alla resa dei conti: lui e la ragazza, in camera, da soli. Un punto in cui, finora, non erano mai arrivati.
Lui si sentiva perfino un po’ imbarazzato, mentre appoggiava i propri vestiti sulla sedia; si era messo il pigiama in bagno. Come iniziare? Doveva essere diretto oppure...? E lei, voleva farlo questo passo avanti? Si stava arrovellando nei dubbi.
“Mi togli una curiosità?” Gli domandò all’improvviso Stephanie, distraendolo bruscamente dai suoi pensieri.
“Eh?!” Fece Georg sorpreso, voltandosi verso di lei. “Dimmi.” La spronò poi.
“Tu e Annika… che storia è?” Lui fece un’espressione stupita e colpevole. “Sei stato fuori con lei quasi mezz’ora… cioè, non sono gelosa, solo, mi piacerebbe capire.”
Georg sospirò, sedendosi pesantemente sul bordo del proprio letto, poi posò i gomiti sulle ginocchia, strusciandosi il mento con una mano.
“Hai tutte le ragioni di chiedere.” Esordì quindi. “Ho solo cercato di farla ragionare, ad ogni modo.” Continuò. “Per il resto…”
“Per il resto?” Lo spronò la ragazza, mentre si metteva seduta davanti a lui, le ginocchia che sfioravano quelle del bassista. Lui chinò gli occhi.
“Ammetto che quando ho conosciuto Annika sono stato molto attratto da lei.” Confessò infine. “Pensavo che potesse nascere qualcosa, ci siamo anche baciati una volta.” Continuò con sincerità. “Ma io non sono adatto a lei, è Bill la sua controparte ideale, quindi mi sono tirato indietro.”
“Capisco.” Commentò Stephanie.
“Adesso siamo amici, praticamente fratelli, dato che io sono anche figlio unico.” Le spiegò ulteriormente; lei annuì. “Sai una cosa?” Le chiese quindi, con un’espressione stranamente soddisfatta.
“Cosa?” Fece lei incuriosita.
“Mi fa piacere che tu sia gelosa…” Mormorò allora lui, con un sorriso malizioso dei suoi.
“Ah, sì?” L’interrogò Stephanie, poco convinta. Lo vide annuire, mentre si sporgeva un po’ di più verso di lei, posandole le mani sulle ginocchia. “Allora mi spieghi questo?” Riprese però la ragazza, indicando la sistemazione della camera. “Com’è che io e te siamo l’unica coppia ad avere una stanza con due letti?”
Georg, immediatamente, spalancò la bocca sorpreso, poi chinò subito il capo, grattandosi imbarazzato la nuca, mentre si risistemava a sedere, allontanandosi preventivamente da Stephanie.
“Eh, ecco…” Biascicò quindi.
“La verità, per favore.” Lo implorò divertita lei.
“Sì.” Annuì lui. “Non volevo sembrasse che ti ho portata qui solo per… quello.” Confessò infine. “Volevo essere un gentiluomo e darti la possibilità di prendere tempo…”
“Oh, ma sei un cavaliere!” Esclamò la ragazza, ridacchiando.
Lui si grattò la testa. “Sì, un cavaliere imbranato che ha appena fatto una gran brutta figura…” Commentò quindi.
“Sai cosa c’è?” Lo interruppe lei, prendendogli le mani, obbligandolo a guardarla negli occhi. “I cavalieri saranno anche diventati imbranati, ma c’è da dire che le principesse si sono fatte più furbe.” Aggiunse, fissandolo con un sorriso provocante.
Georg rispose con la sua famosa alzata di sopracciglio. “Cosa intendi?” Le domandò, pregustando la risposta.
“Intendo che non è scritto da nessuna parte che dobbiamo usare tutti e due i letti.” Soffiò Stephanie, accarezzandogli le braccia, poi si avvicinò a lui, appoggiandosi sapientemente contro il suo corpo. “Togliti la maglietta…” Gli sussurrò quindi al’orecchio, prima di scostarsi.
Georg non se lo fece certo ripetere. Si alzò e sfilò dalla testa la maglietta grigia che indossava, arruffandosi così la coda in cui aveva legato i capelli, cosa che lo rese ancora più selvaggiamente attraente di quando non fosse già di suo. Stephanie lo prese per l’elastico dei pantaloni e lo tirò tra le sue gambe, cominciando a baciargli lo stomaco.
Inutile dire che, per quella notte, i pronostici vennero rispettati: di letti ne usarono solo uno.

Bill s’infilò silenziosamente sotto la leggera trapunta a fiori che copriva il letto. Il corpo magro di Annika, già sdraiata sotto le coperte, disegnava una curva morbida, alla luce della luna che entrava dalla finestra coperta dalla tenda leggera.
Il ragazzo si sdraiò, posando la testa sul cuscino, poi allungò timidamente la mano, sfiorando la vita di lei, il piccolo avvallamento tra il busto ed i fianchi, dove amava prenderla per stringerla a se, ma lei si mosse, quasi infastidita.
“Bill, per favore…” Mormorò, rompendo il silenzio e dimostrandogli di essere sveglia. “Non è il caso, dai.” Aggiunse, mentre scostava con delicatezza la mano di lui.
“Io volevo solo… abbracciarti…” Si giustificò lui con tono affranto.
“È meglio di no.” Ribadì Annika senza voltarsi.
Bill sospirò. Non era così stupido da pensare che sarebbe stato facile farsi perdonare da lei, ma credeva con tutto il cuore nel loro amore, quindi aveva sperato che lei sarebbe stata più ben disposta nei suoi confronti. Ma forse, era un’altra la cosa da fare…
“Annika.” Lei non rispose, ma Bill aveva l’assurda certezza che lo stesse ascoltando. “È tutta colpa mia, scusami.” Soffiò allora, vicino al suo orecchio, con genuino pentimento.
Il ragazzo restò quindi in ascolto, tutto il corpo rivolto a sentire anche il minimo cambiamento in quello di lei. La sentì, infine, prendere un lungo respiro, poi, senza una parola, la mano di Annika si mosse, cercò e prese la sua, portandola contro il proprio petto, dove il cuore batteva piano, sotto il palmo di Bill. Lui sorrise incerto, quindi si strinse di più a lei.  

CONTINUA



Ringraziamenti:
kit2007 – cara la mi’ bambina, scusami se non ti ho avvertito! Stasera sarà la prima che ti dirò, l’aver postato il 2! Qualcosina la sai già, ma spero comunque che il capitolo ti aggradi, con tutto quello che succede! Grazie per i sempre graditi complimenti! Baciotti!
picchia – beh, sul parapiglia ci hai decisamente indovinato! E ci siamo già dentro alla grande! Sì, Bill come vedi ci ha già regalato alcune perle… Quanto a Tom, ancora non è arrivato ma ha già fatto danni, vedremo quando finalmente li degnerà della sua augusta presenza! Grazie per il tuo puntuale commento!
sunsetdream – lusingata di aver incontrato ancora una volta il tuo apprezzamento, grazie! Spero che anche il nuovo capitolo di piaccia!
mewmina_91 – grazie! Sono felice di averti incuriosita così tanto! Beh, continua a seguire questa storia, perché ne devono ancora succedere tante!
Princess – mia cara! Meno male che c’è qualcuno di serio al mondo, brava, sii d’esempio! E calma, LUI arriverà presto (e sappiamo che non parliamo di Godot e nemmeno di Tom ^__-). Intanto, so già che mi odierai per almeno un paio di scene di questo capitolo, eheheh!
billa483 – grazie per i complimenti e vedrai che Tom non tarderà molto. Goditi Billonzo nel frattempo, che ce ne combinerà delle belle!
Ladynotorius – ma le tue recensioni non fanno schifo! I punti salienti li hai toccati, ho capito che Richard non ti sta simpatico… Grazie!
LadyCassandra – mamma mia grazie! Sei davvero troppo carina! Sono felice che la mia ff ti abbia ispirato, specie se hai amato le caratterizzazioni dei personaggi, perché ci tengo tanto. Se il primo capitolo ti ha sorpresa, penso che questo secondo lo abbia fatto ancora di più! Ti ringrazio di nuovo e aspetto nuovi commenti!
angeli neri – grazie per i tanti e bellissimi complimenti, sono contenta che tu abbia amato Autumn Song e che segua questo seguito, spero che apprezzerai anche questo nuovo capitolo!
Lady_Daffodil – Eh sì, eccoci qua, la storia continua e mi auguro sia ancora di tuo gradimento! Sì, è vero, i personaggi sono un po’ cresciuti, del resto nella prima ff hanno affrontato cose importanti. Per quanto riguarda Bill, beh, adoro caratterizzarlo, quindi mi diverto troppo! Grazie del commento!
Lady Vibeke – sì, sì, lo so, mi odi per quelle due scene con Georg… prima si coccola Annika, poi si da fare con Stephanie, capisco come ti senti… passamela via. Tra l’altro, nella recensione, mi fai una bella previsione! Io mi accontenterei che avesse lo stesso successo di Autumn Song, poi si vedrà! E anche tu… aspetta con gioia, ormai manca poco!
loryherm – grazie per la tua solita dettagliatissima recensione! Hai centrato molto punti centrali dei primi capitoli, anche se tempo di aver scompaginato un sacco di cose, con questo nuovo capitolo… e Tom ancora non arriva… Ma vedrai, vedrai, non è finita!
Antonellina – beh, quella storia è comunque finita, questa è tutta un’altra cosa, anche se all’inizio sembra riprendere i temi dell’altra. Questo secondo capitolo già sconvolge un po’ le cose, fammi sapere cose ne pensi!
RubyChubb – mi fa davvero piacere se ancora le mie storie ti divertono e incuriosiscono! Ti ho sorpresa? Bene! Oh, sì, sì, io le tue classifiche le aspetto sempre, anche perché mi fanno schiantare dal ridere e mi mostrano anche i difetti dei miei personaggi in modo troppo simpatico, ma efficace! Ora vado a leggermi la tua e si vede!

Bene, arrivederci a tutti, ci sentiamo col prossimo capitolo!
 


   
 
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