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Autore: CowgirlSara    14/10/2008    15 recensioni
"Sapeva che a lei ci pensava, ogni tanto, si domandava come stesse e se pensasse a lui." Sono passati più di sei mesi, da quel caldo autunno, ma c'è ancora qualcosa di irrisolto... Seguito di "Autumn Song"
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thunder Road - 1
A volte ritornano…
Sì, non solo io, che comunque continuo a scrivere con più o meno velocità, ma anche i miei personaggi. Questo perché, come avete letto nell’introduzione, questa storia è il seguito di “Autumn Song”, quindi ritroverete Annika, Claudia, annessi e connessi.

Confesso che non avevo molta voglia di scrivere questo seguito, ma alcune gentili pressioni mi hanno fatto cambiare idea. Spero che la scrittura proceda come ora e che io possa regalarvi senza troppi problemi una nuova fan fiction.

Ringrazio Princess e Lady Vibeke per le sopra citate gentili pressioni. Guardate, lo faccio solo per voi, quindi prendetevi le vostre responsabilità, voi due e il vostro spaccalegna (giuro che anche gli altri capiranno…).

Grazie anche a Kit2007 per le sempre belle conversazioni su Msn. Un abbraccio Martì, il boccone meglio lo lascio a te, di cosa lo sappiamo noi ^__-

Un bacio alla Sarina, anche se ci sentiamo meno sei sempre nel mio cuore.

La fanfiction è scritta con il massimo rispetto per i Tokio Hotel, per gli altri personaggi reali citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Quanto scritto è una storia di pura fantasia, i fatti narrati non vogliono dare rappresentazione della realtà. Non ha alcun scopo di lucro.
I Tokio Hotel non mi appartengono (ma guai a chi mi tocca i’ mi’ bambini!), così come gli altri personaggi reali e le canzoni che eventualmente userò.

La canzone che da il titolo al racconto è “Thunder Road” dell’unico e solo Bruce Springsteen. L’uso è solo per amore e non per lucro.

Vi lascio alla lettura e aspetto i vostri commenti!
Baci
Sara

~ Thunder Road ~

Capitolo 1 ~ Love jokes

Remember, surrender
There’s nothing you can do ‘cause
Love’s such a joke
Like a little Jack-in-the-box, you know
(Flying Teapot – Cowboy Bebop soundtrack)

Erano cinque settimane che non si vedevano. Che non si toccavano. Che non si baciavano. Che non sentivano l’uno il profumo dell’altra. Per questo ora non riuscivano a fermarsi.
Mani dappertutto. Mani sul seno, sulla schiena, oltre il bordo della biancheria. Labbra su labbra. Labbra sul collo. Sull’ombelico. Sulla stella. Caduti sul letto. Avvinghiati sul letto. Respiri affannati, eccitati, impazienti. Indumenti che volano via.
Quando la situazione era, ormai, ad un buon punto, con lui steso sul letto con addosso solo i jeans e lei seduta sul suo bacino che si toglieva la camicetta nera, alcuni rumori distrassero il ragazzo. La porta di casa che si chiudeva, mobili spostati, risatine eccitate, parole sussurrate.
“Che cos’è?” Domandò senza fiato, mentre lei si sfilava la camicetta e la lanciava lontano.
“Saranno Claudia e il suo ragazzo…” Rispose poi, distrattamente, prima di piegarsi a baciargli languidamente il collo.
“Ha un ragazzo?” Domandò però lui, con un’innocente espressione sorpresa.
“Sì…”
“Ah, e da quanto?”
“Non lo so, da un po’…”
“E che tipo è?”
“Bill!” Sbottò frustrata Annika, sedendosi pesantemente sull’addome del ragazzo.
“Ahia!” Esclamò lui, ma lei strinse le ginocchia e gli fece ancora più male, quindi incrociò le braccia e lo fissò arrabbiata.
“Ti sembra il momento per parlare del più e del meno?!” Gli chiese minacciosa. “Io non voglio parlare, adesso.” Continuò assottigliando gli occhi. “Io, ora, desidero fare tutt’altro e mi pareva che lo volessi anche tu.”
“Oh, ma io lo voglio… eccome se lo voglio!” Replicò il cantante.
“E allora!” Esclamò Annika, togliendosi da sopra di lui e slacciandogli i pantaloni, poi glieli tolse tirando dai piedi come si fa coi bambini, quasi ribaltandolo sul letto.
Bill la lasciò fare, guardandola confuso e stupito da tutto quell’ardore, che solitamente lei non dimostrava. Annika si tolse il reggiseno e gli tornò addosso, baciandolo con fervore.
“Oddio, Pippi, non ti facevo così passionale…” Biascicò il ragazzo tra un bacio e l’altro.
“Siamo così, noi Capricorni…” Mormorò lei, mentre gli lasciava umidi baci lungo la mascella. “…abbiamo una corazza molto dura, ma quando la apri… dentro c’è il fuoco…”
“Ohhh, amo i Capricorni…” Commentò languido Bill, prima di girarsi e portarla sotto di se. Annika ridacchiò, mentre lui le sfilava le mutandine.

Il ragazzo controllò la tostatura del pane, mentre il caffè bollente riempiva il bricco nella macchina; quindi posò il barattolo della marmellata sul vassoio, insieme al bicchiere di succo d’arancia ed al piccolo vaso con una margherita. Bene, tutto era perfetto!
“Buongiorno!” Lo salutò però una melodiosa quando inopportuna voce.
Lui si girò e vide, appoggiato con un fianco al frigorifero, un tizio che gli sbarrava l’uscita della cucina. Era alto poco più di lui, secco come un chiodo, capelli neri palesemente tinti, segni di trucco lavato intorno agli occhi e un sorriso sereno. Indossava solo un paio di boxer neri e una maglietta un po’ larga dello stesso colore. Le sue gambe pallide e magre terminavano con un paio di lunghi piedi scalzi. E questo chi era? Il nuovo coinquilino gay?
“Buongiorno…” Lo salutò incerto il ragazzo, l’altro gli porse un’elegante mano con unghie perfettamente smaltate di nero.
“Io sono Bill, il ragazzo di Annika.” Si presentò il tipo.
Il ragazzo di Annika?! Ma aveva voglia di scherzare?! E lei se ne era accorta che sembrava più femmina che maschio anche negli atteggiamenti?
“Piacere, sono Richard, il ragazzo di Claudia.” Disse però, stringendogli la mano.
“Che cosa stai facendo, Richard?” Gli domandò allora Bill, passando oltre il ragazzo, fino alla finestra della cucina.
“Ah, sto preparando la colazione per Claudia.” Rispose lui, ricordandosi all’improvviso del pane, che prese dal tostapane e gettò sul piatto prima di bruciarsi.
“Ohhh, che tenero!” Esclamò Bill con un sorriso dolce, mentre prendeva una sigaretta dal pacchetto che aveva in mano. “Sono certo che apprezza molto queste piccole cose.” Il cantante si rese conto dopo di essere stato un tantino acido, si accese la cicca. “Ti spiace se fumo? Ah, ma del resto l’ho già accesa! Sono troppo abituato alla gente che mi dice di sì!”
Richard lo guardò strano. “No, beh, non mi da fastidio…”
“Meglio così!” Ribatté allegro Bill, sventolando la sua sigaretta con aria da diva.
“Hm, bene…” Commentò Richard, sistemando le ultime cose sul vassoio.
“Tu e Claudia vi conoscete da molto?” Gli chiese nel frattempo il cantante, una mano intorno al torace e l’altra alzata per tenere la sigaretta.
“Eh?” Fece distratto l’altro, poi si girò verso di lui. “Poco più di un mese… Tu e Annika?” s’informò poi, incuriosito da quello strano personaggio.
“Beh, l’ho conosciuta l’inverno scorso, poco più di sei mesi fa.” Rispose tranquillo Bill, mentre scuoteva la cenere nel lavello.
“Ah, e com’è che non ti ho mai visto qui?” Domandò allora il ragazzo. Bill gli sorrise cordiale.
“Sono stato via per lavoro, negli Stati Uniti e così…” Spiegò poi, stringendosi nelle spalle. “Parto spesso, io.” Richard si chiese che tipo di lavoro potesse mai fare un tipo come quello.
“Sei… una specie di… modello?” Ipotizzò quindi.
“Oh, no… ahahah!” Rise divertito Bill, poi però fissò cogitabondo l’interlocutore. “Davvero non sai chi sono?” Gli chiese.
“No.” Negò tranquillo Richard scuotendo il capo. “Dovrei?”
“Hm, no… perché?” Fece Bill, fingendosi disinteressato, ma la sua espressione era chiaramente infastidita.
“Adesso, scusami, ma devo portare questa roba a Claudia, o il caffè si raffredda.” Affermò il ragazzo, prendendo il vassoio.
“Per carità, fai pure!” Lo invitò allegramente Bill, con un gesto enfatico verso la porta. Richard lo salutò e così fece Bill, ma quando restò solo fece una smorfia contrariata.

Richard tornò da Claudia portando il vassoio della colazione. La ragazza, quando lo vide, sorrise allegra, accomodandosi contro i cuscini.
“Oh, grazie, sei un tesoro!” Esclamò quindi contenta, mentre lui le posava davanti la colazione, ma poi si accorse dell’espressione perplessa del ragazzo. “Che cosa c’è?” Gli domandò allora, aggrottando la fronte.
“Ho conosciuto Bill.” Rispose lui con un’alzata di sopracciglia.
“Ah!” Fece lei, prima di piegare le labbra in un sorriso divertito. “Un tipo particolare, eh?”
“Particolare?! Quello è una checca, Claudia!” Sbottò Richard, quasi allibito. “Mi dispiace tanto per Annika, ma prima o poi se ne accorgerà…”
“Ricky, ti garantisco che Bill non è gay.” Affermò la ragazza un po’ offesa. “È tutto un atteggiamento, più uno stile di vita diciamo, insomma, il personaggio che si è creato…” Aggiunse seria.
“Andiamo! E chi si crede di essere per doversi creare un «personaggio»?!” Replicò Richard, spiluccando una fetta di pane tostato.
Claudia lo guardò con tanto d’occhi. “Non mi dire che non lo hai riconosciuto…”
“No, perché?” Fece lui con tono indifferente.
La ragazza lo fissò scioccata per un attimo, poi abbassò gli occhi, mentre scuoteva il capo sconsolata, mettendosi a mangiare.
“Non importa.” Mormorò poi, mandato giù il primo boccone. “Ma sappi che io, Bill lo conosco da quasi tre anni e ho le prove che non è assolutamente gay.” Aggiunse sicura, addentando ancora il pane tostato.
Lui la guardò con aria sospettosa. “Se mi ha detto di conoscere Annika solo dall’inverno scorso, com’è che tu lo conosci da così tanto?” Le chiese infatti.
Claudia annuì, assorta nella colazione. “Beh, anche io conosco Annika solo da novembre, l’ho incontrata a casa di Bill, difatti…” Solo alla fine della frase si accorse della rivelazione che aveva fatto e spostò gli occhi sul ragazzo, intimorita.
“A casa di Bill, eh? E che ci facevi a casa di Bill?” Le domandò Richard.
“Ma niente di che…” Glissò Claudia, stringendosi nelle spalle e deviando lo sguardo altrove.
“Lo conosci da tre anni, eri a casa sua e giuri che è etero…” Elencò lui con espressione indagatrice. “Claudia, guarda che puoi dirmelo se hai avuto una storia con lui…”
“Ma stai scherzando?!” Esclamò lei ad occhi spalancati. “No, non ho mai avuto una storia con lui, nonostante pensi che Bill sia una delle persone più belle che conosco, in tutti i sensi.” Spiegò quindi. “No, ci hanno presentati amici comuni…”
Quella vaga risposta, infine, parve accontentare Richard, che si strinse nelle spalle e accese la tv, mangiucchiando un’altra fetta di pane con la marmellata.
Claudia, invece, dietro l’apparente facciata tranquilla, continuava a pensare alla propria risposta. Amici comuni. Non sapeva perché le riuscisse ancora tanto difficile parlare di Tom, ormai era finita da un pezzo, però… Ripensare ai suoi profondi occhi nocciola, alle sue mani grandi, al suo sorriso sornione e dolcissimo le provocava ancora un vago turbamento che era troppo impegnativo chiamare col suo vero nome…

Nostalgia?

Bill, nel frattempo, era tornato in camera di Annika; anche lui aveva voluto fare il cavaliere portandole la colazione, ma la tazza di caffè macchiato e le due fette di pane molto abbrustolito non erano esattamente invitanti. Annika li guardò corrucciata.
“Scusa…” Fece Bill imbarazzato, grattandosi la nuca. “…non ho calcolato bene i tempi del tostapane…”
La ragazza fece un’espressione scettica. “Non sei proprio capace, eh?”
“No.” Rispose lui sconsolato, scrollando il capo di lato, mentre reggeva ancora l’improvvisato vassoio sulla mano.
“Vieni qui.” Lo invitò allora Annika con voce dolce, battendo una mano sul materasso.
Bill mugolò felice, posò il piatto sul comodino e si buttò accanto alla ragazza, avvinghiandosi a lei e strusciando il naso contro il suo collo. Annika rideva sommessamente, le scenette di Bill erano sempre troppo divertenti.
“Sono un povero ragazzo ricco…” Piagnucolò il cantante, col viso nascosto nella spalla di lei.
“Stai tranquillo, amore.” Lo rassicurò Annika, carezzandogli il capo. “C’è qui la tua Pippi, che ora ti preparerà una bella colazione.”
Bill sollevò subito la testa con un sorriso entusiasta. “Mi fai il toast alla francese?!” Le chiese speranzoso, lei annuì. “Oh, grazie! Tomi è cattivo, non me lo fa mai!”
“Bill!” Lo rimproverò Annika ridendo. “Per quel povero disgraziato è già un trauma doversi alzare dal letto e pretendi che ti prepari anche la colazione? Sei viziato…” Aggiunse, con tono fintamente severo, dandogli un colpetto sul naso.
“Sì.” Ammise tranquillamente lui, annuendo convinto. “Amo i miei privilegi.” Dichiarò poi, prima di accomodarsi meglio.
“Tu sei un po’ troppo furbo.” Commentò divertita la ragazza, mentre Bill ridacchiava nascosto tra i suoi capelli.
“Ah!” Fece poi il cantante, scostandosi per guardarla in faccia. “Ho conosciuto Richard.”
“Bene! È un ragazzo simpatico, vero?” Replicò tranquilla Annika.
“Mah, insomma…” Mormorò Bill, prima di riaccomodarsi accanto a lei, supino, e passarle un braccio sotto la testa.
“Perché dici insomma?” L’interrogò incuriosita Annika, che lo guardava col capo girato verso di lui.
Il cantante fece una smorfia, arricciando il naso. “Beh, è un bel ragazzo, somiglia a Boris Beker da giovane, ma non è stato molto socievole con me, io sono stato gentile, però lui era molto sulle sue e mi guardava come se fossi… qualcosa di non molto carino…” E questo era senz’altro una grave offesa per Bill «La Diva». “E poi, ecco… non mi ha riconosciuto…”
Apriti cielo! Pensò Annika. Non esisteva onta più grave per il divino Bill Kaulitz, osannato leader dei Tokio Hotel, che non essere immediatamente, inconfondibilmente e universalmente riconosciuto come il bellissimo, talentuoso, popolare cantante che era.
“Ah, è questo il problema…” Si azzardò a commentare la ragazza.
“No, non è questo!” Ribatté subito Bill, mettendosi seduto. “È che… ecco…” Riprese, mentre incrociava le gambe e guardava in alto. “…mi sembra di essere piuttosto famoso e, anche se non ero truccato e pettinato come al solito… insomma, mi ha visto da meno di un metro di distanza e…”
Annika, con espressione retorica, si tirò su, mettendosi poi davanti a lui, a gambe conserte e lo fissò per un lungo istante.
“Non cambierai mai, eh?” Gli domandò infine, con un’alzata di sopracciglia. Bill, infatti, fece un’espressione birichina ma vaga, stringendosi nelle spalle.
“Andiamo, va, c’è da preparare la colazione.” Affermò allora la ragazza divertita, scuotendo il capo, prima di scendere dal letto.
Il cantante si lasciò cadere sulla schiena, il capo reclinato oltre il bordo del materasso, seguendola con gli occhi. “E le coccole?” Le chiese, con un collaudato sguardo cuccioloso dei suoi.
“Dopo.” Rispose secca Annika, uscendo poi dalla camera accompagnata da un suo sbuffo risentito.

I due ospiti maschi dell’appartamento si rividero un paio d’ore più tardi, quando per Bill venne il momento di congedarsi.
Richard e Claudia erano nella piccola cucina; lui, seduto al tavolino, leggeva distrattamente una rivista, mentre lei lavava i piatti della colazione.
“Bill sta andando via, vi voleva salutare.” Annunciò Annika fermandosi sulla porta, teneva il cantante per mano.
“Te ne vai?” Domandò Claudia al ragazzo, lui annuì. “Dammi un bacio, allora!” Esclamò lei, prima di andare ad abbracciarlo.
Bill, mentre stringeva e baciava sulle guance Claudia, lanciò uno sguardo altezzoso a Richard, il quale aggrottò la fronte perplesso.
“Perché non resti con noi?” Gli chiese quindi, incuriosito.
“Oggi pomeriggio registriamo un programma per la ZDF.” Spiegò, sempre con tono supponente. “Andrà in onda stasera, un po’ prima di mezzanotte.”
Registra un programma? Quella frase fece nascere un sospetto in Richard. Bill non era esattamente una faccia sconosciuta, ora che lo guardava meglio. Sollevò gli occhi, studiando la sua figura. Jeans chiari, cintura borchiata con fibbia a teschio, maglietta rossa con scritte gotiche, al collo una catena d’argento con anelli larghi un mignolo, polsiera fetish con cinghie, unghie smaltate, capelli perfettamente lisci e neri, occhi cerchiati dalla matita… Aspetta un attimo… ma è…
Richard batté una mano sul tavolo, interrompendo i convenevoli tra gli altri tre, che lo guardarono sorpresi.
“Ho capito chi sei tu!” Esclamò il ragazzo indicando Bill con un sorriso trionfante; l’interpellato gongolò finalmente soddisfatto. “Sei il cantante di quella boy band, i Tokyo come si chiamano…”
L’atmosfera si fece immediatamente glaciale. L’espressione di Bill si trasformò in un istante, divenne fissa, immobile, tanto che il suo viso sembrava scolpito in una lastra di trasparente alabastro.
Annika mormorò: “Oh, Dio…”, mentre Claudia si copriva la bocca con una mano, spalancando gli occhi. Le due ragazze speravano solo che l’esplosione di Bill fosse contenuta.
Il cantante si rianimò all’improvviso, sbilanciandosi in avanti e puntando il suo lungo indice appuntito contro Richard. Annika sporse una mano, come per tentare di fermarlo, mentre Claudia faceva una smorfia preoccupata.
“Noi non siamo una boy band!” Berciò nel frattempo Bill, davanti agli occhi spalancati dell’altro. “Le boy band sono messe insieme dalle case discografiche solo per fare soldi, NOI siamo insieme da quando avevamo undici anni…”
“Bill…” Tentò Annika, inascoltata.
“Le boy band fanno balletti idioti, NOI suoniamo, SUONIAMO DAVVERO, con il sudore, le dita sanguinanti e i crampi anche!” Continuò il cantante, davanti ad un sempre più allibito Richard. “Le boy band cantano motivetti melensi che qualcuno gli confeziona a proposito, NOI scriviamo tutti i nostri pezzi, musica e parole, e per quanto possano essere orecchiabili e melodici, è pur sempre rock!” Alzava sempre più la voce. “NOI-NON-SIAMO-UNA-BOY-BAND!” Proclamò infine, senza fiato, con sguardo fiammeggiante; l’altro ragazzo cadde a sedere. “E ci chiamiamo TOKIO HOTEL, con la I.”
Detto questo diede le spalle a Richard, con atteggiamento superiore, sollevando il mento e scuotendo i capelli, quindi prese Annika per le spalle e la baciò appena sulle labbra.
“Ci vediamo stasera, Pippi.” La salutò poi. “Vengo a prenderti verso le nove.”
“Va bene.” Annuì lei, ancora un po’ preoccupata. “Se ritardi, chiama.” Lui annuì e si diresse all’uscita.
“Ciao, Bill.” Lo salutò Claudia, sventolando appena la mano.
“Ciao…” Salutò atono Richard.
“Ciao, Claudia.” Rispose il cantante, calcando sul suo nome ed evitando volutamente di rispondere al ragazzo.
Quando il cantante fu sparito oltre la porta, con le chiavi della sua Bmw in mano, le due ragazze trassero un profondo sospiro di sollievo, poi guardarono Richard con gli occhi spalancati.
“Ritieniti fortunato.” Gli disse Claudia. “Ti sei fatto un nemico, ma perlomeno sei vivo.” Aggiunse, mentre lui faceva un’espressione smarrita e colpevole.

*****

Georg l’aspettava sul retro del negozio, come sempre quando si davano appuntamento lì. Fumava tranquillo, appoggiato allo sportello della sua Audi.
Lei uscì poco dopo, semplice e sbarazzina come al solito: bermuda neri, canottiera bianca, Birkenstock ai piedi. Il bel viso lentigginoso, dominato dai grandi occhi azzurri, privo di trucco e i ribelli riccioli castani legati in una semplice coda.
Il ragazzo, vedendola salutarlo allegramente con la mano, non poté fare a meno di ripensare a come si erano conosciuti…

Il bassista dei Tokio Hotel, quel giorno, era entrato nel negozio con l’intento di comprarsi solo un paio di scarpe da climbing e qualche capo d’abbigliamento sportivo, senza pensare che avrebbe fatto quell’interessante incontro.
La simpatica e riccioluta commessa che si era occupata di lui (Stephanie c’era scritto sul suo cartellino), oltre che molto carina, si era rivelata una vera e propria sorpresa. Lei, prima di tutto, non lo aveva riconosciuto subito (anche se ogni tanto lo guardava come se avesse un sospetto) e poi, parlando, lui aveva scoperto che avevano molte passioni sportive in comune.
Aveva finito per passare più di un’ora a parlare con quella ragazza, a fare battute e a ridere, ammirando la spontanea bellezza di Stephanie. Georg, alla fine, aveva acquistato quello che gli serviva, ma anche conosciuto una persona affascinante che lo aveva colpito profondamente. Era tanto che non stava così bene con una ragazza, così non aveva resistito e, mentre firmava la ricevuta della carta di credito, le aveva chiesto di uscire insieme. Lei, all’inizio, lo aveva guardato un po’ sorpresa, poi, con un sorriso radioso, aveva accettato.

Era passato circa un mese, Georg e Stephanie erano usciti insieme diverse volte, sempre in accordo con gl’impegni di lui; purtroppo il tempo che avevano potuto passare insieme era stato relativamente poco. Georg, però, adesso aveva una buona notizia da darle, o almeno sperava.
Quando lei lo raggiunse vicino alla macchina si salutarono con un breve bacio.
“Ti accompagno a casa?” Le chiese poi il ragazzo, con la speranza di poterle parlare in macchina.
“Sono con lo scooter…” Rispose Stephanie dispiaciuta, indicando distrattamente il suo vecchio motorino.
“Mi dispiace…” Ribatté Georg. “Allora devo parlare subito, purtroppo non ho molto tempo.” Aggiunse serio.
“Mamma mia, mi fai preoccupare!” Esclamò lei sarcastica. “Cosa devi dirmi? Vai in tour su Marte?”
Georg ridacchiò. “No, tranquilla, se dovevo partire te lo dicevo subito.” Affermò quindi. “Devo farti una proposta.”
“L’accetto solo se è indecente.” Replicò subito la ragazza, con un sorriso malizioso.
“Sei furba tu…” Fece il bassista compiaciuto, mentre si scambiavano uno sguardo complice.
“Beh, sai com’è, ho vinto il premio e non me lo sono ancora goduto.” Ribatté Stephanie, indugiando con lo sguardo su di lui. “Non so se mi capisci…”
“Oh, ti capisco benissimo, credimi!” Esclamò Georg. “Per questo volevo chiederti se ti andava di passare un week end in montagna.”
“In montagna?”
“Sì, è uno chalet molto carino, ci sono già stato, c’è anche un lago vicino.” Rispose il ragazzo. “Ma soprattutto non ci sono guardie del corpo, locali affollati e paparazzi.”
“E questa direi che è una nota positiva.” Soggiunse lei con un sorriso.
“Eh, sì.” Annuì Georg. “Anche se, devo confessare che non saremo proprio soli… ci saranno i ragazzi.” Ammise quindi.
“Per «i ragazzi» intendi gli altri Tokio Hotel?” Domandò la ragazza.
“Eh, sì… è un problema?” Fece lui, aggrottando la fronte.
“Oh, no! No! Anzi, ho sempre sognato di fare un fine settimana con delle rock star!” Rispose Stephanie, malcelando una certa preoccupata ironia.
“Oh, ma tranquilla, sono tutti delle persone… normali mi pare un po’ azzardato, ma direi sopportabili e poi… ci saranno le ragazze e loro sono tutte fantastiche, ti piaceranno.” Affermò Georg, tentando di rassicurarla. “E sarà facile ritagliarsi un po’ di tempo solo per noi…”
Stephanie, a quel punto, sorrise dolcemente e gli circondò il collo con le braccia. “Va bene, accetto, questo tuo ultimo argomento mi ha convinta…” Mormorò poi, prima di baciare il suo sorriso divertito, mentre lui la stringeva a se.

*****

La cucina era in penombra, solo le luci della penisola erano accese, era spenta anche la tv. Tom e Bill mangiavano in silenzio, dopo una giornata passata in studio non avevano più voglia di rumore.
“Vieni anche tu in montagna, vero?” Domandò ad un certo punto il cantante.
“Reggere il moccolo alle coppiette felici non è la mia massima aspirazione.” Borbottò l’altro, con gli occhi sul piatto.
“Che cacchio di risposta sarebbe?” Fece Bill con espressione interrogativa e un po’ offesa.
Tom deglutì il boccone, bevve, si pulì la bocca, con lentezza esasperante e, infine, guardò il gemello.
“Andiamo, Bill…” Gli disse, con tono retorico. “Voi siete tutti accoppiati, che vengo a fare?”
“Beh…” Ribatté il fratello. “…potresti, non so, fare surf sul lago, passeggiare nel bosco…” Lo sguardo di Tom, nel frattempo, si faceva sempre più attonito. “Ah! Potresti imparare a pescare le trote!” Concluse entusiasta Bill.
Il chitarrista lo guardava come se fosse un puffo blu di un metro e novanta col cappello di molliche.
“Mi stai prendendo per il culo?” Gli chiese poi. “Tra l’altro il pesce mi piace pure poco…”
“Anche a me, però…” Replicò immediato il gemello. “Potresti portare una ragazza.” Suggerì allora.
“Ma sei scemo?!” Esclamò incredulo Tom. “Se invito una per un fine settimana in montagna, quella come minimo si mette in testa che me la sposo! Scordatelo!”
“Ma io volevo che tu venissi!” Protestò Bill, arricciando il naso in una smorfia capricciosa.
“No, senti, davvero…” Declinò il fratello, riprendendo la forchetta. “E poi… ho un paio di mezze cose in piedi, per il week end, qui in città…”
“Un paio di mezze cose?!” Fece l’altro perplesso.
“Sì, con delle tipe…” Rispose vago Tom.
“Beh, alla fine, forse è meglio così.” Buttò lì il cantante, mentre, con un’alzata di sopracciglia, si rimetteva a sua volta a mangiare.
“Perché?” Domandò il chitarrista, senza troppa curiosità.
“Perché vengono anche Claudia e il suo nuovo ragazzo.” Rispose Bill. “Richard…” Aggiunse con espressione in po’ schifata.
Tom alzò gli occhi su di lui. “Quello che ha detto che siamo una boy band?” Il gemello annuì.
“Dici che se lo faccio accidentalmente cadere dalla barca, mentre siamo in mezzo al lago, mi arrestano?” Soggiunse quindi, con un sorrisetto velenoso.
Il fratello ridacchiò. “L’ho sempre detto che sei vendicativo!” Dichiarò quindi, prima che entrambi scoppiassero a ridere.
Tom, però, pensava. Quando Bill gli aveva raccontato che Claudia aveva un ragazzo, lui si era comportato in linea col suo personaggio: cinico e menefreghista. Certo, poi si era incazzato per quella storia della boy band, ma a quanto pare Bill aveva sistemato la cosa da solo, visto quanto andava raccontando da una settimana a quella parte a chiunque incontrasse; sembrava che quel Richard non gli andasse proprio giù. E nemmeno a Tom, anche se il motivo era molto meno palese.
Lui tocca Claudia. E non sapeva perché questo pensiero lo infastidisse tanto. La ragazza non era mai stata sua, nel senso… non erano mai stati insieme, mai stati una coppia, ma Claudia era l’unica delle ragazze che aveva avuto ad avergli lasciato un ricordo amaro. Come se l’avesse persa prima di conoscere il suo vero valore. Voleva conoscerlo ora? Non lo sapeva.
Sapeva che a lei ci pensava, ogni tanto, si domandava come stesse e se pensasse a lui. Aveva sue notizie di sfuggita, pescandole con perizia nei rendiconti infiniti di Bill; ad Annika non aveva mai rivolto domande dirette, troppo pericoloso, lei era intuitiva e intelligente e sembrava sapergli leggere dentro con sorprendete chiarezza. Non voleva che qualcun altro gli spiegasse cosa era lui a provare, i suoi sentimenti, seppur confusi, erano suoi e basta.
Tom, dopo aver visto un film con Bill, se ne andò a letto con i pensieri che continuavano ad inchiodare su Claudia. Si convinse che i suoi dubbi andavano chiariti. E forse un modo c’era.

CONTINUA



   
 
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