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Autore: Naxi_4ever    16/11/2014    5 recensioni
PARINGS:JORTINI-LODOGGERO-FALBA-MECHIANI-accenni DIELARI
Cinque ragazzi vivono in un mondo parallelo,loro sono i paladini di Eraclyon,un altrove senza spazio e senza tempo,un grande nulla al centro dell'infinito.
La loro missione é riuscire a salvare questo mondo dai Guerrieri del Buio,residenti del Regno di Phobos,situato nell'esatto contrario di Eraklyon: al centro dell'entroterra.
Ma questi guerrieri non solo sono imperterriti nel voler compiere la loro missione e dominare su Eraklyon,loro vogliono conquistare la Terra.
Proprio per questo Caleb,Cedric,Ralph,Lumien e Orube intraprendono una delle missioni piú importanti per il loro popolo: andranno sulla Terra con un'identitá completamente diversa,per catturare i Guerrieri. Unica regola: nessuno lo dovrá scoprire.
Per di piú saranno costretti a frequentare un college a Chicago,convivendo in una casetta insieme ad altre ragazze.
Riusciranno ad abituarsi alla nuova vita?
Le coinquiline scopriranno il loro segreto?
Riusciranno a catturare i cavalieri?
E infine,sulla terra saranno davvero gli unici appartenenti a quel mondo?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6


Diego osservava l'aula,seduto annoiatamente dietro al banco in terza fila.
Ancora pensava alla missione,a quanto fosse parsa reale,al viso conosciuto del ragazzo che era diventato il mostro. Ma soprattutto ai sospetti che aveva destato in Candelaria per la sua comparsa improvvisa.
Se l'era cavata dicendole che era dietro all'armadio giá prima che lei arrivasse,stava facendo i compiti ed era l'unico posto dove non si sentivano le grida dei vicini. 
Solo sperava che Candelaria non fosse andata a lamentarsi con loro. E che gli avesse creduto. 
Ma sicuramente qualche sospetto l'aveva risvegliato,e la rossa non sembrava il tipo che lascia perdere facilmente.
Bussarono alla porta della classe,il professore di storia si separó dalla lavagna coperta di date per andare ad aprire. 
Entró un ragazzo,uno studente dell'altra sezione,probabilmente,che si avvicinó alla cattedra per farsi consegnare dei fogli dall'insegnante.
Diego quasi fece un salto sulla sedia al vedere quei capelli neri. 
Aveva visto tante persone dai capelli cosí,ma lui... Lui conosceva quella capigliatura. Erano identici a quelli del ragazzo nella simulazione. 
-Tenga,Vladimir. Ora torni in classe!-
Il ragazzo si voltó verso la classe e alzó la mano in segno di saluto,poi tornó alla porta per uscire.
Diego sbiancó completamente. Quello era il ragazzo della simulazione.
Questo poteva significare qualcosa,o era solo un terribile coincidenza? 
Sperava fosse la seconda opzione,anche se non ne era cosí sicuro.

Candelaria,da parte sua,era decisa a scoprire la veritá su Diego. 
Non credeva ci fosse molto senso nel nascondersi dietro ad un armadio per non sentire le urla dei vicini. Se aveva qualche problema con loro,tanto valeva bussare alla loro porta e ordinargli di smettere,pensava mentre guardava fuori dalla finestra distrattamente. 
Le sembrava assurdo stare cosí durante una lezione: non ascoltare,pensare ad altro,non era da lei! 
Ma non riusciva a non pensare alla misteriosa apparizione del ragazzo. Non aveva un filo logico,e lei non poteva accettarlo. 
Tutto doveva avere una spiegazione scientifica o matematica. O almeno umana. 
E a quanto sapesse,il teletrasporto non era ancora stato inventato.
Scosse la testa e tornó a copiare gli appunti di storia scritti alla lavagna. 
Per lei quelle cose erano anche fin troppo facili,le avrebbe potute spiegare ad occhi chiusi. 
Si era sempre obbligata ad essere la prima della classe,a capire tutto prima degli altri. A volte addirittura aveva provato a studiare il triplo delle pagine di compito,per sapere gli argomenti successivi in anticipo. 
Solitamente chi studiava cosí,almeno era un aiuto per il resto della classe,ma lei no. 
E non solo nelle verifiche non dava alcun tipo di suggerimento,la stessa cosa succedeva nelle lezioni,quando qualcuno le chiedeva di rispiegarle qualcosa. Lei scuoteva la testa o faceva finta di non sentire. 
Era come un'ossessione,voleva essere la migliore,voleva dimostrare a sua madre che poteva diventare qualcuno anche senza essere una donna d'affari,esattamente come lei. 
Finalmente la campanella squilló,liberando gli studenti dalle monotone lezioni e dai mille pensieri. 
-Diego- esclamó Candelaria intravedendolo mentre usciva dalla sua classe -Vieni un attimo- lo chiamó afferrandolo da un braccio. 
I due si appostarono in un angolo,tra gli armadietti e la porta di un'aula. Candelaria si assicuró che non stesse passando nessuno e si posizionó di fronte al ragazzo.
-Diego,cosa stavi facendo ieri?- 
Diego,sí,lui si aspettava questa domanda,ma no,non in quel momento. 
Lui,che credeva nelle cose solo se avevano una spiegazione,proprio come la rossa. Lui,sempre sincero. Lui,che ora doveva imparare a mentire.
Era inevitabile,non avrebbe mai potuto dire la veritá. Questa non era la sua vita,questa era la missione.
-Te l'ho giá detto- rispose direzionando lo sguardo verso il corridoio. 
Candelaria scosse la testa contrariata,e spostó con una mano il viso di Diego verso di lei,costringendolo a guardarla negli occhi. -Diego,cosa stavi facendo ieri?- ripeté nuovamente scandendo meglio le parole.
Diego non sapeva che fare; le mani sudate si attorcigliavano tra loro mentre pensava ad una risposta abbastanza credibile. Non aveva modo di prendere tempo,non poteva pensare all'infinito. Soprattutto non essendo un mago delle bugie.
Prese la strada piú semplice,non disse nulla e scappó via,percorse ad uno ad uno i corridoi fino ad arrivare al cortile esterno del college. 
Sapeva che cosí aveva destato molti piú sospetti nella ragazza,ma non ci poteva fare nulla,non ce l'aveva fatta. 
Si sedette su una panchina in pietra grigia e afferró la testa tra le mani. Forse non avrebbero dovuto sceglierlo come Paladino: non riusciva a coprire una scomparsa,come avrebbe potuto nascondere il fatto di essere ricercato dai Guerrieri del Buio,di dover combattere con loro? 
Non poteva,ne era sicuro.

La sera precedente,Facundo si era deciso a provare finalmente quei cilindri sottilissimi che ad Eraklyon non esistevano. 
Insomma,aveva creato un personaggio per scendere sulla Terra,ma ancora non aveva messo in mostra le qualitá,o meglio difetti,che voleva fargli assumere.
E sicuramente il suo personaggio non sarebbe stato lo stesso senza una sigaretta in mano.
Era riuscito a ricavarne qualcuna da un compagno di classe,ma non erano molte. L'amico gli aveva detto che bastavano,non avendo mai fumato in vita sua,ma Facundo non la pensava cosí. Fatto sta che giá si trovava nel minuscolo giardino della sua casetta fumando l'ultima. Forse si era lasciato troppo prendere,forse non avrebbe dovuto. Magari era questo il 'vizio' di cui aveva tanto sentito parlare sulla Terra. 
Posó il pacchetto sul tavolino in vimini appoggiato alla parete rossa. 
Fatto sta che,grazie a questi piccolissimi oggetti,riusciva a liberarsi,a non pensare per un momento a tutte le bugie che era costretto a dire. Non pensava piú ad Eraklyon,alla missione. Non pensava alla scommessa con Xabiani,tra l'altro creata da lui. Non pensava a quanto Alba ci potesse rimanere male,scoprendo che lui non ci stava provando davvero,a farla innamorare. 
Dopotutto,era una ragazza debole,tutta la sua rudezza era una maschera,un modo per allontanare il mondo da lei,l'aveva capito Facundo. Ma ancora non era riuscito ad arrivare ad un perché.
-Anche tu questo vizio?-
Sí,evidentemente quello era il vizio. La voce di Alba fece sussultare Facundo,che si voltó velocemente verso di lei.
Annuí con il capo,poi tornó ad osservare il cielo grigio di quella mattinata che preannunciava pioggia.
Alba appoggió la schiena al muro,accanto a lui. 
-Me lo passi?- chiese indicando l'accendino,poggiato accanto al pacchetto ormai vuoto.
Facundo si abbassó per afferrare il piccolo oggetto,ma una fitta dolorosa invase il suo cranio. Non poteva essere una chiamata del Grande Capo,a quelle ci era abituato. 
Lí vicino c'era un Guerriero. 
Tentó di non farci caso e si rialzó,porgendo ad Alba l'oggetto richiesto.
La ragazza si era accorta che qualcosa non andava,aveva visto la scossa che aveva attraversato il suo corpo mentre cercava di sollevarsi.
Decise di lasciar perdere.
-Che facciamo con i capelli?- gli chiese senza guardarlo.
Facundo lanció a terra la sigaretta e la spense con la scarpa destra -Nulla,lo sai- 
Alba fece una smorfia. -Li dovrai tagliare prima o poi. E poi non mi piacciono cosí-
Facundo lanció una risatina,per poi voltarsi verso di lei -Quindi dovrei cambiare taglio perché questo a te non piace?- alzó un sopracciglio.
La ragazza sorrise di sfuggita,annuendo con il capo.
-E allora sai che ti dico? Ormai le lezioni sono iniziate,se andassimo dal parrucchiere questa mattina?- propose lui prendendo tra le dita la sigaretta della coinquilina,per lanciarne un tiro. Alba la riprese con uno spintone -Ci sto- rispose infine.
-Credo che arriverá un temporale,dobbiamo muoverci- avvisó Facundo indicando il cielo nuvoloso. 
Alba non disse nulla,lasció uscire dalla bocca l'ultima nuvola di fumo e rientró in casa per prepararsi.

L'intervallo era proceduto velocemente all'interno dei corridoi,ma la campanella aveva annunciato nuovamente l'inizio delle lezioni. Mercedes aveva un'ora buca,perció entró nel bagno femminile accanto alla sua classe. 
Appoggió la pochette sul lavandino e aprí la cerniera,poi estrasse il boccettino nero dell'eyeliner,seguito dal rossetto rosso fuoco. 
Allungó il viso verso lo specchio,tolse il cappuccio dell'eyeliner e tracció una nuova linea,sopra a quella giá disegnata la mattina. 
Ripeté l'operazione un paio di volte,poi ripose accuratamente l'oggetto nell'astuccio e aprí il rossetto. 
Stava accentuando il labbro inferiore,quando vide apparire dietro di sé la figura di Xabiani.
Si voltó rapidamente e stampó un bacio sulle labbra di lui. Lasció scivolare le braccia intorno al suo collo,mentre lui le afferrava la vita. 
Le cose erano andate piuttosto bene tra i due,ma quei baci non significavano niente per entrambi: era solo puro piacere.
Xabiani per una scommessa,Mercedes di natura,a loro andava bene cosí.
-Che ci fai quí?- chiese la bionda togliendo con le dita il rossetto fresco che era finito sulle labbra del ragazzo,che ancora la manteneva vicina al suo corpo con le mani.
-Hai l'ora libera- spiegó lui avvicinando il viso ai capelli di lei,assaporandonel'odore di vaniglia. Mercedes si lasció scappare una risatina -E quindi?- 
Gli stampó un bacio sulla guancia destra.
-Io ho l'ora libera- 
Un altro sulla guancia sinistra.
-Non tu- 
Uno sulle labbra.
Xabiani alzó la testa verso il soffitto,poi spinse la ragazza contro alla porta del bagno -Non mi stuzzicare- sussurró al suo orecchio -Non lo fare-
Mercedes sembrava divertita dalla situazione; provó ad accarezzarlo partendo dai capelli,poi scese sul suo viso,fino ad arrivare al collo e alle spalle,sulle quali si soffermó con movimenti circolari delle dita. -Altrimenti?- chiese mordendosi il labbro inferiore.
Il ragazzo non rispose,si limitó ad avvicinarla di piú a lui,facendo combaciare i due corpi,poi appoggió le labbra sulle sue,muovendole freneticamente,come se fossero indispensabili per lui.
Si separarono grazie a Mercedes. Sarebbe presto finita l'aria se avessero continuato ancora per molto.
-Abbiamo ancora l'ora libera,non vorrei sprecarla quí- sussurró poggiando le mani sul suo petto,per allontanarlo. Il ragazzo non ebbe bisogno di spiegazioni,si avvicinó in fretta al lavandino,raccolse disordinatamente i trucchi che vi erano posati e la prese in braccio,sostenendola da sotto le cosce,per poi trascinarla tra i corridoi e arrivare alla casetta,tra le risatine divertite della bionda.

-Non ci resta che allontanare la guardia,distraila- ordinó Alba spingendo Facundo lontano dalla colonna dietro alla quale erano nascosti.
Il ragazzo corse di nuovo vicino a lei,spalancando gli occhi -Io? E perché dovrei essere io a distrarlo? Fallo tu!- ribatté trascinandola fuori dai portici,nel cortile davanti alla cancellata che li manteneva intrappolati all'interno del college.
Questa volta fu Alba a correre di nuovo dietro alla colonna,urlando un -Ma sei pazzo? Pensa se mi avessero visto!- 
-E se avessero visto me?- chiese Facundo indicando sé stesso.
Alba appoggió la schiena al marmo freddo -Saresti finito nei casini- alzó le spalle.
Lui si lasció cadere sull'altro lato della colonna,lasciando che le loro braccia si sfiorassero -E tu,che avresti fatto?- 
Silenzio.
-Mi avresti difeso?- domandó nuovamente facendo scivolare le mani nelle grandi tasche della giacca nera. 
Alba continuava a non rispondere. La veritá era che neppure lei sapeva che avrebbe fatto. 
Normalmente avrebbe liquidato il destinatario con un 'no' e la discussione sarebbe terminata,ma in quel momento,sotto lo sguardo attento di quegli occhi castano scuro,non riusciva a trovare una risposta.
-Se non ci muoviamo ci scopriranno- disse qualche secondo dopo,allontanandosi dal porticato e camminando fino alla guardia. L'espressione stranita di Facundo si trasformó in una molto preoccupata nel vederli parlare.
Il guardiano non sembrava neppure arrabbiato,ma il ragazzo non capiva cosa gli stesse dicendo Alba tra un gesto e l'altro.
Decise di raggiungerli. 
-Bene,allora la ringrazio molto!- sentí la voce di Alba mentre si avvicinava. Come aveva corrotto quell'uomo? 
-Alba!- gridó Facundo afferrandole un braccio -Che gli hai detto?- chiese indicando il guardiano con gli occhi. 
Alba sfoggió un piccolo sorriso furbo,poi indicó il cancello che si stava aprendo -Andiamo a tagliare un pó questo cespuglio- si limitó a dire scompigliandogli i capelli.
Facundo sorrise,per poi affrettarsi a seguirla fuori.

-Xabiani,Xab... Xabiani- 
Mercedes gridava il nome del ragazzo tra un tocco ed un'altro che lui posava sul suo corpo. Bacio dopo bacio,carezza dopo carezza. 
Come succedeva al solito,si trovava in una stanza con un ragazzo,provava piacere nel trovarsi a contatto con questo e urlava l'ennesimo nome. 
Ci era abituata,non trovava nulla di strano.
O almeno,ormai non riusciva a trovarci nulla di strano,a contrario delle prime volte.
Com'era diventata cosí? Come aveva iniziato a comportarsi da puttana con qualsiasi ragazzo che si trovava nel suo cammino? 
Non lo sapeva neanche lei,forse per mancanza di attenzioni.
Sua madre si era risposata per la terza volta quell'estate,tre mesi dopo aver dato alla luce il suo quarto fratellino.
Lei era secondogenita,preceduta da una sorella e seguita da tre fratelli. 
Suo padre si era trasferito lontano dalla ex famiglia quando lei aveva tre anni; non ricordava quasi nulla di lui,ma in cambio aveva instaurato un bellissimo rapporto con il secondo marito della madre. Era molto in confidenza con lui,come se fosse il suo vero padre.
Ma dopo nemmeno due anni,ecco una nuova separazione scoinvolgere la vita di Mercedes. Avrebbe voluto andarsene dalla sua casa d'infanzia e trasferirsi con il patrigno,ma la madre non aveva approvato l'idea,sottolineando che era lei il legittimo genitore della figlia. E cosí si era abituata ad una nuova famiglia: nuovi fratelli,nuovo patrigno,nuova vita.
Non aveva mai sopportato la madre e le sue insulse idee. Si contraddiceva da sola,costantemente. Un giorno la pensava in un modo,un giorno in un altro; un giorno riempiva Mercedes di affetto,il seguente neanche la degnava di uno sguardo.
Sembrava prestasse attenzione solo ai mariti,era sempre stato cosí.
Ma nel frattempo voleva che la figlia crescesse bene,che fosse una brava ragazza. 
Ma no,Mercedes non voleva esserlo. 
Mercedes non credeva nell'affetto,nell'amore.
Aveva ormai imparato che,seppur trovandolo,il destino lo portasse via,lo cancellasse per farti soffrire. Perché era cosí la sua vita,una continua delusione.
Preferiva mostrarsi sicura di sé,vivere la vita cosí,in modo semplice,concedersi tutti i piaceri esistenti.
Almeno cosí non avrebbe sofferto: avrebbe sperimentato,ma senza dare spazio a sentimenti. 
-M-mercedes...- 
Ora era Xabiani a gridare il suo nome,mentre lei posava le sue dita delicate sul suo corpo,nel esasperato tentativo di aggrapparsi a lui.
Il piacere invadeva entrambi,ma in Xabiani c'era qualcosa che non quadrava. 
Certo,Mercedes era una bella ragazza,anche perfetta,a suo parere. E di certo sapeva come convincerlo a saltare una lezione per qualcosa di migliore.
Ma questo era tutto per una scommessa?
Era davvero quello che lui voleva? 
Certo,lei non si poteva di certo definire una ragazza fedele,si sarebbe presto stancata di lui e sarebbe corsa da un altro; allo stesso modo lui non era mai stato un tipo da ragazza fissa. Aveva saltellato molto da una all'altra,ma questa volta era diverso.
Non voleva mostrarsi cosí,immediatamente,ad una ragazza che l'avrebbe presto mollato,lasciato solo.
Si separó lentamente da lei,cercando di ignorare la voglia di continuare a sentire la sua pelle unita a quella della bionda.
-Mercedes,non possiamo- annunció sedendosi sulle lenzuola disfatte.
La ragazza si alzó,coprendo il suo corpo con un asciugamano,che era poggiato su una sedia accanto al letto.
-E perché?- chiese lei,strofinando le dita sotto gli occhi,per togliere il trucco colato.
Xabiani prese un cuscino e lo poggió davanti a lui -Non posso spiegarlo. Non lo so neppure io,scusami- 
Detto ció,si alzó ed entró nel bagno,accanto alla porta della camera.

-Finalmente hai dei capelli come si deve!- esclamó Alba mentre entrava nel corridoio,diretta alla loro stanza.
Facundo rise,spostando la testa indietro -Ora non avrai piú da lamentarti?- 
Alba portó un indice sul labbro inferiore,facendo una smorfia -Mmh,non é detto- 
Fece per aprire la porta,ma si voltó verso il ragazzo notando che era chiusa. Facundo l'aveva seguita,non si aspettava di certo che si sarebbe girata,perció si trovarono faccia a faccia.
-Che c'é?- chiese lui,abbassando la fronte fino a quella di Alba. Lei non voleva quella vicinanza,non la voleva sopportare. Ma questa volta non cercó di scappare; per la prima volta stava cedendo a Facundo,quel ragazzo,l'unico fin'ora che era riuscito a smuoverla dalla sua durezza.
Alzó le mani appoggiandole sulle sue spalle -Non ho le chiavi- 
Facundo tese le braccia,poggiandole sulla parete dietro di lei -Non sono necessarie ora- sussurró al suo orecchio.
Alba voleva andarsene,voleva tornare la ragazza di sempre,quella coperta dalla maschera nera,quella maschera che nessuno era mai riuscito a togliere.
Ma allo stesso tempo voleva restare,provare quelle labbra che si stavano avvicinando sempre piú. Voleva riuscire ad abbandonare quella copertura,provare ad essere una ragazza normale,in grado di vivere la vita nella sua parte migliore.
Ma sapeva che cosí facendo si sarebbe fatta del male,sarebbe tornata ad aprire vecchie ferite.
Facundo era vicino a lei,tanto da sentire il suo alito sul collo,ma in una frazione di secondo,senza nemmeno il tempo di accorgersene,Alba inclinó la testa ad un lato,respingendolo ancora una volta con le sue mani,stranamente insicure.
-Facundo,no- fu l'unica cosa che riuscí a dire prima di correre via,verso il salotto.
Fu subito seguita da una Mercedes infuriata,che uscí dalla porta della loro stanza sbattendola dietro di sé.
Facundo non riusciva a capire: cos'aveva sbagliato questa volta? 
Gli era parso di capire che Alba finalmente aveva ceduto,si era avvicinata a lui come mai aveva fatto,senza allontanarlo come era solita fare. Perché alla fine si era comportata in quel modo? 
-Che ci fai lí impalato? É cosí interessante quella porta?- 
La voce di Xabiani lo distolse dai suoi pensieri.
-No,ora entro- disse voltandosi verso l'amico,che indossava solo un asciugamano bianco,avvolto intorno alla vita.
-Ehi Facundo,cos'é quell'aria delusa? Non é da te!- esclamó dandogli una pacca sulla spalla. -Uh,ora capisco,ad Alba non frega un cazzo di te e ti ha piantato in asso?- sghignazzó.
Quella che doveva essere una spinta debole da parte di Facundo,diventó un vero e proprio pugno carico di tensione,che fece sbattere Xabiani contro la parete del corridoio. -Non parlare se non sai le cose come stanno- fu l'ultima cosa che uscí dalla sua bocca,prima di rinchiudersi in camera.

-Stasera c'é una sagra in cittá,sai? Dicono che la direttrice abbia dato il permesso di andarci!- esclamó Ruggero,mentre usciva con Jorge dall'aula,alla fine delle ore pomeridiane.
Jorge sorrise,vedendo Martina avvicinarsi a loro,accompagnata da Lodovica.
-Potremmo andarci con loro- propose indicandole. Ruggero biascicó un 'sí',mentre andava incontro alla ragazza dai capelli corvini.
-Ciao- lo salutó lei,per poi spalancare gli occhi,colta di sorpresa dall'abbraccio del ragazzo. -Buon pomeriggio- rispose lui stampandole un bacio sulla guancia.
In quel momento,Lodovica credeva che sarebbe potuta scoppiare,con tutto il rossore che stava colorando il suo viso.
Nel frattempo anche Martina li raggiunse,dopo aver salutato Jorge con un abbraccio -Venite anche voi alla sagra? Jorge ed io ci saremo!- esclamó saltellando verso Lodovica.
Ruggero lanció un occhiataccia a Jorge -Ma quindi mi hai rubato l'idea!- gridó fingendo di essere incazzato nero. L'amico alzó le mani -Io non ho rubato nulla,ho solo invitato questa bella ragazza a venire alla sagra con me,stasera- spiegó ridendo.
Ruggero gli diede un pugno leggero sul petto,ridendo,poi si rivolse a Lodovica -Visto che questo gentiluomo mi ha abbandonato,verresti tu con me?- 
La ragazza non fece in tempo a rispondere,perché Martina la bloccó -Davvero? Sarebbe questo il modo di invitarla? Sbattendole in faccia che la stai usando come scorta? No Ruggero,voglio un bell'invito,altrimenti non ti muovi di quí- disse incrociando le braccia.
Jorge sorrise vedendo l'espressione seria di Martina: non ammetteva repliche. -Dai campione,ce la puoi fare- lo incitó alzando il pollice della mano destra.
Ruggeró arrossí,poi tornó a fissare lo sguardo in quello di Lodovica -Ti piacerebbe venire con me alla sagra,stasera?- 
Questa volta era stato un'invito semplice,ma sembró piacere di piú a Lodovica,che annuí,mostrando quello strano brillio negli occhi,che compariva solo quando stava con Ruggero.

Dopo essersi preparati,e aver raccomandato agli altri di non distruggere la casa,i quattro uscirono. 
Raggiunsero la guardia,che gli raccomandó di mostrare il pass della scuola al suo collega,una volta tornati,poi si fermarono sul marciapiedi attendendo un taxi.
-Non sono mai stata ad una sagra quí,chissá se sará come quelle del mio paese!- esclamó Martina,emozionata.
Finalmente avrebbe passato una serata differente dalle solite; ora indossava un vestito blu,aderente al corpo e dei tacchi neri,non il pigiama extra-large che usava per guardare la televisione sul divano.
Le sagre di paese le erano sempre piaciute un sacco. Giostre,zucchero filato,bancarelle... insomma,tutte quelle cose che riuscivano a farla tornare un pó bambina,che la distoglievano un attimo dalle difficoltá,dalle pretese dei suoi genitori.
Dopo circa dieci minuti raggiunsero la cittá,illuminata dall'arancio del tramonto,accompagnato dalle luci appese tra un'albero e l'altro che accentuavano quel colore.
Un grande cartello con lettere maiuscole enormi indicava l'ingresso del luna park,mentre al suo lato c'era una fila di bancarelle che percorreva tutta la via principale.
Lodovica spalancó gli occhi: era da tanto che non partecipava ad eventi del genere,e ora,vedendosi davanti quelle enormi strutture ne era rimasta affascinata. Aveva voglia di provarne ognuna,rivivere quell'adrenalina che da tempo aveva abbandonato il suo corpo.
Ruggero notó questo luccichio incuriosito; le mise un braccio intorno alla vita e la spinse verso la biglietteria della ruota panoramica. -Come prima giostra qualcosa di tranquillo,ci stai?- 
Lodovica rispose con un sí pieno di entusiasmo,poi lo abbracció forte.
Ruggero non ne capiva esattamente il motivo,ma gli andava bene. Gli piaceva sentire quell'affetto,vedere finalmente un pó di luce all'interno di quegli occhi sempre bui. Ma quello che preferiva pensare,era la soddisfazione di essere stato lui a far sparire l'oscuritá.

Jorge e Martina,invece,avevano optato per infilarsi nella casa degli orrori. Era ancora presto,perció erano gli unici ad aver preso il biglietto.
Il giostraio allungó una mano per invitarli a sedersi sulla prima carrozza,che poteva ospitare sí e no tre persone,poi si allontanó per azionare la giostra.
Martina scavalcó la porticina arrugginita,che ormai era destinata a rimanere in eterno in quella posizione,poi Jorge si accomodó accanto a lei,cercando di mettere le gambe in una posizione comoda. -Ma perché queste carrozze sono formato bambino?- sbottó mentre contorceva i piedi l'ennesima volta,cercando di farli stare nell'incavatura davanti a lui senza slogarsi una caviglia.
Martina scoppió a ridere,ma si bloccó subito sentendo la giostra partire. Strinse con una mano il polso di Jorge,aguzzando la vista in cerca di qualche mostro giocattolo davanti a lei.
-Ancora paura di queste giostre? Dovresti esserci stata piú di una volta,no?- domandó il ragazzo con una smorfia divertita.
Martina gli lanció un'occhiataccia,ma continuó a rimanere all'erta -Vedremo chi si metterá a piangere al primo lenzuolo bianco sulla testa- replicó.
Il ragazzo mise in mostra per l'ennesima volta la sua dentatura bianca,pronto a controbattere,ma il rumore di un tuono,seguito dal piede di uno scheletro che lo colpí in pieno viso,lo fecero sobbalzare.
Martina scoppió a ridere di gusto,appoggiandosi allo schienale dietro di sé. Jorge cercó di mascherare l'imbarazzo,mentre tratteneva una risata. Non era cosí imbecille come si era mostrato,si era solo distratto.
-Scommetto quello che vuoi,ma alla prossima sarai tu a spaventarti- le disse facendo la linguaccia. Martina alzó un sopracciglio,sicura che non sarebbe andata cosí.
Un rumore di un vetro rotto invase la galleria buia. 
-Senti,Jorge,qualcuno ha rotto qualcosa. Non siamo soli quí!- cercó di farlo intimorire illuminando l'ambiente con la torcia appoggiata sul cofano della carrozza.
Il ragazzo incroció le braccia,cercando di pensare ad altro. -Sono solo effetti sonori- tentó di convincerla,ma soprattutto,di convincere sé stesso.
Un'altro vetro rotto,poi una massa di corvi neri si scaglió su di loro,per poi volare in direzione opposta.
Entrambi lanciarono un urlo,aggrappandosi l'uno all'altra per cercare riparo.
Martina alzó la manica dell'abito,controllando se non l'avessero graffiata; lo stesso fece Jorge.
-Definitivamente,questo non era mai successo!- disse Martina,agitando l'indice della mano sinistra.
Jorge aveva capito invece. Quello non era parte della giostra,erano i corvi estambulus,i portavoce dei Guerrieri del Buio. E lo stavano cercando.


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Lo so,lo so,sono in ritardo colossale,ancora piú del solito! 
Scusate,ma davvero non trovavo il tempo per scrivere,e in piú dopo il primo paragrafo ho avuto un blocco che é durato un bel pó.
Ma ora ho messo a posto le idee ed eccomi quí! 
Volevo aggiungere un'altra parte,ma avrei sovraccaricato il capitolo,che giá é molto lungo.
Beh,quí vediamo un Diego alle prese con due problemi: il ragazzo misterioso e la curiositá di Candelaria.
Riuscirá a capire chi é il tizio della simulazione? E invece con Cande,riuscirá a nascondere il segreto?
Abbiamo una parte Falba divisa in tre paragrafi. Facundo finalmente si decide ad andare dal parrucchiere,e Alba cede alla tentazione di lui. 
Insomma,si sono compensati,no? 
Abbiamo due rifiuti,uno da parte di Xabiani,e l'altro da parte di Mercedes.
Per Facundo e Xabiani é ancora tutto una scommessa,o sta nascendo altro?
E infine la serata in sagra! Ruggero e Lodovica decidono una giostra tranqulla,al contrario degli altri due,che si scontrano con una situazione ancor piú pericolosa di quanto sembri.
Nel prossimo avremo il continuo della serata. Davvero,avrei voluto inserirla qui,ma era troppo lunga.
Vorrei dare un ringraziamento speciale a Julia Duchannes,per i suoi consigli e aiuti,davvero.
Un ringraziamento va anche a quelle due pazze di Giorgia e Aurora,che é dallo scorso capitolo che mi hanno rotto per pubblicare questo. Ora c'é,contente? 
Al prossimo capitolo! 
Besoos<33 

  
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