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Autore: JiuJiu91    27/10/2008    6 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Rieccomi! Al mio computer è successo di tutto (compreso smettere di far funzionare l'audio proprio mentre mi apprestavo a guardare il terzo episodio di Desperate Housewives 5 e di incastrare il lettore dvd proprio mentre cercavo di copiarlo per guardarlo sulla televisione).

Grazie della pazienza e spero che il capitolo vi aggradi.

GLI STRONZI PERDONO IL PELO MA NON LO SFIZIO

In quel momento, perciò, ero tutta presa nel tentativo di pensare a qualcosa di intelligente da dire per ribattere a Cissie e non sentii i passi di Tom alle mie spalle.

Quando mi girai, però, vidi il mio cosiddetto amico che aveva la sua solita espressione di quando è insoddisfatto o irritato.

- Chi ti ha detto che potevi pubblicare queste? – chiese perforandomi con uno sguardo d’odio

- Cissie – risposi subito

- Io – convenne Cissie

- Tu? – ripetè Tom perplesso

- Hanno pagato e io ho dato loro il permesso di pubblicarle. Quelle foto sono mie e ne faccio quello che voglio – sbottò Cissie, sbattendo con violenza il discorso sul pianoforte – O hai qualcosa in contrario? –

- Certo – Tom digrignò i denti sbattendo il giornalino con altrettanta violenza sul pianoforte

- Ehm…scusate…? – cominciai

- Se avessi davvero voluto che quelle foto non fossero pubblicate avresti potuto pagarmi. Avresti potuto comprarle anche tutte, se avessi voluto. Ti avrei fatto un prezzo stock – ridacchiò Cissie maligna

- Se avessi davvero voluto che quelle foto fossero pubblicate mi sarei fatto fotografare da Maggie e l’avrei pregata di metterle sul suo giornale – replicò Tom

- Non è così che si fanno gli scoop sui giornalini scandalistici – osservò Cissie

- Ehm…scusate…? – ritentai

- Beh…non mi pare di aver mai detto di voler apparire su un giornale scandalistico! – sbuffò Tom

- Allora sei davvero tardo…non c’è mica bisogno che tu lo voglia! Tutt’altro, meno lo vuoi e più divertimento c’è – spiegò Cissie

- Divertimento? E mettere le foto del più grande ricercato di tutti i tempi sul giornalino che Silente si porta al bagno lo trovi un divertimento? – strillò Tom avvicinandosi minacciosamente a Cissie

- Sinceramente? Sì – rispose lei con un sorriso di onnipotenza dipinto sul volto

- Ehm…scusate…? – provai ancora

- Ti ho dato questa maledetta stanza per suonare il tuo maledetto pianoforte, ti ho coperta con tua zia, ti ho parato il culo quando hai bigiato la scuola e ora per ripagarmi cosa fai? Mi consegni agli auror! – se Tom non fosse stato Tom e Cissie non fosse stata Cissie a questo punto lui le avrebbe tirato una sberla

- Non è degli auror che devi preoccuparti – Cissie scoppiò a ridere – Loro ti hanno visto solo incappucciato. Fossi in te penserei a Stefan Redastaire. Ho venduto quindici foto anche a lui – se Cissie non fosse stata Cissie probabilmente non avrebbe mai dato una notizia del genere a Tom, ma Cissie era Cissie ed era convinta che qualsiasi cosa dicesse fosse lecita

- Tu farai una brutta fine – decretò Tom – Mi correggo, una bruttissima fine –

- Ehm…scusate…? – stavo quasi urlando

- Che c’è? – i due si voltarono verso di me sbuffando

- Volevo solo dirvi che Coda sta aspettando – borbottai

Codaliscia, appoggiato alla parete di fianco alla porta, aveva deciso che aspettare origliando era più che onesto e ridacchiava alle battute di Cissie.

Tom storse la bocca in una smorfia crudele e gli chiese cosa volesse.

- Veramente, mio signore, non volevo parlare con lei, mio signore, avrei bisogno di Cissie, mio signore – sussurrò Coda

- Beh, vieni, Coda – lo invitò Cissie con un cenno della mano – Ora mandiamo fuori questi due impiccioni e ci dedichiamo alla nobile e eterna arte della musica –

Io e Tom uscimmo dalla stanza e rimanemmo in corridoio a fissarci perplessi.

- Quella ragazzina è insopportabile, penso che un giorno la sfratterò – dichiarò Tom

- Quel giorno voglio esserci – sorrisi – Non me lo perderei per niente al mondo –

Così come non mi sarei persa per niente al mondo il super-ripassone di Incantesimi che Hermione aveva organizzato nella nostra stanza. D’accordo, forse passare il Sabato sera in quel modo poteva risultare assurdo, ma in quel momento ero attanagliata dalla paura di non superare i GUFO e quindi mi infilai un vecchio jeans e una felpa nera e mi piazzai in prima fila, sul letto di Hermione.

- Bene, ragazze – esordì Hermione

Ron e Harry da un angolino tosicchiarono.

- Ragazze e ragazzi – si corresse Hermione

Mi guardai attorno. La paura degli esami aveva convinto metà Grifondoro del nostro corso a stiparsi intorno ad Hermione. C’era persino mia sorella, seduta sulla sua scrivania, con il libro a destra e il cellulare a sinistra.

- Questa sera cercheremo di toglierci ogni dubbio. Proverò a rispondere a tutte le vostre domande – decretò

- Come si muove la bacchetta nell’Incantesimo Confundus? Da destra verso sinistra o da sinistra verso destra? – volle sapere Lavanda Brown alzando la mano

Io alzai timidamente la mano.

- Maggie? – fece Hermione

- Cos’è l’Incantesimo Confundus? – domandai

Hermione sospirò affranta. Ancora non sapeva cosa le avrebbe riservato quella serata.

Era quasi l’alba quando finalmente riuscii a mettermi a letto. Ed era da poco passata l’alba quando Therese mi svegliò con uno scossone.

- Chi dorme non piglia pesci – mi ricordò

- Ti assicuro che potresti anche prendermi a pesci in faccia, ma continuerei a dormire lo stesso – replicai tenendo gli occhi saldamente chiusi

Ma lei non si fece convincere dalla mia voce che sembrava provenire dall’oltretomba, mi tirò via le coperte di dosso, mi ficcò in bocca un muffin e mi trascinò in giardino dove Hermione e Harry stavano già studiando.

- Di questo passo domani mattina invece di fare l’esame mi addormenterò sul foglio – sussurrai

- Studiare troppo non ha mai ucciso nessuno – replicò Therese freddamente

In realtà non ero di quell’opinione. Altrimenti non si sarebbe spiegato perché Calì Patil Venerdì sera si era chiusa in bagno minacciando di prendersi tutte le pillole anticoncezionali di Therese. Comunque, visto che avevo sonno e non avevo la minima voglia di sopportare un litigio con mia sorella, rimasi zitta e aprii il libro.

Mi ero appena appisolata dietro la pagina quattrocentoventisette quando mi sentii picchiettare sulla schiena. All’inizio piano, poi sempre più forte finchè i piccoli pugni sulla schiena non diventarono delle sberle in piena faccia.

Aprii prima l’occhio sinistro poi, molto piano, anche quello destro. Per un attimo non capii cosa mi stesse succedendo perché ero immersa nelle tenebre.

- Che stai facendo? – mi chiese la vocetta alla melassa di Cissie

- Dormo – risposi – Cioè, dormivo – mi corressi – Ora non dormo più –

- Direi che hai dormito abbastanza – borbottò Cissie – Sono quasi le nove –

- Le nove?!? – scattai in piedi e mi guardai intorno

A parte qualche coppietta che camminava mano nella mano nel parco e due ragazzini che avevano i piedi immersi nell’acqua, il giardino era semideserto.

- Eh, già – convenne Cissie – Hai confuso il giorno con la notte, credo –

- E Therese e quegli altri stronzi mi hanno lasciata qui! – sbottai offesa – Avrebbero potuto rubarmi il cellulare – soggiunsi constatando che JJ aveva chiamato quattro volte

- Dubito che qualcuno avrebbe voluto rubartelo – borbottò Cissie

- Accidenti, dovevo ripassare Incantesimi – mi diedi una manata sulla fronte – Stupida Maggie –

- Senti, credo che stia per succedere una cosa a cui non possiamo non assistere – dichiarò lei

- Cioè? Bush ha deciso di ritirare le truppe dall’Iraq?– le chiesi

- Molto meglio – replicò lei

- La Umbridge sta per cancellare i GUFO dal calendario scolastico? – proposi

- Oh, no…Stefan sta andando a Little Hangleton – sorrise Cissie

- Come fai ad esserne così sicura? – le domandai

- Non fare domande stupide e vieni con me – mi prese per mano e dopo meno di un secondo eravamo nella sua stanza del pianoforte

- A volte sei inquietante, Cissie – ammisi

- A volte anche tu lo sei, come quando scrivi cose del tipo “Questa notte abbiamo fatto il colpo della nostra vita: abbiamo rapinato una stazione di servizio. È stato gigantlopico” – lesse Cissie su un post-it

- Tu hai letto il mio diario! – esclamai offesa

- Solo alcuni tratti – precisò lei

Rimanemmo in silenzio a fissarci per quasi un minuto. Poi sentimmo l’inconfondibile rumore del suv di Stefan che risaliva il sentiero ciottoloso per arrivare al portone di Casa Riddle. Ci affacciammo entrambe alla finestra.

Stefan scese dalla macchina, la chiuse e poi si diresse a grandi passi verso la porta contro cui tirò un calcio foderato da stivaloni da cow-boy.

- Sembra un film – osservai

- Sembra più che altro una telenovela – ribattè Cissie

Infilò il tubicino che collegava la sua camera a quella di Tom nell’orecchio.

- Tom sta scendendo ad aprire, Glenda isterica gli dice di non farlo, ripetuti rumori di passi, Tom dice “resta qui”, Glenda risponde “Tom…no!” e ora…Glenda è rimasta sola, sta camminando avanti e indietro, Tom scende le scale… - Cissie interruppe di botto la sua telecronaca – Dobbiamo andare –

- Andare? – ripetei perplessa – Andare dove? –

Cissie non mi lasciò nemmeno un secondo per riflettere. Mi prese per la maglietta e salì sul davanzale della finestra.

- Sono meno di venti centimetri – sussurrò – E ci troveremo sul davanzale della finestra di Tom –

- Ho capito cos’hai intenzione di fare – sibilai – Non se ne parla –

- Avanti, Maggie…non vuoi anche tu un posto in prima fila? – mi chiese Cissie, in piedi sul davanzale

- Se questo comporta essere sospesi a sei metri da terra direi proprio che ascolterò alla radio – indicai il tubicino

- Vediamo se questo ti ricorda qualcosa – Cissie si rischiarò la gola ed esordì, con una voce simile alla mia – “Grande festa stasera al Gillmore Building. Logicamente ci siamo imbucati anche noi: abbiamo camminato per dieci metri sui cornicioni del diciottesimo piano. Da sballo! L’alcool ci scorreva su e giù per le vene…da rifare” –

- Avevo nove anni – sussurrai – Non fa testo –

- Fa testo eccome! Eri davvero figa a nove anni – brontolò Cissie – Mentre ora pensi solo al sesso e a studiare –

- Non è vero – le diedi uno spintone e salii sul davanzale – E ora muoviamoci, o ci perderemo l’inizio dello show –

Cercai di non guardare di sotto e mi aggrappai alle persiane. Solo quando ero già sul davanzale di Tom mi accorsi che le persiane erano praticamente consumate dai tarli ed era un miracolo se non mi avevano trascinata nel giardino.

Cissie mi raggiunse senza sfiorare le persiane e ci accucciammo sul davanzale aspettando di vedere lo spettacolo dell’anno.

Che non tardò a cominciare, naturalmente.

Stefan entrò sbattendo la porta e si mise di fronte a Tom. I suoi muscoli guizzavano sotto la canottierina bianca di Dolce&Gabbana. Forse non era il momento di pensarci, ma osservai che per avere sempre vestiti di marca il suo localino doveva fare veri affari.

- Brutto stronzo, quanti pugni in faccia vuoi per smettere di farti la mia fidanzata? – strillò Stefan allungando un pugno verso Tom

- Puoi anche tumefarmi la faccia con i tuoi pugni, ma credo che la tua fidanzata continuerà a preferire me – replicò Tom calmo

Glenda li fissava inorridita. Si sistemò i capelli dietro le orecchie e cercò di dividerli.

- Tu credi? Avanti, Glenda, digli che cosa fai tu con il mio cazzo – suggerì Stefan digrignando i denti

- Amore, Stefan, ti prego…non è come credi…quelle foto non significano nulla! – strillò Glenda

- Quelle…forse…ma queste? – Stefan tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una serie di foto che mostrò a Glenda e Tom ma che noi non riuscimmo a vedere

- Gliele ho vendute io. Dalla prima all’ultima – sorrise Cissie soddisfatta

- Se adesso quello spacca la faccia a Tom immagino che morirai senza riuscire a venderne altre – le ricordai

- Il mio lavoro è fatto al 50% di rischio e al 50% di imprudenza – replicò lei, tranquillamente

Nel frattempo Tom ridacchiava divertito.

- Sì, quella in particolare è venuta molto bene. Si vede che stiamo godendo – decretò

- Vuoi che ti spappoli i coglioni? – gli chiese Stefan

- Non te lo consiglio – Tom si sfilò la bacchetta dai pantaloni e gliela puntò contro

- Quell’affare te lo infilo su per il culo – sibilò Stefan

- Beh, è un inizio, visto che ultimamente non infili altro su per il culo. Non a Glenda, quantomeno – sorrise Tom

Stefan si avventò su di lui e lo sbattè contro il muro.

- Oh, cazzo – sussurrai

- Cos’hai detto, scusa? – domandò Stefan tenendo Tom contro il muro

- Che è un po’ di tempo che la tua adorata fidanzata ti manda in bianco – ripetè Tom e si divincolò da sotto – Vuoi fare a botte? D’accordo –

Stefan rise e si lanciò contro Tom.

Tom si piegò in avanti, lo acchiappò da dietro e gli assestò, nell’ordine: un calcio in pancia, una gomitata nei coglioni e un pugno sulla bocca.

- Decisamente, ha letto il tuo diario con estrema attenzione – osservò Cissie

- E anche tu, vedo – sibilai

- Te l’ho detto, solo alcuni tratti – sbuffò – E comunque non ti ci vedo a fare a botte –

Evitai di rispondere. Glenda si era appena lanciata su Stefan con gli occhietti da cane bastonato.

- Cucciolo, come stai? – gli chiese

- Tu sei solo una puttana – Stefan si rialzò e guardò Glenda con aria di sfida, poi si voltò verso Tom – La cosa peggiore che potrei farti, stronzo, è lasciarti stare con lei. Appena girerai le spalle si scoperà qualcun altro –

- Uau…Stefan l’ha capito! – esclamai colpita

- Lo capirebbe anche Ron Weasley – replicò Cissie

Glenda allungò la mano per sfiorare la spalla di Stefan.

- Amore… - sussurrò

- Per me è finita – decretò lui uscendo tranquillamente dalla porta

Camminava spedito e a testa alta, tra l’altro sembrava che nonostante i pugni di Tom non si fosse fatto nulla. Sperai solo che non guardasse in alto o ci avrebbe viste e fummo fortunate: salì in macchina, mise in moto e scomparve sgommando all’orizzonte.

- Così finisce una storia – sospirò Cissie

- Forse – precisai – Ricordati che è di Glenda che stiamo parlando –

- Ma io ho guadagnato 500£ - sorrise lei e ritornò agilmente nella sua stanza

Tutti quei soldi. E per delle stupide foto. Pensai che forse avrei dovuto cominciare anche io a fare il suo lavoro.

Non so a che ora Glenda se ne andò finalmente, dopo aver pianto e scopato, scopato e pianto e ancora pianto e scopato. Ma a quell’ora Tom spalancò la porta della stanza del pianoforte e interruppe il mio studio disperato sul volume di Incantesimi e lo studio disperato di Cissie su un mucchio di fogli.

- Lo sapete, ragazze, vi si vedeva dietro la tenda color amaranto – ci annunciò Tom

- Cose che capitano – minimizzò Cissie

- Allora sapete tutto – osservò Tom

- Se per “tutto” si intende il fatto che finalmente tu e Glenda non avete intralci al vostro amore allora sì, sappiamo tutto – Cissie sollevò lo sguardo dai suoi fogli e guardò Tom con aria compassionevole – Penso che quello che ci ha guadagnato di più stanotte sia stato Stefan – poi lo sguardo le cadde sul salvadanaio a forma di porcellino – A parte me, naturalmente –

- Secondo le regole del buon amico dovreste essere felici per me – osservò Tom

- Forse, ma secondo le regole dell’amico vero dovremmo anche avvertirti che Stefan ha profondamente ragione – replicai – Glenda è geneticamente portata al tradimento –

- Esattamente – convenne Cissie

- Quando sta con qualcuno, per una qualche alchimia, è portata a tradirlo – specificai – Si scoperebbe anche un pezzo di legno pur di non rimanerti fedele –

- Esattamente – Cissie annuì soddisfatta

- E tu ti lascerai prendere in giro da quella troietta tutta curve e occhi blu soltanto perché adesso non avrà occhi che per te. ti chiamerà per darti la buonanotte come faceva con Stefan: gli dava la buonanotte e nel frattempo si dava a te, ti ricordi? – gli chiesi – Non è passato molto –

- Esattamente – approvò Cissie

- Pensatela pure come volete – borbottò Tom – Ma io credo che questa sia la volta giusta –

- Anche la Svizzera spera di vincere i Mondiali – tagliai corto – Ma quando quella stronza ti mollerà di nuovo ricordati cosa ti hanno detto le tue amiche –

- Belle amiche – sussurrò lui, andandosene – Studia Maggie, o quando prenderai la tua T potrai ricordarti di quello che ti ha detto il tuo amico –

Dovetti ammettere che Tom aveva un po’, almeno un po’, di ragione e passai tutta la notte sveglia a studiare. Quando mi addormentai, alle 6.45, suonò la sveglia di Hermione.

Pensavo che avrei potuto dormire un’oretta e alzarmi in tempo per l’esame, ma le mie adorabili compagne di stanza non me lo permisero. Sembravano tutte dieci volte più isteriche del solito. Quando mi rassegnai ad alzarmi scoprii Hermione che frugava nel cassetto del mio comodino.

- Che diavolo…? – iniziai

Man mano che uscivo da quel torpore mattuttino tipico di chi non ha dormito nulla, spezzoni della serata precedente mi tornavano alla mente: Stefan e il suo suv a Casa Riddle, la sua “rissa” con Tom, Glenda che sembrava inconsolabile (e anche insaziabile, ma questa è un’altra storia) e poi la nostra discussione sul tradimento.

- Scusa, Maggie – Hermione divenne velocemente color amaranto

- Stavi cercando qualcosa? – le domandai perplessa

- No no – rispose precipitosamente, poi si avvicinò al mio orecchio titubante – Mi servirebbe un po’ di fntnt –

- Eh? – feci io

- Fondotinta – ripetè lei un po’ più coraggiosamente – Un po’ di fondotinta –

- Ah! Un po’ di fondotinta! – esclamai e corsi in bagno a procurarle un tubetto del fondotinta che mi aveva regalato JJ perché solo dopo averlo usato una volta o due si era accorta che non si addiceva al colore dei suoi occhi

- Shh…Maggie, non urlare, ti prego – mi ammonì Hermione – Non voglio che si sappia in giro! –

- Ma che c’è di male?!? Mi hai chiesto un po’ di fondotinta, mica un machete – osservai pacata e seguii Hermione nel bagno camminando in punta di piedi come faceva lei

- Lo so, ma non è il tipo di cosa che farebbe Hermione Granger – mi ricordò lei

- A proposito del tipo di cosa che farebbe Hermione Granger…ti dispiacerebbe sederti dietro di me ai GUFO? – le sorrisi dolcemente

- Sai come la penso riguardo all’infrangere le regole – e a quel punto partì un lungo e contorto discorso su quanto fosse essenziale essere corretti in un esame

Per quanto fossi d’accordo con Hermione riguardo una serie di cose che aveva detto poco prima, nel momento esatto in cui mi posarono il foglio bianco dell’esame di Incantesimi sul banco avrei voluto saper fermare il tempo per controllare tutte le risposte sul libro oppure essere una legilimens e copiare le risposte da Hermione seduta cinque banchi più avanti rispetto al mio.

Ma non ero una buona strega. E nemmeno così scorretta, perciò rimasi per circa mezz’ora con gli occhi fissi sul foglio senza sapere da che parte cominciare, tanto che ad un certo punto una donna rotondetta mi venne a chiedere se mi sentissi bene.

Dopodichè decisi che avrei fatto quell’esame. In fondo, non avevo niente da perdere.

Non andò male come me l’ero aspettato. Anzi, quella sera annunciai con gioia a mia sorella che avevo risposto circa alla metà delle domande e che all’esame pratico ero riuscita a fare tutti e due gli incantesimi che mi erano stati richiesti.

- Se ti vanti un’altra volta dei tuoi successi scolastici ti mostro che cosa ho imparato in Difesa contro le Arti Oscure – sibilò Draco che, inspiegabilmente, era seduto su quello che sembrava proprio essere il letto di mia sorella

- Non mi sembra di vantarmi spesso dei miei successi scolastici. Una volta puoi anche concedermelo, no? – osservai pacatamente

Non avevo la minima intenzione di litigare con Draco il che non era affatto da me.

- Ho studiato tutta la notte, cazzo, e ho fatto un disastro all’orale. Mio padre mi uccide se non prendo tutte “O” – sbuffò Draco

- Ah – non dissi nient’altro

La Maggie che conoscevo di solito lo avrebbe preso per il culo tutta la sera ma stavo diventando talmente saggia da non riuscire quasi a riconoscermi. Presi il libro di Trasfigurazione e me ne andai a studiare sulla torre di Astronomia.

- Mi dispiace – sussurrai uscendo e quando tornai in camera, alle tre e mezza passate, Draco e mia sorella dormivano assieme nel mio letto

Mark mi mancava troppo. Avevo bisogno di sentire la sua voce.

- Ehi, Pallina è successo qualcosa? Stai bene? Tutto a posto? – Mark sembrava davvero sconvolto

- No…è che… - cominciai mordendomi il labbro

Come potevo essere stata così stupida? Chiamarlo alle tre e mezza per dirgli che mi mancava? Mi avrebbe uccisa!

- è che… - ripetei

Avanti, Maggie, rifletti…rifletti!

- Mi manchi troppo – ammisi alla fine

- Anche tu – rispose Mark, senza scomporsi

- Non vorresti tirarmi il cellulare in testa perché ti ho telefonato a quest’ora indegna, vero? – gli domandai preoccupata

- No, in effetti avevo anche io voglia di sentirti senza JJ come intermediario – ridacchiò

- Dove sei? In un albergo di lusso? – volli sapere

- Sì, al Ritz. È impressionante…io e Dan abbiamo una camera che è grande cinque volte come la mia casa – poi la voce di Mark si fece più seria – Vorrei che ci fossi anche tu. Parigi è la città dell’amore –

- Vorrà dire che ci torneremo assieme – distesi le gambe sul davanzale – Sai dove sono? –

- Ad Hogwarts a studiare per i GUFO? – suggerì lui

- Sul davanzale della finestra del bagno. E di qua si vede il lago. In uno sprazzo tra gli alberi riesco a vedere l’esatto punto in cui abbiamo fatto l’amore per la prima volta – sussurrai

- Quella sera avrei voluto dirti che ti amavo – ammise Mark

- Forse anche io. Ma avevo paura di innamorarmi di te – sorridevo come un’ebete fissando il giardino pieno di ombre di Hogwarts – mia zia non faceva che ripetermi che l’amore fa solo danni –

- La pensi ancora così? – mi domandò Mark

- Sì – risposi – Ma noi siamo l’eccezione che conferma la regola –

- Sentirti parlare così, Spencer, mi fa sinceramente paura – disse la voce strascicata di Draco Malfoy dietro di me

Mi fissava costernato, come se mi avesse sentito declamare incantesimi in latino ma anche la sua espressione era un po’ persa nel vuoto.

- Dovresti innamorarti anche tu – osservai e scoppiai a ridere

Al mondo c’era ancora qualcosa che mi faceva stare bene. E questo qualcosa era il mio Mark.

Naturalmente la mattina seguente avevo solo un ricordo indistinto della mia telefonata notturna, mentre seguivo la fiumana di gente in Sala Grande. Mi lasciavo trasportare dai miei compagni di corso, troppo atterrita e paralizzata dal panico per riuscire a spiccicare parola.

Trasfigurazione era il GUFO che mi spaventava di più. Ma quando vidi il foglio bianco davanti a me non mi si svuotò la mente come il giorno prima. Tutt’altro: sembrava che qualcuno avesse preso un grosso mixer e stesse frullando i miei pensieri che andavano a sbattere l’uno contro l’altro deconcentrandomi da quello che stavo davvero facendo.

Mi veniva in mente Glenda Rosweth che era stata di nuovo mollata da Stefan e che per due giorni non si era vista né a pranzo né a cena.

Mi venivano in mente le foto di JJ.

Mi veniva in mente Oliver Baston che era tornato da dove era venuto.

Mi veniva in mente Dan depresso perché lui amava, decisamente amava JJ.

Rimasi circa quaranta minuti a chiedermi che fine avesse fatto Glenda, dopodichè mi ricordai che stavo sostenendo un esame e, quando consegnai la mia prova, ero quasi certa di aver colto nel segno.

Anche la prova pratica non fu così tanto traumatica come avevo previsto e, anche per quel giorno, potevo ritenermi decisamente soddisfatta del mio lavoro.

Mentre tornavo ai dormitori di Grifondoro, mi sentii spintonare da dietro. Prima ancora di girarmi sapevo che alle mie spalle c’era Draco Malfoy. solo lui poteva essere così gentile con me.

- Hai avuto una rivelazione mistica nella prima parte dell’esame questa mattina? – sghignazzò lui, appoggiandosi a un muro con aria disinvolta e tirando fuori una sigaretta dalla tasca del mantello

- Stavo pensando al cazzo di Mark – replicai – Ne sono assuefatta –

Draco strinse i denti e si accese la sigaretta.

- Se qualcuno ti vede fumare qui dentro sei finito – gli ricordai

- Sono tutti fuori. Non mi vedrà nessuno – sbuffò lui, aspirando a fondo – Credi di esserti guadagnata la tua “D”? –

- Veramente punto più in alto – borbottai – E sono anche sicura di aver fatto un’ottima prova – soggiunsi

- Il cazzo di Mark ti ha dato l’ispirazione? – chiese lui, divertito

- Potrebbe anche darsi – mi sfuggì un lieve sorriso

- Ho visto la Rosweth che piangeva in biblioteca questa mattina – disse Draco facendo cadere la cenere della sigaretta per terra – Si dev’essere mollata con quel Babbano per via delle foto. Almeno, così dice la gente –

- Eh, già – brontolai

- Ti ricordi come ci siamo conosciuti? – mi chiese all’improvviso

- Beh…suppongo sia stato durante una lezione di Piton – ricordai

- La prima cosa che abbiamo fatto insieme è stato pedinare la Rosweth – sorrise Draco con un pizzico di malinconia – Stavo pensando che sono quasi quattro anni che ci conosciamo e non siamo mai stati amici –

- Uhm…è vero – ammisi

- Non ti sei mai chiesta perché? Insomma, sei diventata amica di Potter e Weasley e non di quel gran bel figo di Draco Malfoy – soggiunse

Non sapevo davvero cosa rispondergli. Era un tipo di discorso che non mi sarei mai immaginata di arrivare a fare con Malfoy.

- Te lo dico io perché – tagliò corto lui

- Perché? – gli chiesi

- Perché sei diventata ciò che tua sorella voleva che tu diventassi – Draco si sistemò la cravatta della divisa e mi squadrò con un’aria abbastanza divertita – Insomma, ora frequenti le persone giuste, dici le cose giuste e ti sei messa persino a studiare –

- E sono famosa – precisai – Da quando faccio le “cose giuste” sono famosa –

- Non è una grandissima stronzata? Quelle merde di Grifondoro che ti snobbavano finchè tu stavi con me e ti comportavi da stupida patentata ora sono diventati tutti tuoi grandissimi fan quando sei diventata famosa. Non ti rendi conto che tutta le persone che tu consideri amiche sono in realtà degli ipocriti in cerca di successo? – sibilò Draco

- Che c’è, sei invidioso della mia fama? – ironizzai

- C’è che tu mi piaci perché sei tu, non perché sei Maggie Spencer – sospirò

- Ma io sono Maggie Spencer – gli feci notare

- Maggie Spencer nel senso più vasto del termine, ovvero la reginetta di Hogwarts – puntualizzò – Insomma, tu mi sei piaciuta da subito, anche quando eri una sottospecie di grassa e brutta scaricatrice di porto –

- Grassa e brutta scaricatrice di porto? Grazie – feci sarcastica

- Era così per dire – si corresse lui – Comunque ricordati una cosa, Spencer, le persone belle e famose non hanno amici. Mai –

Stavo per chiedergli se mi considerasse un’amica, quando un ragazzino di Grifondoro del primo anno comparve in fondo al corridoio.

- State fumando – osservò stupito

- Ehi, un secondo, lui sta fumando! – gli urlai dietro

- E comunque noi siamo membri della Squadra d’Inquisizione, possiamo farlo. E se non te ne vai subito ti togliamo quindici punti – replicò Draco e il bambino scappò via impaurito

Draco spense la sigaretta e la fece sparire con un colpo di bacchetta. Poi si voltò di nuovo verso di me.

- Dove eravamo rimasti? – mi chiese

Mi stavi dicendo che tu mi consideri un’amica.

- Stavo per dirti che JJ è atterrata ad Heatrow alle quattro e che ora vado a trovarla – risposi

- Ah, ok – Draco non sembrava molto felice della mia decisione ma alzò le spalle, si voltò e camminò a passo spedito fino alle scale, poi scomparve alla mia vista

Avevo bisogno di vedere una faccia amica per convincermi che Draco diceva solo stronzate perché in realtà era lui a non avere amici veri, perciò rimasi pietrificata quando mi resi conto che la JJ che avevo davanti non era la mia JJ.

In realtà, ne aveva tutta l’aria: indossava una delle sue solite mise stravaganti, rideva come un’oca e mi stava riempendo le braccia di souvenir come avrebbe fatto qualsiasi altra volta. Ma all’improvviso me ne accorsi.

Fu un flash. JJ si rabbuiò per quello che a me sembrò un secolo ma che in realtà doveva essere stato un brevissimo istante.

In quell’istante vidi la mia amica sotto una luce diversa: la vidi sotto quei quintali di fondotinta, sotto il trucco accurato, sotto la folta chioma luminosa, sotto il suo solito sorriso. Vidi una ragazzina che aveva sedici anni esattamente come me e che aveva un’aria terrorizzata, inquieta, terribilmente sola.

E così mi accorsi che avevo già visto quell’espressione sul volto di JJ. Sempre per pochi istanti, ma era già successo prima.

- C’è qualcosa che non va? – le chiesi preoccupata

- No, tranquilla, tutto a posto – sorrise lei, tornando di nuovo la JJ che conoscevo

- Sei sicura? – non potevo giustificare la mia domanda dicendole che avevo visto una strana espressione nei suoi occhi, le avrei fatto capire che avevo dei sospetti su di lei

- Sì, certo – prese una grossa busta da lettere che aveva sul comodino – O meglio, no per niente – si corresse

- Oddio…cos’è successo? – volli sapere

Ormai era chiaro che il problema doveva essere quella busta.

- Vogliono bocciarti? – ma no, JJ aveva ottimi voti – Hai combinato qualcosa in gita? – ma no, JJ non veniva mai sgamata – Hai litigato a morte con Dan? – ma no, nessuno litigava mai con JJ

JJ mi mostrò una foto. Era una donna bellissima con un abito nero lungo fino ai piedi. Sorrideva verso la macchina fotografica e aveva gli occhi più azzurri che avessi mai visto.

- Chi è? – le chiesi

- Mia madre – rispose lei con malcelato disprezzo

Lo disse con lo stesso disgusto con cui Therese diceva “Tom”, con cui Draco diceva “Potter” e con cui io dicevo “Cho”. Era un odio profondo e viscerale.

- Bella donna – dovetti ammettere

- Una strega – precisò lei – Viene a trovarmi il venticinque di questo mese – soggiunse con una leggera ironia

- Da quanto tempo non vi vedete? – le domandai

- Otto anni – sospirò

- Accidenti – commentai

- Però ogni Natale versa 50000£ sul mio conto. Neanche la fatica di ricordarsi il giorno del mio compleanno – riprese JJ – Ora, però, non voglio parlarne. Vieni, ti faccio vedere sul computer le foto di Parigi –

Sorrise come sorrideva di solito e si rialzò bruscamente dal letto. Corse verso il suo computer e ricominciò a ridere e scherzare. Cercai di non ripensare a quello che avevo appena sentito, ma una piccola parte di me sapeva che la JJ che conoscevo io non sarebbe mai più tornata indietro.

Quella sera Mark venne ad Hogwarts ad aiutarmi a ripassare Erbologia per l’esame del giorno seguente. Parlammo tutta la sera di cazzate, come se avessimo paura di andare più a fondo e finire a parlare di JJ.

Eppure sapevo benissimo che Mark avrebbe voluto parlarne e io avevo assolutamente bisogno di parlarne, ma rimanemmo quattro ore seduti l’uno di fronte all’altra, guardandoci negli occhi e il nome di JJ non uscì mai. mi sentivo una pessima amica.

L’esame di Erbologia del giorno fu un disastro. Consegnai quasi in bianco e nella prova pratica sbagliai incantesimo e la mia pianta si accartocciò su sé stessa e si incenerì. Non che mi importasse poi molto delle piante e di erbologia. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto fossi una pessima amica.

Decisi che dovevo assolutamente parlarne con qualcuno. Aspettai che Draco Malfoy uscisse dalla Sala Grande, dopo cena, e lo presi per un braccio trascinandolo in giardino.

- Ehm, Spencer, ti sei accorta che mi hai preso sottobraccio e mi stai portando verso la Foresta Proibita? – chiese lui con il suo odioso mezzo sorriso – Ieri non volevo certo risvegliarti questa passione ormai morta –

- Ho bisogno di parlarti – tagliai corto, mentre ci trovavamo ormai al limitare della foresta

- E non puoi parlarmi qui in Inghilterra? Senza bisogno di camminare per decine di chilometri? – si informò lui

Dopo qualche metro mi fermai e mi sedetti per terra, con il mantello sotto il sedere.

- Ho bisogno di parlare con una persona che non mi ascolti solo perché sono Maggie Spencer – spiegai

- E Potter? E Pansy? E tua sorella? E…insomma, tutti i tuoi “veri amici”? – Draco sembrava un po’ scettico

- Harry è troppo egocentrico: finiremmo per parlare di lui. Pansy ha il cervello orientato verso i gossip e mia sorella non farebbe altro che sputare sentenze velenose – mi interruppi – Senti, se non vuoi parlare non importa –

- No…non ho detto questo – disse lui velocemente – Dimmi tutto –

- Il problema è JJ – cominciai, giocando con una radice che spuntava dal terreno

- JJ? – ripetè Draco dubbioso

- JJ – confermai – Hai presente quella ragazza bionda che ogni tanto esce con me e con cui sei stato assieme finchè non ti ha miseramente mollato? Lei: JJ –

- Avevo capito – mi interruppe Draco con una smorfia – è solo che non riesco a credere che problema possa creare JJ –

- Non so…è diversa – mi sentivo abbastanza stupida a parlarne con Draco e cominciavo a ricredermi: forse non avrei dovuto sollevare la questione proprio con lui

Ormai, però, era troppo tardi per tirarsi indietro.

- Vuoi dire che non si eccita più davanti ad un qualunque oggetto che abbia lontanamente una forma fallica? – mi chiese Draco

- No, quello lo fa ancora – risposi – è solo che è disperata perché tra due settimane arriva sua madre – spiegai

- E io sono disperato perché invece di studiare Difesa contro le Arti Oscure sono qui a disquisire di stronzate con la ragazza più stupida di Hogwarts e quando mio padre vedrà i voti dei miei GUFO mi diserederà – predisse lui

- Credo che tu non abbia afferrato il senso del discorso – osservai

- Evidentemente no – ammise lui – Ma pare proprio che il tuo discorso non abbia senso. Insomma, la madre di JJ sta per arrivare. E allora? –

- Sua madre, Draco, sua madre – sottolineai – La stessa madre di cui non ci ha mai parlato. Non ti è mai venuto il dubbio che ci fosse qualcosa di strano in questo? –

- Me l’avevi già detto questo, Maggie – borbottò lui – E, comunque, probabilmente la odia. Capita di odiare i propri genitori, anche io odio mio padre –

- Beh, ma ne parli – convenni

- Davvero? E chi te lo dice che ne parlo? – ridacchiò Draco

- Insomma, di sicuro non nascondi le sue foto e non dici “preferisco non parlarne ora” al tuo migliore amico. Giusto? Avrai parlato del fatto che odi tuo padre con Blaise-Zabini-quel-gran-pezzo-di-gnocco? – osservai

- Non prendertela male ma…che diavolo te ne frega di cosa dico io ai miei amici? – sbuffò Draco – Non stavamo parlando della tua amica depravata? –

- Sì, infatti – annuii – E del fatto che penso, anzi, ne sono certa, che ci sia qualcosa che ignoro in questa storia di sua madre. –

- E lo vuoi sapere da me? – sospirò Draco

- No, volevo solo togliermi questo peso dallo stomaco. Anche la cosa più orribile è sopportabile se la si condivide con qualcuno, no? – feci io

- Vuoi che ti risponda sinceramente? – Draco mi squadrò scuotendo la testa – No –

Si alzò, si tolse le foglie e l’erba dai pantaloni e si avviò verso la luce del giardino. Lo seguii a distanza di qualche metro.

- Sai, se mai volessi parlare del fatto che odi tuo padre con qualcuno, ricordati che ti devo restituire il favore – gli sorrisi incoraggiante

Non capii se il sorrisino di Draco era riconoscente o di pura e semplice compassione.

La mattina dopo ero stranamente tranquilla. Come se il mio corpo avesse elaborato la preoccupazione per JJ portandomi alla sacrosanta conclusione che per quanto ad Hogwarts provassero a convincerci del contrario, la scuola era solo una piccola, minuscola, irrisoria parte della nostra vita e che quindi il risultato di un esame non avrebbe condizionato il nostro futuro.

Questa nuova filosofia mi aiutò a ragionare freddamente e razionalmente sulle domande del GUFO e anche a non farmi prendere dal panico alla prova pratica.

Mentre uscivo dalla sala esaminazioni ero certa di essermi meritata una “O”.

Avevo bisogno di riflettere. Di riflettere in silenzio su cosa stava capitando a JJ, alla mia migliore amica, alla persona che mi aveva fatta diventare famosa, che mi aveva presentato Mark, che mi aveva convinta a fare sesso con lui, che mi aveva invitata alle feste più esclusive e che mi aveva fatto scoprire l’arte della Bella Vita.

Dovevo riflettere senza nessuno che mi ricordasse quanto fossi paranoica e stupida a farmi un sacco di problemi per una faccenda così banale.

Generalmente, quando volevo riflettere, salivo sulla Torre di Astronomia, mi sedevo sul davanzale e cominciavo a guardare le stelle. Ad ogni stella affibbiavo un problema e stavo lì a fissarla finchè non mi veniva in mente una soluzione.

Il più delle volte non la trovavo, ma capitava che mi addormentassi e non pensassi più al problema e anche quella non era una cattiva soluzione.

Quella sera, però, andai in giardino. Andai al lago, lasciai i miei vestiti per terra accanto all’acqua e mi tuffai. Mi lasciai trasportare dalla molle corrente dell’acqua. Era piacevole, l’acqua era tiepida e stavo pian piano addormentandomi quando sentii dei singhiozzi provenire dalla foresta.

Sollevando la testa dall’acqua mi stupii di quanto mi fossi allontanata dalla riva e cercai di raggiungerla sbracciandomi un po’ a casaccio. Per l’ennesima volta, mi ripromisi che avrei imparato a nuotare.

Ero pronta a combattere con un terrificante mostro perciò quando vidi Glenda Rosweth uscire dalla Foresta Proibita mi sentii decisamente sollevata.

- Glenda…? – sussurrai, per assicurarmi che fosse davvero lei e non un folletto travestito da Glenda

La professoressa sollevò la testa e si asciugò una lacrima che le rigava la guancia.

- Maggie – sospirò soffiandosi il naso

- Ha…ehm…bisogno di qualcosa? – le domandai

- No, grazie – sorrise lei rassicurante

Se non fosse stata sola in una foresta avrei quasi pensato che stesse piangendo per finta.

Elaborai mentalmente una domanda da farle. Chiederle di Stefan era assolutamente fuori luogo, non dopo quello che era successo con Gossipschool. Potevo chiederle qualcosa di Tom ma avrei rischiato di sapere troppo. Glenda mi tolse dall’imbarazzo.

- Che cosa fai qui a quest’ora di notte? – mi chiese

- Più o meno quello che fa lei – mentii – Rifletto –

- Riflettere a sedici anni è quasi piacevole – commentò Glenda – è quando cresci che ti accorgi che la vita non è come l’hai sempre immaginata –

- Credo di essermene accorta quando degli assistenti sociali hanno tentato di vendermi ad una famiglia dell’Upper West Side – replicai – Per 2000$ -

- Oh Dio – sussurrò Glenda colpita

- Erano dei veri stronzi – concordai

- Ma dagli stronzi non puoi che aspettarti questo. È logico che gli stronzi ti faranno del male. È nella loro natura di stronzi farti del male – mi fece notare Glenda, camminando tra gli arbusti della foresta come se stesse sfilando in passerella, con un paio di scarpe con il tacco di almeno 8 cm

- Già – annuii, schivando per un pelo una pianta

- Sono le persone che ami che ti fanno stare male. Ti ingannano e poi ti fanno stare male – specificò Glenda

- Sì, anche mia zia lo direbbe – preferivo non contraddirla

Camminavamo l’una accanto all’altra, io in costume da bagno e lei in mini-abito rosa pallido. Le piante sembravano quasi aprirsi davanti a noi e ci stavamo addentrando sempre più nella Foresta Proibita.

Naturalmente era come se non fosse proibita, dato che ero con un’insegnante.

- Le persone di cui ti fidi, le persone che credi ti saranno sempre vicine…quelle sì che possono farti del male – continuò Glenda

Pensai a JJ. Forse sua madre le aveva fatto del male. Beh, questo era chiaro fin dall’inizio, ma cosa poteva aver fatto di tanto grave?

- Quando decidi di fidarti di una persona è come se le consegnassi il tuo cuore con il manuale delle istruzioni per l’uso – riprese Glenda, senza curarsi del fatto che io fossi completamente persa nei miei pensieri – E non credere che questo riguardi solo le persone davvero importanti. Tu decidi di fidarti anche di una commessa in un negozio, di un compagno di scuola, di un insegnante. A tutte queste persone consegni il tuo cuore con il manuale delle istruzioni – precisò

Forse JJ aveva consegnato il suo manuale a sua madre. Non sapevo esattamente come ci si dovesse comportare con una madre, ma immaginavo che dovesse essere come una zia, e io a zia Tracie avevo senza dubbio consegnato il mio cuore con in allegato il manuale. Ora il punto era: che cosa ne aveva fatto la Signora Madre di JJ (mi resi conto di non sapere neanche come si chiamasse, forse l’avevo sentito da Mark, ma non me lo ricordavo) del manuale delle istruzioni del cuore di JJ?

- Poi le persone possono decidere di leggere il manuale e poi usare il tuo cuore. Oppure possono decidere di far funzionare il tuo cuore senza leggere il manuale. Molte leggono il manuale nella speranza di far funzionare il tuo cuore e non ci riescono. E quelli che fanno funzionare il tuo cuore, magari hanno già strappato il manuale e l’hanno gettato via – Glenda camminava dritta, parlando come se stesse raccontando qualcosa ad un uditorio immaginario – Ci sono quelli che riescono a leggere il manuale mentre fanno funzionare il tuo cuore, o quelli che leggono solo alcune parti del manuale e fanno funzionare solo alcune parti del tuo cuore perché delle altre non gli interessa –

E la Madre di JJ? Cosa aveva fatto?

- Ma le persone da cui ti devi guardare, Maggie, sono quelle che leggono il manuale delle istruzioni al fine di mettere fuori gioco il tuo cuore – Glenda si fermò e strinse i denti – Quelle sono le persone che ti faranno del male –

- Mi dispiace – sussurrai, senza sapere cosa dire – Gli stronzi perdono il pelo ma non lo sfizio – fu la prima cosa che mi venne in mente per consolarla

- Tu… - Glenda si girò e mi fissò con i suoi occhi blu elettrici – Tu ancora non sai quanta crudeltà ci sia al mondo –


Con questo capitolo si apre quella che può essere considerata come la penultima fase di questa storia. I sospetti che Glenda nasconda qualcosa si fanno sempre più fitti. Cosa sta cercando di ottenere Glenda? Si accettano ipotesi dal pubblico. La risposta nelle prossime  puntate.


  
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