Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: Philly123    16/11/2014    1 recensioni
Londra.
Jamie vive da solo nel suo appartamento in centro, da qualche tempo si sente vuoto e anche i suoi amici non si fanno vivi.
Dorotea è una ragazza londinese con la passione per la pittura e il disegno.
Si incontreranno, più volte.
Qualcosa si nasconde nel passato di lei.
Jamie Campbell Bower sarà troppo assorbito dalla mondanità per prestare attenzione a una ragazza comune?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Baciarla era stato emozionante.
Non credevo di poter provare ancora qualcosa del genere, ma non potevo negarlo. Avrei voluto prenderla in braccio, senza mai staccare le labbra dalle sue. Avrei voluto dare sfogo alla mia passione, al calore che sentivo partire da un punto indefinito della pancia, o forse più giù, e diramarsi fino alla punta delle dita. Nonostante tutto quello che avrei voluto fare, non feci niente. Mi limitai ad accarezzarle le guance e le braccia nude, senza esagerare.
-Jamie!- Sentii urlare alle mie spalle, la voce che sovrastava appena la musica e il chiacchiericcio.
Mi girai e apparvero i ragazzi della band. Erano tutti lì, alcuni con una ragazza. Tristan, invece, era completamente ubriaco, da solo e indossava una tutina nera su cui erano stampate le ossa dello scheletro.
Appena notarono la ragazza appoggiata a me cominciarono a fare ripetuti occhiolini e strani gesti con le mani. Dori, che aveva visto tutto, si nascose dietro la mia spalla in preda alla vergogna. Aveva un po’ del mio trucco spalmato in viso, e io dovevo averne del suo.
-Non ti preoccupare, fanno sempre così. Non sono cattivi, imparerai ad amarli come fanno tutti-
-Oh, non ne dubito. Sono io a essere troppo timida- rispose, sollevando leggermente un angolo della bocca in un sorriso forzato.
Mi girai verso i miei amici e notai che se ne stavano andando, con il palese obiettivo di lasciarci da soli. Appena tornai a guardare il volto di Dori, i suoi occhi verdissimi mi catturarono, occupati a scrutarmi. Senza pensarci due volte, le misi una mano sotto il mento e la baciai di nuovo. Lei, questa volta, fu più disinibita. Non che facesse nulla di particolare, ma lo sentivo da come mi baciava, da come mi toccava.
Era quella magia dei primi baci, incredibilmente potente, che ti fa desiderare l’altra persona più dell’aria che respiri. Cominciai a posare la mano sui suoi fianchi, a toccarla sempre più passionalmente, con la voglia, repressa, di avere il suo corpo tutto per me.
Sentii le sue mani sui miei polsi; li stringevano, allontanandomi da sé.
In un attimo si ritrasse, quasi avesse preso una scossa. La sua espressione, da dolce e sognante, si era fatta contratta, non avrei saputo bene come interpretarla.
-Scusa- sbiascicò a voce tanto bassa che fu difficile sentirla. –Vado in bagno. Scusa- ripeté.
Non sapendo bene come comportarmi, rimasi seduto ad aspettarla. All’inizio pensai che si fosse sentita male. Non aveva bevuto molto, ma non sembrava una persona abituata all’alcol. Non mi sembrava nemmeno giusto seguirla, però, visto che mi aveva chiaramente invitato a lasciarla da sola.
Un po’ di tempo dopo, decisi che forse Dori non si era sentita male, era solo scombussolata e mi avrebbe visto ugualmente, se avessi raggiunto i ragazzi della band, Oliver e Hannah, sul divano.
-Jamie! Sei da solo? Dov’è la tipa?-
-In bagno. Vi prego, non fatela scappare appena tornerà!- urlai in risposta a Dan, ma rivolto un po’ a tutti.
Passai del tempo a parlare con gli altri, ma lo sguardo e la testa erano sempre diretti verso la sala, nel punto in cui si trovava il bagno. Continuai a scrutare finché non notai la figura piccola e snella di Dori farsi spazio tra la gente. Aveva il volto un po’ più pallido del solito e i capelli intorno al viso leggermente bagnati. Doveva essersi sciacquata la faccia, provocando la totale disfatta del trucco.
-Tutto a posto?- le sussurrai appena si sedette accanto a me.
-Scusami, sul serio. Non so cosa mi sia preso-
-Ho fatto qualcosa?- continuai a chiedere al suo orecchio, mentre le poggiavo un braccio attorno al collo.
-No. Non pensarci nemmeno. Sono solo io.- Queste ultime parole avevano un tono perentorio, come se volesse concludere il discorso. Così, poggiò la testa sulla mia spalla, socchiudendo gli occhi.
 
Sentivo il peso del corpo di Dori su di me, in preda a sogni che la facevano scuotere un po’. La festa imperversava ancora nella casa, la gente urlava e si sentiva male, ma lei riusciva a dormire beatamente sulla mia spalla.
-Scusate, ragazzi, devo portarla a casa- dissi agli altri. Un coro di lamenti si levò in risposta, ma io avevo già issato la ragazza sulle mie braccia. La testa le ricadeva un po’ all’indietro, il trucco, ormai, si dilatava senza forma sul suo volto.
Provai a cercare Claire con lo sguardo, trovandola in un angolo; appena mi notò fece un gesto con la mano, per salutarmi e dirmi di andare senza di lei.
Da quando avevo baciato Dori, alcune ore prima, non avevo più toccato alcol, perciò avevo deciso di guidare verso casa. Non avevo voglia di piombare nell’appartamento di Dori senza il suo consenso, così avevo optato per portarla da me.
Uno dei più grandi vantaggi della mia decisione, fu non dover fare quattro rampe di scale con la ragazza tra le braccia. Appena salimmo nella mia stanza, le tolsi le scarpe e la posizionai, ancora vestita, sotto le coperte. Io, invece, dopo essermi struccato e cambiato, mi sistemai sopra di esse. Dopo qualche attimo piombai in un sonno profondo e senza sogni.
  
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