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Autore: crazyfrog95    17/11/2014    14 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Il Debito di Gaara


 

Naruto e Rock Lee fissavano con stupore lo spettacolo che si parava davanti ai loro occhi.
Il contenitore che Kimimaro portava sulle spalle si era aperto, e ne era uscito fuori, avvolto in una nebbia di denso fumo nero, un Sasuke completamente trasformato: i capelli erano grigi, e la pelle era scura. Era voltato di spalle, e i due ninja di Konoha non lo videro in volto.
Pochi istanti dopo, lentamente ritornò al suo aspetto originario. Kimimaro lo guardò interessato.

«E così tu saresti Sasuke Uchiha. Io sono Kimimaro, il capo del Quartetto del Suono, Orochimaru mi ha mandato ad aiutarvi. Io mi occuperò di questi due, tu prosegui verso il covo.»


Sasuke si voltò leggermente, giusto a dare un'occhiata al luogo in cui si trovavano, e incrociò per un attimo lo sguardo di Naruto. Poi, senza dire una parola, corse verso la direzione in cui si dirigeva prima il grigio.

«Sasuke!!»
Naruto cercò di inseguirlo, ma Kimimaro non aveva alcuna intenzione di lasciarlo passare. Con una mossa fulminea, lo bersagliò con dei proiettili d'ossa usciti dalle sue dita.
Pensava di colpirlo, ma Rock Lee fu più veloce: si frappose tra Naruto e il colpo, e mandò in frantumi le falangi che Kimimaro aveva sparato con un colpo dei suoi tonfas.

«Naruto, va avanti, ferma Sasuke. Ci penso io a lui.»
Rock Lee fissava il suo avversario con espressione minacciosa. Non avrebbe mai permesso che quel tizio li ostacolasse nella loro missione.

«Sei sicuro?»
Naruto esitò. Quell'avversario era di gran lunga più potente degli altri quattro, lo percepiva chiaramente, e non voleva abbandonare da solo Lee, ma doveva inseguire Sasuke.
«Vai!»
Lee attaccò frontalmente Kimimaro in modo da lasciare aperta una via per Naruto, che non esitò più, e si lanciò all'inseguimento dell'Uchiha.


Kimimaro respinse il colpo, e si voltò un attimo nella direzione in cui era fuggito Naruto, ma ormai era tardi per fermarlo. Beh, se Orochimaru voleva così tanto il corpo dell'Uchiha, questo doveva essere abbastanza abile da cavarsela da solo.
Il potere che aveva percepito quando era uscito dal contenitore era pari al suo, quindi non avrebbe dovuto incontrare difficoltà.

Ma un'altra cosa preoccupava il Kaguya. La sua malattia avanzava sempre di più, sentiva chiaramente che il suo tempo era agli sgoccioli. Ancora poche ore, e la sua vita sarebbe finita.
Ma avrebbe impiegato fino all'ultimo respiro nel suo corpo per servire Orochimaru, e morire in combattimento era di gran lunga preferibile ad una lenta agonia. Senza alcuna remora, si lanciò all'attacco del ninja verde ricoprendo il suo braccio di uno strato d'ossa.


«Danza del Larice!»
Con un movimento vorticante, il Kaguya attaccò Lee con una serie di colpi imprevedibile, poichè non utilizzava solo gli arti per colpire, ma faceva in modo che spuntoni d'osso di varia lunghezza uscissero repentinamente da ogni parte del suo corpo, rendendo impossibile per Lee contrattaccare.

L'esperto di Taijutsu, d'altra parte, era abbastanza allenato da poter parare e schivare quasi tutti i colpi, ma la difficoltà nel contrattaccare lo rendeva incapace di combattere al meglio.
Inoltre, affinchè la sua ferita alla gamba guarisse completamente, sia Tsunade che il maestro Gai gli avevano proibito nel modo più assoluto di ricorrere all'apertura delle porte del chakra. Perciò si trovava in una posizione di stallo, che tendeva a sbilanciarsi dalla sua parte.
Ad un certo punto, un'idea lo folgorò.

«Ehi, aspetta! Aspetta un attimo!»
Stupito, il Kaguya si fermò, mentre il suo avversario, con un braccio alzato, richiamava la sua attenzione. Cosa aveva in mente?
Lee, frugò nella sua tasca, estraendone una fiala.
«Scusa per l'interruzione, ma devo prendere la mia medicina. Sai, ho subito una ferita poco tempo fa, e sono ancora convalescente...»
Prima che Kimimaro replicasse, mandò giù d'un fiato il contenuto della fiala, ma le cose non andarono come lui si aspettava.

Anzichè prendere la medicina rigenerativa per le ossa che Tsunade gli aveva prescritto, aveva sbagliato fiala, e aveva preso una bottiglia di sakè.
Rock Lee aveva una capacità di tollerare l'alcol rasente lo zero, perciò gli effetti si videro subito: la faccia si fece paonazza e iniziò a barcollare, mentre l'avversario non credeva ai suoi occhi.
"Ma... Si è ubriacato?!"
Era proprio così, e nonostante fosse ubriaco fradicio Lee si era messo comunque in posizione di combattimento, continuando a barcollare.
«E, adeeeesscio... possciamo... coontinuareee...»

La voce impastata dall'alcol fu la goccia che fece trabboccare il vaso. In preda alla rabbia per quell'avversario che si stava evidentemente prendendo gioco di lui, Kimimaro attaccò con tutte le sue forze, deciso a eliminare quel buffone una volta per tutte.
Ma ciò che accadde lo lasciò senza parole. Grazie all'alcol che circolava nel suo corpo, Rock Lee aveva iniziato a muoversi in un modo del tutto imprevedibile, e lui non riusciva più a colpirlo. Addirittura, il ninja verde era riuscito a colpirlo diverse volte, senza lasciar intendere di avere idea di ciò che faceva.
Kimimaro si fermò un attimo a riflettere.


"Questa non me l'aspettavo... Non riesco più a colpirlo, e se continuiamo così il mio tempo scadrà... Devo fare in modo di farlo rinsavire..."
Con un'idea in mente si scagliò contro Lee, caricando un colpo dal basso. Ma all'ultimo momento cambiò tattica, ed estrasse dal braccio sinistro un osso estremamente affilato, che usò come spada ferendo lievemente Lee al volto.

Quest'ultimo si era spostato giusto in tempo, ma il lieve taglio gli aveva fatto perdere una piccola quantità di sangue. Di conseguenza la pressione nelle sue vene era diminuita, e ciò aveva inibito gli effetti dell'alcol.
Tornato in sè ed esausto per la lotta, Lee cadde in ginocchio iniziando a sentire gli effetti negativi dell'alcol, che lo facevano sentire intorpidito e gli facevano perdere sensibilità, mentre Kimimaro si preperava a dargli il colpo di grazia. Ma mentre stava per colpirlo, la sua lama venne bloccata da quella che sembrava... sabbia?



Shikamaru si trovava in difficoltà contro quella ragazza dai capelli rossi.
Era riuscito a immobilizzarla un paio di volte, ma fischiando ad un'intensità inumana grazie al potere del suo Segno Maledetto, che intensificava i poteri del suo flauto, era sempre riuscita a liberarsi.
Non riusciva a muoversi, aveva consumato troppo chakra, mentre la ragazza si avventò su di lui pronta a finirlo. Ma mentre era ancora in volo, una forte ventata la colpì in pieno, mandandola a sbattere contro un albero dietro di lei.
Ancora disorientato Shikamaru si voltò, e ciò che vide lo lasciò senza parole.
Vestiti provocanti, quattro codini biondi, un enorme ventaglio. La ragazza si avvicinava a lui con passo deciso.
«E tu mi avresti sconfitto agli esami? Ma per favore...»
Temari? Cosa diavolo ci faceva lì?


Kiba non ce la faceva più. Il Segno Maledetto aveva dotato entrambi i suoi avversari, Sakon e il suo alter-ego Ukon, di una forza e una velocità sovrumane, e neanche collaborando con Akamaru riusciva a tenere testa ai due.
Era in ginocchio, stremato, tenendo in braccio il povero cagnolino privo di sensi. Sakon e Ukon stavano per dare loro il colpo finale, con una tecnica del Segno Maledetto. L'attacco partì, e Kiba chiuse gli occhi aspettando la sua fine, senza più la forza di reagire.
Ma il colpo non arrivò mai a destinazione. Sentì un rumore come di una lama davanti a sè, e Sakon che urlava: «E tu chi diavolo sei?!»
Aprì gli occhi, davanti a sè c'era una marionetta, controllata da qualcuno alla sua destra. Lo ricononobbe subito: Kankuro?


Kimimaro si voltò nella direzione da cui proveniva la sabbia. A pochi metri di distanza stava in piedi un ragazzo dai capelli rossi, con gli occhi cerchiati da profonde occhiaie e una giara dietro la schiena, da cui la sabbia fuoriusciva.
«E tu chi saresti?»
Il rosso lo guardò con tono apatico, e rispose.
«Io sono Sabaku no Gaara, chunin del Villaggio della Sabbia, alleato di Konoha.»


Rock Lee ebbe un brivido nel vedere Gaara, ricordando il loro recente incontro. Ma quando capì che in quel momento era suo alleato si rialzò, e si mise al suo fianco.
«Gaara, cosa ci fai qui?»
Il rosso rispose senza voltarsi.
«Poche ore fa, Konoha e Suna hanno firmato un trattato di pace e di alleanza, e per farci perdonare del nostro assalto al villaggio di pochi giorni fa abbiamo assicurato il nostro appoggio militare. Una richiesta di aiuto ci è giunta dalla vostra Hokage poco dopo, e così io e i miei fratelli siamo accorsi a darvi una mano.»

Gaara fece una pausa, poi si voltò a guardarlo negli occhi.
«Rock Lee, io ho molto da farmi perdonare, soprattutto nei tuoi confronti. Naruto mi ha fatto capire il significato dell'amicizia, e per questo gli sarò debitore a vita. Inoltre, poche settimane fa ti ho fatto un torto gravissimo, e voglio farmi perdonare in ogni modo, se mai ci riuscirò. Tu non sei in condizione di combattere, lascia che me ne occupi io.»
E fece un passo avanti, facendo uscire la sabbia dalla sua giara.

Lee aveva ascoltato Gaara fino in fondo, sorpreso ma felice di quel cambiamento. Però, volle dirgli un'ultima cosa.
«Gaara, io ti ho già perdonato. Non hai niente di cui scusarti con me, non preoccuparti. Ma su una cosa hai ragione: non sono in grado di continuare. Perciò... buona fortuna.»
E si allontanò leggermente, in modo da non intralciare il rosso nella battaglia che stava per scatenarsi.


Kimimaro osservò il nuovo avversario con attenzione.
«E così tu saresti il famoso Gaara del Deserto. Ho sentito molto parlare di te.»
Il rosso lo guardava con circospezione, pronto a qualunque offensiva che avesse programmato.
Kimimaro non si fece attendere, e bersagliò Gaara con altri proiettili dalle sue falangi, prontamente parati dal suo impenetrabile muro di sabbia. Questo reagì scaraventando un'enorme dose di sabbia contro il Kaguya, che si mosse freneticamente per schivare i continui tentativi di afferrarlo, e nel frattempo continuava ad attaccare a distanza, senza però che alcun colpo andasse a segno: lo scudo di Gaara proteggeva anche Rock Lee.

A un tratto lo scontro raggiunse una svolta: Gaara era riuscito ad afferrare l'avversario, e lo aveva rinchiuso in un guscio di sabbia.
«Sei abile, ma non abbastanza. Funerale del Deserto.»
La sabbia che circondava il grigio si strinse improvvisamente, lasciando pensare che questo fosse rimasto stritolato. Ma non era così.
Con stupore dei due, Kimimaro uscì a forza dal guscio, visibilmente ferito, ma circondato da segni neri: aveva attivato il Segno Maledetto al primo livello.
«Sei forte, Gaara del Deserto, ma senza la tua sabbia non sei nulla!»
E ricominciò a colpirlo, stavolta con proiettili ben più grossi, ricavati non più dalle sue falangi ma direttamente dalle ossa delle braccia.

Ma il rosso non si fece trovare impreparato: allargò le braccia, concentrando il suo potere. Davanti a lui sorse un mastodontico muro di sabbia, spuntato direttamente dal suolo. Solo allora sia Rock Lee che Kimimaro notarono un particolare fino ad allora sfuggitogli: mentre il grosso della sabbia di Gaara aveva attaccato il grigio, una piccola parte si era insinuata in un piccolo canale sotterraneo.

"Adesso ho capito, ha usato parte della sua sabbia per sbriciolare e ridurre in altra sabbia lo strato roccioso presente nel sottosuolo! Così si è creato una fonte di sabbia illimitata!"
«Ti ho sottovalutato, a quanto pare...»
Kimimaro osservò, stavolta preoccupato, l'enorme muro davanti a lui. Gaara lo guardava con espressione apatica.
«Abilità molto interessante la tua, ma ora vedrai la mia vera forza. Arte della Sabbia: Tsunami di Sabbia!»

Portò le braccia davanti a sè, scatenando tutta la potenza del suo attacco.
Con un rombo assordante, l'immenso muro di sabbia si abbattè come un onda sul Kaguya, travolgendolo e trascinandolo via senza che questo potesse difendersi in alcun modo. L'attacco fu di tale portata da cambiare la geografia del territorio, ricoprendo l'intera radura in cui si trovavano di una distesa di sabbia, mentre Gaara si preparava a portare a termine l'offensiva.
«Grande Funerale del Deserto!»
Con un tremito, l'intera distesa di sabbia converse con tutto il suo peso in un solo punto, dove era sepolto Kimimaro, generando una pressione spaventosamente superiore al normale Funerale del Deserto. Soddisfatto, Gaara si rialzò fissando quel punto, convinto che fosse finalmente finita.


Lo stupore dei due fu enorme quando dal mucchio di sabbia si sollevò nuovamente l'avversario. Aveva cambiato completamente aspetto, l'attivazione del secondo livello del Segno Maledetto lo aveva dotato di una aspetto simile a quello di un dinosauro, con una coda da rettile e diversi spuntoni ossei che fuoriuscivano dal suo corpo. Anche gli occhi erano cambiati, ora gialli su fondo nero.
Facendosi largo a forza nella sabbia, si avvicinò a grandi passi al suo avversario, la cui espressione apatica si era finalmente incrinata, sostituita dalla sincera preoccupazione data la potenza dell'avversario.

Gaara prese a bersagliarlo con grossi dardi di sabbia, che tuttavia non fermarono la sua avanzata. Sferrando un potente pugno con un braccio ricoperto da una clava d'osso, Kimimaro abbattè un colpo di una violenza inaudita su Gaara, mandando in frantumi il suo muro di sabbia e scaraventandolo a diversi metri di distanza.

«A quanto pare la tua difesa non è poi così impenetrabile...»
Ma si fermò nel pronunciare quella frase, tossendo sangue. A quanto pare, la sua malattia stava compiendo il suo corso ancora più rapidamente, ora che il suo chakra era così basso e che aveva risvegliato a quel livello il Segno Maledetto.
Il suo sguardo però rimase fisso su Gaara, che si stava rialzando senza dare segni di aver accusato il colpo. Con somma sorpresa del grigio, questo notò che il volto di Gaara si era... incrinato, e sotto di esso si vedeva un altro strato di pelle. Allora, capì.

«A quanto pare hai un'ulteriore difesa, un'armatura di sabbia. Altrimenti il mio colpo avrebbe dovuto ucciderti...»
Gaara non lo degnò di una risposta, e allungò una mano verso di lui.
Il Kaguya fu nuovamente sorpreso dalle abilità dell'avversario, mentre i suoi piedi sprofondavano nel suolo.
"Ha fatto in modo di creare un strato di sabbia al di sotto del terreno, e ora lo sta usando come sabbie mobili!"

«Sei stato eccezionale a liberarti dal mio attacco più potente, ma ora non avrai scampo. Ti farò sprofondare fino a duecento metri di profondità, dove la pressione del terreno sarà tale da impedire ogni tuo movimento.»
Con espressione terrorizzata, Kimimaro affondò sempre più nel terreno, finchè dalla superficie nessuno lo vide più. Mentre sprofondava nel sottosuolo, con il Segno Maledetto che si ritirava, il suo pensiero corse alla sua vita agli ordini di Orochimaru...

*Flashback*

Lo aveva trovato in una foresta, solo, intento a studiare un fiore, e lo aveva preso con sè dando un senso alla sua vita.
Il suo stesso clan lo temeva, lo teneva rinchiuso in una cella speciale, e lo liberava solamente per utilizzarlo in battaglia, come un'arma.
Ma dal giorno in cui il suo clan era stato sterminato, lui, l'unico sopravvisuto, aveva vagato per il Paese dell'Acqua, cercando di dare un senso alla sua vita, finchè non aveva incontrato l'eremita dei serpenti.
Ai suoi ordini lo aveva aiutato nelle missioni più ardue, e Orochimaru gli aveva dato la gioia più grande quando aveva deciso che sarebbe stato il suo corpo a diventare parte di lui nella reincarnazione. E poi, tutto era andato storto...
La sua malattia, tipica di tutti i membri del suo clan, lo aveva profondamente debilitato, e neanche le conoscenze mediche congiunte di Kabuto e Orochimaru avevano potuto guarirlo. Con sommo rammarico di entrambi, Kimimaro aveva dovuto rinunciare a donare il suo corpo al suo maestro.

*fine flashback*

Ora si trovava lì, alla mercè di quel ragazzo della sabbia.
Avrebbe ceduto? No, assolutamente no!
Avrebbe combattuto fino allo stremo dellle forze, e sarebbe morto rendendo il suo maestro orgoglioso di lui!
Concentrando tutti i suoi poteri, fino all'ultima goccia del suo chakra, rilasciò la sua tecnica più potente.
«DANZA DELLA FELCE!!!»


Fu un attimo, dalla distesa di sabbia spuntarono enormi spuntoni d'osso, finchè un'intera foresta fatta interamente di ossa era cresciuta, sostituendosi all'ambiente originario. Uno spettacolo bellissimo e terrificante.
I due ninja scrutavano quell'affascinante panorama dall'alto, sospesi su due nuvolette di sabbia.
«Grazie mille, Gaara.»
Rock Lee si rivolse al suo alleato. Aveva avuto i riflessi pronti, e nonostante fosse sconcertato dalla mossa del Kaguya, era riuscito a sollevarli entrambi con la sua sabbia, in modo da portarli fuori dal raggio d'azione della tecnica avversaria.
«Non è finita. È ancora in piedi.»
Ciò detto, tornarono a terra, mentre Kimimaro emergeva in un piccolo spiazzo lasciato libero dalle ossa, alle estremità del quale i due avversari erano pronti per l'ultimo atto di quella battaglia.

«Io non cederò! Ti mostrerò il mio potere fino alla fine!!»
Kimimaro aveva assunto nuovamente la forma del secondo livello del Segno Maledetto, e il suo braccio era ricoperto di nuovo di quello strato d'ossa che già una volta aveva perforato lo scudo di Gaara.
Questo però stavolta non aveva intenzione di cedere, e per una volta fece ricorso anche al chakra del suo demone.
«Difesa Assoluta della Sabbia: Scudo di Shukaku!»
Davanti a lui sorse un'enorme statua di un tasso, realizzata con la sabbia, che si frappose tra lui e il suo avversario. Questo partì all'attacco, colpendo lo scudo con tutta la potenza di cui era capace. Ma stavolta lo scudo non cedette.

Kimimaro rimase bloccato in una presa di forza, tentando con tutte le sue energie di perforare quella difesa straordinaria, finchè le forze non gli vennero meno.
Con un rantolo e un ultimo colpo di tosse insanguinato stramazzò al suolo, sconfitto dalla fatica e dalla malattia.
"Sembra che alla fine abbia vinto tu, Sabaku no Gaara..."
E così, Kimimaro Kaguya esalò il suo ultimo respiro.



Naruto correva a perdifiato, attraverso il fitto fogliame della foresta in cui inseguiva Sasuke. Ancora non voleva crederci che stava inseguendo il suo migliore amico per impedirgli di diventare un traditore, da lui non se lo sarebbe mai aspettato..

Ad un tratto emerse dalla coltre di alberi, sbucando su un dirupo sotto il quale scorreva un ponte.
Nonostante la situazione di emergenza, rimase comunque impressionato dallo spettacolo di fronte a lui: i due lati del dirupo erano scolpiti in due enormi statue, ancora più grandi dei volti degli Hokage al villaggio.
Fu proprio grazie ai volti di pietra di Konoha che riconobbe il personaggio raffigurato dalla roccia sulla quale si trovava: Hashirama Senju, il Primo Hokage, che fissava un avversario, il personaggio scolpito sulla roccia di fronte, separata da lui dal fiume e dalla cascata che partiva dalla loro altezza, gettandosi nel vuoto per oltre cinquanta metri.

Sulla testa di quest'ultimo, Sasuke Uchiha lo fissava con espressione apatica. La parte sinistra del suo volto era ricoperta dai segni neri del Segno Maledetto, e l'occhio toccato da quel marchio era diventato giallo su fondo nero. Passarono lunghi attimi a fissarsi, mentre un leggero vento si alzava tra loro...



 

   
 
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