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Autore: jellyfish    27/10/2008    1 recensioni
- Non dovresti chiedermi chi sono, ma cosa sono. Mio amore…non avere paura. Le si avvicinò prima che potesse rispondere qualsiasi cosa. Senza rendersene conto Vannie si ritrovò abbracciata da due enormi ali piumate, nere più della notte...
Genere: Triste, Sovrannaturale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma cos’è successo

Ma cos’è successo? Perché non ho più quella sensazione? Non mi pensa… è successo qualcosa o mi ha semplicemente dimenticato? Dovrei tornare da lei.

Jason era sconcertato, non capiva perché all’improvviso dopo quell’ultimo dolore inflittogli mentre stava volando via, tutto era sparito. Eppure lei non se ne era andata via, poteva ancora sentirla mentre usciva di casa, mentre andava a ballare con le amiche, mentre era a scuola, la sentiva sempre. Ma adesso i suoi sentimenti erano cambiati, si perdevano nella massa di tutti i sentimenti tristi che riusciva a captare dalla sua tana. Era come se i sentimenti di quella parte del mondo avessero inghiottito i suoi.

I giorni passavano lentamente per Jason, ancora non aveva recuperato le forze dopo il suo ultimo viaggio in superficie e non poteva andare a cercare Vannie. Quando finalmente era in grado di affrontare di nuovo quella dura prova, gli mancò il coraggio. Aveva una paura enorme, aveva paura di salire di sopra e trovare che Vannie non era più quella che amava lui; aveva paura che Vannie non fosse più sua, ma fosse tornata da quell’altro, quel misero, piccolo e patetico essere umano che in realtà poteva offrirle molto più di quello che poteva lui. Eppure se fosse stato nelle sue capacità le avrebbe offerto il mondo intero ai suoi piedi. Solo adesso che aveva paura di perderla si stava rendendo conto che ormai il danno era fatto e non poteva tornare indietro: si era innamorato di una mortale. E adesso che lo sapeva, cosa poteva fare? Niente ovviamente. Poteva solo sperare per il momento che Vannie fosse ancora sua e che nessun altro Angelo, caduto o no, venisse a sapere cosa  stava facendo. Ma in fondo non era scritto da nessuna parte che un Angelo non potesse amare un essere umano, però la cosa aveva un che di sbagliato, era come se stesse facendo un terribile peccato e che ne avrebbero pagato entrambi le conseguenze.

Era giunto il momento di tornare da lei, aveva ripreso le forze da qualche giorno e il coraggio era inutile aspettare che tornasse, quindi tanto valeva affrontare la questione senza rimandare. Aspettò di sentirla al solito locale che ballava, finalmente dopo sere lunghissime per l’attesa, un sabato seppe che era lì. Volò a chiamarla. Lei sembrava sorpresa di sentire la sua voce, ma corse comunque al loro posto sulla collina. Quando se lo trovò davanti tutta la nostalgia le crollò addosso. Per lui però fu lo stesso.  

-Cos’è successo? Perché sei sparita così?

-Perché mi hai dato quella piuma?! Ma come ti è saltato in mente?!

-Perché volevo che tu pensassi a me. Cosa c’è di così sbagliato?

-È tutto sbagliato! Ti ho sentito! Quando te ne stavi andando via, ho stretto la tua piuma e tu hai urlato! Perché me l’hai data se sapevi che ti avrebbe fatto del male?!

-Non volevo che tu lo sapessi, non pensavo di aver urlato così forte. Ma ho sofferto molto di più quando ho smesso di sentire quel dolore. Pensavo che tu fossi tornata da quell’altro.  

-Come posso accontentarmi di un uomo dopo aver avuto un Angelo?

-Non dovevi sparire così.

-Scusa se non volevo farti del male! Scusa se pensavo che avrei fatto meglio a risparmiarti certe sofferenze! Ragioni in modo strano tu!

-Se ti ho dato la mia piuma è perché ero consapevole di quello che stavo facendo! Se avessi voluto che smettessi te lo avrei detto.

Vannie iniziava a piangere, ma per la rabbia non per la tristezza. Tutto quello che aveva fatto per cercare di stare lontana dalla piuma per non fargli del male era stato inutile, completamente inutile. Anche Jason era profondamente provato dalla loro discussione. In pratica era stato tutto un malinteso, ma aveva capito che Vannie l’aveva presa piuttosto male. Stava per parlare, per spiegarle meglio la situazione quando sentì un rumore dall’interno del monastero abbandonato. Subito Jason si allertò, temendo in un essere umano che avesse visto, nonostante l’oscurità, le sue ali. Ma purtroppo non era un mortale. Aveva chiaramente sentito la presenza di un altro Angelo. Quello che temeva fino a pochi minuti prima si stava avverando, doveva far andare via Vannie. Le si avvicinò di scatto, senza darle la possibilità di rendersi conto di quello che stava per fare, e la sollevò in aria. Vannie era terrorizzata, non aveva sentito nessun rumore quindi non capiva perché quell’improvvisa fuga dal loro nascondiglio. Quando si alzarono dal suolo Vanni sentì l’aria che le sferzava violentemente la faccia e si aggrappò con forza a Jason per paura di cadere; erano a un’altezza impressionante a volavano a una velocità parecchio elevata. Jason la teneva ben stretta per paura che le sfuggisse dalle braccia. Atterrò sul tetto di un grattacielo in una città che Vannie non aveva mai visto, o forse non la riconosceva per via del buio. Quando la lasciò andare lei per poco non cadde svenuta, ma subito Jason la sorresse con le ali. Adesso erano al sicuro per il momento, ma non sarebbe durato a lungo, l’altro Angelo avrebbe potuto volare fino a lì esattamente come aveva fatto lui. Doveva riportare a casa Vannie e in fretta anche, ma non poteva passare dal monastero.

-Ma cosa è successo? Perché mi hai portata qui?

-Eravamo in pericolo. C’era un altro Angelo nel monastero, nel tempo in cui noi non ci siamo più andati, probabilmente qualcun altro l’ha usata come rifugio sulla Terra.

-E allora? È così grave se qualcuno sa di noi?

-Non lo so, so solo che non è mai successo che un Angelo si fosse innamorato di una mortale.

-Sei innamorato di me?

-Non l’avevi ancora capito?

-Non me l’avevi mai detto…

le ultime parole di Vannie erano a malapena sussurrate.

-Beh adesso te lo dico. Ti amo. Sei l’unica cosa che mi tiene ancorato alla mia vita infernale. Se non esistessi non esisterei nemmeno io. Prima di averti passavo le mie giornate nell’Inferno che non solo mi circonda, ma si trova dentro di me. Non puoi nemmeno immaginare quanto possano essere vuote le giornate di un Angelo caduto; mentre prima ero completamente avvolto da buoni sentimenti senza senso, dopo il salto ho provato solo il dolore delle persone che sentivo intorno a me, unito al mio. Ma poi sei arrivata tu e ho finalmente capito perché tanti Angeli hanno saltato e perché tanti ancora continueranno a saltare. Ho finalmente capito cosa cercano disperatamente, cosa gli umani hanno che noi da lassù gli invidiavamo. In mezzo a tanta sofferenza possono provare anche dei momenti felici. Per un solo momento di felicità sono capaci di soffrire anche una vita intera, sopportano tutto il loro dolore per poter provare un attimo di infinita felicità. E il ricordo di quell’unico attimo li conforta anche se sanno che non potranno viverlo mai più. Per questo ti ho dato la piuma. Anche se ogni volta che la stringevi mi straziavo per la sofferenza che mi provocavi, appena passata mi sembrava di essere in Paradiso, sapevo che valeva la pena di sopportare tutto questo che a te può sembrare orribile, perché sarebbe stato seguito da una dolcezza sconfinata. Quando invece hai smesso di infliggermi questo tormento ho smesso di essere felice perché mi rendevo conto di essere all’Inferno e non in Paradiso.

Sia Jason che Vannie erano completamente in lacrime. Le grandi ali dell’Angelo stavano stringendo la ragazza che stava tremando dal freddo e dalla commozione. Nessuno le aveva mai parlato così. Jared di certo non era mai stato così sincero e aperto con lei. Ora lei aveva capito che aveva sbagliato a non comunicare a Jason con quel loro mezzo così personale e intimo. Anche lei lo amava ma non gliel’aveva mai detto, ma dopo un discorso del genere capiva che non c’era bisogno di aggiungere nient’altro. Bastava stringersi a lui e avrebbe capito quanto lo amava. Sentiva però il suo corpo sempre più freddo. Era rimasto più del solito sulla Terra e ora doveva tornare a “casa”.

-Jason, dobbiamo tornare indietro. Sei gelido.

-Lo so, ma non posso permettere che l’altro ti veda.

-Facciamo un’altra strada, ma devi assolutamente andare al caldo!

La prese di nuovo tra le braccia e spiccò il volo, anche se adesso volavano molto più lentamente perché Jason era molto stanco. Arrivarono in una via buia e solitaria dietro al locale dove Vannie ballava di solito e lui la posò dolcemente a terra. Le disse di andare a casa e di non tornare più al loro rifugio al monastero. La seguì mentre tornava a casa per assicurarsi che non le succedesse niente di male. Aveva già in mente quello che doveva fare.

 

  
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