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Autore: Linx93    17/11/2014    1 recensioni
Quando hai passato gli ultimi anni della tua vita a lottare, alla fine della guerra, cosa rimane nella tua vita?
Quando perdi coloro a cui vuoi più bene, cosa rimane nel tuo cuore?

La grande guerra dei ninja è finita da qualche giorno, Naruto e Hinata affrontano la perdita e i cambiamenti che le loro vite devono sostenere. E il dolore, che irrimediabilmente li unisce, sarà lo strumento del loro avvicinamento.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IN LIMBO

"I'm on your side 
Nowhere to hide 
Trapdoors that open 
I spiral down"


La fine della guerra, per Naruto Uzumaki, era stata una rinascita. Dopo una vita passata a rincorrere la fiducia e il rispetto del villaggio, e gli ultimi anni a combattere contro una minaccia oscura e conosciuta nella sua interezza solo negli ultimi giorni, era pronto a tornare quello di sempre, con la certezza di essere cresciuto e di essere in grado di poter aiutare il proprio villaggio senza dover combattere o uccidere il prossimo nemico all'orizzonte.

Da un lato sperava che la pace durasse per sempre, ne era contento, sentiva il cuore scoppiare al solo pensiero di una vita non più in solitudine, di una vita di pace con i suoi amici, e un giorno, finalmente, poter diventare Hokage e costruire il mondo che tanto sognava.

Dall'altro lato, però, non sapeva se ne fosse capace. Lo attanagliava il terrore di non trovarsi adatto a gestire una situazione nuova per lui, passare giornate senza che gli allenamenti servissero a sconfiggere la minaccia di turno.

 

Aveva passato le ultime nottate, dal saluto a Sasuke a quella grigia mattinata, a pensare e ripensare alla prima battaglia contro Orochimaru, gli anni passati con Jiraya, la lotta strenua e incessante contro l'Akatsuki prima, Madara e Obito poi, fino alla vittoria finale. Lo scontro con Sasuke, il più crudo e tremendo forse, aveva un sapore dolce. Era il ricordo di un'amicizia riconquistata, una promessa mantenuta, un fratello che era tornato.

Ma oltre a quello, non poteva fare a meno di pensare alle sue perdite, ai sacrifici di cui, in un modo o nell'altro, era stato causa. Aveva riportato la pace, ma perso preziosi compagni. La sua guida, la sua vera figura paterna negli ultimi anni, non c'era più. Jiraya visitava spesso i suoi sogni, era orgoglioso di lui e felice per il destino del mondo, ma non era più accanto a lui.

Gli incubi invece, lo trovavano dietro a Hinata e Neji, nel momento del sacrificio del compagno e amico. Avrebbe voluto condividere con Hinata questo fardello che li legava, la consapevolezza che se in quel momento nessuno dei due stesse rischiando la vita, ora Neji sarebbe stato lì con loro, a festeggiare e godere della nuova pace.

Ma non ci riusciva. Non aveva ancora trovato il coraggio di parlarle, di confortarla, di ringraziarla per le parole che gli aveva detto, per il modo in cui l'aveva sempre incoraggiato e gli era stato accanto. Si era reso conto che lei era stata l'unica a notarlo fin dall'inizio, seppur da lontano. L'unica ad apprezzarlo e l'unica, come aveva scoperto con la dichiarazione che non aveva dimenticato, ad amarlo.

Guardandosi allo specchio nella tenue luce che arrivava dalle finestre in quella lugubre mattina, si rese conto di arrossire. Era quello il motivo per cui non era riuscito ad andare da lei?

 

Pensò a Sakura. Aveva sempre pensato, negli ultimi mesi, che una volta sconfitti i nemici e finita la guerra, avrebbe finalmente trovato il coraggio di chiederle di uscire.. Ma aveva maturato dentro di sè la consapevolezza che non sarebbe stato giusto per nessuno dei due. Lei amava Sasuke, aspettava il suo ritorno, quando passavano del tempo insieme la trovava spesso con lo sguardo perso in chissà quali fantasie. Lei lo amava, immensamente. E si rese conto che quell'amore era oltremodo lontano dall'infatuazione e quella sorta di fissazione che l'aveva sempre legato alla ragazza dai capelli rosa.

La guardava con profondo affetto e gratitudine, ma nulla più. Le voleva talmente bene da capire cos'era meglio per lei, anche se le aveva portato dolore, capiva che un giorno le avrebbe dato la più grande gioia.

 

Così, senza neanche rendersene conto, aveva allontanato ormai quell'idea dalla mente, rendendosi conto con mezzo stupore che la cosa non lo ferisse più di tanto. Era cresciuto per davvero al punto da abbandonare la rincorsa spasmodica del primo amore, spesso idealizzato? Era cresciuto al punto da capire che se voleva veramente bene a Sakura, doveva lasciarla andare? Era successo, semplicemente e naturalmente.

Nella nuova vita che aveva davanti, avrebbe lasciato che le cose accadessero seguendo il loro naturale percorso, avrebbe pensato a migliorarsi per mantenere la pace e per ricostruire il villaggio.

 

Uscì dal bagno, era rimasto a fissare lo specchio per parecchi minuti senza rendersi conto che stava l'orario del funerale si avvicinava. Andò nella sua camera perennemente disordinata e prese il completo che era già da ieri sulla sedia accanto al futon. L'aveva dovuto chiedere in prestito a Kakashi, trovandosi totalmente impreparato a un'occasione del genere.

Nel suo cuore, il funerale per Neji c'era già stato, così come quello per Jiraya e Obito. Ma andare al cimitero, trovarsi di fronte la lapide dell'amico e compagno, sapeva l'avrebbe fatto cadere nel profondo sconforto. Doveva affrontare la realtà, crudele e spietata, anche per rispetto all'amico. Per affetto a una persona che aveva dato la cosa più preziosa per lui, la sua vita.

 

Si mise le scarpe e uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, un ultimo sospiro e si incamminò.

 

 

 

«Naruto! Buongiorno!» Sakura Haruno, fasciata anche lei in un completo nero, si incamminò a passo svelto verso di lui.

«Ehi Sakura-chan!» il sorriso sul volto di Naruto si spense velocemente. Un po' distanti da loro vide i genitori di Sakura, che gli rivolsero un affettuoso cenno di saluto, a cui ricambiò.

Si guardarono per qualche secondo, entrambi con un sorriso timido e triste sul volto, incapaci di dire nulla, consapevoli della realtà che stavano tutti affrontando negli ultimi giorni.

Camminarono silenziosamente, finchè non videro una piccola folla che, come loro, andava verso il cimitero. Da lontano vide Rock-Lee e Ten Ten, uno affianco a l'altro, e Gai un po' dietro di loro. Quasi tutti gli shinobi e kunoichi della foglia erano lì, per l'ultimo saluto ai caduti della guerra. Pensò ai padri di Ino, Shikamaru e Choji, sentendo una fitta al cuore, riuscendo a comprendere il dolore con cui avevano a che fare i suoi amici.

Guardandosi attorno, riconobbe tante facce amiche. Non scambiò una parole con nessuno, e cos' Sakura. I loro sguardi valevano più di delle fredde circostanze che dei conoscenti potrebbero scambiarsi, negli occhi avevano tutti lo stesso dolore, misto alla consapevolezza di un domani migliore.

Senza dire una parola, si allontanò da Sakura. Aveva individuato la lapide di Neji, sapeva che era quella a cui doveva avvicinarsi, quella dell'amico grazie al quale ora era lì, vivo, a piangere i morti silenziosi nelle tombe.

Davanti alla lapide vide i membri del Clan Hyuga, senza distinzione tra la linea cadetta e la linea principale, tutti uniti dallo stesso dolore, come lo erano stati prima nel combattere Madara.

 

E la vide, i lunghi capelli blu scuro come la notte, le spalle scosse da fremiti impercettibile. La sua totale attenzione fu catturata da lei, da quella figura piccola e sottile, così fragile ma allo stesso forte, viva.

Le si avvicinò lentamente, soppesando ogni passo, chiedendosi se questa volta avrebbe avuto il coraggio di parlarle, di offrirle una spalla su cui piangere, una parola di conforto. Nel frattempo, come lontane miglia, gli arrivavano alle orecchie le parole di Kakashi e Tsunade, ormai attuale e precedente Hokage, che ricordavano ed elogiavano i tanti caduti della guerra.

 

Cosa avrebbe dovuto fare? Tra tutti i momenti che avrebbe avuto per cercarla, perchè scegliere proprio quello? Una voce nel suo cuore gli diceva che era quello il momento perfetto, in quel momento solo lui poteva capire la lotta che avveniva nel cuore Hinata, tra lo sconforto per la perdita del cugino, il senso di colpa nel sentirsi causa della sua morte, e la consapevolezza della conquistata libertà di Neji. Lo capiva, eppure non riuscì a fare altro che fermarsi a qualche centrimetro da lei, senza riuscire a vedere neppure il suo volto. Aveva il volto chino come a guardarsi le mani, forse incapace di porgere lo sguardo su quella lapide che come uno schiaffo le presentava la nuda verità. Quando fece l'ultimo passo dietro di lei, vide per un attimo i suoi fremiti fermarsi. Si aspettò che lei si girasse ma non lo fece, anche se credeva che lei avesse capito che lui era lì, accanto a lei.

 

 

Naruto pianse. Dopo quei giorni in cui non era riuscito a versare una lacrima, rinchiuso com'era nella sua realtà ovattata, diviso tra la felicità e il dolore, finalmente pianse. Silenziosamente, rispettosamente nei confronti di Hinata e della casata Hyuga intera, senza voler invadere quel momento di dolore. Anche lui col volto chino, ma lo sguardo fisso sulla lapide di Neji, ascoltò adesso le parole di Hiashi Hyuga, ripensando a ogni momento passato con l'amico, e a tutti gli altri guerrieri caduti per il bene dell'umanità.

Sentì, adesso più che mai, il desiderio di mantenere quella pace per cui tanto avevano lottato, di impegnarsi a migliorare quel mondo che si presentava davanti ai suoi occhi come un bimbo da educare e da far crescere.

 

Passarono minuti, forse ore. I discorsi erano finiti, le folla si stava diradando sempre di più, lasciando le persone direttamente colpite piangere in intimità i propri cari morti. Andarono via anche loro, dopo un po'. Hinata no, e neanche Naruto. Alla fine, si ritrovò con lo sguardo fisso alle sue spalle che avevano smesso di sussultare. Non riusciva a staccarne gli occhi, non riusciva a muoversi senza che lei facesse lo stesso. Il cielo si liberò dalle nuvole, e in quella tarda mattinata i raggi del sole finalmente li baciarono.

 

Sentendo il suo corpo muoversi senza il suo controllo, ritrovò la propria mano poggiata sulla spalla destra di Hinata.

  
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